giovedì 18 dicembre 2008

La delibera dello storico Consiglio Comunale di Gaeta del 06 dicembre 2008


Riceviamo da Segreteria Sindaco Gaeta( che ringraziamo), per conto dell'Assessore Ciano, la delibera dello storico Consiglio Comunale del 06 dicembre 2008 avente per oggetto:
150° Anniversario Unità d’Italia. Provvedimenti.
La delibera del Consiglio Comunale in questione propone di attivare ogni azione utile per il riconoscimento ed il risarcimento dei danni arrecati dalla Dinastia Sabauda alla Città di Gaeta in occasione dell’assedio iniziato nel novembre 1860 e terminato nel 13 febbraio 1861, anche tramite incarico legale per le azioni da esperire nei confronti degli eredi e dei beneficiari del patrimonio exreale.
Ricordo che i filmati della seduta sono visionabili su questo blog e sul canale you tube del Partito del Sud.Abbiamo comunque indicato i relativi link nei punti corrispondenti dell'allegato alla delibera.
(PdSUD ER)
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COMUNE DI GAETA 04024
PROVINCIA DI LATINA
Estratto del Registro delle deliberazioni del Consiglio Comunale
Seduta pubblica straordinaria di 1ª convocazione
in data 06 dicembre 2008
N°100


O G G E T T O: 150° Anniversario Unità d’Italia. Provvedimenti.


L’anno duemilaotto, addì sei, del mese di dicembre, in Gaeta e nella Sala Consiliare del Comune, a seguito degli avvisi diramati in data 02/12/2008, debitamente notificati dal Messo Comunale si è riunito il Consiglio Comunale, dandosi atto che sono presenti (all’inizio del punto in discussione)

i seguenti Consiglieri:


Prog Cognome e Nome

1 RAIMONDI Antonio (Sindaco)Pres.

2 MAGLIUZZI Pasqualino Pres.(Presidente Consiglio Comunale)

3 CICCARIELLO Fabrizio Pres.

4 CIENZO Rosario Pres.

5 COSCIONE Luigi Ass.

6 COSTABILE Marina Pres.

7 ERBINUCCI Giovanni Pres.

8 FANTASIA Antonio Pres.

9 GALLINARO Luca Salvatore Pres.

10 GUERRA Domenico Pres.

11 LASELVA Giovanni Paolo Ass.

12LUCIANI Fabio Pres.

13MAGLIOZZI Massimo Pres.

14MATARAZZO Giuseppe Ass.

15PADOVANI Marzio Pres.

16PAONE Daniele Pres.

17RANUCCI Pasquale Pres.

18ROSATO Giuseppina Ass.

19SACCONE Corrado Pres.

20VAUDO Valerio Pres.

21VECCHIO Alfredo Ass.


T O T A L E 17 Presenti - 5 Assenti


È incaricato della redazione del verbale il Segretario Generale Avv. Alessandro Izzi


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Sono presenti, nel corso della discussione sul punto all’ordine del giorno, gli
Assessori Di Ciaccio Salvatore, Avitabile Antonella, Cardi Alfredo, Giovanni Cavalieri, Antonio Ciano, Reale Anthony Vincent e Ialongo Giovanni.


IL PRESIDENTE
Alle ore 16:35 del 06/12/2008, previo appello nominale del Segretario Generale,
constatata la presenza di n°16 Consiglieri Comunali, compreso il Sindaco, e l’assenza di n°5 Consiglieri (Coscione, Laselva, Matarazzo, Rosato, Vecchio), numero legale e sufficiente per la validità della seduta dell’Assemblea, prima di dare inizio ai lavori invita i Consiglieri e quanti presenti in aula ad osservare un minuto di silenzio a ricordo del primo anniversario di quanto avvenuto a Torino nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre del 2007, nella fabbrica di Tyssen-Krupp quando, in seguito ad un incendio scoppiato all’improvviso nel reparto della linea 5, si venne a consumare una tragedia che costò la vita a 7 operai che rimasero avvolti dalle fiamme.
Il Presidente, quindi, invita i Consiglieri ad iniziare la discussione sul punto
all’ordine del girono.
Intervengono i Consiglieri Magliozzi ed Erbinucci il quale dà lettura di una
dichiarazione (Allegato “2”) a firma dello stesso Consigliere Erbinucci e dei Consiglieri Magliozzi e Ranucci (interventi integralmente riportanti nella trascrizione integrale della registrazione della seduta – Allegato “1”).
Terminata la lettura della dichiarazione il Consigliere Erbinucci comunica che «Per i motivi che abbiamo illustrato, noi consiglieri di “Forza Italia”, in segno di protesta, abbandoniamo l’aula» e, quindi, alle ore 16:45 abbandonano l’aula i Consiglieri Magliozzi, Ranucci ed Erbinucci.
(Consiglieri presenti: n°13 – Consiglieri Assenti n°8: Coscione, Laselva, Matarazzo, Rosato, Vecchio, Ranucci, Magliozzi, Erbinucci).

Il Presidente risponde ad alcune affermazioni tecniche del Consigliere Magliozzi ed invita i proponenti ad illustrare la proposta di ordine del giorno.
Il Consigliere Saccone illustra l’ordine del giorno (Allegato “3”) ad oggetto:

«150° Anniversario Unità d’Italia: provvedimenti» (come da trascrizione Allegato “1”).

Il Presidente comunica all’Assemblea che (alle ore 16:55) è stato depositato al
banco della Presidenza una proposta di emendamento (Allegato “4”), a firma di tutti i Capigruppo della Maggioranza e dagli stessi firmatari dell’ordine del giorno in discussione. Comunica, altresì, che per accordo di tutti i Consiglieri firmatari dell’ordine del giorno e dell’emendamento i due atti devono intendersi una unica proposta e la discussione, e votazione, avverrà sulla proposta unica così intesa (nessuna eccezione viene sollevata al riguardo).
Intervengono il Sindaco Raimondi, Guerra, Gallinaro, Costabile.
(Si allontana temporaneamente il Presidente Magliuzzi: n°12 presenti. Assume la
presidenza il Vice Presidente Vicario Padovani).
Intervengono i Consiglieri Ciccariello e Vaudo.


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(Rientra il Presidente Magliuzzi: n°13 presenti)
Interviene l’Assessore Antonio Ciano (in qualità di Assessore con delega al
Demanio).
Terminata la discussione il Presidente invita (alle ore 18:30) alle dichiarazioni di voto.
Intervengono Guerra, Saccone, Gallinaro, il Sindaco Raimondi (come da trascrizione della registrazione della seduta – Allegato “1”).


Quindi
IL CONSIGLIO COMUNALE
Udito l’ampio dibattito come sopra richiamato;
Visto l’ordine del giorno Allegato “3”;
Vista la proposta di emendamento Allegato “4”;
Udita la proposta del Presidente, come da richiesta dei firmatari, di considerare
l’ordine del giorno ed il relativo emendamento quale unica proposta di deliberazione di
ordine del giorno;
Visto l’art.32 del Regolamento del Consiglio Comunale;
Visto l’esito della votazione:
- Consiglieri presenti: n°13
- Consiglieri assenti: n°8 (Erbinucci, Matarazzo, Coscione, Magliozzi, Ranucci,
Laselva, Rosato, Vecchio;
- Favorevoli: n°13
- Contrari: nessuno
- Astenuti: nessuno
Ad unanimità dei Consiglieri presenti e votanti


D E L I B E R A
A – Di approvare l’ordine del giorno ad oggetto: “150° anniversario Unità d’Italia:
provvedimenti” nel seguente testo complessivo:


ORDINE DEL GIORNO
Art. 32 del Regolamento
del Consiglio Comunale
prot. n°48661 del 01/12/2008
Oggetto: «150° Anniversario Unità d’Italia: provvedimenti».


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IL CONSIGLIO COMUNALE
Premesso che nel 2011 ricorre il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia;
Dato atto che in Gaeta, con la caduta della Fortezza, si concluse nel 1861 l’esperienza storica del Regno delle Due Sicilie;
Ritenuto che sussistono le ragioni storico-culturali per ritenere che la Città di Gaeta abbia subito nel contesto storico enunciato danni e lutti non giustificabili come evidenziato nell’allegata relazione;
Ritenuto altresì che il Civico Consesso di Gaeta nei giorni immediatamente successivi alla caduta della Fortezza ebbe a rilevare come la “città fosse stata distrutta e rovinata dall’assedio e massacrata dal tifo” con danni quantizzati al tempo in oltre due milioni di lire del 1861 – 62 e corrispondenti ad oggi ad oltre 22o milioni di euro circa;
Dato atto che la Città ha “pagato” dall’immediato periodo post-unitario la fedeltà alla Dinastia dei Borboni con la militarizzazione del territorio ed il suo isolamento dal contesto nazionale;
Considerato che oggettivamente il Regno di Sardegna non ha mai dichiarato guerra al Regno delle Due Sicilie e che l’Unità d’Italia ha comportato alla Città di Gaeta solo danni e lutti senza che mai la popolazione potesse liberamente esprimere la propria adesione al Regno d’Italia;
Ritenuto sulla base di quanto precede che la Dinastia Sabauda si è resa responsabile dei gravi danni e lutti arrecati alla Città di Gaeta ed alla sua popolazione per cui è necessario dare apposito mandato alla giunta Comunale ed al Sindaco di proporre le azioni legali nei confronti degli eredi
sabaudi;


IMPEGNA


1) Il Sindaco e la Giunta Comunale, ognuno per la propria competenza, ad attivare ogni azione utile per il riconoscimento ed il risarcimento dei danni arrecati dalla Dinastia Sabauda alla Città di Gaeta in occasione dell’assedio iniziato nel novembre 1860 e terminato nel 13 febbraio 1861, anche tramite
incarico legale per le azioni da esperire nei confronti degli eredi e dei beneficiari del patrimonio exreale;
2) Il Sindaco e la Giunta Comunale, ognuno per la propria competenza, a richiedere in via ufficiale la restituzione alla città di Gaeta di tutti i beni di proprietà del demanio presenti nel territorio comunale ad eccezione dei siti aventi particolare rilevanza militare o strategica ai fini della sicurezza nazionale.



RELAZIONE
(allegata all’ordine del giorno prot. n°48661 del 01/12/2008)
Gaeta ha rappresentato l’ultimo baluardo del Regno delle Due Sicilie contro
l’invasione garibaldina e piemontese.
Dalla prima settimana di novembre del 1860 al 13 febbraio del 1861 la piazzaforte
tirrenica ha rappresentato l’estrema difesa del più antico e più grande Regno d’Italia con Francesco II e Maria Sofia.


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A distanza di 147 anni, rileggere quella vicenda è il segno del dilagare dei poteri
occulti, che in successione di tempo avrebbero colpito l’Italia meridionale ed
insulare.
Questa vicenda tragica ed antistorica, qui rapidamente riassunta, troverà ancora un susseguirsi di momenti negativi contro Gaeta perché i “padri militari” la ritennero colpevole di aver ritardato la proclamazione del regno d’Italia, il cui re Vittorio Emanuele, arbitrariamente, si attribuì il secondo ordinale, quasi che la dinastia sabauda ne avesse un diritto per discendenza divina.
I documenti che si allegano a questa esposizione derivano dall’archivio storico
comunale e sono estratti dalle deliberazioni del decurionato che vanno dal
20/6/1858 al 14/08/1861.
Siamo negli ultimi anni del Regno borbonico e nei primi mesi del Regno d’Italia.
La fine della dinastia che regnava a Napoli dal 1734 comportò una “perdita di
memoria” negli amministratori di Gaeta presenti prima e dopo il 13 febbraio del
1861.
Nella delibera del 18 febbraio si è avuto il coraggio di definire la dinastia con queste parole : “Efferatezza borbonica”, rovesciando su Francesco II e la sua corte tutte le colpe, i danni a Gaeta, nel suo borgo e nelle aree rurali ai borboni.
Da quanto detto scaturì l’atto di adesione, giuridicamente invalido, e storicamente falso.
In una successiva delibera del 25 febbraio 1861 il decurionato descrive con
pochissimi ma penetranti termini la realtà urbana e sociale di Gaeta e del suo borgo: “….città distrutta, rovinata dall’assedio”, ma quello che è più grave “MASSACRATA DAL TIFO, che minaccia prendere enorme sviluppo”.
In questa infernale descrizione emerge la desolazione del rione Porta di Terra e le strade letteralmente coperte da materiali putrefatti e cadaveri di persone ed animali che da oltre 10 giorni restano abbandonati “….gli abitanti rimasti in città, durante l’assedio, sparuti ed allibiti dai sofferti patimenti, avendo nel volto l’impronta delle aspre sofferenze di cui sono state vittime”.
La popolazione del borgo di cui la delibera non fa cenno, era stata costretta ad
abbandonare il luogo per ordine di Cialdini e conseguentemente tutti i caseggiati
vennero saccheggiati ed utilizzati dall’esercito invasore.
Lo spiegamento delle truppe d’assedio aveva comportato lo stravolgimento del
territorio agricolo per la costruzione di una fitta rete stradale per il dispiegamento delle batterie e la predisposizione degli accampamenti tra Pontone e l’Ariana.
Il decurionato di Gaeta che era stato così sollecito nell’atto di adesione al Sovrano d’Italia e aveva sperato in un pronto intervento dello stesso a favore della cittadina dovette certamente rendersi conto della “dimenticanza” dei nuovi reggitori unitari perché incolpando sempre i borboni anche per la forza militare dell’assediante ritorna sul disastro di Gaeta e nella delibera del 28 febbraio ’61 invoca una decisa giustizia da parte del governo di Torino e anche della Luogotenenza di Napoli.


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Ancora una volta, dopo aver costituito una commissione che viene mandata a Napoli per affrontare i problemi più urgenti di Gaeta, già descritti nelle precedenti delibere.
In quest’ultima del 10 marzo si affronta anche il problema che sarà risolto in tempi brevi per la costituzione di un’altra commissione che dovrà recarsi a Torino per esporre i gravissimi problemi economici e sanitari di Gaeta dopo il 13 febbraio 1861.
Ai problemi ora ricordati si aggiungerà il pericolo di perdere la sede
dell’amministrazione della giustizia violentemente richiesta da alcuni cittadini di Formia con la pubblicazione di alcuni libelli contro Gaeta, accusata di aver
rappresentato l’ultima difesa del Regno delle Due Sicilie.
E questo indirizzo, purtroppo, prevarrà negli anni successivi non dando alcun esito positivo alle giuste richieste degli amministratori gaetani che avevano chiesto, anche con relazioni stampate, il riconoscimento dei danni di guerra.
Il mancato riconoscimento della cittadina “RUINATA” peserà per decenni e decenni provocando povertà, diffusione di malattie, l’inizio di una devastante emigrazione che ancora oggi pesa sulla storia di Gaeta.
E’ stato l’inizio e la continuazione per decenni e decenni della Questione
Meridionale.
Da un esame tecnico e finanziario del tempo i danni subiti dal Comune di Gaeta
ammontarono a 2.041.000 di lire del tempo (oggi € 220.000.000), somma
vanamente richiesta dai nostri amministratori ai governi monarchico-militari, fino al 1914 (Sindaco Gennaro Migiarra).
Ricordando che il Regno di Sardegna mai aveva dichiarato guerra al Regno delle Due Sicilie, di cui Gaeta si onorava di essere la “seconda capitale”, e la piazzaforte strategica per eccellenza, gli amministratori attuali di Gaeta chiamano in causa i legittimi eredi della dinastia sabauda in quanto diretti responsabili dell’assedio,della distruzione, della desertificazione e della biblica emigrazione a cui è stata sottoposta la popolazione.
In conclusione, l’unità d’Italia comportò a danno di Gaeta l’arbitraria e immotivata conquista dei beni immobili di beni militari, civili e religiosi e finanche l’appropriazione della villa lasciata dai borbone al pubblico uso. Fu pertanto non un adesione al nuovo Stato Unitario ma una brutale conquista ed un immotivato arricchimento sconvolgendo così un percorso storico ed una evidente realtà giuridica.
In questo rapido percorso storico appare chiaro il ruolo eminente di Vittorio
Emanuele II, responsabile dell’esercito piemontese conquistatore e prevaricatore di libertà.
Di conseguenza, al cospetto di un così grave “crimine di guerra”, avallato da un
silenzioso rifiuto degli organi istituzionali monarchici, gli amministratori di oggi, ritenendo imprescrivibile il reato di cui sopra, si rivolgono alla magistratura
competente per l’inizio di un procedimento legale volto al riconoscimento di una
giustizia, sia pure tardiva, per i cittadini di Gaeta e per l’Italia repubblicana tutta.


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La nostra Repubblica è nata il 2 giugno del 1946 sulle ceneri del fascismo e di Casa Savoia ed ha avuto la consacrazione nella Costituzione del 1948.
In questo spirito antimonarchico ed antifascista il procedimento legale che
promuove questa amministrazione tende anche a richiamare l’allucinante richiesta degli ultimi eredi savoiardi contro la Repubblica italiana per l’esilio scaturito dalla XIII disposizione della nostra Costituzione.
(La seduta è tolta alle ore 18:38).


Il presente verbale viene letto, confermato e sottoscritto nelle forme di legge.


IL PRESIDENTE AVV. PASQUALINO MAGLIUZZI
IL VICE PRESIDENTE VICARIO SIG. MARZIO PADOVANI
IL SEGRETARIO GENERALE AVV. ALESSANDRO IZZI


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Allegato “1” alla deliberazione consiliare n°100 del 06/12/2008
CONSIGLIO COMUNALE
Seduta del 6 Dicembre 2008
Inizio ore: 16.35
Presenti: 16

Il Video

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – (Pasqualino Magliuzzi)
Allora, Segretario... iniziamo la seduta. Segretario, l’appello, per favore.

INTERVENTO DEL SEGRETARIO GENERALE – (Alessandro Izzi)
Seduta del 6/12/2008,con inizio alle ore 16.35. (Il Segretario Generale procede all’appello) 5 assenti; 16presenti. Assenti: Coscione, Laselva, Matarazzo, Rosato, Vecchio. Il numero è legale.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – (Pasqualino Magliuzzi)
Per favore, vorrei pregare il pubblico... capisco che questo Consiglio, nel bene e nel male, ha determinato un certo interesse. Vorrei, però, che i lavori potessero proseguire con serenità e quindi senza particolari interferenze. Vi sarei grato della vostra collaborazione. Prima ancora di dare la parola... chiedo scusa, volevo ricordare ai Consiglieri che oggi è il primo anniversario dell’incidente della Tyssen-Krupp, nel quale morirono sette operai. E ormai questo episodio è assurto come simbolo della tutela dei lavoratori. Quindi, vorrei invitare tutti i Consiglieri a un minuto di silenzio in ricordo sia delle vittime della Tyssen-Krupp e di tutte
le vittime sul lavoro. (La seduta riprende, trascorso il minuto di silenzio) Grazie.
Consigliere Magliozzi, prego.


