giovedì 18 dicembre 2008

Napoli: terremoto politico di proporzioni storiche


Anche se probabilmente non ci sarà seguito sui giornali, sui telegiornali e nella corrotta vita politica nazionale quotidiana il 17 dicembre 2008 sarà ricordato nei futuri libri di storia italiani come il giorno in cui è stato smascherato il "sistema Napoli". Una commistione inquietante di politica, malavita, mazzette, accordi eversivi e imprenditoria da far invidia alle più becere pagine della corruzione perpretata durante la Prima Repubblica.

Il tempo è galantuomo e prima o poi si riuscirà a fare sintesi dello sfacelo morale della politica nostrana contemporanea, assolutamente indifferente ai problemi della quotidianità e dei cittadini, incurante della necessità di ridare una visione strategica al futuro del Paese, ma singolarmente impegnata esclusivamente a intascare quanto più denaro pubblico possibile. Le speranze infatti di vedere barlumi di giustizia e giuste punizioni, ai danni di coloro che si sono (e si stanno tuttora) abbuffando alle spalle dei cittadini, sono ridotte al lumicino.

Quello emerso il 17 dicembre 2008 dagli ordini di custodia, dagli arresti, dalle richieste di autorizzazione a procedere al Parlamento, i sequestri di conti correnti è un vero e proprio vaso di pandora sul malcostume della politica campana e non solo. Secondo i magistrati di Napoli, esiste un imprenditore - Alfredo Romeo - che attraverso le sue società e corrompendo i politici di turno, si assicurava da molti anni lavori pubblici in molte città d'Italia dando luogo ad un vero "saccheggio sistematico delle risorse pubbliche" come affermano gli inquirenti. Associazione a delinquere, abuso d'ufficio e corruzione in merito all'appalto Global Service sono le accuse mosse a Romeo e ad uno squadrone di politici. In particolare, ad essere decapitata, è mezza Giunta Comunale di Napoli: l'ex Assessore alle Scuole, GIuseppe Gambale, l'ex Assessore al Bilancio, Enrico Cardillo, l'Assessore al Patrimonio Ferdinando Di Mezza, l'Assessore ai Lavori Pubblici Felice Laudadio, l'ex Assessore (suicidatosi in novembre) Giorgio Nugnes tutti del Partito Democratico e inoltre un ufficiale della Guardia di Finanza, l'ex Provveditore alle Opere Pubbliche per Campania e Molise, ma soprattutto due esponenti nazionali dello stesso Partito Democratico e del Popolo della Libertà: Renzo Lusetti e Italo Bocchino (vicecapogruppo alla Camera del suo partito).

Entrambi si sono adoperati, stando a quanto scritto dai magistrati, affinché fossero ritirati emendamenti "fastidiosi" proposti alla delibera Global Service (Bocchino) e presso esponenti del Consiglio di Stato per sostenere le richieste illecite e favorire Romeo (Lusetti). Entrambi avevano continui contatti con i principali esponenti nazionali dei rispettivi partiti per consentire a Romeo di proseguire nei suoi affari illeciti.

Ma, a parte la tragica ricostruzione degli inquirenti, suona particolarmente pericolosa un'intercettazione che ha visto protagonista Bocchino (al telefono con Romeo): "Quindi poi ormai… siamo una cosa… quindi… consolidata: un sodalizio. Una cosa solida…una fusione di due gruppi”.

Criminalità, appalti truccati, illeciti di ogni tipo, PD, PDL, soldi rubati alle esangui casse dello Stato, tutto un unico puzzle? Che gli accordi sotto banco tra i partiti ci fossero sempre stati è una realtà mai contestata da nessuno, ma se essi convergono per agevolare progetti e speculazioni criminali con l'unico intento di intascare mazzette è troppo. E' troppo anche per l'Italia, abituata a vedere (e a dimenticare) tutto.

In meno di 24 ore sono finiti in carcere (o ci stanno per andare) tra Abruzzo, Basilicata e Campania una dozzina di esponenti del PD, il cui appeal è al minimo storico e che permette di avvicinare in classifica il PDL quanto a inquisiti, condannati, millantatori, corruttori e truffatori vari. Esiste però una differenza sostanziale tra i due elettorati: quelli del PDL sono molto più inclini al perdono e dimenticano in fretta o non si sono mai curati degli aspetti morali e di onestà dei loro rappresentanti. Gli elettori del PD, che scoprono definitivamente oggi che il loro partito del cuore è una costola del PDL, sono diversi, hanno una memoria più lunga e di certo questi sgarri alla legalità non saranno dimenticati. Senza un'inversione netta di tendenza il partito di Veltroni è destinato a sciogliersi come neve al sole.

Siamo in attesa di sapere se il Parlamento darà l'ok al prosieguo dell'inchiesta per poter mandare a processo i due parlamentari, ma la risposta è scontata: accordo bipartisan e "NO" alla richiesta dei magistrati. Così tutto tornerà all'anormalità.

