lunedì 16 febbraio 2009

Ma, per ora, non è un partito....


Di Fortunata Dell'Orzo

Se Pier Paolo Pasolini ripeteva più volte che la sceneggiatura del suo meraviglioso film su Gesù Cristo altro non era che il Vangelo secondo Matteo, Adriana Poli Bortone potrebbe tranquillamente affermare che lo statuto del suo movimento si basa fedelmente sulla Costituzione Italiana, non solo nell'ispirazione, ma proprio nei principi fondanti.

In un Kursaal Santalucia stracolmo, circa 1000 persone pigiate all'interno ed altrettante al freddo polare dell'esterno (i giornalisti costretti ad un percorso di guerra per poter partecipare alla conferenza stampa fra le scuse e l'imbarazzo dello staff che non si aspettava simile partecipazione) Adriana Poli Bortone ha di fatto messo la parola fine alla stagione grigia della politica del centro destra, quella tutta piegata sul pragmatismo qualunquista di Berlusconi e sul razzismo della Lega Nord e, forse, comincia a portare davvero a compimento quanto vagheggiato da Giuseppe Tatarella, quel suo "oltre il polo" che i suoi incapaci successori hanno trasformato nell'inazione suicida e masochista, esclusivamente al servizio di Forza Italia e dei suoi colonnelli locali.

Il Movimento per il Sud (un movimento appunto, e non un partito, proprio come il Movimento per la Sinistra di Nichi Vendola) nasce da un assioma che oseremmo definire istintivo e aprioristico: la questione meridionale è questione nazionale. La Poli Bortone argomenta serratamente questo topos, senza lasciarsi sfuggire nulla e iniziando dall'etimologia stessa di Federalismo, il grande moloch invocato da tutti, specie dalla lega Nord, come la panacea di tutti i mali.
Federalismo viene da Foedus, parola latina che sostanzialmente indica il patto, l'accordo veritiero e affidabile da parti diverse per raggiungere uno scopo comune. Ma questo patto, questo foedus è stato tradito proprio nella sua attuazione in quanto il Mezzogiorno d'Italia è stato continuamente privato delle risorse che gli spettavano e continuamente penalizzato da scelte strategiche (strade, industrie, infrastrutture in genere) tutte a favore del Nord.

Un patto ancora più tradito, sottolinea la Poli Bortone, se si pensa a quanti articoli della Costituzione sono stati semplicemente ignorati non solo da questo discutibile "federalismo fiscale" ma da un'intera azione di Governo che sembra rispondere, anche a livello locale, solo alle logiche leghiste di privilegio del Nord.
Un discorso lungo, articolato, documentato e appassionato. Senza livore, senza odio o astio ma con la chiarezza di chi ha individuato in un apparente alleato, un avversario ancora più pericoloso della controparte di centrosinistra. Il discorso di chi ha capito a fondo l'essenza materialista e qualunquista del berlusconismo e l'opportunismo razzista della Lega nord. Di chi, forse, aveva di "oltre il polo" di Giuseppe Tatarella una visione moderna, contemporanea e profondamente democratica della destra, il luogo per ospitare tutti gli italiani che non sono di sinistra ma che, per questo, non vogliamo necessariamente diventare e morire berlusconiani.

E quando il discorso volge al termine, ecco la telefonata di Assunta Almirante, la vedova del fondatore del MSI Giorgio Almirante, che benedice letteralmente Adriana e la sua iniziativa e le dice quasi con orgoglio di essere dalla sua parte qualsiasi cosa decida di fare. E' la consacrazione definitiva che manda in visibilio il pubblico e che sancisce definitivamente la fine della leadership di Gianfranco Fini dal maggior partito della destra italiana.
Il 27 Marzo, si capisce benissimo, lei non si farà sciogliere nell'acido di Berlusconi. Resta da vedere chi, fra i notabili locali di aenne, sempre prudenti fino alla codardia a volte, vorrà seguirla in quella che, comunque la si pensi, è una formidabile sparigliata di carte in questa grigia stagione politica, intrisa del qualunquismo pragmatico di Berlusconi e delle sue varie protesi o emuli, ci chiamino Tato o Raffaele, in caduta libera di consensi di fronte ad una cittadinanza stremata dalla crisi e dalla nausea di quel genere di politica.