INTERVENTO DEL CONSIGLIERE – (Massimo Magliozzi)
Sì, Presidente. Buona sera. Io volevo soltanto fare un breve... nell’ultima Commissione dei Capigruppo era emersa la possibilità di un nuovo ordine del giorno e questa proposta era stata, comunque, concordata con tutti i Capigruppo e d’accordo tutti i Capigruppo. Come non eravamo d’accordo che si facesse un Consiglio Comunale straordinario urgente di sabato, perché non ne vedevo il bisogno. Credo che si potesse tranquillamente fare normale. Ma io questo credo che... non riesco a capire per quale motivo, e quale atteggiamento, da parte, Presidente, perché era lei che doveva decidere e non riesco a capire per quale motivo lei ha deciso di non cambiare l’ordine del giorno, quando era stato concordato da parte di tutti
i Capigruppo. E poi, fare un Consiglio Comunale di sabato. Certamente, c’è la claque questa sera ma i costi del Consiglio Comunale di sabato sono sicuramente notevoli. O, meglio, sono sicuramente maggiorati per il fatto che viene fatto di sabato. Per cui, io veramente non riesco a capire... e poi, se bisogna continuare in questo modo, Presidente... nell’ultimo Consiglio Comunale ho avuto occasione di dirle come la penso, e continuo a pensarla allo stesso modo. Per quanto riguarda il Consiglio Comunale di oggi noi crediamo che... anche gli stessi numeri da parte di questa maggioranza fanno capire che non c’è neanche un accordo, sostanzialmente... fatto di sabato, siete appena undici persone, per cui giusto giusto riuscite a fare questo Consiglio Comunale. Credo che invece sia opportuno, comunque, dire a tutti... dire a tutti che noi siamo preoccupati per
questo Consiglio Comunale, siamo preoccupati perché noi crediamo che se la delibera dovesse essere votata così com’è e decidete di mettere un avvocato... al di là dell’aspetto storico, che qua siamo tutti d’accordo, ma io non tocco l’aspetto storico ma io tocco... invece, al contrario, credo che sia opportuno che ci ripensiate per quanto riguarda di mettere un avvocato perché c’è la percentuale dell’avvocato... su 220 milioni di euro di euro la percentuale dell’avvocato... sono tantissimi. Io vi prego di sapere... e questo mio intervento iniziale è per dire ai Consiglieri: vi assumete le vostre responsabilità, anche in solido, non oggi, ma anche in futuro, questo deve essere chiaro. Per questo io, questa


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sera, ve lo dico. Coloro che alzeranno la mano si assumono le loro responsabilità. Per quanto riguarda il Consiglio, abbiamo la dichiarazione che farà il Consigliere Erbinucci e vi farà sapere quale è il nostro atteggiamento di questa sera. Grazie.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – (Pasqualino Magliuzzi)
Consigliere Erbinucci, prego.

INTERVENTO DEL CONSIGLIERE – (Giovanni Erbinucci)
Grazie, Presidente. Noi, chiaramente, come minoranza potevamo... come qualcun altro ha fatto ...chiaramente, potevamo anche non venire. Però, volevamo lasciare, diciamo, una traccia di come pensiamo di questa situazione, in modo che non ci siano dubbi, poi, nel futuro, qualsiasi cosa poi possa succedere. Signor Presidente del Consiglio, Signor Sindaco, Signori Consiglieri e Assessori, pensavamo di essere stati convocati oggi per dare un contributo a dibattito sulle iniziative da intraprendere in vista dell’anniversario del 150° anno dell’Unità
d’Italia, che avrà luogo nel 2011. Constatiamo, invece, che la maggioranza e
l’Amministrazione intendono strumentalizzare un evento così importante per attivare... si legge nel vostro ordine del giorno... ogni azione utile per il riconoscimento ed il risarcimento dei danni arrecati dalla dinastia sabauda alla città di Gaeta in occasione dell’assedio, iniziato nel novembre del 1860 e terminato il 13 febbraio del 1861, anche tramite incarico legale per le azioni da esperire nei confronti degli eredi e dei beneficiari del patrimonio ex reale. Abbiamo l’impressione che oggi quell’aula stia per diventare un
tribunale politico, dove qualcuno si eserciterà a fare un processo alla storia. Sia chiaro, nessuno di noi disconosce che il processo unitario del nostro Paese sia stato travagliato e difficile, complesso e intriso di pagine dolorose e di sangue, ma teso al conseguimento dell’unità di un popolo, di una nazione e della creazione di una patria. Noi riteniamo, però, insensato e ridicolo l’ordine del giorno preparato da questa Amministrazione con cui il Consiglio Comunale dà mandato alla Giunta per promuovere un’azione giudiziaria nei riguardi degli eredi di Casa Savoia, ai quali chiedete un risarcimento pecuniario che avete
quantificato in 220 milioni di euro. Ma, cari Consiglieri, vi invitiamo a fare un’attenta riflessione: avete idea di quanti soldi dovranno uscire dalle casse comunali per pagare le parcelle agli avvocati nel corso degli anni a venire? Cosa farete? Aumenterete le tasse ai cittadini gaetani? Noi vogliamo ricordare che il percorso giudiziario che intendete intraprendere sarà lungo, accidentato ed inutile. E ci teniamo a ricordarvi che voi state per assumervi una grande responsabilità dei confronti della città perché a pagare il frutto di
questo capriccio dovreste essere voi e non i cittadini gaetani. Vi pare giusto svuotare le casse comunali per la pura e semplice bizzaria di qualcuno e metterci al ludibrio della pubblica opinione. Da questi banchi noi vi chiediamo, quindi, di fare appello al buonsenso e di ponderare bene le conseguenze dell’azione giudiziaria che l’Assessore Ciano ed il Sindaco Raimondi intendono farvi intraprendere carpendovi un voto di consenso. Loro lo fanno per vivere un effimero giorno di gloria nelle cronache locali e nazionali che riporteranno l’esito della seduta consiliare odierna. Cari Consiglieri, se proprio decidete di
approvare questo ordine del giorno, tenetevi pronti a rispondere in solido, cioè con denari prelevati dalle vostre tasche e per far fronte alle conseguenze giudiziarie, con probabili danni patrimoniali, che metterete in modo con il vostro voto. Non giocate, però, con i soldi dei cittadini gaetani. Piuttosto che mettere la città alla berlina, come già avvenuto, sulla stampa e sulle emittenti nazionali, smettetela di farci deridere dal resto del mondo e questi pochi anni di amministrazione che vi restano da pare, impegnateli ad affrontare i veri
problemi che interessano i cittadini. La storia lasciatela fare agli storici. Voi dovete solo cercare di amministrare questa città facendo meno danni possibili. Per i motivi che abbiamo illustrato, noi Consiglieri, in segno di protesta, abbandoniamo l’aula.


INTERVENTO DEL SEGRETARIO GENERALE – (Alessandro Izzi)
Alle ore 16.45 escono dall’aula i Consiglieri: Erbinucci, Magliozzi, Ranucci.

Il Video

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – (Pasqualino Magliuzzi)
Allora, purtroppo, devo naturalmente rispondere alle note del Consigliere Magliozzi, pure se è andato via ma deve comunque rimanere a verbale che, intanto, questo Consiglio è un Consiglio straordinario e


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non urgente e come tutti i Consigli che non sono previsti dalla legge, quindi che non appartengono – secondo regolamento e secondo la legge – per esempio, al bilancio, sono tutti straordinari. Quindi, l’ordinarietà diventa straordinarietà, quindi non c’è stata nessuna forzatura. Per quanto riguarda, poi, l’ordine del giorno, do atto che nella Conferenza dei Capigruppo vi era stata una sollecitazione a poter individuare un ordine del giorno diverso.
Però, poiché l’ordine del giorno è a firma del Capogruppo della lista Riprendiamoci Gaeta, è evidente che nessun intervento poteva essere fatto se non con l’assenso del Capogruppo che ha firmato l’ordine del giorno. Poiché questo assenso non è stato dato, è evidente che l’ordine del giorno è rimasto quello che era stato proposto. Quindi, non c’è nessuna forma né dì abuso, né di prevaricazione, sperando che anche questo sia chiaro.



Punto 1
150° Anniversario Unità d’Italia. Provvedimenti


INTERVENTO DEL PRESIDENTE – (Pasqualino Magliuzzi)
Allora, passiamo allatrattazione dell’unico punto all’ordine del giorno. Pregherei il Capogruppo Saccone diillustrare il suo ordine del giorno. Prego.


INTERVENTO DEL CONSIGLIERE – (Corrado Saccone)
Presidente, grazie. Sindaco,Consiglieri, Assessori, buongiorno a tutti quanti. Allora, l’oggetto dell’ordine del giornoriguarda i 150 anni dell’anniversario dell’Unità d’Italia: “Premesso che nel 2011 ricorrerà il150° anniversario dell’Unità d’Italia; dato atto che in Gaeta, con la caduta della fortezza siconcluse nel 1861 l’esperienza storica del Regno delle Due Sicilie; ritenuto che sussistanole ragioni storico-culturali per ritenere che la città di Gaeta abbia subito nel contesto storicoenunciato danni e lutti non giustificabili, come evidenziato nell’allegata relazione; ritenuto,
altresì, che il civico consesso di Gaeta, nei giorni immediatamente successivi alla cadutadella fortezza ebbe a rilevare come la città fosse stata distrutta e rovinata dall’assedio emassacrata dal tifo, con danni quantizzati al tempo in oltre 2 milioni di lire del 1861-’62 ecorrispondenti, ad oggi, ad oltre 220 milioni di euro, circa; dato atto che la città ha pagatodall’immediato periodo post unitario la fedeltà alla dinastia dei Borboni con lamilitarizzazione del territorio e il suo isolamento dal contesto nazionale; considerato cheoggettivamente il Regno di Sardegna non ha mai dichiarato guerra al Regno delle DueSicilie e che l’Unità d’Italia ha comportato alla città di Gaeta solo danni e lutti, senza che
mai la popolazione potesse liberamente esprimere la propria adesione al Regno d’Italia;ritenuto, sulla base di quanto precede, che la dinastia sabauda si è resa responsabile digravi danni e lutti arrecati alla città di Gaeta e alla sua popolazione, per cui è necessariodare apposito mandato alla Giunta Comunale e al Sindaco di proporre le azioni legali neiconfronti degli eredi sabaudi; quindi, impegna il Sindaco e la Giunta Comunale, ognunoper la propria competenza, ad attivare ogni azioni utile per il riconoscimento ed ilrisarcimento dei danni arrecati dalla dinastia sabauda alla città di Gaeta in occasione
dell’assedio iniziato nel novembre del 1860 e terminato nel febbraio 1861, anche tramiteincarico legale per le azioni da esperire nei confronti degli eredi e dei beneficiari delpatrimonio ex reale.” Questa è la richiesta di ordine del giorno.


INTERVENTO DEL PRESIDENTE – (Pasqualino Magliuzzi)
Grazie. Vi è stato anche un emendamento presentato dalla maggioranza, di cui vorrei dare lettura. Allora,l’emendamento a firma dei Capigruppo della maggioranza è questo: aggiungere, nellaparte “impegna”, quindi dopo il punto, quindi come secondo punto, noi intendiamo...quindi, impegna il Sindaco e la Giunta Comunale, ognuno per la propria competenza, arichiedere – in via ufficiale – la restituzione alla città di Gaeta di tutti i beni di proprietà deldemanio presenti nel territorio comunale, ad eccezione dei siti aventi particolare rilevanzamilitare o strategica ai fini della sicurezza nazionale. Giustamente, mi faceva osservare il
Segretario che essendo sottoscritto da tutti i Capigruppo, possiamo ritenerla comeallegato... quindi, come proposta unica, ritenendo il secondo punto senza fare unadiscussione a parte e neanche votazione a parte. Quindi, eventualmente si procederà avotazione unica. Si era prenotato il Sindaco. Prego, Sindaco.


INTERVENTO DEL SINDACO – (Antonio Raimondi)
Grazie, Signor Presidente. Buonasera a tutti i Consiglieri, gli Assessori, alle concittadine e ai concittadini intervenuti e ancheai gentili ospiti. Appena entrato in aula, una giornalista mi ha chiesto come mi sentivo. Eho detto: normale. Ma avevo capito che quella domanda andava oltre. Al che, ho risposto:sono un po’ emozionato, sono contento anche perché un Consiglio Comunale dovrebbeavere il coraggio di affrontare temi come questo e non soltanto interrogazioni e
interpellanze o mozioni sulla buca di una strada, su un pino tagliato quattro giorni primarispetto al parere del Sovrintendenza. Insomma, cose che noi, in un anno e mezzo... tantevolte abbiamo dovuto discutere di cose veramente futili. Questa Amministrazione, sin


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dall’inizio, ha tentato e sta tentando di ridare dignità a questa città. A questa città in cui...non volevo iniziare il mio intervento in questo modo... ma una città dove, i signori chehanno appena lasciato l’aula, avevano un’occasione storica, oggi, di votare tutti insieme,come gaetani, un ordine del giorno che non può non essere condiviso, se siamoveramente gaetani. E tante volte in campagna elettorale si diceva che Raimondi non era un uno di Gaeta, Raimondi era l’americano, veniva da fuori, non aveva sangue gaetanonelle vene. Raimondi non solo ha sangue gaetano nelle vene, ma Raimondi è uno di quelli
che hanno dovuto emigrare... briganti o migranti... quindi, vengo da una famiglia diemigranti gaetani. E quei signori là che si sono alzati credo che sono loro a non averesangue gaetano nelle proprie vene; ad essere loro abituati ad essere conigli di fronte alleresponsabilità storiche, conigli, conigli che scappano, sono abituati a scappare escapperanno sempre. Quindi, ripeto, non volevo iniziare così il mio intervento ma c’è, daparte mia, un po’ di dolore e di rammarico che a votare questo ordine del giorno saràsoltanto la maggioranza.

Il Video

E, come al solito, usano temi quale danno erariale, illegittimità,illegalità, vi assumerete voi la responsabilità di coloro che dovranno pagare e continuanoanche oggi a dire che stiamo aumentando le tasse a Gaeta. No, noi le tasse a Gaeta le
stiamo incominciando a far pagare a chi le deve pagare. Punto. Non abbiamo aumentato enon aumenteremo un euro di tasse in più ai nostri concittadini, vista soprattutto la situazione economica drammatica in cui ci troviamo. Ma detto questo, vengo all’ordine del giorno... mi scusi Presidente, se ho dovuto fare... ma, dopo una dichiarazione siffatta,credo – ripeto – che... che, tanto, la cosa bella dei Consiglieri Comunali è che dopo anni...
come ho fatto io, in questi giorni, andandomi a leggere i Consigli Comunali
immediatamente dopo il 13 febbraio del 1861... è bello leggere i nomi delle persone. Equindi noi, stasera, fra venti, trenta, cinquanta anni, quando andranno a leggere chi havotato questa delibera, leggeranno i nostri nomi, leggeranno i nostri nomi. E quindi noi,stasera, entreremo nella storia. Allora, è doveroso per una città affrontare anche questitemi qua. Che non sono temi folcloristici perché l’Assessore Ciano e il Sindaco Raimondi non hanno bisogno di cinque minuti di gloria. Sono andato tante volte in televisione nella mia vita, figuriamoci se adesso l’intervento del Tg2, di trenta secondi, mi darà maggiorgloria. Noi, oggi, qui cosa stiamo affrontando? Stiamo affrontando una serie di cose. Spero
di non perdere il filo e di metterle, appunto, in ordine, una ad una. Questo ordine del giorno che il Consigliere Saccone ci ha letto incomincia a porre la prima grande questione, lacosiddetta questione meridionale. Il 13 febbraio 1861 inizia... e non è ancora finita, laquestione meridionale di cui parlava Salvemini. Perché fino a quel 13 febbraio 1861 il sudera molto più prospero e florido del nord d’Italia. Girando per il mondo, soprattutto in alcuni
Paesi tipo Paraguay, Uruguay, Brasile, Argentina, soprattutto in sud America, ho incontratitutti eredi di famiglie piemontesi, lombarde, venete, che erano state costrette, alla metàdell’Ottocento, a emigrare per la fame. Era famosa la malattia, nel Veneto, della pellagra,classica malattia della denutrizione. C’è uno Stato, in Brasile, Stato di Santo Spirito, dovesono – praticamente – tutti veneti. Lombardi ed emiliani, tutti in Argentina... Paraguay... ipiemontesi anche in Uruguay. Dopo il 1861 e soprattutto con la sconfitta del brigantaggio,
e quindi con la fine dell’illusione di potersi liberare dal giogo piemontese, iniziò la drammatica e tragica emigrazione del sud d’Italia. E se voi andate sempre in questi Paesi,o in Venezuela, o negli Stati Uniti e chiedete ai discendenti delle famiglie della Campania,della Sicilia, della Calabria, della Lucania quando i loro avi sono emigrati, diranno tutti:
dopo il 1875, 1880. Quindi, siamo alla fine del secolo. Ancora oggi la questione
meridionale, più forte che mai, viene da quel lontano 13 febbraio 1861. E questo Stato, il nostro Stato repubblicano, purtroppo ancora non è riuscito a mettere una parola fine alla questione meridionale. Quindi, quello che noi oggi stiamo votando è giustizia per Gaeta, ma per tutto il sud d’Italia. Questo deve essere un punto fermo e chiaro. L’assedio, l’assedio di Gaeta, la richiesta dei danni. Pare che ufficialmente l’assedio sia iniziato il 13 novembre... proprio l’assedio della fortezza in quanto tale... 13 novembre – 13 febbraio, a

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cavallo fra il ’60 e il ’61. Ebbene, leggendo le cronache mi hanno colpito diversi fatti, in particolare due. Il primo, il 25 dicembre, giorno di Natale del 1860, Cialdini comandava di bombardare la città, non le fortificazioni. Caddero le bombe sui gaetani che cercavano di andare alla messa di Natale. Certo, era un regno massonico, quello lì e che poco aveva a che fare con la fede. La chiusura dei conventi, la cacciata di tutti gli ordini religiosi, un fatto storico risaputo e quindi era normale bombardare il 25 dicembre, giorno di Natale, la città
non le fortificazioni. Non hanno avuto pietà e tregua nemmeno il giorno di Natale. E, ancora, l’11 e il 12 febbraio, mentre a Mola di Formia ci cercava già di scrivere un po’ la resa, quindi oramai si sapeva... nella città il tifo stava mietendo vittime a iosa, anche in quei due giorni in cui si stava trattando, hanno continuato a bombardare imperterriti la città di Gaeta. Vedete, il diritto internazionale, per fortuna, ha fatto strada e io vi leggo due passi importanti. Uno è lo Statuto delle Nazioni Unite, 1945, l’Art. 1, che dice chiaramente che tutte le controversie internazionali devono essere... ecco: i membri devono risolvere le
loro controversie internazionali con mezzi pacifici, in maniera che la pace, la sicurezza internazionale e la giustizia non siano messe in pericolo. La Costituzione Italiana... che viene fatta due anni più tardi... all’Art. 11 dice: l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. La guerra oggi è messa al bando, anche se – purtroppo – assistiamo a conflitti in tutto il mondo. Ma la guerra è messa al bando per un motivo molto semplice, perché l’umanità – ad un certo punto – si è resa conto che a pagare le colpe della guerra non erano più soltanto gli eserciti, ma a pagare il peso della guerra, come è successo
nella prima e nella seconda guerra mondiale erano soprattutto le popolazioni civili. Allora, le nazioni si sono rese conto che non si poteva più continuare in questo modo, non si poteva più continuare a dichiarare guerra per la cosiddetta geopolitica, cioè per allargare i propri confini territoriali. Quindi, abbiamo fatto un salto in avanti nell’umanità. E allora questo è il motivo per il quale esiste oggi il reato di crimine contro l’umanità. Crimine contro l’umanità è stato l’olocausto degli ebrei; crimine contro l’umanità sono stati altri olocausti, penso a quello degli armeni da parte dei turchi; crimine contro l’umanità è stato
l’assedio di Gaeta, è stato un crimine contro l’umanità. Ed è il motivo per cui, ancora oggi, si va alla ricerca di novantenni, ex ufficiali nazisti; ancora oggi li vanno a scovare nelle provincie più sperdute dell’Argentina, del sud America, per quale motivo? Perché è giusto... eppure sono passati più di sessanta anni dalla guerra... perché è giusto che paghino le loro responsabilità. Allora, non sono 147, quasi 148 anni che ci possono far cadere nell’oblio. Se crimine contro l’umanità è stato, così deve essere giudicato. È questo il motivo principale di questo ordine del giorno. Al di là dei 220 milioni di euro; al di là di ogni espressione in cui noi potremmo metterci in mano a dei legali... il motivo principale è
che si riconosca moralmente che in quei tre mesi ci fu un crimine contro l’umanità perché furono bombardati ed uccisi i civili, la popolazione gaetana. Gaeta fu rasa al suolo, Gaeta fu rasa al suolo. E vi dirò di più, che poche settimane fa abbiamo fatto un’incontro con la città di Avila, patrimonio Unesco dell’umanità e Gaeta oggi è solamente città monumentale, perché? Perché molti dei nostri monumenti... per fortuna non tutti... ma molti dei nostri monumenti sono caduti, sono crollati proprio durante quelle oltre cento mila
bombe lanciate sulla città.