Fonte:
Sconfini.eu
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Anche se probabilmente non ci sarà seguito sui giornali, sui telegiornali e nella corrotta vita politica nazionale quotidiana il 17 dicembre 2008 sarà ricordato nei futuri libri di storia italiani come il giorno in cui è stato smascherato il "sistema Napoli". Una commistione inquietante di politica, malavita, mazzette, accordi eversivi e imprenditoria da far invidia alle più becere pagine della corruzione perpretata durante la Prima Repubblica.

Il tempo è galantuomo e prima o poi si riuscirà a fare sintesi dello sfacelo morale della politica nostrana contemporanea, assolutamente indifferente ai problemi della quotidianità e dei cittadini, incurante della necessità di ridare una visione strategica al futuro del Paese, ma singolarmente impegnata esclusivamente a intascare quanto più denaro pubblico possibile. Le speranze infatti di vedere barlumi di giustizia e giuste punizioni, ai danni di coloro che si sono (e si stanno tuttora) abbuffando alle spalle dei cittadini, sono ridotte al lumicino.

Quello emerso il 17 dicembre 2008 dagli ordini di custodia, dagli arresti, dalle richieste di autorizzazione a procedere al Parlamento, i sequestri di conti correnti è un vero e proprio vaso di pandora sul malcostume della politica campana e non solo. Secondo i magistrati di Napoli, esiste un imprenditore - Alfredo Romeo - che attraverso le sue società e corrompendo i politici di turno, si assicurava da molti anni lavori pubblici in molte città d'Italia dando luogo ad un vero "saccheggio sistematico delle risorse pubbliche" come affermano gli inquirenti. Associazione a delinquere, abuso d'ufficio e corruzione in merito all'appalto Global Service sono le accuse mosse a Romeo e ad uno squadrone di politici. In particolare, ad essere decapitata, è mezza Giunta Comunale di Napoli: l'ex Assessore alle Scuole, GIuseppe Gambale, l'ex Assessore al Bilancio, Enrico Cardillo, l'Assessore al Patrimonio Ferdinando Di Mezza, l'Assessore ai Lavori Pubblici Felice Laudadio, l'ex Assessore (suicidatosi in novembre) Giorgio Nugnes tutti del Partito Democratico e inoltre un ufficiale della Guardia di Finanza, l'ex Provveditore alle Opere Pubbliche per Campania e Molise, ma soprattutto due esponenti nazionali dello stesso Partito Democratico e del Popolo della Libertà: Renzo Lusetti e Italo Bocchino (vicecapogruppo alla Camera del suo partito).

Entrambi si sono adoperati, stando a quanto scritto dai magistrati, affinché fossero ritirati emendamenti "fastidiosi" proposti alla delibera Global Service (Bocchino) e presso esponenti del Consiglio di Stato per sostenere le richieste illecite e favorire Romeo (Lusetti). Entrambi avevano continui contatti con i principali esponenti nazionali dei rispettivi partiti per consentire a Romeo di proseguire nei suoi affari illeciti.

Ma, a parte la tragica ricostruzione degli inquirenti, suona particolarmente pericolosa un'intercettazione che ha visto protagonista Bocchino (al telefono con Romeo): "Quindi poi ormai… siamo una cosa… quindi… consolidata: un sodalizio. Una cosa solida…una fusione di due gruppi”.

Criminalità, appalti truccati, illeciti di ogni tipo, PD, PDL, soldi rubati alle esangui casse dello Stato, tutto un unico puzzle? Che gli accordi sotto banco tra i partiti ci fossero sempre stati è una realtà mai contestata da nessuno, ma se essi convergono per agevolare progetti e speculazioni criminali con l'unico intento di intascare mazzette è troppo. E' troppo anche per l'Italia, abituata a vedere (e a dimenticare) tutto.

In meno di 24 ore sono finiti in carcere (o ci stanno per andare) tra Abruzzo, Basilicata e Campania una dozzina di esponenti del PD, il cui appeal è al minimo storico e che permette di avvicinare in classifica il PDL quanto a inquisiti, condannati, millantatori, corruttori e truffatori vari. Esiste però una differenza sostanziale tra i due elettorati: quelli del PDL sono molto più inclini al perdono e dimenticano in fretta o non si sono mai curati degli aspetti morali e di onestà dei loro rappresentanti. Gli elettori del PD, che scoprono definitivamente oggi che il loro partito del cuore è una costola del PDL, sono diversi, hanno una memoria più lunga e di certo questi sgarri alla legalità non saranno dimenticati. Senza un'inversione netta di tendenza il partito di Veltroni è destinato a sciogliersi come neve al sole.

Siamo in attesa di sapere se il Parlamento darà l'ok al prosieguo dell'inchiesta per poter mandare a processo i due parlamentari, ma la risposta è scontata: accordo bipartisan e "NO" alla richiesta dei magistrati. Così tutto tornerà all'anormalità.

Fonte:
Sconfini.eu

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