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Chi si aspettava l'annuncio di liste e apparentamenti per le prossime tornate elettorali, è andato deluso.
Così come chi si aspettava l'uscita ufficiale e scissionista da Alleanza nazionale: "Io ho la tessera di Aenne in tasca e non sono io che lascio Aenne ma è Aenne che va via dai suoi iscritti".
Sono venuti a sentirla Emiliano (che le ha dato il benvenuto sul palco) e Enzo Divella (forse in cerca di ispirazione per una campagna elettorale un po' grigia e anonima vista anche l'inconsistenza fittiana del suo avversario Francesco Schittulli) e molti dei soliti noti del "fammi essere presente, non si sa mai" come l'UDC e l'MPA (il movimento autonomista di Raffaele Lombardo in Sicilia).

La maggior parte del pubblico veniva in pullmann dal Salento e i baresi, pochi e abbastanza mimetizzati, forse non si sentono ancora pronti al grande salto con Adriana.
Nota simpaticamente polemica: la senatrice aveva preparato delle mascherine nere per coloro che desiderassero ascoltare senza farsi riconoscere.
I vertici di Forza Italia e di quel che resta di Aenne avevano infatti proibito esplicitamente agli aderenti di farsi vedere al Kursaal.
Ma è stata una raccomandazione inutile: il ciclone Adriana ha sfondato porte e finestre e pur senza mai nominarlo, Fitto è stato strapazzato a dovere così come i vertici romani e pugliesi di un partito che davvero non è riuscito a resistere alla fusione a freddo nella gelida e qualunquistica melassa berlusconiana.
Adriana, insomma, torna con le parole e la passione della politica.
Afferma e rivendica un Sud che non ne può più di lasciarsi martirizzare ma ne fa volano per una rinnovata unità territoriale della Nazione. Mostra e dimostra di avere a cuore la Costituzione più di qualsiasi altro leader del Centro destra, a cominciare da un Berlusconi ormai al tramonto, capace di dirsi preoccupato di fronte alla crisi che sta per travolgerlo, abile solo nelle barzellette e nelle battute, lontanissimo dal Paese.
Lei, da destra, al Paese e al Sud è invece molto vicina.
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I retroscena della Convention barese del Movimento per il Sud