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E torno a dire, non soltanto sulle fortificazioni. Allora, questo è il punto, che noi vogliamo un riconoscimento, risarcimento innanzitutto morale, innanzitutto morale. E i Savoia la devono smettere di fare gli ignorantoni, di continuare a dire che loro non erano... durante quell’assedio che loro non erano... durante quell’assedio... lo Stato italiano. Ma di cosa stiamo parlando? Era il Regno di Sardegna, che non ebbe nemmeno il coraggio di dichiararci guerra, perché a quel tempo almeno le guerre si dichiaravano, per poi potersi sedere al tavolo delle trattative della pace. Fu una guerra non dichiarata. Tanto
è vero che... bisognerebbe ricordare agli attuali Savoia... forse hanno fatto le scuole basse, qualcuno dice che non hanno fatto le scuole alte, non so a che piano stavano... che a Teano, il famoso incontro fra Vittorio Emanuele II e Garibaldi... noi, a volte, riportiamo

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l’”obbedisco” di Garibaldi. Ma quale fu la frase di Vittorio Emanuele II a Garibaldi? Quale fu questa frase? Per cui i Savoia devono ancora oggi, ripeto, riconoscere quanto hanno fatto. La frase fu la seguente: I suoi soldati sono stanchi. Adesso tocca a me. I suoi soldati sono stanchi, adesso tocca a me. E’ da quel momento che lui affida a Cialdini le operazioni militari, che era un suo generale. Non c’era ancora l’Italia, c’era il Regno di Sardegna, con
a capo la Casa dei Savoia. Allora, la storia non ammette ignoranza, non ammette
ignoranza. Quindi, questo è il punto, direi per noi veramente decisivo. Il dopo assedio: Gaeta ha pagato non soltanto durante l’assedio, ma ha pagato per essere la fedelissima, per essere stata per oltre sette secoli, per settecento anni siamo stati ritenuti la porta
d’ingresso, la chiave del regno meridionale, e lo abbiamo fatto fino in fondo, essendo appunto soprannominati... e veramente c’è da essere orgogliosi... la fedelissima del regno... ce l’hanno fatta pagare. Il decurionato, subito dopo... dopo pochi giorni incominciò a dare: ma qualcuno deve pagare tutto questo sfacelo, o no? Chi paga tutte le vittime? Chi
paga tutti i palazzi abbattuti? Per non parlare della polveriera, che scoppiò il 22 gennaio, e Porta di Terra... noi la conosciamo molto bene... cadde praticamente tutta e morirono non soltanto le guarnigioni ma morirono centinaia di civili in quell’unica esplosione, chi paga tutto questo? Pensate che avevamo la dogana di prima classe, che fu immediatamente retrocessa a seconda classe. Ma la cosa peggiore è questa, che se Gaeta dal 1434, cioè da Alfonso di Aragona in avanti, è stata effettivamente una piazzaforte d’armi, perché
Gaeta aveva questo ruolo centrale nel Tirreno; aveva una difesa naturale meravigliosa, alla quale poi si sono aggiunte mura successive, fino ad arrivare all’ultimo Bastione di Carlo V. Ebbene, pensate una cosa, che tutti i sovrani hanno sempre pagato il decurionato di Gaeta, cioè il Comune di Gaeta per poter alloggiare le truppe nella città. Quindi, il Comune era florido perché i sovrani, per tenere qui le guarnigioni, pagavano, addirittura per ogni singolo soldato. Cosa è successo dopo il 13 febbraio 1861? Ce l’hanno fatta pagare. E non ci hanno dato più niente. Siamo stati noi a pagare allo Stato e a noi non è arrivato nulla. Anzi, Gaeta è stata presa, dopo l’assedio, è diventata città militare per
eccellenza, senza nulla dare in cambio a questa città. Gaeta, ancora oggi, soffre una demanializzazione incredibile, senza precedenti nelle città italiane. Quindi, Gaeta ha sofferto durante i tre mesi d’assedio ma Gaeta sta continuando a soffrire ancora oggi. Da Sindaco di questa città vi posso dire che oggi iscritti all’anagrafe, a Gaeta, ci sono meno di 22 mila persone. Nel 1861 iscritti all’anagrafe di Gaeta c’erano quasi 17 mila persone.
Dopo quasi 150 anni, praticamente Gaeta non è cresciuta. Perché? Perché ancora oggi continua l’emorragia dei nostri giovani, l’emorragia dei giovani che sono costretti a migrare da questa città. Ancora oggi, dopo quasi 150 anni. La beffa. Abbiamo ricevuto il danno ed ecco perché fino al 1914... l’ultimo appello fu quello del 1914, quindi per quasi quaranta anni il decurionato di Gaeta chiese i danni di guerra. Quindi, non è la prima volta. Si chiesero 2 milioni e 14 mila lire dell’epoca, quindi la cifra di 220 milioni non è stata presa a
caso, si sono fatte semplicemente le rivalutazioni. Ebbene, questi 2 milioni e 14 mila lire dell’epoca chiesti ripetutamente già ai tempi in cui la capitale era a Torino e, successivamente, quando era a Firenze fino a quando, alla fine, era Roma. Questi soldi non sono mai stati dati. Ripeto, per quaranta anni i Sindaci di Gaeta, fino ad arrivare all’ultimo, nel 1914... se non ricordo male fu il Sindaco Migiarra a chiedere questi danni... non furono mai dati. Al danno, la beffa. I cento anni di Unità d’Italia si festeggiano a Gaeta, 1961... io dico alle concittadine e ai concittadini di andare ancora oggi a rileggersi lo storico discorso dell’allora Sindaco Corbo che, se da un lato certamente poteva dire che
l’Unità d’Italia... che il popolo italiano certamente stava diventando uno solo, però puntava ancora il dito sul fatto che Gaeta era stata presa e, diciamo, in un certo senso violentata non solo fisicamente ma soprattutto moralmente ed economicamente. E lui questo lo ricordava nel 1961, 13 febbraio del ’61 qui a Gaeta, alla presenza dell’allora Presidente del
Consiglio, Amintore Fanfani, e altri politici dell’epoca. Ebbene, pensate che quarantotto anni fa si celebrò a Gaeta e adesso, nei 150 anni, dobbiamo leggere che il Governo

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italiano finanzierà le seguenti opere. Finanzierà Torino, con la realizzazione del Parco Dora nelle aree industriali; Novara, con l’ampliamento del Broletto; Venezia, con la costruzione del nuovo Palazzo del Cinema; la provincia di Imperia, con il completamento del Parco Costiera del Ponente Ligure; Firenze, con la realizzazione del Parco della Musica; Perugia, con trasformazione dell’aeroporto nazionale in internazionale; Isernia, con la costruzione di un auditorium; Reggio Calabria, con la sistemazione territoriale e
l’ampliamento del museo. Non sentite il nome di Gaeta all’interno di quello che il Governo ha deciso di stanziare. La domanda è: perché? Probabilmente, perché i signori che sono appena usciti, quando avevano la possibilità, non hanno fatto nulla, non hanno richiesto nulla. D’altra parte, in quattro anni e mezzo di amministrazione non hanno fatto nulla, per cui è chiaro che il nulla, diceva il Re Lear, porta al nulla. Allora, noi abbiamo già fatto una
delibera sui 150 anni dell’Unità d’Italia, e l’abbiamo mandata al Governo, alla Regione e alla Provincia. Oggi, giustamente, l’ordine del giorno dice: I 150 anni dell’Unità d’Italia:provvedimenti. Perché Gaeta non vuole essere trattata in questa maniera.

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Vado verso la conclusione, Signor Presidente, e le chiedo scusa se ho abusato del tempo. Noi qui non siamo dei nostalgici, questo deve essere molto chiaro. Non siamo dei nostalgici, noi semplicemente vogliamo che la verità storica possa trionfare. Giampaolo Pansa... si può condividere o non condividere... ha scritto un libro, Il sangue dei vinti, parlando della repubblichina di Salò. Io ho chiesto a Pansa che, tra l’altro è un piemontese di origine, della provincia di Cuneo, gli ho detto: perché, caro Pansa, lei che ha scritto Il sangue dei vinti, proprio lei che è piemontese, perché non scrive il sangue dei vinti dell’assedio del1860-61 a Gaeta? Perché quel sangue forse era meno prezioso di quello dei repubblichini di Salò? Mi disse che, in effetti, avevo ragione. E, infatti, ha comprato il giorno dopo diversi libri sull’assedio di Gaeta e su quel periodo storico. Chissà se questo giornalista farà un libro su questo? Ma noi, quindi, oggi, vogliamo il riconoscimento della verità storica.
Ovviamente, la richiesta di 220 milioni di euro non è fuori luogo. Oggi, questa città ha bisogno di un rilancio economico, sociale, culturale e per fare questo, inevitabilmente, c’è bisogno anche di soldi. Qualcuno, ultimamente, ci criticava per la mancanza di opere pubblico di un certo livello. Ma dalle nostre parti, penso in tutto il sud, si dice che, ahimè, senza denari non si cantano le messe. Senza i soldi non si cantano le messe, non si celebrano le messe. Quindi, il problema economico non è secondario. Però, non è l’aspetto principale della nostra richiesta. Noi vogliamo verità storica e vogliamo dire che, secondo noi, il vero Risorgimento italiano è stato quando in quel momento, sì, abbiamo
cacciato dal suolo patrio, dal suolo italiano abbiamo cacciano i nazifascisti e quando il 2 giugno abbiamo, finalmente, nel ’46, votato per la Repubblica. Quello è stato il nostro Risorgimento. Il Risorgimento, a Gaeta, è avvenuto il giorno 19 maggio 1944, giorno in cui l’ultimo tedesco lasciò questa città e di cui questa piazza qui davanti a noi porta ancora oggi il suo nome. Quello è il nostro vero Risorgimento. Il sottoscritto è il Sindaco della città di Gaeta, di una città con una storia antichissima, fiera della sua cultura, del suo passato, delle sue tradizioni. Questo è un Sindaco, questa è una Giunta, questo è un Consiglio
Comunale dell’Italia repubblicana, di quella Repubblica, appunto, nata il 2 giugno del ’46.
E quindi non ci sono venature nostalgiche o tifi per gli uni o gli altri. Non c’è il discorso del caro cugino, perché tale Vittorio Emanuele II... si rivolgeva a Francesco II, lo chiamava:caro cugino. Soltanto ricordando che sua mamma, Maria Cristina di Savoia, appunto, era anche lei una Savoia. Lo chiamava caro cugino, e poi lo bombardava nella maniera in cui lo ha bombardato. Qui non si tratta né di esaltare qualcuno e né di deprecare altri, ma certamente i Savoia sono stati nefasti per la nostra storia, per la storia italiana perché non ci dimentichiamo... e questo a prescindere da Gaeta...

FINE LATO A 1a CASSETTA
INIZIO LATO B 1a CASSETTA

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INTERVENTO DEL SINDACO – (Antonio Raimondi)
... il popolo italiano nelle mani dei nazifascisti. Tutto questo non va dimenticato. E allora, chiudo in mio intervento dicendo che sono fiero di essere Sindaco di questa città, ancor più stasera perché stiamo scrivendo, come Consiglio Comunale, una pagina storica. Grazie, Signor Presidente.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – (Pasqualino Magliuzzi)
È iscritto il Consigliere Guerra.

INTERVENTO DEL CONSIGLIERE – (Domenico Guerra)
Grazie, Signor Presidente. Buona sera al Signor Sindaco, ai Consiglieri, agli Assessori ed a tutti gli intervenuti. Intanto, ringrazio il Sindaco, il Consigliere Saccone e l’Assessore Ciano per l’iniziativa che ci vede qui raccolti, questo pomeriggio, che a mio avviso rappresenta un’occasione storica per la nostra città il cui sacrificio ed il cui ruolo, determinante nel processo unitario del nostro Paese, è stato prima travisato dalla storia, scritta dai vincitori e poi completamentedimenticato. Tant’è che le nuove generazioni nulla sanno al riguardo. A mio avviso, lo spirito dell’ordine del giorno oggi posto alla nostra approvazione va visto proprio nel sacrosanto diritto – dovere da parte delle istituzioni pubbliche, nazionali e locali, di tramandare nel maniera più fedele possibile le nostre radici storiche, senza temere di rimettere in discussione, se del caso, e far valere anche a distanza di tempo, le ragioni che hanno contribuito a determinare la nostra storia più recente. Il documento che pongo alla vostra attenzione quale contributo all’odierna assemblea è un’ulteriore testimonianza chel’iniziativa assunta con coraggio dai citati colleghi di maggioranza non è affatto bizzarra o cervellotica, come alcuni ironicamente voglio far credere, ma si riallaccia addirittura ad una richiesta di risarcimento avanzata già negli anni immediatamente successivi alla caduta di Gaeta. E, badate bene, ritenuta giusta e accoglibile dalla stessa Casa Savoia, come è documentato. Trattasi, infatti, di una memoria inviata nel 1865 dall’allora Sindaco della Città di Gaeta, Domenico Vellucci, ai vertici della seconda legislatura italiana, da cui si legge: durante l’armistizio 12 – 19 gennaio, il generale Cialdini inviò, a nome del Principe di Carignano, una lettera al Sindaco di Mola... perché lì si erano rifugiati molti gaetani dopo la distruzione totale della città... leggo testualmente, è un documento originale dell’epoca, stampato nel 1866: “Sua Altezza Reale, il Principe di Carignano, visitando ieri le posizioni occupate dalle truppe, vide i gravi ed inevitabili guasti della guerra prolungata in questo paese. Sensibile al danno di tanta parte della popolazione, Sua Altezza Reale, mi incarica
di assicurare la Signoria Vostra Illustrissima, e per di Lei mezzo, questi abitanti che a guerra ultimata il Governo di Sua Maestà provvederà all’equo e maggiore possibile risarcimento. Le trasmetto, frattanto, lire mille, di Sua cassetta privata, destinate ai poveri di questo paese più bisognosi di soccorso. Prego la Signoria Vostra Illustrissima di aggradire i sensi della mia più distinta considerazione.” Il Sindaco, lieto di obbedire ai voleri di Sua Altezza Reale, il Principe di Carignano, fece subito affiggere un manifesto, dal quale si leggeva: “Cittadini, il prolungato assedio di Gaeta che, in breve, coronerà la gloriosa rivoluzione operata nelle Due Sicilie, si procurò il contento di vedere qui approdare Sua Altezza Reale il Principe di Carignano, un membro della Casa Savoia da noi tanto amata. Sua Altezza Reale si portò a visitare le posizioni occupate dalle truppe
italiane e sensibile ai guasti causati dalla guerra a danno di tanta parte della popolazione, Sua Altezza Reale si degnò di incaricare Sua Eccellenza, il generale Cialdini, di per mio mezzo questi abitanti che a Guerra ultimata il Governo di Sua Maestà provvederà all’equo e maggior possibile risarcimento. E Sua Eccellenza, nell’adempiere a tale incarico, con ufficio di questa data, mi ha trasmesso lire mille, di proprio peculio dell’Altezza Serenissima destinate a distribuirsi ai poveri di questo paese, più bisognosi di soccorso. E benché avessi avuto a lordarmi continuamente della rassegnazione con cui ciascuno di voi
tollerava qualsiasi guasto nei propri beni, pure ho creduto sempre mio debito confortare con la speranza dell’indennizzo chi fra voi ha risentito il peso dei danni. Questi speranza che a me veniva dalla lealtà del Governo di Sua Maestà è consolidata oggi in certezza per le assicurazioni che a voi vengono in nome di Sua Altezza Reale. Confidate adunque nel

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Governo del Re Galantuomo e continuate sempre più col vostro disinteresse ed
abnegazione a mostrarvi degni italiani.” Continua il Sindaco Vellucci nella memoria controfirmata anche dalla Giunta del tempo: “Le perizie successive all’assedio stabilirono che i danni ammontavano a lire 898.463 per i fondi urbani ed a lire 1.149.238 per i fondi rustici, per un totale di lire 2.047.702,15. Il risarcimento non fu mai pagato, nonostante i documentati rinnovi della richiesta più volte reiterata, fino a tutto il 1914.” Non lo dico io, sto leggendo dal documento del Sindaco Vellucci. Che concludeva la sua memoria in
maniera molto dignitosa, come appare da alcune di queste frasi che vi sintetizzo per motivi di tempo. Si legge: “Comprendiamo la grande difficoltà, l’erario è esausto e siamo pronti a fare i necessari sacrifici. Ma questi sacrifici abbiano un confine e non vorremmo estenderli fino al suicidio. Non risarcì la nazione molti danneggiati dalle vicende del 1848 e, addirittura, fin del 1820? Né si ha l’ardire a pretendere un indennizzo a titolo legale ed equivalente al danno, cosa che menerebbe a cifra enorme. Ma chiedesi almeno un sollievo diretto alla eccessività di quel danno, senza pregiudicare le ragioni e le riserve della Camera sulla questione generale. Fortunatamente – dice ancora il Sindaco Vellucci
ai vertici di quella legislatura – abbiamo il vantaggio di sottoporre le nostre ragioni al fior fiore della nazione che può e sa ben ponderarle. Sicché noi, affidati in decreti e promesse ufficiali nelle assicurazioni di Sua Altezza il Principe di Carignano nella dignità della corona, della giustizia ed umanità del Parlamento, ci lusinghiamo di vedere una volta coronate le nostre modeste e legittime aspettative.” Ebbene... e qui sono io che intervengo... Gaeta, dopo 150 anni, sta ancora aspettando. E noi crediamo, al di là della via dell’azione risarcitoria che si intende riprendere, che almeno nella programmazione già in corso delle celebrazioni nel prossimo 2011 del 150° anniversario dell’Unità d’Italia
Gaeta debba essere compresa a giusto titolo, prima fra le città protagoniste dell’evento, come già richiesto con delibera qui approvata il 14 febbraio scorso. È questo che noi ci teniamo a ribadire oggi nell’approvare l’ordine del giorno propostoci, in maniera che il sacrificio della nostra città, ultimo baluardo caduto per l’unità del nostro Paese non venga ulteriormente dimenticato e trascurato proprio nel momento in cui si vogliono esaltare e riconoscere i valori e gli eventi che hanno portato alla nascita della nostra Patria. Grazie.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – (Pasqualino Magliuzzi)
C’era Consigliere Gallinaro.Prego.

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INTERVENTO DEL CONSIGLIERE – (Luca Salvatore Gallinaro)
Grazie, Presidente. Il Sindaco ha detto che entrando qui, in quest’aula, gli è stato chiesto come si sentiva. E lui diceva: benissimo. Io, a differenza del Sindaco, oggi sono molto triste. Sono molto triste perché oggi è in gioco la dignità di questa città, una città che non nasce nel 1861, una città che già esisteva, che ha oltre trenta secoli di dignità, di storia, di tradizioni, che è fiera dei
suoi avi e di chi oggi ci risiede e crede nel suo futuro. Noi non abbiamo bisogno di
riscoprire il 1861 per la dignità della nostra città. Però, dobbiamo dare onore alla nostra città, dobbiamo creare una memoria di quello che è accaduto. Ed è per questo che oggi siamo qui. E mi dispiace vedere che oggi... sì, l’aula è gremita, ma di pochissimi cittadini di Gaeta. E dove è l’orgoglio di essere cittadini di Gaeta? È questo quello che io mi domando. Ma chi ama veramente questa città? Chi fugge? Chi non ne difende la sua dignità? Ho sentito parlare di strumentalizzazione, tribunale politico per fare un processo alla storia, grave responsabilità nei confronti dell’intera città, ponderare bene le conseguenze dell’azione giuridica, città alla berlina, derisa dal resto del mondo. Una città piena di cultura, di tradizioni, che batteva propria moneta, aveva codici e leggi quando gli
altri neanche se le sognavano. Ma di che cosa stiamo parlando? Allora, perché oggi siamo riuniti in quest’aula? Vogliamo fare causa a qualcuno? Vogliamo vedere se riusciamo a portare soldi nelle casse comunali, inventandoci una nuova forma di finanza creativa per nostalgia di un passato che non tornerà mai? Per strategie televisive o tattiche politiche?
No, signori, non è nulla di tutto questo. Né abbiamo la presunzione di voler riscrivere la storia. Anche perché nella nostra città la storia la viviamo ogni giorno, camminiamo

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letteralmente su tesori inestimabili, questi sempre senza comprenderne la portata e la valenza. Questa è la realtà. Questa è, e deve essere, solo un’occasione di condivisione affinché tutti siano consapevoli del grande ruolo che ebbe Gaeta nella storia dell’unità
nazionale e quanto questo i cittadini di Gaeta, dal 1861 ad oggi, hanno dovuto pagare e continueranno a pagare. Perché questa è la verità. La storia dell’Italia è segnata da secolari divisioni che hanno fatto prevalere le identità locali su una comune identità nazionale. L’unificazione del 1861, riunendo queste molteplici anime, ha dato vita a un’esperienza di confronto e scambio unica nella storia europea. Oggi vogliamo capire se una volta fatta l’Italia, 150 anni sono bastati a rendere la massimo del torinese D’Azeglio finalmente compiuta. Il concetto di nazionale venne definito da... (il nome non è comprensibile) in una celebre conferenza del 1882 “un plebiscito di tutti i giorni”.Non è un
dato prodotto solo dalla storia, dalla natura, ma è il frutto della consapevolezza di un popolo di costituire una comunità di valori. Questo concetto di nazione, proprio per il contenuto di valori che lo animano, non conduce all’isolamento ma all’apertura. In primo luogo verso le genti, le nazioni vicine che di quegli stessi valori si sono alimentate, scambiandosi esperienze reciproche attraverso relazioni, talora anche burrascose che, comunque, le hanno coinvolte in vicende storiche comuni. In questo senso, per l’Italia il significato della parola nazione è indissolubilmente legato all’idea di libertà e dell’integrazione in un’Europa di popoli liberi. Oggi l’assedio del 1860-61 rappresenta un pezzo di memoria cittadina, una porzione di coscienza nella quale riaffiorano le sofferenze
del passato. Leggere i diari dell’assedio di Gaeta non è diverso dal leggere le cronache di una guerra di quelle che vediamo tutti i giorni nei nostri telegiornali, purtroppo. Perché la sofferenza e la violenza di una guerra non cambia nel tempo, cambiano soltanto le armi. Ma le sofferenze che impone al popolo sono sempre le stesse, non variano assolutamente. E allora, forse, è opportuno che oggi vengano ricordate alcune cose... e vi leggero soltanto due passi, secondo me importanti, di alcuni documenti che molte volte vengono richiamati ma che, secondo me, pochi conoscono. Uno è il testo della resa della piazzaforte di Gaeta, che ha un’autorevole importanza anche per la popolazione di Gaeta,
un documento spesso citato ma veramente noto a pochi, ed è quindi opportuno
sottolineare il valore ed evidenziare gli aspetti positivi che può avere in alcuni passi. Il testo della resa si compone di 23 articoli, dei quali solamente i primi due rilevano la durezza di una capitolazione vera e propria e che è espressa nei due principali articoli che sottolineano il passaggio di proprietà della piazza e la presa di possesso integrale di essa da parte dei vincitori. Ma quello che mi piace ricordare sono gli articoli 19 e 20. Il 19 dice:
“Tutti gli abitanti di Gaeta non saranno molestati nelle persone e proprietà per le opinioni passate.” L’articolo 20 recita: “Le famiglie dei militari di Gaeta e che trovansi nella piazza, sono poste sotto la protezione dell’esercito di Re Vittorio Emanuele.” Ma tutto questo si è veramente verificato? Secondo me, no. E l’altra cosa che invece mi piace ricordarvi è l’ordine del giorno emanato dal generale Cialdini il 17 febbraio 1861, il giorno in cui proprio qui, sull’istmo di Monte Secco, dove è eretta questa Casa Comunale, fu celebrata una solenne messa funebre per ricordare entrambi i caduti... di tutte le parti, perché la guerra
non fa distinzione tra nessuno. Soldati, Gaeta è caduta. Il vessillo italiano e la ***vittrice Croce di Savoia sventola sulla Torre di Orlando. Quanto io presagiva il 13 dello scorso gennaio, voi compiste il 13 del corrente mese. Chi comanda soldati, quali voi siete, può farsi sicuramente profeta di vittoria. Voi riduceste in novanta giorni una piazza celebre per sostenuti assedi e accresciute difese, una piazza che nel principio del secolo seppe resistere per quasi sei mesi ai primi soldati d’Europa. La storia dirà le fatiche e i disagi che patiste, l’abnegazione, la costanza e il valore che dimostraste. La storia narrerà i giganteschi lavori da voi eseguiti in breve tempo. Il Re, la Patria, applaudono al vostro trionfo, le Re e la Patria vi ringraziano. Soldati, noi combattemmo contro italiani, questa è
la verità, non c’erano fazioni diverse, erano tutti italiani. E fu questo necessario, ma doloroso ufficio e perciò non potrei invitarvi a dimostrazione di gioia, non potrei invitarvi

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agli insultanti tripudi del vincitore. Stimo più degno di voi e di me il radunarvi quest’oggi sull’istmo e sotto le mura di Gaeta, dove verrà celebrata una gran messa funebre. Là pregheremo pace ai prodi che durante questo memorabile assedio perirono combattendo tanto sulle nostre linee, quanto sui baluardi nemici. La morte copre di un mesto velo le discordie umane e gli estinti sono tutti uguali agli occhi dei generosi. Le ire nostre, d’altronde, non sanno sopravvivere alla... (la parola che segue non è comprensibile) il soldato di Vittorio Emanuele combatte e perdona. Ma la domanda che mi pongo è questa:
ma che cosa c’è da perdonare? E, se eventualmente, ci fosse stato qualcosa da
perdonare, questo perdono è mai giunto? Questa è la verità. Che a Gaeta viene ancora fatto pagare qualcosa, come se fosse stata una città che non voleva l’unità d’Italia ma era contro l’unità d’Italia. Questo non è vero, assolutamente. Noi siamo fieri di essere cittadini della Repubblica Italiana. In quel contesto storico si è vissuta la fine di un regno. Non dimentichiamoci una cosa, che il Regno delle Due Sicilie è finito, è finito perché la maggior parte dell’esercito si consegnò e si arrese spontaneamente perché l’esercito del Regno delle Due Sicilie era superiore agli invasori. Nella piazzaforte di Gaeta, prima dell’assedio, c’erano 22 mila soldati, 11 mila si andarono a consegnare volontariamente a Terracina. La
flotta borbonica si arrese, non venne nella rada della città di Gaeta, che fu difesa soltanto dalle navi francesi. Che poi salparono, e ci fu il blocco della flotta piemontese, questa è la verità.

Il Video

Su quel gonfalone voi vedete che c’è una medaglia d’argento, l’unica decorazione che è stata data a quel gonfalone, data quasi cinquanta anni fa in concomitanza del Centenario dell’Unità d’Italia. Ma la sapete quale è la motivazione gloriosa, condivisibile,
valida per la quale fu data quella decorazione? Io, nel 1961 non ero ancora nato, l’ho appreso adesso perché mi sono andato a documentare. Mi sarei aspettato che in occasione del Centenario dell’Unità d’Italia fosse riconosciuto il giusto merito a questa città. Ma gli fu riconosciuto per tutt’altra cosa, per i bombardamenti aerei e navali subiti durante la seconda guerra mondiale? E quelli subiti nel 1861 che cosa furono, acqua fresca? È questa la verità, che ancora non si ha il coraggio di riconoscere che Gaeta era una città che ha voluto l’unità d’Italia, non era contro l’unità d’Italia. E allora è arrivato il momento di chiedere onore per questa città. È questo il vero valore dell’ordine del giorno che noi andiamo oggi ad approvare. E proprio perché non voglio mettere timore in nessun
cittadino e non voglio lasciare debiti a nessuno, probabilmente è opportuno che chi ha presentato l’ordine del giorno lo subemendi e inserisca che non sia previsto operi per l’avvocato che, eventualmente, dovrà andare a valutare e tutelare il ruolo della città di Gaeta, ma che abbia una percentuale, eventualmente, se ci sarà un risarcimento. Ma il riconoscimento deve essere, prima di tutto, come ha detto il Sindaco, morale per la città. E i risarcimenti possono essere anche simbolici. Né posso condividere le illazioni e le ingiurie che, secondo me, sono state rivolte in questi giorni sulla stampa alla città di Gaeta.
Sei anni fa il popolo italiano, attraverso i suoi rappresentanti al Governo, ha mostrato enorme saggezza andando a modificare la Costituzione Italiana e consentendo agli eredi di una dinastia di sesso maschile di rientrare nel nostro suolo. Perché la monarchia, oggi, non fa paura più a nessuno, oggi viviamo in un mondo aperto, non abbiamo più frontiere, è caduto il muro di Berlino, le dimensioni, i valori sono molto più forti. Non crediamo più in un
passato che, molto probabilmente, non ritornerà mai più. E questo è segno di estrema maturità. Ma mi sarei aspettato più fierezza e più dignità nelle parole di chi rappresenta i discendenti di una dinastia, mentre nelle loro parole c’è soltanto il terreno timore di chi vede soltanto la possibilità che venga intaccato il loro patrimonio. Ma stiano tranquilli, non li vogliamo i loro soldi. Noi chiediamo soltanto un riconoscimento al nostro Stato, perché noi siamo la periferia delle istituzioni e dobbiamo muoverci nei canali delle istituzioni.
Questa è la coerenza di chi amministra. E chiudo ricordandovi la motivazione di quella medaglia: sopportava con dignitosa fierezza ripetuti, violenti bombardamenti aerei e navali che arrecavano gravi distruzioni agli abitanti e uccidevano numerosi suoi figli; subiva stoicamente crudeli rappresaglie dal nemico invasore, mai piegando la sua fede in un’Italia

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migliore. E noi questa fede un’Italia migliore ce l’abbiamo, continuiamo ad averla perché abbiamo la consapevolezza del nostro passato, la certezza del nostro presente e la fiducia nel nostro futuro. Grazie.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – (Pasqualino Magliuzzi)
Sono iscritti il Consigliere Ciccariello e la Consigliera Costabile. Costabile, prego.

INTERVENTO DEL CONSIGLIERE – (Marina Costabile)
Grazie, Presidente, e buona sera a tutti. Rivivendo il passato attraverso il doloroso percorso storico che ha portato all’Unità d’Italia, vorrei sottolineare che le truppe piemontesi massacrarono non solo soldati, ma
anche donne e bambini, molte delle quali si immolarono per l’estrema difesa del regno.
Nelle cronache dell’epoca e nei documenti ufficiali, si legge di donne guerrigliere checombatterono al fianco degli uomini. Catturate, esse furono torturate, subirono sevizie,violenze e morte. Nell’eccidio di Pontelandolfo e Casalduni, trattato nel libro moltodocumentato dal titolo “1861, un massacro dimenticato” è descritta la violenza ad unadonna. Dopo averle ucciso il marito e il figlioletto, viene legata ad un albero, violentata euccisa con un colpo di baionetta nel ventre. E l’eccidio non finisce qui, vengono trucidatepure trenta donne che si erano rifugiate intorno alla croce eretta sulla piazza del mercato,nella speranza di trovarvi scampo agli oltraggi e alla morte. Queste le testuali parole del
libro, che riporta le violenze e le barbarie delle truppe savoiarde: Non c’era spazio per lapietà. Le orecchie dei bersaglieri erano sorde ai lamenti e i loro occhi cercavanoesclusivamente sangue. Videro alcuni bambini pregare all’ingresso di una casa, lifucilarono tutti senza pietà, mentre quelli piangevano. È giusto che il mondo sappia, non sipuò tacere di fatti tristi e orrendi come questi, le cui vittime indifese, donne e bambini,furono uccisi non solo nel corpo, ma soprattutto nella loro dignità di essere umani.
Fedelissima del Regno delle Due Sicilie, anche Gaeta, nel 1860-1861, subì da parte delletruppe savoiarde un lungo bombardamento che seppellì tra le macerie soldati, donne,bambini e persino i malati e i feriti nei loro letti. Durante l’assedio, preziosa fu l’opera delledonne che, sebbene fossero in mezzo ad ogni privazione e sofferenza, non furono mai prese dallo scoraggiamento e dalla viltà. Tra esse, c’era la giovane regina Sofia, che detteprova di coraggio superiore al suo sesso, dividendo col consorte i pericoli e sollevandocon la sua opera gli infelici malati e feriti. L’assedio si concluse il 13 febbraio 1861, in un orrendo bagno di sangue.
I Savoia fucilarono i contadini, chiamati briganti, torturarono i
bambini, stuprarono le donne e, alcune di esse, accusate di procurare viveri a briganti,furono processate e condannate alla reclusione. Oggi, questa richiesta di danni ai Savoia ha l’intento di difendere la purezza della memoria storica, di sancire diritti umani che sonostati orrendamente violati, dando la possibilità alla città di Gaeta di ottenere non solo un riconoscimento economico, ma soprattutto un riconoscimento morale affinché tutte quellemorti di soldati, di donne e bambini possano vivere una vita più gloriosa nella mente dei posteri. Grazie.

INTERVENTO DEL VICE PRESIDENTE VICARIO – (Marzio Padovani)
Grazie alConsigliere Costabile. La parola al Consigliere Ciccariello.

INTERVENTO DEL CONSIGLIERE – (Fabrizio Ciccariello)
Gli eventi storici connessi alperiodo risorgimentale, che hanno visto protagonista la città di Gaeta, sono statiampiamente ed egregiamente riportati all’attenzione dei presenti dal Sindaco,dall’Assessore e dai Consiglieri che prima di me sono intervenuti. Dunque, non misoffermerò sulle rievocazioni storiche. Ma mi chiedo come, alla luce di tutto ciò, unarevisione sistematica della nostra storiografia sia oggi ancora curiosamente osteggiata dagli storiografi. Mi preme notare come nell’ambito delle valutazioni e delle interpretazionistoriche connesse all’unità di Italia si è spesso sacrificata la verità all’esigenza di creare un supporto mitologico all’ideale dell’unità nazionale. Questo, ovviamente, a discapito diquelle città che, come nel caso di Gaeta, hanno dovuto pagare e continuano ancora oggi a
scontare gli eventi di quelle circostanze passate. Entrando nel merito di quello che èl’argomento all’ordine del giorno di Consiglio Comunale, ovvero il 150° Anniversario

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dell’Unità d’Italia, e i suoi festeggiamenti, non si può non evidenziare la disparità di trattamento mostrata nei confronti della città di Gaeta, e di altre città, nelle quali si èpraticamente fatta l’Italia. Non con carte, atti burocratici, accordi, ma con il sangue dellepersone che hanno combattuto o sono morte per i loro ideali, dall’uno e dall’altro fronte.
L’Art. 36 del decreto legge 159, del primo ottobre 2007 prevede che nell’ambito delladefinizione del programma generale degli interventi e delle manifestazioni per la ricorrenzadel 150° Anniversario dell’Unità d’Italia si debba prestare particolare attenzione alle città che hanno avuto maggior rilievo nel processo di unificazione della nazione e se le stragi,le battaglie, il sangue versato e le migliaia di morti non debbano essere ricordate edonorate da queste celebrazioni, ditemi voi noi cosa andiamo a festeggiare e a celebrare.
Andiamo avanti... andando avanti, mi preme ricordare un’altra questione spinosa che dasempre attanaglia la nostra città, questione legata direttamente a quegli eventi del 1861, laquestione demaniale. Gaeta era, fino al 1861, padrona del suo territorio. Ad oggi, invece,gran parte del nostro territorio non è di proprietà della città di Gaeta e dei cittadini,espropriato proprio in occasione dell’assedio del 1861, successivamente passato aldemanio. Demanio che lo amministra non certo a favore dei cittadini di questa città. Negli ultimi anni si è sentito parlare di vendita dei beni demaniali, da una parte si vende un faro,da un’altra si vende una caserma, si vende una montagna e un castello. Ma mi chiedocome si possano svendere i pezzi della nostra storia e della nostra città, chiedendo in
cambio un compenso economico. Vorrei ricordare ai presenti che la città di Gaeta hadovuto ricomprare, con soldi dei cittadini, Monte Orlando, dall’allora Sindaco Corbo; l’areadei Cappuccini ed altri beni presenti nella nostra città. Mentre, altri ancora, a causa diindisponibilità economiche di Codesto Ente, non si sono potute acquistare, come – adesempio – il Castello Angioino. Chiedo dunque, come riportato dall’emendamento che lamaggioranza ha presentato in aggiunta all’ordine del giorno, che si richieda ufficialmentela restituzione alla città di Gaeta di tutti i beni demaniali presenti sul nostro territorio, che cisono stati sottratti con la forza e che, ad oggi, oltre a non essere utilizzati, versano in uno
stato di abbandono e, paradossalmente, in uno stato di pericolosità per gli stessi cittadinidi Gaeta. Infine, un’ultima considerazione: gli eredi di Casa Savoia, Vittorio Emanuele e iltelegenico figliolo, nonostante la cortesia fattagli dall’allora Governo Berlusconi di poterrientrare in Italia e nonostante aver giurato, in cambio di rimpatrio, fedeltà alla Costituzione e alla Repubblica Italiana, rinunciando esplicitamente a qualsiasi pretesa dinastica, hanno
avuto il coraggio di chiedere alla nostra Repubblica 260 milioni di euro di risarcimento per idanni causati dall’esilio. Sulla base di quanto chiesto, mi chiedo come possa sembrare strano che per alcuni, addirittura una pagliacciata la richiesta di risarcimento rivolta acoloro che hanno causato i danni per questa città, e altre città, che nel 1861 hanno dovuto subire feroci massacri. Concludo con una speranza, la speranza che questa città, comealtre, vengano ripagate dei danni subiti e che in futuro potremo riavere quel patrimonio che
i nostri concittadini, in passato, hanno concorso a realizzare e che è stato sottratto aglistessi e ai loro figli. Grazie.