Di Fortunata Dell'Orzo

Raffaele Fitto era stato categorico: al Kursaal non si deve andare, specie i baresi stiano "alle case" e lascino che la Poli Bortone se la canti e se la suoni con quei quattro gatti che la seguiranno dal Salento. Se qualche papavero sgarra, si dimentichi un posto in lista, specie di quelli "sicuri". La protesi di Berlusconi parlava, è chiaro, soprattutto agli stremati colonnelli di Aenne, in particolare ai baresi come Tommy Attanasio. Ad ogni buon conto, erano stati predisposti degli "osservatori" di Forza Italia che avrebbero preso appunti e segnato i nomi dei reprobi disubbidienti.
Chi, poi, aveva già fatto alla luce del sole la sua opzione pro-Adriana, aveva ricevuto il messaggio trasversale e para-mafioso consistente nella cancellazione (questa sì in perfetto stile Bulgaro vetero-comunista) dalle probabili liste per le prossime amministrative, con la complicità di qualche "penna" amica e servizievole. E' stato il caso di Sergio Fanelli, tacciato addirittura di Ingenuità da Salvatore Tatarella e radiato ex abrupto dai papabili alla presidenza della VI Circoscrizione (di cui, del resto era vicepresidente uscente).
Insomma, come in quelle sette centroamericane che ad un certo punto decidono per il suicidio di massa (o come accadde il 29 aprile del 1945 in un famoso bunker di Berlino), Alleanza Nazionale non riesce più nemmeno a capire dove Fitto l'abbia già condotta ed è capace solo di accusare di "scissionismo" (ma va?) Adriana Poli Bortone, "rea" di ripartire dalla Costituzione Italiana per ridefinire la questione meridionale e chiedere conto dei patti non rispettati per il Sud, in tema, appunto, di Federalismo.
Ma l'appello dei colonnelli è andato pressochè disatteso: se i papabili, i notabili, i ducetti e i capetti locali se ne sono stati allineati e coperti, da Adriana Poli Bortone sono andati un bel numero di baresi "semplici" e incazzatissimi con Fitto e con la dinasty tatarelliana, considerata incapace di portare avanti il sogno di Pinuccio, quell'Oltre il Polo ridotto ormai solo ad uno slogan senza alcun concreto contenuto.
E le mascherine nere, ironicamente preparate dallo staff della Poli Bortone per aiutare chi voleva assistere “in incognito” alla convention, sono rimaste inutilizzate ma estremamente significative, a prescindere.
C'è da capire se i crepuscolari dirigenti di un partito prossimo al suicidio (o all'eutanasia, che va di moda) abbiano almeno letto l'intervento di Adriana Poli Bortone (che sarà presto disponibile in integrale su queste colonne) o se se lo siano fatto raccontare da qualche distratto coboldo presente in sala armato di bloc notes, sguinzagliato a fare "l'Infame" per denunciare i renitenti al gauleiter del Salento.
"Non sono io che lascio Aenne" aveva detto Adriana alla collega Saracino che le chiedeva se avrebbe approntato liste sue " ma è Aenne che va via dai suoi iscritti". Chiarissimo e solare: in questa fredda e grigia stagione politica forse il mio amico e collega Luigi Quaranta ha ragione quando mi dice, dall'alto della sua esperienza (oltre che della sua statura) che il Berlusconismo sta cominciando a morire.


Fonte:Barilive
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Di Fortunata Dell'Orzo

Se Pier Paolo Pasolini ripeteva più volte che la sceneggiatura del suo meraviglioso film su Gesù Cristo altro non era che il Vangelo secondo Matteo, Adriana Poli Bortone potrebbe tranquillamente affermare che lo statuto del suo movimento si basa fedelmente sulla Costituzione Italiana, non solo nell'ispirazione, ma proprio nei principi fondanti.

In un Kursaal Santalucia stracolmo, circa 1000 persone pigiate all'interno ed altrettante al freddo polare dell'esterno (i giornalisti costretti ad un percorso di guerra per poter partecipare alla conferenza stampa fra le scuse e l'imbarazzo dello staff che non si aspettava simile partecipazione) Adriana Poli Bortone ha di fatto messo la parola fine alla stagione grigia della politica del centro destra, quella tutta piegata sul pragmatismo qualunquista di Berlusconi e sul razzismo della Lega Nord e, forse, comincia a portare davvero a compimento quanto vagheggiato da Giuseppe Tatarella, quel suo "oltre il polo" che i suoi incapaci successori hanno trasformato nell'inazione suicida e masochista, esclusivamente al servizio di Forza Italia e dei suoi colonnelli locali.

Il Movimento per il Sud (un movimento appunto, e non un partito, proprio come il Movimento per la Sinistra di Nichi Vendola) nasce da un assioma che oseremmo definire istintivo e aprioristico: la questione meridionale è questione nazionale. La Poli Bortone argomenta serratamente questo topos, senza lasciarsi sfuggire nulla e iniziando dall'etimologia stessa di Federalismo, il grande moloch invocato da tutti, specie dalla lega Nord, come la panacea di tutti i mali.
Federalismo viene da Foedus, parola latina che sostanzialmente indica il patto, l'accordo veritiero e affidabile da parti diverse per raggiungere uno scopo comune. Ma questo patto, questo foedus è stato tradito proprio nella sua attuazione in quanto il Mezzogiorno d'Italia è stato continuamente privato delle risorse che gli spettavano e continuamente penalizzato da scelte strategiche (strade, industrie, infrastrutture in genere) tutte a favore del Nord.