INTERVENTO DEL VICE PRESIDENTE VICARIO – (Marzio Padovani)
Grazie alConsigliere Ciccariello. Si è prenotato il Consigliere Vaudo.

INTERVENTO DEL CONSIGLIERE – (Valerio Vaudo)

Il Video

Grazie, Presidente. L’essere stati dimenticati nel programma dei festeggiamenti per il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia è sicuramente sconcertante, ma non solo per gli eventi storici accaduti nella nostra città,importanti per l’unità d’Italia, del nostro Paese o per i danni materiali subiti dalla città.
Infatti, centodue giorni di assedio, di cui settantacinque sotto il fuoco nemico... forse la motivazione di tanta ferocia scaturiva dal fatto che bisognava fare in fretta, perché lo spettacolo di un re italiano che combatteva un suo fratello, che nulla gli aveva fatto di male, al quale aveva offerto solo pochi mesi prima alleanza e collaborazione, era certamente penoso e non andava prolungato. Io mi voglio soffermare soprattutto sugli aspetti che sono stati forse un po’ meno evidenziati, gli aspetti culturali e psicologici che

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hanno... sono danni che hanno profondamente influito sulla nostra autostima, non come individui ma soprattutto come popolo, come popolo meridionale. L’aver studiato e interiorizzato per generazioni la storia patria scritta dai vincitori, dove l’esercito piemontese e i garibaldini sbaragliavano l’esercito borbonico e liberavano un sud dall’assoluta arretratezza culturale, sociale ed economica ci ha posto in una condizione di inferiorità. Ma la verità con il tempo, spesso, emerge. E, grazie al lavoro di persone che hanno dedicato
energia e tempo alle ricerche storiche... e qui ringrazio il nostro Assessore Ciano... si scopre che il sud non era più arretrato del nord. Anzi, in molti settori era certamente più sviluppato. L’aver sottomesso culturalmente ed economicamente il sud ci ha danneggiato anche psicologicamente, influendo fortemente sui nostri avi, su di noi e sicuramente sulle future generazioni. L’averci collocato nello stereotipo di fannulloni inefficienti ha influito enormemente sull’autostima del popolo del sud. Ed è per questo che ritengo che la partecipazione agli eventi del 150° Anniversario de ll’Unità d’Italia sia qualcosa di dovuto.
Anzi, aggiungo che la città deve essere risarcita adeguatamente per quanto riguarda i danni subiti dall’assedio. E dovrà riavere i beni ingiustamente di proprietà demaniale.
Voglio, comunque, concludere positivamente, sperando che al di là degli aspetti legati alla succitata questione il nostro Mezzogiorno d’Italia possa conquistare la condizione più consona alle nostre menti, al nostro saper operare, che ci hanno posto per secoli in una condizione di assoluto vantaggio nei confronti di molti Paesi europei. Potrei citare molto situazioni che confermano tutto ciò, però mi piace partire da lontano, perché la nostra storia inizia da molto lontano. Nel 312 a.C. nella costruzione della Via Appia... la strada più importante di Roma, viene costruita verso sud perché Capua e Taranto erano le città più importanti d’Italia. Grazie.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – (Pasqualino Magliuzzi)
È iscritto a parlare l’Assessore Ciano, al quale viene data la parola quale Assessore al Demanio. Prego.

INTERVENTO DELL’ASSESSORE – (Antonio Ciano)
Signor Presidente, la ringrazio. Signor Sindaco, Signori Consiglieri, voi siete degli eroi perché questa città maltrattata per centocinquanta anni sta riprendendo la sua dignità. Dignità che ci era stata tolta proprio dopo l’assedio. Ebbene, io ritengo questi nostri fratelli, questi che sono andati via, qui, non
li ritengo piemontesi nostrani, come avevo pensato in un primo tempo. Penso che la loro fede partitica, che fa capo al Risorgimento, li abbia indotti a queste escandescenze. Uno di loro ha detto che... la storia lasciatela fare agli storici. È quello che stiamo facendo. Molti di noi si sono cimentati a riscrivere quella storia; molti di noi sono stati processati anche da tribunali italiani. Il sottoscritto è stato processato per quattro anni per un fatto avvenuto il 5 agosto del 1861. Quattro anni di processi in quelle aule grigie, accompagnato da nessuno.
Veniva con me il qui presente Alessandro Romano, il Vice Prefetto di Roma e il compianto Lucio Barone. Ebbene, il sottoscritto, per un libro ha dovuto... non solo il sottoscritto, anche altri, per i Savoia e il massacro del sud ho dovuto subire un processo. Era una mia opinione, naturalmente. Ma quel libro, penso, abbia un po’ inciso fortemente sul pensare dei meridionali. Non è un libro di storia, quello. È un richiamo, diciamo, alla nostra identità. Ma io, prima di tutto, voglio salutare questi ragazzi che vedete qui dentro, venuti da tanto lontano. C’è chi viene da Genova... ho visto la Signora Costanza Castellano, che è la sorella di quel Castellano che fu gambizzato dalle Brigate Rosse. La sua origine
meridionale l’ha portata qui; vedo Duccio Malamaci... ho visto qui, tra la folla, che viene da Torino, emigrato calabrese, come tanti calabresi. Forse la Calabria l’hanno ridotta allo stato larvale dove la ‘ndrangheta oggi fa da padrone. Vedo tanti napoletani che sono arrivati qui, con i loro simboli. Napoli assalita dalla camorra, dai casalesi, dalla “monnezza”. Ecco, hanno bistrattato il sud in centoquarantasette anni di storia. Il sud che era molto ricco, molto ricco, era la terza nazionalizzazione più industrializzata d’Europa.
Ebbene, ieri sera, ho visto lì, a TV7, e mi sono meravigliato, un programma... insomma, il Riotta lì parlava di un libro scritto da un inglese. Ma è possibile che gli inglesi debbano scrivere libri sul Risorgimento che non c’è stato? E parlava di massacri compiuti dai

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piemontesi qui, nel sud, massacri veramente orrendi. Ci sono stati un milione di morti, qua giù. E quel 13 febbraio ha determinato, appunto, come diceva il Sindaco, la questione meridionale. Sono emigrati 25 milioni, 30 milioni di meridionali in ottantatre, ottantacinque anni di regno sabaudo. Ecco, ma io qui forse vedo l’anima di Don Paolo Capobianco al quale io bambino, diciamo... frequentavo la quinta elementare... ho chiesto del Risorgimento perché a scuola mi insegnavano, mi dicevano che Gaeta aveva resistito ai nostri liberatori. Mio nonno mi diceva che non era così. Mio nonno Pasquale mi diceva che
questi ci avevano massacrati. E Don Paolo che mi spiegava, diceva: guarda che non è come ti insegnano a scuola, la storia è un’altra. Mio nonno era un vecchio socialista, di quelli di una volta, non i socialisti di oggi che vanno a braccetto con gli avversari di un tempo. Ebbene, qui vedo l’anima di Angelo Manna, che era di destra, ma che in un’interpellanza feroce nel Parlamento italiano dissacrò totalmente Casa Savoia, li chiamo... (la parola che segue non è comprensibile) a Cavour. Ma non voglio raccontare in questo Consiglio Comunale quel... tutti possono andare al Parlamento, leggere sui nostri libri ciò che Angelo Manna... voglio ricordare Gramsci. Gramsci, ragazzi, era originario di
questa città, non c’è una strada intitolata. Noi gliela intitoleremo, perché il papà di Gramsci era di Gaeta, la nonna di Gramsci era di Gaeta; il nonno di Gramsci, don Gennaro Gramsci, era capitano della gendarmeria borbonica, qui, nella fortezza. E tutti sapete cosa...

FINE LATO B 1a CASSETTA
INIZIO LATO A 2a CASSETTA

INTERVENTO DELL’ASSESSORE – (Antonio Ciano)
... proprio perché aveva resistito... la Chiesa, con Pio IX, alle orde piemontesi, alla massoneria. Per me Pio IX è il più grande Papa che ha avuto la Chiesa. Ecco, vedo qui l’anima di Lucio Barone che ci ha accompagnato, per tanto popolo. Vedo qui l’anima di Silvio Vitale che ogni anno veniva qui a ricordare i nostri morti, sopra la Montagna Spaccata.

Il Video

Ricordo tante, tante persone.Ricordo Cosmo Ciaramaglia che, prima di morire, era malato, gravemente malato, ma voleva conoscere la storia. Ciaramaglia era veramente un genio della politica, della cultura, della storia. Cosmo Ciaramaglia è colui il quale ha scritto Razza caina, un libro forse tra i più belli che io mia mai letto. Ebbene, quando l’ho accompagnato a San Leucio, una volta, ha detto: ma è possibile che questa roba l’hanno fatta duecentocinquanta anni fa? Era una comunità cattolica, socialista, con case popolari costruite addirittura duecentosessanta anni fa. Con la migliore, la più bella seteria del mondo. Guardate, la Casa Ovale della Casa Bianca è tappezzata con la seta di San Leucio. Ma uno che ci ha lasciato, qui, poco fa, ha detto: la storia lasciatela fare agli storici. Noi ci siamo provando,
ma soprattutto io ci tengo a dire che siamo repubblicani, che la nostra patria è nata il 2 giugno del 1946 sulle ceneri di Casa Savoia e del fascismo. E chi non riconosce questo è traditore della nostra repubblica. Io non sono... io sono un pacifista, io non voglio fucilare nessuno, ma storicamente li condanno. La storia, però ci ha tolto la dignità, ci ha tolto la nostra città, ci ha tolto la memoria, la storia ci ha tolto i nostri figli che sono costretti ad emigrare perché non trovano case, non trovano lavoro. La storia ci ha tolto la libertà perché noi qui in Consiglio Comunale, eletti democraticamente dai cittadini, non siamo liberi di decidere sul nostro territorio. L’80% del nostro territorio è demaniale. Che significa
demaniale? Cioè, lo stato l’ha rubato alla libera fruizione dei nostri concittadini. Significa che noi non possiamo decidere su questo territorio per far lavorare i nostri figli. L’80%del nostro territorio è demanializzato. Ma demanio non significa soltanto caserme, scuole, chiese che hanno sequestrato, che hanno requisito, conventi, piazze. Demanio significa lespiagge, per esempio. Ma lo sapete che i nostri concittadini pagano allo Stato 500 mila euro solo per le spiagge, di demanio. Allo Stato. Un altro 15% lo pagano alla Regione e a
Gaeta non rimane niente. Noi dobbiamo pulire le spiagge con i soldi dei nostri cittadini,dobbiamo portarci e servizi, l’acqua, la luce, le fogne. Ecco, questo significa demanio,

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anche. Come demanio significa il porto, il porto commerciale che quello che è di Gaeta non è di Gaeta, una parte è di Civitavecchia e un’altra parte è dello Stato. Tutte le tasse dei noli, delle concessioni a Gaeta non rimane niente. Guardate, solo l’Agip, per il pontile, paga 250 mila euro. Però, noi ci dobbiamo fare le strade, dobbiamo asfaltarle, le dobbiamo andare a pulire, etc. etc. Ecco, una volta non era così. Io qui vi voglio dire che cosa era Gaeta prima del 1861, quando eravamo padroni del nostro territorio, quando il Consiglio Comunale di Gaeta poteva legiferare sul territorio, perché Gaeta era molto ricca.
Ecco, fino al 13 febbraio del 1861 Gaeta era capoluogo di circondario. Appena dopo l’assedio del 1860-61 si pensò a smantellare la piazzaforte per farla diventare luogo di pena. Il detto: ti mando a Gaeta... non so, chi ha fatto il militare te lo dicevano cento volte al giorno, tanto che ti facevano odiare Gaeta, insomma, questo era il proposito delle istituzioni di allora, perché Gaeta aveva difeso con onore l’orgoglio del sud, la libertà del sud. In Gaeta vi erano i seguenti uffici: due rappresentanze di stati esteri, quelli della Francia e dell’Inghilterra per il grande commercio che c’era qui; il comando militare della
fortezza e del distretto... comando di circondario marittimo; due camere di assicurazione marittima, di gaetani, non del nord, oggi sono tutte del nord le compagnie di assicurazioni, le banche, le industrie. Non ci appartiene più niente. L’ultimo, il Banco di Napoli, è stato asservito ai torinesi, sette o otto anni fa. Un ufficio postale di prima classe, l’ispettorato di distretto e luogotenenza delle dogane e gabelle. La dogana, oggi, piglia soldi e la porta a Roma, diciamo, che poi vanno a Milano, di questo si tratta. Un fondaco con ricevitoria
delle privative, ricevitoria del registro, cioè l’ufficio del registro. Agenzia delle tasse dirette e del catasto; un ispettorato di circondario delle scuole primarie, una pretura dipendente dal tribunale civile e correzionale di Cassino. Ma ci pagava lo Stato. Oggi sapete quanto ci costa il tribunale di Gaeta? A voi cittadini di Gaeta costa 560 mila euro all’anno; lo Stato non ci dà una lira. Io voglio sapere se siamo una colonia e facciamo parte di questa Italia repubblicana. Qui l’Italia deve fare i conti con queste realtà, non solo con Gaeta. Deve fare
i conti con Venezia. L’altra mattina sentivo Cacciari, in televisione, diceva le stesse cose che sto dicendo io, da anni. Perché i Comuni non ce la fanno più a resistere all’assalto, praticamente, del sistema fiscale, che non è nostro, è dello Stato. Siamo stati criticati per l’Ici, per altre cose. Sono tasse che hanno messo loro, tasse di successione. Ai nostri tempi, quelli buoni di una volta, non esistevano queste tasse, ce n’erano quattro, più la fondiaria. E lo Stato era ricco. C’era una delegazione di pubblica sicurezza, la verifica dei pesi e delle misure, un ufficio telegrafico di terza classe, ufficio di sanità marittima, un consorzio agrario circondariale. Tutti questi uffici oggi non ci sono più. La città perse la sua
importanza, sia militare che civile. Qui c’erano trecento navi. I nostri armatori, di cui un Consigliere, Matarazzo, era discendente di uno di questi. C’erano i Leboffe, i Cicconardi. Avevano trecento navi che solcavano i mari di tutto il mondo. Oggi non ne abbiamo una. C’erano sessantaquattro paranze, oggi sono ridotte a venti. C’erano industrie di cordame, di sapone, di vele.

Il Video

C’erano trecento frantoi, cantieri navali che davano lavoro a duemila operai, maestri d’ascia, calafati, velai, bozzellai, stivettai, falegnami. Centoquarantasette anni ci hanno massacrato la città, ci hanno debellato le nostre strutture. Ma io non sto qui per fare politica, non è il mio compito. Qui faccio l’Assessore al Demanio. Il Sindaco
Raimondi, durante la campagna elettorale, vedendo questa situazione drammatica di Gaeta, drammatica per questi beni demaniali che hanno invaso il nostro Comune mi ha detto: Antonio, tu devi fare l’Assessore al Demanio. Io sto qui solo per questo. Io, una volta che sono riuscito a recuperare alla città questi beni demaniali che sono nostri, li hanno costruiti i nostri padri con enormi sacrifici, io me ne posso andare a casa, il mio compito sarà finito. Luca, non me l’hai detto tu di rimanere qui... tu sei il mio medico ideale, mi hai
curato molte volte. Ma lì non mi può curare, me ne andrò perché darò spazio ai giovani, io ho una certa età. Questa città ha bisogno di giovani, ha bisogno di case popolari, di lavoro.
L’altro giorno sono stato al Consorzio Industriale, il sottoscritto è stato sempre contrario a questo Consorzio Industriale, perché non facevano in questa città, non realizzavano

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niente. Quando siamo arrivati qui, il Sindaco Raimondi ha incontrato il Presidente Forte,che è di un’altra parte politica, si sono guardati in faccia come due galantuomini. Raimondi gli ha detto: guardate, se non fate qualcosa, noi ce ne usciamo dal Consorzio. E si sono messi a lavorare per il Distretto del polo nautico internazionale. Sono stato lì, la prima pietra l’hanno messa l’altro giorno, stanno costruendo i primi quattro capannoni e fra sei mesi li consegneranno, 50 milioni di investimenti privati. Andranno a lavorare i primi cento giovani, penso. Sono cento giovani che o rimarranno qui, nella nostra città e non saranno
costretti ad emigrare. Ecco, io finisco con i beni demaniali perché i beni demaniali sono il futuro di questa città, e non solo di Gaeta. Io penso di Formia, del circondario. Anche Napoli potrebbe avere l’influsso da questi benefici. Perché? Perché noi siamo... sì, siamo della Regione Lazio però storicamente e culturalmente siamo la propaggine dell’ex Regno di Napoli. E, vuoi o non vuoi, la storia ci ritorna e senza storia un popolo è morto, non ha futuro. Pare che la Provincia di Caserta voglia riattivare la ferrovia Caserta – Sparanise,
fino a Gaeta. Che significa? Significa che quei tre milioni di turisti che vanno a Caserta verranno pure a Gaeta. Non dico 3 milioni, ma trecentomila ci verranno a visitare una fortezza che è rimasta abbandonata da centoquarantasette anni e che noi vorremmo riattare e vorremmo rendere fruibile non solo ai turisti, ma anche ai gaetani perché i gaetani non conoscono il proprio territorio. Ecco, Gaeta dal 110 dopo Cristo era padrona del suo territorio, sia dentro che fuori le mura. Dal 1861, con la vittoria della Casa Savoia sul Regno delle Due Sicilie, in una guerra mai dichiarata Gaeta, in quanto bottino di guerra, ha dovuto consegnare il proprio territorio al generale Cialdini e quindi al Regno del Piemonte. E quindi, poi, al Regno d’Italia che, a sua volta, lo ha consegnato alla Repubblica Italiana. Ecco, per risanare il debito pubblico hanno messo in vendita questi
beni. E ciò non è bello per la nostra dignità, per la nostra storia e per l’avvenire dei nostri figli. Io ho dedicato il 90 per cento del mio tempo a questa questione demaniale, la questione demaniale della nostra città. Col Sindaco andiamo spesso a litigare col demanio del Lazio, col demanio centrale. Oddio, quelli fanno il loro mestiere. Noi andiamo lì, dicendo con protervia, forse pure, che quei beni sono nostri, ce li vogliono far pagare. Ma, ad oggi, siamo la prima città del Lazio ad esprimere, praticamente, un disegno concreto per questi beni. Noi abbiamo chiesto istituzionalmente la Gran Guardia Borbonica, che è un po’ il simbolo della Gaeta Medioevale; abbiamo chiesto il convento e la chiesa di San Domenico; abbiamo chiesto tutto il complesso della caserma Sant’Angelo, che noi
cederemo alla Parco Riviera di Ulisse perché hanno a disposizione la legge 40 e possono finanziare... la Regione può finanziare quei beni. In tutto, la Regione Lazio investirà 36 milioni di euro per questi beni. Inoltre, abbiamo chiesto l’area di sedime della caserma Gattola... Casa Tosti, dove costruiremo case per giovani coppie. Ma ci è costata tanta fatica questa cosa. Immaginate quante volte siamo dovuti andare a Roma, io e il Sindaco.
Dobbiamo ringraziare il dottor Raniero De Filippis, che ci sta dando una mano, che è di Fondi, che oggi è Commissario dell’Ipab dell’Annunziata e che sta facendo arrivare tanti soldi anche per l’Annunziata, per la Sorresca, 200 mila euro, per la facciata esterna dell’Annunziata, 250 mila euro; per il pavimento, altri 200 mila euro. Io lo ringrazio da quest’aula. Come ringrazio il dottor Marrazzo, che ci è molto vicino. Io ho fatto parte della Lista Marrazzo, ma lui è di Minturno, la mamma è di Minturno, di Marrazzo... facciamo valere, come si dice, il peso politico. E vorrei che questo peso politico si rafforzasse. Ecco, vedete, avevano messo in vendita l’ex Batteria Duca di Genova, per 140 milioni; l’ex Batteria dello Spirito Santo, che abbiamo comprato per 3000 euro, pochi mesi fa. Dice:
perché l’avete comprata? Perché l’avevano messo all’asta e aveva vinto l’asta un privato.
E noi non possiamo permettere che i privati detengano la nostra storia. Hanno messo in vendita tutti i beni, i bastioni, addirittura, le strade, le piazze. Questa estate il Governo Tremonti che, devo dire la verità, adesso sta cedendo, con la legge sul federalismo fiscale.
Io ho premuto sulla Lega, su un deputato della Lega, si chiama Giacomo Chiappori e ho fatto introdurre in questo articolo l’Art. 16 della legge 3 ottobre 2008, il fatto che i beni

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demaniali devono tornare ai Comuni. Ci ho lavorato un anno, però ci siamo riusciti. Adesso, ci vuole tempo, devono dare le disposizioni a questa legge, e va bene. Però, voglio... e finisco, perché voi venite da lontano, avete fatto chilometri, chi viene dalla Calabria, chi viene dalla Sicilia, chi dalle Marche, chi dal Veneto, chi dal Piemonte... è successo nel 1999... qui inizia la storia delle devoluzioni di questo Stato, qui inizia la storia dei 150 anni dell’Unità d’Italia, praticamente, che come ci ha ricordato il Sindaco, nel 1961 è stato è stato festeggiato a Gaeta. Noi, lo ricorderemo, ricorderemo quello che è successo qui. Perché ognuno deve festeggiare i propri eroi. Quelli non sono i miei eroi.
I miei eroi sono i miei partigiani, sono Ninco Nanco, Passannante, a cui è stata mozzata la testa e messa in un museo, a Roma, criminologico e un milione di morti, che ci stanno sentendo, qui. Un milione di fucilati, trucidati, donne, bambini. Io sono stato a Roma una volta all’Archivio dello Stato, schifato me ne sono andato. C’era la fotografia di un bambino di dodici anni, fucilato dai bersaglieri piemontesi. Si chiamava Antonio Orsolino, 12 anni,
brigante. Ecco, questo stato ha elargito la somma ragguardevole di 1000 miliardi, cioè 500 milioni di oggi, per la riattazione e la conservazione dei beni demaniali dei Savoia, in Piemonte. L’ex Ministro del centrosinistra, Signora Melandri, ha elargito, Enzo Ghigo, del centrodestra, ha ringraziato. Volete sapere dove sono finiti questi soldi? Guardate, è stata un’operazione bellissima, io non sono contro la riattazione dei beni dei Savoia, io l’ho appoggiata, subito. Ho detto: magari, adesso ci danno pure a noi 500 milioni di euro. Ma qua non è arrivato niente. Ebbene, alla Mandria, hanno dato 46 miliardi di lire; 122 miliardi
a Venaria; 67 miliardi a Stupinigi; 14 miliardi ad Aglié; a Moncalieri, per aggiustare la villa dove Cavour, diciamo avrò usava ricevere il pubblico... non mi voglio dilungare; altri 9 per l’arredo urbano; a Rivoli, 2 miliardi; al Museo del Risorgimento, 15 miliardi; al Museo Egizio, 3 miliardi; alla Galleria Sabauda, 16 miliardi; 30 miliardi per Palazzo Madama; a Palazzo Reale, 10 miliardi; miliardi per l’Armeria Reale; 37 miliardi per la villa della Regina; 6 miliardi per il Parco del Valentino; a Racconigi ben 29 miliardi; a Valcasotto 14 miliardi; 3
a Govone; 6 miliardi per il Forte delle Fenestrelle, trasformato nel 1861 a lager dei soldati napoletani che non vollero tradire il loro giuramento. Ne morirono 56 mila, certi infoibati nella calce viva. Questa è una storia che deve essere portata all’attenzione del sud, del mondo, come ha fatto quello scrittore inglese che ieri sera stava da Riotta. Oltre a svariati miliardi da spendere per, ancora oggi, per la valorizzazione dei beni culturali... (seguono alcune parole incomprensibili). Ebbene, noi abbiamo una fortezza che ha fatto la storia d’Italia e non siamo stati calcolati. Il Sindaco è andato a Somerville, un paese vicino Boston, vi sono forse 50, 60 mila gaetani, qui siamo rimasti in 20 mila. Altri gaetani stanno
a Puerto la Cruz, in Francia, in alta Italia, a Roma, a Latina, a Milano, a Torino. Vorremmo che finisse questa emorragia mortale per la nostra città. E chiediamo, come ha detto Fabrizio Ciccariello, nell’emendamento che aveva presentato, chiediamo fin da ora la restituzione di questi beni alla nostra città perché è stata martire del risorgimento, assieme ad altre città completamente rase al suolo. Parlo di Ponte Laldolfo, Calsalduni... ma non solo al sud questi hanno fatto le stragi. Nel sud hanno seppellito sotto gli incendi e le macerie centinaia di paesi. Io qua ne ho documentati una parte, su questo libro. Ma sono
state messe al sacco città del nord. Torino ha avuto due stragi, nel 1853, quando c’era carestia di grano, Cavour usò i fucili e i cannoni per sgombrare la piazza, non si sa quanti furono i morti. E, nel 1864 falcidiò cinquecento torinesi, perché stava passando la capitale da Torino a Firenze. Ma queste cose non si leggono sui libri di storia. A Genova... e questa è forse la costa che a tutti voi, a tutti noi deve far pensare... a Genova massacrarono settecento genovesi. Nel 1849, il generale La Marmora, con i suoi bersaglieri, massacrò settecento repubblicani. Ebbene, La Marmora ha una statua a Genova, come ce l’ha Vittorio Emanuele. Cioè, questi genovesi dovrebbero far festa ai loro massacratori. È come se gli ebrei intitolassero la strada a Hitler, principale, di Tel Aviv, e quelle laterali a Kappler a... questo è successo. Ma un po’ di dignità la dobbiamo cacciare fuori, noi del sud. Che si incensassero i loro eroi, fanno bene, gli hanno dato

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prosperità, quelli si puzzavano di fame, emigravano in tutto il mondo. Ma pigliamoci la nostra dignità, cominciamo anche noi in tutto il sud... io ho sentito, l’altra sera, che il Sindaco di Capo di Orlando ha tagliato la testa della statua di Garibaldi, ha fatto bene.
Perché in Sicilia Garibaldi e i Savoia hanno fatto stragi inimmaginabili. La prima l’ha fatta a Bronte, fucilando degli innocenti. L’hanno chiamato Re Bomba a Ferdinando II perché ha buttato tre cannonate a salve su Messina. Sapete quanti morti ci sono stati nel 1866 a Palermo? Nella guerra del Sette e mezzo non si sa, pare otto o dieci mila. Per sette giorni è stata cannoneggiata, sono morti vecchi, bambini, uomini che si erano rivoltati contro Casa Savoia. Ma io voglio finire perché l’ora è tarda e voi venite da tanto lontano. Vi ringrazio tutti. Ringrazio, ripeto, il Sindaco e il Presidente del Consiglio, il Capogruppo
Luca Gallinaro, il Capogruppo Guerra, il Capogruppo di Riprendiamoci Gaeta, Corrado Saccone ma, soprattutto, ringrazio questi Consiglieri che da oggi sono i nuovi eroi di Gaeta e del sud.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – (Pasqualino Magliuzzi)
Allora, se non ci sono più interventi, penso che potremo passare alle dichiarazioni di voto, in maniera sintetica. I Capigruppo. Prego, prima il Capogruppo Guerra.

INTERVENTO DEL CONSIGLIERE – (Domenico Guerra)
Già ho detto nel mio intervento che approviamo con ampio favore l’ordine del giorno che ci è stato sottoposto. Grazie.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – (Pasqualino Magliuzzi)
Capogruppo Saccone.

INTERVENTO DEL CONSIGLIERE – (Corrado Saccone) Io ho presentato, chiaramente, l’ordine del giorno – insieme al Sindaco. Ovviamente, voteremo favorevolmente questo ordine del giorno, sottolineando un aspetto di soddisfazione particolare per la lista Riprendiamoci Gaeta, il cui programma sta proprio nel suo nome, appunto, Riprendiamoci Gaeta. E stiamo, appunto, in trattative per avere questi beni demaniali e oggi abbiamo più
forza per ottenere questo risultato e sono veramente soddisfatto. Grazie.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – (Pasqualino Magliuzzi)
Capogruppo Gallinaro.

INTERVENTO DEL CONSIGLIERE – (Luca Salvatore Gallinaro)
Non si può che votare favorevolmente a questa iniziativa perché va nel senso del riconoscimento della dignità dei valori che oggi ci spingono ad amministrare la nostra città.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – (Pasqualino Magliuzzi)
Grazie. Sindaco, vuole concludere?

INTERVENTO DEL SINDACO – (Antonio Raimondi)
Grazie, Presidente. Più che una dichiarazione di voto... hanno già parlato i Capigruppo e la maggioranza è compatta e cosa e credo che questa votazione sia una delle votazioni più importanti, in assoluto, che abbiamo fatto finora in questo primo anno e mezzo di amministrazione e credo che, comunque, anche fine dei cinque anni resterà una delle votazioni più importanti. Sono
d’accordo con l’Assessore Ciano quando dice merito a questi Consiglieri che hanno voluto oggi scrivere, con la loro dignità, con la loro fierezza, una pagina memorabile, storica della nostra città. Aggiungo soltanto, alla giusta preoccupazione del Consigliere Gallinaro, quando si riferiva alle spese legali, prendo l’impegno... non scritto, perché non è nell’ordine del giorno, ma prendo l’impegno io, insieme a tutta la Giunta, che come vedete qui oggi è tutta presente, tutta coinvolta non soltanto politicamente ma soprattutto emotivamente in quello che stiamo facendo... ebbene, prendo l’impegno a fare in modo
tale... e questo è un atto che si può fare benissimo, perché è un atto legale... che qualora dovessimo adire le vie legali... perché non è detto, può darsi pure che si riesca ad ottenere quanto richiesto anche senza adire le vie legali, ma qualora dovessimo adire le vie legali, ovviamente il compenso al legale sarà solo ed esclusivamente legato al buon esito, al buon fine della azione risarcitoria. Quindi, non avrà nulla a pretendere se questa azione risarcitoria non dovesse andare in porto. E quindi, con questa mia dichiarazione voglio anche... se ce ne fosse stato mai bisogno, era evidente ancora una volta la strumentalizzazione di bassa, bassissima politica ma, in ogni caso, anche di fronte a queste strumentalizzazioni di bassa politica voglio tranquillizzare ancora una volta che i

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cittadini di Gaeta che nessun euro sarà loro chiesto per eventualmente questa causa. Continuo a dire eventualmente. Quindi, questo – spero – Consigliere Gallinaro, che possa essere...

INTERVENTO DEL CONSIGLIERE – (Luca Salvatore Gallinaro)
La sua parola non è mai stata in discussione.

INTERVENTO DEL SINDACO – (Antonio Raimondi)
Grazie, Consigliere. E quindi, chiudo ringraziando tutti e un ringraziamento particolare, se mi è concesso... un ringraziamento particolare all’Assessore Ciano.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – (Pasqualino Magliuzzi)
Grazie. Allora, possiamo passare alla votazione, ricordando che – naturalmente – l’ordine del giorno lo votiamo così come è stato emendato, ritenendo l’emendamento il punto 2 dell’impegno. Per cui... non credo che ci sia bisogno di appello, ci siamo tutti, per cui...

INTERVENTO DEL SEGRETARIO GENERALE – (Alessandro Izzi) All’atto della
votazione, 13 presenti; 8 assenti. I Consiglieri assenti sono: Erbinucci, Matarazzo,
Coscione, Magliozzi, Ranucci, Laselva, Rosato, Vecchio.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – (Pasqualino Magliuzzi) Allora, chi è favorevole all’approvazione dell’ordine del giorno, così come emendato, alzi la mano.
13 Consiglieri, approvato all’unanimità.
La seduta è tolta alle ore 18.38.
Buona sera a tutti
.
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Riceviamo da Segreteria Sindaco Gaeta( che ringraziamo), per conto dell'Assessore Ciano, la delibera dello storico Consiglio Comunale del 06 dicembre 2008 avente per oggetto:
150° Anniversario Unità d’Italia. Provvedimenti.
La delibera del Consiglio Comunale in questione propone di attivare ogni azione utile per il riconoscimento ed il risarcimento dei danni arrecati dalla Dinastia Sabauda alla Città di Gaeta in occasione dell’assedio iniziato nel novembre 1860 e terminato nel 13 febbraio 1861, anche tramite incarico legale per le azioni da esperire nei confronti degli eredi e dei beneficiari del patrimonio exreale.
Ricordo che i filmati della seduta sono visionabili su questo blog e sul canale you tube del Partito del Sud.Abbiamo comunque indicato i relativi link nei punti corrispondenti dell'allegato alla delibera.
(PdSUD ER)
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COMUNE DI GAETA 04024
PROVINCIA DI LATINA
Estratto del Registro delle deliberazioni del Consiglio Comunale
Seduta pubblica straordinaria di 1ª convocazione
in data 06 dicembre 2008
N°100


O G G E T T O: 150° Anniversario Unità d’Italia. Provvedimenti.


L’anno duemilaotto, addì sei, del mese di dicembre, in Gaeta e nella Sala Consiliare del Comune, a seguito degli avvisi diramati in data 02/12/2008, debitamente notificati dal Messo Comunale si è riunito il Consiglio Comunale, dandosi atto che sono presenti (all’inizio del punto in discussione)

i seguenti Consiglieri:


Prog Cognome e Nome

1 RAIMONDI Antonio (Sindaco)Pres.

2 MAGLIUZZI Pasqualino Pres.(Presidente Consiglio Comunale)

3 CICCARIELLO Fabrizio Pres.

4 CIENZO Rosario Pres.

5 COSCIONE Luigi Ass.

6 COSTABILE Marina Pres.

7 ERBINUCCI Giovanni Pres.

8 FANTASIA Antonio Pres.

9 GALLINARO Luca Salvatore Pres.

10 GUERRA Domenico Pres.

11 LASELVA Giovanni Paolo Ass.

12LUCIANI Fabio Pres.

13MAGLIOZZI Massimo Pres.

14MATARAZZO Giuseppe Ass.

15PADOVANI Marzio Pres.

16PAONE Daniele Pres.

17RANUCCI Pasquale Pres.

18ROSATO Giuseppina Ass.

19SACCONE Corrado Pres.

20VAUDO Valerio Pres.

21VECCHIO Alfredo Ass.


T O T A L E 17 Presenti - 5 Assenti


È incaricato della redazione del verbale il Segretario Generale Avv. Alessandro Izzi


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Sono presenti, nel corso della discussione sul punto all’ordine del giorno, gli
Assessori Di Ciaccio Salvatore, Avitabile Antonella, Cardi Alfredo, Giovanni Cavalieri, Antonio Ciano, Reale Anthony Vincent e Ialongo Giovanni.


IL PRESIDENTE
Alle ore 16:35 del 06/12/2008, previo appello nominale del Segretario Generale,
constatata la presenza di n°16 Consiglieri Comunali, compreso il Sindaco, e l’assenza di n°5 Consiglieri (Coscione, Laselva, Matarazzo, Rosato, Vecchio), numero legale e sufficiente per la validità della seduta dell’Assemblea, prima di dare inizio ai lavori invita i Consiglieri e quanti presenti in aula ad osservare un minuto di silenzio a ricordo del primo anniversario di quanto avvenuto a Torino nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre del 2007, nella fabbrica di Tyssen-Krupp quando, in seguito ad un incendio scoppiato all’improvviso nel reparto della linea 5, si venne a consumare una tragedia che costò la vita a 7 operai che rimasero avvolti dalle fiamme.
Il Presidente, quindi, invita i Consiglieri ad iniziare la discussione sul punto
all’ordine del girono.
Intervengono i Consiglieri Magliozzi ed Erbinucci il quale dà lettura di una
dichiarazione (Allegato “2”) a firma dello stesso Consigliere Erbinucci e dei Consiglieri Magliozzi e Ranucci (interventi integralmente riportanti nella trascrizione integrale della registrazione della seduta – Allegato “1”).
Terminata la lettura della dichiarazione il Consigliere Erbinucci comunica che «Per i motivi che abbiamo illustrato, noi consiglieri di “Forza Italia”, in segno di protesta, abbandoniamo l’aula» e, quindi, alle ore 16:45 abbandonano l’aula i Consiglieri Magliozzi, Ranucci ed Erbinucci.
(Consiglieri presenti: n°13 – Consiglieri Assenti n°8: Coscione, Laselva, Matarazzo, Rosato, Vecchio, Ranucci, Magliozzi, Erbinucci).