Un patto ancora più tradito, sottolinea la Poli Bortone, se si pensa a quanti articoli della Costituzione sono stati semplicemente ignorati non solo da questo discutibile "federalismo fiscale" ma da un'intera azione di Governo che sembra rispondere, anche a livello locale, solo alle logiche leghiste di privilegio del Nord.
Un discorso lungo, articolato, documentato e appassionato. Senza livore, senza odio o astio ma con la chiarezza di chi ha individuato in un apparente alleato, un avversario ancora più pericoloso della controparte di centrosinistra. Il discorso di chi ha capito a fondo l'essenza materialista e qualunquista del berlusconismo e l'opportunismo razzista della Lega nord. Di chi, forse, aveva di "oltre il polo" di Giuseppe Tatarella una visione moderna, contemporanea e profondamente democratica della destra, il luogo per ospitare tutti gli italiani che non sono di sinistra ma che, per questo, non vogliamo necessariamente diventare e morire berlusconiani.

E quando il discorso volge al termine, ecco la telefonata di Assunta Almirante, la vedova del fondatore del MSI Giorgio Almirante, che benedice letteralmente Adriana e la sua iniziativa e le dice quasi con orgoglio di essere dalla sua parte qualsiasi cosa decida di fare. E' la consacrazione definitiva che manda in visibilio il pubblico e che sancisce definitivamente la fine della leadership di Gianfranco Fini dal maggior partito della destra italiana.
Il 27 Marzo, si capisce benissimo, lei non si farà sciogliere nell'acido di Berlusconi. Resta da vedere chi, fra i notabili locali di aenne, sempre prudenti fino alla codardia a volte, vorrà seguirla in quella che, comunque la si pensi, è una formidabile sparigliata di carte in questa grigia stagione politica, intrisa del qualunquismo pragmatico di Berlusconi e delle sue varie protesi o emuli, ci chiamino Tato o Raffaele, in caduta libera di consensi di fronte ad una cittadinanza stremata dalla crisi e dalla nausea di quel genere di politica.

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Chi si aspettava l'annuncio di liste e apparentamenti per le prossime tornate elettorali, è andato deluso.
Così come chi si aspettava l'uscita ufficiale e scissionista da Alleanza nazionale: "Io ho la tessera di Aenne in tasca e non sono io che lascio Aenne ma è Aenne che va via dai suoi iscritti".
Sono venuti a sentirla Emiliano (che le ha dato il benvenuto sul palco) e Enzo Divella (forse in cerca di ispirazione per una campagna elettorale un po' grigia e anonima vista anche l'inconsistenza fittiana del suo avversario Francesco Schittulli) e molti dei soliti noti del "fammi essere presente, non si sa mai" come l'UDC e l'MPA (il movimento autonomista di Raffaele Lombardo in Sicilia).

La maggior parte del pubblico veniva in pullmann dal Salento e i baresi, pochi e abbastanza mimetizzati, forse non si sentono ancora pronti al grande salto con Adriana.
Nota simpaticamente polemica: la senatrice aveva preparato delle mascherine nere per coloro che desiderassero ascoltare senza farsi riconoscere.
I vertici di Forza Italia e di quel che resta di Aenne avevano infatti proibito esplicitamente agli aderenti di farsi vedere al Kursaal.
Ma è stata una raccomandazione inutile: il ciclone Adriana ha sfondato porte e finestre e pur senza mai nominarlo, Fitto è stato strapazzato a dovere così come i vertici romani e pugliesi di un partito che davvero non è riuscito a resistere alla fusione a freddo nella gelida e qualunquistica melassa berlusconiana.
Adriana, insomma, torna con le parole e la passione della politica.
Afferma e rivendica un Sud che non ne può più di lasciarsi martirizzare ma ne fa volano per una rinnovata unità territoriale della Nazione. Mostra e dimostra di avere a cuore la Costituzione più di qualsiasi altro leader del Centro destra, a cominciare da un Berlusconi ormai al tramonto, capace di dirsi preoccupato di fronte alla crisi che sta per travolgerlo, abile solo nelle barzellette e nelle battute, lontanissimo dal Paese.
Lei, da destra, al Paese e al Sud è invece molto vicina.
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I retroscena della Convention barese del Movimento per il Sud