Il Presidente risponde ad alcune affermazioni tecniche del Consigliere Magliozzi ed invita i proponenti ad illustrare la proposta di ordine del giorno.
Il Consigliere Saccone illustra l’ordine del giorno (Allegato “3”) ad oggetto:

«150° Anniversario Unità d’Italia: provvedimenti» (come da trascrizione Allegato “1”).

Il Presidente comunica all’Assemblea che (alle ore 16:55) è stato depositato al
banco della Presidenza una proposta di emendamento (Allegato “4”), a firma di tutti i Capigruppo della Maggioranza e dagli stessi firmatari dell’ordine del giorno in discussione. Comunica, altresì, che per accordo di tutti i Consiglieri firmatari dell’ordine del giorno e dell’emendamento i due atti devono intendersi una unica proposta e la discussione, e votazione, avverrà sulla proposta unica così intesa (nessuna eccezione viene sollevata al riguardo).
Intervengono il Sindaco Raimondi, Guerra, Gallinaro, Costabile.
(Si allontana temporaneamente il Presidente Magliuzzi: n°12 presenti. Assume la
presidenza il Vice Presidente Vicario Padovani).
Intervengono i Consiglieri Ciccariello e Vaudo.


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(Rientra il Presidente Magliuzzi: n°13 presenti)
Interviene l’Assessore Antonio Ciano (in qualità di Assessore con delega al
Demanio).
Terminata la discussione il Presidente invita (alle ore 18:30) alle dichiarazioni di voto.
Intervengono Guerra, Saccone, Gallinaro, il Sindaco Raimondi (come da trascrizione della registrazione della seduta – Allegato “1”).


Quindi
IL CONSIGLIO COMUNALE
Udito l’ampio dibattito come sopra richiamato;
Visto l’ordine del giorno Allegato “3”;
Vista la proposta di emendamento Allegato “4”;
Udita la proposta del Presidente, come da richiesta dei firmatari, di considerare
l’ordine del giorno ed il relativo emendamento quale unica proposta di deliberazione di
ordine del giorno;
Visto l’art.32 del Regolamento del Consiglio Comunale;
Visto l’esito della votazione:
- Consiglieri presenti: n°13
- Consiglieri assenti: n°8 (Erbinucci, Matarazzo, Coscione, Magliozzi, Ranucci,
Laselva, Rosato, Vecchio;
- Favorevoli: n°13
- Contrari: nessuno
- Astenuti: nessuno
Ad unanimità dei Consiglieri presenti e votanti


D E L I B E R A
A – Di approvare l’ordine del giorno ad oggetto: “150° anniversario Unità d’Italia:
provvedimenti” nel seguente testo complessivo:


ORDINE DEL GIORNO
Art. 32 del Regolamento
del Consiglio Comunale
prot. n°48661 del 01/12/2008
Oggetto: «150° Anniversario Unità d’Italia: provvedimenti».


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IL CONSIGLIO COMUNALE
Premesso che nel 2011 ricorre il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia;
Dato atto che in Gaeta, con la caduta della Fortezza, si concluse nel 1861 l’esperienza storica del Regno delle Due Sicilie;
Ritenuto che sussistono le ragioni storico-culturali per ritenere che la Città di Gaeta abbia subito nel contesto storico enunciato danni e lutti non giustificabili come evidenziato nell’allegata relazione;
Ritenuto altresì che il Civico Consesso di Gaeta nei giorni immediatamente successivi alla caduta della Fortezza ebbe a rilevare come la “città fosse stata distrutta e rovinata dall’assedio e massacrata dal tifo” con danni quantizzati al tempo in oltre due milioni di lire del 1861 – 62 e corrispondenti ad oggi ad oltre 22o milioni di euro circa;
Dato atto che la Città ha “pagato” dall’immediato periodo post-unitario la fedeltà alla Dinastia dei Borboni con la militarizzazione del territorio ed il suo isolamento dal contesto nazionale;
Considerato che oggettivamente il Regno di Sardegna non ha mai dichiarato guerra al Regno delle Due Sicilie e che l’Unità d’Italia ha comportato alla Città di Gaeta solo danni e lutti senza che mai la popolazione potesse liberamente esprimere la propria adesione al Regno d’Italia;
Ritenuto sulla base di quanto precede che la Dinastia Sabauda si è resa responsabile dei gravi danni e lutti arrecati alla Città di Gaeta ed alla sua popolazione per cui è necessario dare apposito mandato alla giunta Comunale ed al Sindaco di proporre le azioni legali nei confronti degli eredi
sabaudi;


IMPEGNA


1) Il Sindaco e la Giunta Comunale, ognuno per la propria competenza, ad attivare ogni azione utile per il riconoscimento ed il risarcimento dei danni arrecati dalla Dinastia Sabauda alla Città di Gaeta in occasione dell’assedio iniziato nel novembre 1860 e terminato nel 13 febbraio 1861, anche tramite
incarico legale per le azioni da esperire nei confronti degli eredi e dei beneficiari del patrimonio exreale;
2) Il Sindaco e la Giunta Comunale, ognuno per la propria competenza, a richiedere in via ufficiale la restituzione alla città di Gaeta di tutti i beni di proprietà del demanio presenti nel territorio comunale ad eccezione dei siti aventi particolare rilevanza militare o strategica ai fini della sicurezza nazionale.



RELAZIONE
(allegata all’ordine del giorno prot. n°48661 del 01/12/2008)
Gaeta ha rappresentato l’ultimo baluardo del Regno delle Due Sicilie contro
l’invasione garibaldina e piemontese.
Dalla prima settimana di novembre del 1860 al 13 febbraio del 1861 la piazzaforte
tirrenica ha rappresentato l’estrema difesa del più antico e più grande Regno d’Italia con Francesco II e Maria Sofia.


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A distanza di 147 anni, rileggere quella vicenda è il segno del dilagare dei poteri
occulti, che in successione di tempo avrebbero colpito l’Italia meridionale ed
insulare.
Questa vicenda tragica ed antistorica, qui rapidamente riassunta, troverà ancora un susseguirsi di momenti negativi contro Gaeta perché i “padri militari” la ritennero colpevole di aver ritardato la proclamazione del regno d’Italia, il cui re Vittorio Emanuele, arbitrariamente, si attribuì il secondo ordinale, quasi che la dinastia sabauda ne avesse un diritto per discendenza divina.
I documenti che si allegano a questa esposizione derivano dall’archivio storico
comunale e sono estratti dalle deliberazioni del decurionato che vanno dal
20/6/1858 al 14/08/1861.
Siamo negli ultimi anni del Regno borbonico e nei primi mesi del Regno d’Italia.
La fine della dinastia che regnava a Napoli dal 1734 comportò una “perdita di
memoria” negli amministratori di Gaeta presenti prima e dopo il 13 febbraio del
1861.
Nella delibera del 18 febbraio si è avuto il coraggio di definire la dinastia con queste parole : “Efferatezza borbonica”, rovesciando su Francesco II e la sua corte tutte le colpe, i danni a Gaeta, nel suo borgo e nelle aree rurali ai borboni.
Da quanto detto scaturì l’atto di adesione, giuridicamente invalido, e storicamente falso.
In una successiva delibera del 25 febbraio 1861 il decurionato descrive con
pochissimi ma penetranti termini la realtà urbana e sociale di Gaeta e del suo borgo: “….città distrutta, rovinata dall’assedio”, ma quello che è più grave “MASSACRATA DAL TIFO, che minaccia prendere enorme sviluppo”.
In questa infernale descrizione emerge la desolazione del rione Porta di Terra e le strade letteralmente coperte da materiali putrefatti e cadaveri di persone ed animali che da oltre 10 giorni restano abbandonati “….gli abitanti rimasti in città, durante l’assedio, sparuti ed allibiti dai sofferti patimenti, avendo nel volto l’impronta delle aspre sofferenze di cui sono state vittime”.
La popolazione del borgo di cui la delibera non fa cenno, era stata costretta ad
abbandonare il luogo per ordine di Cialdini e conseguentemente tutti i caseggiati
vennero saccheggiati ed utilizzati dall’esercito invasore.
Lo spiegamento delle truppe d’assedio aveva comportato lo stravolgimento del
territorio agricolo per la costruzione di una fitta rete stradale per il dispiegamento delle batterie e la predisposizione degli accampamenti tra Pontone e l’Ariana.
Il decurionato di Gaeta che era stato così sollecito nell’atto di adesione al Sovrano d’Italia e aveva sperato in un pronto intervento dello stesso a favore della cittadina dovette certamente rendersi conto della “dimenticanza” dei nuovi reggitori unitari perché incolpando sempre i borboni anche per la forza militare dell’assediante ritorna sul disastro di Gaeta e nella delibera del 28 febbraio ’61 invoca una decisa giustizia da parte del governo di Torino e anche della Luogotenenza di Napoli.


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Ancora una volta, dopo aver costituito una commissione che viene mandata a Napoli per affrontare i problemi più urgenti di Gaeta, già descritti nelle precedenti delibere.
In quest’ultima del 10 marzo si affronta anche il problema che sarà risolto in tempi brevi per la costituzione di un’altra commissione che dovrà recarsi a Torino per esporre i gravissimi problemi economici e sanitari di Gaeta dopo il 13 febbraio 1861.
Ai problemi ora ricordati si aggiungerà il pericolo di perdere la sede
dell’amministrazione della giustizia violentemente richiesta da alcuni cittadini di Formia con la pubblicazione di alcuni libelli contro Gaeta, accusata di aver
rappresentato l’ultima difesa del Regno delle Due Sicilie.
E questo indirizzo, purtroppo, prevarrà negli anni successivi non dando alcun esito positivo alle giuste richieste degli amministratori gaetani che avevano chiesto, anche con relazioni stampate, il riconoscimento dei danni di guerra.
Il mancato riconoscimento della cittadina “RUINATA” peserà per decenni e decenni provocando povertà, diffusione di malattie, l’inizio di una devastante emigrazione che ancora oggi pesa sulla storia di Gaeta.
E’ stato l’inizio e la continuazione per decenni e decenni della Questione
Meridionale.
Da un esame tecnico e finanziario del tempo i danni subiti dal Comune di Gaeta
ammontarono a 2.041.000 di lire del tempo (oggi € 220.000.000), somma
vanamente richiesta dai nostri amministratori ai governi monarchico-militari, fino al 1914 (Sindaco Gennaro Migiarra).
Ricordando che il Regno di Sardegna mai aveva dichiarato guerra al Regno delle Due Sicilie, di cui Gaeta si onorava di essere la “seconda capitale”, e la piazzaforte strategica per eccellenza, gli amministratori attuali di Gaeta chiamano in causa i legittimi eredi della dinastia sabauda in quanto diretti responsabili dell’assedio,della distruzione, della desertificazione e della biblica emigrazione a cui è stata sottoposta la popolazione.
In conclusione, l’unità d’Italia comportò a danno di Gaeta l’arbitraria e immotivata conquista dei beni immobili di beni militari, civili e religiosi e finanche l’appropriazione della villa lasciata dai borbone al pubblico uso. Fu pertanto non un adesione al nuovo Stato Unitario ma una brutale conquista ed un immotivato arricchimento sconvolgendo così un percorso storico ed una evidente realtà giuridica.
In questo rapido percorso storico appare chiaro il ruolo eminente di Vittorio
Emanuele II, responsabile dell’esercito piemontese conquistatore e prevaricatore di libertà.
Di conseguenza, al cospetto di un così grave “crimine di guerra”, avallato da un
silenzioso rifiuto degli organi istituzionali monarchici, gli amministratori di oggi, ritenendo imprescrivibile il reato di cui sopra, si rivolgono alla magistratura
competente per l’inizio di un procedimento legale volto al riconoscimento di una
giustizia, sia pure tardiva, per i cittadini di Gaeta e per l’Italia repubblicana tutta.


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La nostra Repubblica è nata il 2 giugno del 1946 sulle ceneri del fascismo e di Casa Savoia ed ha avuto la consacrazione nella Costituzione del 1948.
In questo spirito antimonarchico ed antifascista il procedimento legale che
promuove questa amministrazione tende anche a richiamare l’allucinante richiesta degli ultimi eredi savoiardi contro la Repubblica italiana per l’esilio scaturito dalla XIII disposizione della nostra Costituzione.
(La seduta è tolta alle ore 18:38).


Il presente verbale viene letto, confermato e sottoscritto nelle forme di legge.


IL PRESIDENTE AVV. PASQUALINO MAGLIUZZI
IL VICE PRESIDENTE VICARIO SIG. MARZIO PADOVANI
IL SEGRETARIO GENERALE AVV. ALESSANDRO IZZI


*******************************************************************************


Allegato “1” alla deliberazione consiliare n°100 del 06/12/2008
CONSIGLIO COMUNALE
Seduta del 6 Dicembre 2008
Inizio ore: 16.35
Presenti: 16

Il Video

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – (Pasqualino Magliuzzi)
Allora, Segretario... iniziamo la seduta. Segretario, l’appello, per favore.

INTERVENTO DEL SEGRETARIO GENERALE – (Alessandro Izzi)
Seduta del 6/12/2008,con inizio alle ore 16.35. (Il Segretario Generale procede all’appello) 5 assenti; 16presenti. Assenti: Coscione, Laselva, Matarazzo, Rosato, Vecchio. Il numero è legale.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – (Pasqualino Magliuzzi)
Per favore, vorrei pregare il pubblico... capisco che questo Consiglio, nel bene e nel male, ha determinato un certo interesse. Vorrei, però, che i lavori potessero proseguire con serenità e quindi senza particolari interferenze. Vi sarei grato della vostra collaborazione. Prima ancora di dare la parola... chiedo scusa, volevo ricordare ai Consiglieri che oggi è il primo anniversario dell’incidente della Tyssen-Krupp, nel quale morirono sette operai. E ormai questo episodio è assurto come simbolo della tutela dei lavoratori. Quindi, vorrei invitare tutti i Consiglieri a un minuto di silenzio in ricordo sia delle vittime della Tyssen-Krupp e di tutte
le vittime sul lavoro. (La seduta riprende, trascorso il minuto di silenzio) Grazie.
Consigliere Magliozzi, prego.


INTERVENTO DEL CONSIGLIERE – (Massimo Magliozzi)
Sì, Presidente. Buona sera. Io volevo soltanto fare un breve... nell’ultima Commissione dei Capigruppo era emersa la possibilità di un nuovo ordine del giorno e questa proposta era stata, comunque, concordata con tutti i Capigruppo e d’accordo tutti i Capigruppo. Come non eravamo d’accordo che si facesse un Consiglio Comunale straordinario urgente di sabato, perché non ne vedevo il bisogno. Credo che si potesse tranquillamente fare normale. Ma io questo credo che... non riesco a capire per quale motivo, e quale atteggiamento, da parte, Presidente, perché era lei che doveva decidere e non riesco a capire per quale motivo lei ha deciso di non cambiare l’ordine del giorno, quando era stato concordato da parte di tutti
i Capigruppo. E poi, fare un Consiglio Comunale di sabato. Certamente, c’è la claque questa sera ma i costi del Consiglio Comunale di sabato sono sicuramente notevoli. O, meglio, sono sicuramente maggiorati per il fatto che viene fatto di sabato. Per cui, io veramente non riesco a capire... e poi, se bisogna continuare in questo modo, Presidente... nell’ultimo Consiglio Comunale ho avuto occasione di dirle come la penso, e continuo a pensarla allo stesso modo. Per quanto riguarda il Consiglio Comunale di oggi noi crediamo che... anche gli stessi numeri da parte di questa maggioranza fanno capire che non c’è neanche un accordo, sostanzialmente... fatto di sabato, siete appena undici persone, per cui giusto giusto riuscite a fare questo Consiglio Comunale. Credo che invece sia opportuno, comunque, dire a tutti... dire a tutti che noi siamo preoccupati per
questo Consiglio Comunale, siamo preoccupati perché noi crediamo che se la delibera dovesse essere votata così com’è e decidete di mettere un avvocato... al di là dell’aspetto storico, che qua siamo tutti d’accordo, ma io non tocco l’aspetto storico ma io tocco... invece, al contrario, credo che sia opportuno che ci ripensiate per quanto riguarda di mettere un avvocato perché c’è la percentuale dell’avvocato... su 220 milioni di euro di euro la percentuale dell’avvocato... sono tantissimi. Io vi prego di sapere... e questo mio intervento iniziale è per dire ai Consiglieri: vi assumete le vostre responsabilità, anche in solido, non oggi, ma anche in futuro, questo deve essere chiaro. Per questo io, questa


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sera, ve lo dico. Coloro che alzeranno la mano si assumono le loro responsabilità. Per quanto riguarda il Consiglio, abbiamo la dichiarazione che farà il Consigliere Erbinucci e vi farà sapere quale è il nostro atteggiamento di questa sera. Grazie.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – (Pasqualino Magliuzzi)
Consigliere Erbinucci, prego.

INTERVENTO DEL CONSIGLIERE – (Giovanni Erbinucci)
Grazie, Presidente. Noi, chiaramente, come minoranza potevamo... come qualcun altro ha fatto ...chiaramente, potevamo anche non venire. Però, volevamo lasciare, diciamo, una traccia di come pensiamo di questa situazione, in modo che non ci siano dubbi, poi, nel futuro, qualsiasi cosa poi possa succedere. Signor Presidente del Consiglio, Signor Sindaco, Signori Consiglieri e Assessori, pensavamo di essere stati convocati oggi per dare un contributo a dibattito sulle iniziative da intraprendere in vista dell’anniversario del 150° anno dell’Unità
d’Italia, che avrà luogo nel 2011. Constatiamo, invece, che la maggioranza e
l’Amministrazione intendono strumentalizzare un evento così importante per attivare... si legge nel vostro ordine del giorno... ogni azione utile per il riconoscimento ed il risarcimento dei danni arrecati dalla dinastia sabauda alla città di Gaeta in occasione dell’assedio, iniziato nel novembre del 1860 e terminato il 13 febbraio del 1861, anche tramite incarico legale per le azioni da esperire nei confronti degli eredi e dei beneficiari del patrimonio ex reale. Abbiamo l’impressione che oggi quell’aula stia per diventare un
tribunale politico, dove qualcuno si eserciterà a fare un processo alla storia. Sia chiaro, nessuno di noi disconosce che il processo unitario del nostro Paese sia stato travagliato e difficile, complesso e intriso di pagine dolorose e di sangue, ma teso al conseguimento dell’unità di un popolo, di una nazione e della creazione di una patria. Noi riteniamo, però, insensato e ridicolo l’ordine del giorno preparato da questa Amministrazione con cui il Consiglio Comunale dà mandato alla Giunta per promuovere un’azione giudiziaria nei riguardi degli eredi di Casa Savoia, ai quali chiedete un risarcimento pecuniario che avete
quantificato in 220 milioni di euro. Ma, cari Consiglieri, vi invitiamo a fare un’attenta riflessione: avete idea di quanti soldi dovranno uscire dalle casse comunali per pagare le parcelle agli avvocati nel corso degli anni a venire? Cosa farete? Aumenterete le tasse ai cittadini gaetani? Noi vogliamo ricordare che il percorso giudiziario che intendete intraprendere sarà lungo, accidentato ed inutile. E ci teniamo a ricordarvi che voi state per assumervi una grande responsabilità dei confronti della città perché a pagare il frutto di
questo capriccio dovreste essere voi e non i cittadini gaetani. Vi pare giusto svuotare le casse comunali per la pura e semplice bizzaria di qualcuno e metterci al ludibrio della pubblica opinione. Da questi banchi noi vi chiediamo, quindi, di fare appello al buonsenso e di ponderare bene le conseguenze dell’azione giudiziaria che l’Assessore Ciano ed il Sindaco Raimondi intendono farvi intraprendere carpendovi un voto di consenso. Loro lo fanno per vivere un effimero giorno di gloria nelle cronache locali e nazionali che riporteranno l’esito della seduta consiliare odierna. Cari Consiglieri, se proprio decidete di
approvare questo ordine del giorno, tenetevi pronti a rispondere in solido, cioè con denari prelevati dalle vostre tasche e per far fronte alle conseguenze giudiziarie, con probabili danni patrimoniali, che metterete in modo con il vostro voto. Non giocate, però, con i soldi dei cittadini gaetani. Piuttosto che mettere la città alla berlina, come già avvenuto, sulla stampa e sulle emittenti nazionali, smettetela di farci deridere dal resto del mondo e questi pochi anni di amministrazione che vi restano da pare, impegnateli ad affrontare i veri
problemi che interessano i cittadini. La storia lasciatela fare agli storici. Voi dovete solo cercare di amministrare questa città facendo meno danni possibili. Per i motivi che abbiamo illustrato, noi Consiglieri, in segno di protesta, abbandoniamo l’aula.