Di Fortunata Dell'Orzo

Raffaele Fitto era stato categorico: al Kursaal non si deve andare, specie i baresi stiano "alle case" e lascino che la Poli Bortone se la canti e se la suoni con quei quattro gatti che la seguiranno dal Salento. Se qualche papavero sgarra, si dimentichi un posto in lista, specie di quelli "sicuri". La protesi di Berlusconi parlava, è chiaro, soprattutto agli stremati colonnelli di Aenne, in particolare ai baresi come Tommy Attanasio. Ad ogni buon conto, erano stati predisposti degli "osservatori" di Forza Italia che avrebbero preso appunti e segnato i nomi dei reprobi disubbidienti.
Chi, poi, aveva già fatto alla luce del sole la sua opzione pro-Adriana, aveva ricevuto il messaggio trasversale e para-mafioso consistente nella cancellazione (questa sì in perfetto stile Bulgaro vetero-comunista) dalle probabili liste per le prossime amministrative, con la complicità di qualche "penna" amica e servizievole. E' stato il caso di Sergio Fanelli, tacciato addirittura di Ingenuità da Salvatore Tatarella e radiato ex abrupto dai papabili alla presidenza della VI Circoscrizione (di cui, del resto era vicepresidente uscente).
Insomma, come in quelle sette centroamericane che ad un certo punto decidono per il suicidio di massa (o come accadde il 29 aprile del 1945 in un famoso bunker di Berlino), Alleanza Nazionale non riesce più nemmeno a capire dove Fitto l'abbia già condotta ed è capace solo di accusare di "scissionismo" (ma va?) Adriana Poli Bortone, "rea" di ripartire dalla Costituzione Italiana per ridefinire la questione meridionale e chiedere conto dei patti non rispettati per il Sud, in tema, appunto, di Federalismo.
Ma l'appello dei colonnelli è andato pressochè disatteso: se i papabili, i notabili, i ducetti e i capetti locali se ne sono stati allineati e coperti, da Adriana Poli Bortone sono andati un bel numero di baresi "semplici" e incazzatissimi con Fitto e con la dinasty tatarelliana, considerata incapace di portare avanti il sogno di Pinuccio, quell'Oltre il Polo ridotto ormai solo ad uno slogan senza alcun concreto contenuto.
E le mascherine nere, ironicamente preparate dallo staff della Poli Bortone per aiutare chi voleva assistere “in incognito” alla convention, sono rimaste inutilizzate ma estremamente significative, a prescindere.
C'è da capire se i crepuscolari dirigenti di un partito prossimo al suicidio (o all'eutanasia, che va di moda) abbiano almeno letto l'intervento di Adriana Poli Bortone (che sarà presto disponibile in integrale su queste colonne) o se se lo siano fatto raccontare da qualche distratto coboldo presente in sala armato di bloc notes, sguinzagliato a fare "l'Infame" per denunciare i renitenti al gauleiter del Salento.
"Non sono io che lascio Aenne" aveva detto Adriana alla collega Saracino che le chiedeva se avrebbe approntato liste sue " ma è Aenne che va via dai suoi iscritti". Chiarissimo e solare: in questa fredda e grigia stagione politica forse il mio amico e collega Luigi Quaranta ha ragione quando mi dice, dall'alto della sua esperienza (oltre che della sua statura) che il Berlusconismo sta cominciando a morire.


Fonte:Barilive

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