INTERVENTO DEL SEGRETARIO GENERALE – (Alessandro Izzi)
Alle ore 16.45 escono dall’aula i Consiglieri: Erbinucci, Magliozzi, Ranucci.

Il Video

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – (Pasqualino Magliuzzi)
Allora, purtroppo, devo naturalmente rispondere alle note del Consigliere Magliozzi, pure se è andato via ma deve comunque rimanere a verbale che, intanto, questo Consiglio è un Consiglio straordinario e


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non urgente e come tutti i Consigli che non sono previsti dalla legge, quindi che non appartengono – secondo regolamento e secondo la legge – per esempio, al bilancio, sono tutti straordinari. Quindi, l’ordinarietà diventa straordinarietà, quindi non c’è stata nessuna forzatura. Per quanto riguarda, poi, l’ordine del giorno, do atto che nella Conferenza dei Capigruppo vi era stata una sollecitazione a poter individuare un ordine del giorno diverso.
Però, poiché l’ordine del giorno è a firma del Capogruppo della lista Riprendiamoci Gaeta, è evidente che nessun intervento poteva essere fatto se non con l’assenso del Capogruppo che ha firmato l’ordine del giorno. Poiché questo assenso non è stato dato, è evidente che l’ordine del giorno è rimasto quello che era stato proposto. Quindi, non c’è nessuna forma né dì abuso, né di prevaricazione, sperando che anche questo sia chiaro.



Punto 1
150° Anniversario Unità d’Italia. Provvedimenti


INTERVENTO DEL PRESIDENTE – (Pasqualino Magliuzzi)
Allora, passiamo allatrattazione dell’unico punto all’ordine del giorno. Pregherei il Capogruppo Saccone diillustrare il suo ordine del giorno. Prego.


INTERVENTO DEL CONSIGLIERE – (Corrado Saccone)
Presidente, grazie. Sindaco,Consiglieri, Assessori, buongiorno a tutti quanti. Allora, l’oggetto dell’ordine del giornoriguarda i 150 anni dell’anniversario dell’Unità d’Italia: “Premesso che nel 2011 ricorrerà il150° anniversario dell’Unità d’Italia; dato atto che in Gaeta, con la caduta della fortezza siconcluse nel 1861 l’esperienza storica del Regno delle Due Sicilie; ritenuto che sussistanole ragioni storico-culturali per ritenere che la città di Gaeta abbia subito nel contesto storicoenunciato danni e lutti non giustificabili, come evidenziato nell’allegata relazione; ritenuto,
altresì, che il civico consesso di Gaeta, nei giorni immediatamente successivi alla cadutadella fortezza ebbe a rilevare come la città fosse stata distrutta e rovinata dall’assedio emassacrata dal tifo, con danni quantizzati al tempo in oltre 2 milioni di lire del 1861-’62 ecorrispondenti, ad oggi, ad oltre 220 milioni di euro, circa; dato atto che la città ha pagatodall’immediato periodo post unitario la fedeltà alla dinastia dei Borboni con lamilitarizzazione del territorio e il suo isolamento dal contesto nazionale; considerato cheoggettivamente il Regno di Sardegna non ha mai dichiarato guerra al Regno delle DueSicilie e che l’Unità d’Italia ha comportato alla città di Gaeta solo danni e lutti, senza che
mai la popolazione potesse liberamente esprimere la propria adesione al Regno d’Italia;ritenuto, sulla base di quanto precede, che la dinastia sabauda si è resa responsabile digravi danni e lutti arrecati alla città di Gaeta e alla sua popolazione, per cui è necessariodare apposito mandato alla Giunta Comunale e al Sindaco di proporre le azioni legali neiconfronti degli eredi sabaudi; quindi, impegna il Sindaco e la Giunta Comunale, ognunoper la propria competenza, ad attivare ogni azioni utile per il riconoscimento ed ilrisarcimento dei danni arrecati dalla dinastia sabauda alla città di Gaeta in occasione
dell’assedio iniziato nel novembre del 1860 e terminato nel febbraio 1861, anche tramiteincarico legale per le azioni da esperire nei confronti degli eredi e dei beneficiari delpatrimonio ex reale.” Questa è la richiesta di ordine del giorno.


INTERVENTO DEL PRESIDENTE – (Pasqualino Magliuzzi)
Grazie. Vi è stato anche un emendamento presentato dalla maggioranza, di cui vorrei dare lettura. Allora,l’emendamento a firma dei Capigruppo della maggioranza è questo: aggiungere, nellaparte “impegna”, quindi dopo il punto, quindi come secondo punto, noi intendiamo...quindi, impegna il Sindaco e la Giunta Comunale, ognuno per la propria competenza, arichiedere – in via ufficiale – la restituzione alla città di Gaeta di tutti i beni di proprietà deldemanio presenti nel territorio comunale, ad eccezione dei siti aventi particolare rilevanzamilitare o strategica ai fini della sicurezza nazionale. Giustamente, mi faceva osservare il
Segretario che essendo sottoscritto da tutti i Capigruppo, possiamo ritenerla comeallegato... quindi, come proposta unica, ritenendo il secondo punto senza fare unadiscussione a parte e neanche votazione a parte. Quindi, eventualmente si procederà avotazione unica. Si era prenotato il Sindaco. Prego, Sindaco.


INTERVENTO DEL SINDACO – (Antonio Raimondi)
Grazie, Signor Presidente. Buonasera a tutti i Consiglieri, gli Assessori, alle concittadine e ai concittadini intervenuti e ancheai gentili ospiti. Appena entrato in aula, una giornalista mi ha chiesto come mi sentivo. Eho detto: normale. Ma avevo capito che quella domanda andava oltre. Al che, ho risposto:sono un po’ emozionato, sono contento anche perché un Consiglio Comunale dovrebbeavere il coraggio di affrontare temi come questo e non soltanto interrogazioni e
interpellanze o mozioni sulla buca di una strada, su un pino tagliato quattro giorni primarispetto al parere del Sovrintendenza. Insomma, cose che noi, in un anno e mezzo... tantevolte abbiamo dovuto discutere di cose veramente futili. Questa Amministrazione, sin


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dall’inizio, ha tentato e sta tentando di ridare dignità a questa città. A questa città in cui...non volevo iniziare il mio intervento in questo modo... ma una città dove, i signori chehanno appena lasciato l’aula, avevano un’occasione storica, oggi, di votare tutti insieme,come gaetani, un ordine del giorno che non può non essere condiviso, se siamoveramente gaetani. E tante volte in campagna elettorale si diceva che Raimondi non era un uno di Gaeta, Raimondi era l’americano, veniva da fuori, non aveva sangue gaetanonelle vene. Raimondi non solo ha sangue gaetano nelle vene, ma Raimondi è uno di quelli
che hanno dovuto emigrare... briganti o migranti... quindi, vengo da una famiglia diemigranti gaetani. E quei signori là che si sono alzati credo che sono loro a non averesangue gaetano nelle proprie vene; ad essere loro abituati ad essere conigli di fronte alleresponsabilità storiche, conigli, conigli che scappano, sono abituati a scappare escapperanno sempre. Quindi, ripeto, non volevo iniziare così il mio intervento ma c’è, daparte mia, un po’ di dolore e di rammarico che a votare questo ordine del giorno saràsoltanto la maggioranza.

Il Video

E, come al solito, usano temi quale danno erariale, illegittimità,illegalità, vi assumerete voi la responsabilità di coloro che dovranno pagare e continuanoanche oggi a dire che stiamo aumentando le tasse a Gaeta. No, noi le tasse a Gaeta le
stiamo incominciando a far pagare a chi le deve pagare. Punto. Non abbiamo aumentato enon aumenteremo un euro di tasse in più ai nostri concittadini, vista soprattutto la situazione economica drammatica in cui ci troviamo. Ma detto questo, vengo all’ordine del giorno... mi scusi Presidente, se ho dovuto fare... ma, dopo una dichiarazione siffatta,credo – ripeto – che... che, tanto, la cosa bella dei Consiglieri Comunali è che dopo anni...
come ho fatto io, in questi giorni, andandomi a leggere i Consigli Comunali
immediatamente dopo il 13 febbraio del 1861... è bello leggere i nomi delle persone. Equindi noi, stasera, fra venti, trenta, cinquanta anni, quando andranno a leggere chi havotato questa delibera, leggeranno i nostri nomi, leggeranno i nostri nomi. E quindi noi,stasera, entreremo nella storia. Allora, è doveroso per una città affrontare anche questitemi qua. Che non sono temi folcloristici perché l’Assessore Ciano e il Sindaco Raimondi non hanno bisogno di cinque minuti di gloria. Sono andato tante volte in televisione nella mia vita, figuriamoci se adesso l’intervento del Tg2, di trenta secondi, mi darà maggiorgloria. Noi, oggi, qui cosa stiamo affrontando? Stiamo affrontando una serie di cose. Spero
di non perdere il filo e di metterle, appunto, in ordine, una ad una. Questo ordine del giorno che il Consigliere Saccone ci ha letto incomincia a porre la prima grande questione, lacosiddetta questione meridionale. Il 13 febbraio 1861 inizia... e non è ancora finita, laquestione meridionale di cui parlava Salvemini. Perché fino a quel 13 febbraio 1861 il sudera molto più prospero e florido del nord d’Italia. Girando per il mondo, soprattutto in alcuni
Paesi tipo Paraguay, Uruguay, Brasile, Argentina, soprattutto in sud America, ho incontratitutti eredi di famiglie piemontesi, lombarde, venete, che erano state costrette, alla metàdell’Ottocento, a emigrare per la fame. Era famosa la malattia, nel Veneto, della pellagra,classica malattia della denutrizione. C’è uno Stato, in Brasile, Stato di Santo Spirito, dovesono – praticamente – tutti veneti. Lombardi ed emiliani, tutti in Argentina... Paraguay... ipiemontesi anche in Uruguay. Dopo il 1861 e soprattutto con la sconfitta del brigantaggio,
e quindi con la fine dell’illusione di potersi liberare dal giogo piemontese, iniziò la drammatica e tragica emigrazione del sud d’Italia. E se voi andate sempre in questi Paesi,o in Venezuela, o negli Stati Uniti e chiedete ai discendenti delle famiglie della Campania,della Sicilia, della Calabria, della Lucania quando i loro avi sono emigrati, diranno tutti:
dopo il 1875, 1880. Quindi, siamo alla fine del secolo. Ancora oggi la questione
meridionale, più forte che mai, viene da quel lontano 13 febbraio 1861. E questo Stato, il nostro Stato repubblicano, purtroppo ancora non è riuscito a mettere una parola fine alla questione meridionale. Quindi, quello che noi oggi stiamo votando è giustizia per Gaeta, ma per tutto il sud d’Italia. Questo deve essere un punto fermo e chiaro. L’assedio, l’assedio di Gaeta, la richiesta dei danni. Pare che ufficialmente l’assedio sia iniziato il 13 novembre... proprio l’assedio della fortezza in quanto tale... 13 novembre – 13 febbraio, a

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cavallo fra il ’60 e il ’61. Ebbene, leggendo le cronache mi hanno colpito diversi fatti, in particolare due. Il primo, il 25 dicembre, giorno di Natale del 1860, Cialdini comandava di bombardare la città, non le fortificazioni. Caddero le bombe sui gaetani che cercavano di andare alla messa di Natale. Certo, era un regno massonico, quello lì e che poco aveva a che fare con la fede. La chiusura dei conventi, la cacciata di tutti gli ordini religiosi, un fatto storico risaputo e quindi era normale bombardare il 25 dicembre, giorno di Natale, la città
non le fortificazioni. Non hanno avuto pietà e tregua nemmeno il giorno di Natale. E, ancora, l’11 e il 12 febbraio, mentre a Mola di Formia ci cercava già di scrivere un po’ la resa, quindi oramai si sapeva... nella città il tifo stava mietendo vittime a iosa, anche in quei due giorni in cui si stava trattando, hanno continuato a bombardare imperterriti la città di Gaeta. Vedete, il diritto internazionale, per fortuna, ha fatto strada e io vi leggo due passi importanti. Uno è lo Statuto delle Nazioni Unite, 1945, l’Art. 1, che dice chiaramente che tutte le controversie internazionali devono essere... ecco: i membri devono risolvere le
loro controversie internazionali con mezzi pacifici, in maniera che la pace, la sicurezza internazionale e la giustizia non siano messe in pericolo. La Costituzione Italiana... che viene fatta due anni più tardi... all’Art. 11 dice: l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. La guerra oggi è messa al bando, anche se – purtroppo – assistiamo a conflitti in tutto il mondo. Ma la guerra è messa al bando per un motivo molto semplice, perché l’umanità – ad un certo punto – si è resa conto che a pagare le colpe della guerra non erano più soltanto gli eserciti, ma a pagare il peso della guerra, come è successo
nella prima e nella seconda guerra mondiale erano soprattutto le popolazioni civili. Allora, le nazioni si sono rese conto che non si poteva più continuare in questo modo, non si poteva più continuare a dichiarare guerra per la cosiddetta geopolitica, cioè per allargare i propri confini territoriali. Quindi, abbiamo fatto un salto in avanti nell’umanità. E allora questo è il motivo per il quale esiste oggi il reato di crimine contro l’umanità. Crimine contro l’umanità è stato l’olocausto degli ebrei; crimine contro l’umanità sono stati altri olocausti, penso a quello degli armeni da parte dei turchi; crimine contro l’umanità è stato
l’assedio di Gaeta, è stato un crimine contro l’umanità. Ed è il motivo per cui, ancora oggi, si va alla ricerca di novantenni, ex ufficiali nazisti; ancora oggi li vanno a scovare nelle provincie più sperdute dell’Argentina, del sud America, per quale motivo? Perché è giusto... eppure sono passati più di sessanta anni dalla guerra... perché è giusto che paghino le loro responsabilità. Allora, non sono 147, quasi 148 anni che ci possono far cadere nell’oblio. Se crimine contro l’umanità è stato, così deve essere giudicato. È questo il motivo principale di questo ordine del giorno. Al di là dei 220 milioni di euro; al di là di ogni espressione in cui noi potremmo metterci in mano a dei legali... il motivo principale è
che si riconosca moralmente che in quei tre mesi ci fu un crimine contro l’umanità perché furono bombardati ed uccisi i civili, la popolazione gaetana. Gaeta fu rasa al suolo, Gaeta fu rasa al suolo. E vi dirò di più, che poche settimane fa abbiamo fatto un’incontro con la città di Avila, patrimonio Unesco dell’umanità e Gaeta oggi è solamente città monumentale, perché? Perché molti dei nostri monumenti... per fortuna non tutti... ma molti dei nostri monumenti sono caduti, sono crollati proprio durante quelle oltre cento mila
bombe lanciate sulla città.

Il Video

E torno a dire, non soltanto sulle fortificazioni. Allora, questo è il punto, che noi vogliamo un riconoscimento, risarcimento innanzitutto morale, innanzitutto morale. E i Savoia la devono smettere di fare gli ignorantoni, di continuare a dire che loro non erano... durante quell’assedio che loro non erano... durante quell’assedio... lo Stato italiano. Ma di cosa stiamo parlando? Era il Regno di Sardegna, che non ebbe nemmeno il coraggio di dichiararci guerra, perché a quel tempo almeno le guerre si dichiaravano, per poi potersi sedere al tavolo delle trattative della pace. Fu una guerra non dichiarata. Tanto
è vero che... bisognerebbe ricordare agli attuali Savoia... forse hanno fatto le scuole basse, qualcuno dice che non hanno fatto le scuole alte, non so a che piano stavano... che a Teano, il famoso incontro fra Vittorio Emanuele II e Garibaldi... noi, a volte, riportiamo

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l’”obbedisco” di Garibaldi. Ma quale fu la frase di Vittorio Emanuele II a Garibaldi? Quale fu questa frase? Per cui i Savoia devono ancora oggi, ripeto, riconoscere quanto hanno fatto. La frase fu la seguente: I suoi soldati sono stanchi. Adesso tocca a me. I suoi soldati sono stanchi, adesso tocca a me. E’ da quel momento che lui affida a Cialdini le operazioni militari, che era un suo generale. Non c’era ancora l’Italia, c’era il Regno di Sardegna, con
a capo la Casa dei Savoia. Allora, la storia non ammette ignoranza, non ammette
ignoranza. Quindi, questo è il punto, direi per noi veramente decisivo. Il dopo assedio: Gaeta ha pagato non soltanto durante l’assedio, ma ha pagato per essere la fedelissima, per essere stata per oltre sette secoli, per settecento anni siamo stati ritenuti la porta
d’ingresso, la chiave del regno meridionale, e lo abbiamo fatto fino in fondo, essendo appunto soprannominati... e veramente c’è da essere orgogliosi... la fedelissima del regno... ce l’hanno fatta pagare. Il decurionato, subito dopo... dopo pochi giorni incominciò a dare: ma qualcuno deve pagare tutto questo sfacelo, o no? Chi paga tutte le vittime? Chi
paga tutti i palazzi abbattuti? Per non parlare della polveriera, che scoppiò il 22 gennaio, e Porta di Terra... noi la conosciamo molto bene... cadde praticamente tutta e morirono non soltanto le guarnigioni ma morirono centinaia di civili in quell’unica esplosione, chi paga tutto questo? Pensate che avevamo la dogana di prima classe, che fu immediatamente retrocessa a seconda classe. Ma la cosa peggiore è questa, che se Gaeta dal 1434, cioè da Alfonso di Aragona in avanti, è stata effettivamente una piazzaforte d’armi, perché
Gaeta aveva questo ruolo centrale nel Tirreno; aveva una difesa naturale meravigliosa, alla quale poi si sono aggiunte mura successive, fino ad arrivare all’ultimo Bastione di Carlo V. Ebbene, pensate una cosa, che tutti i sovrani hanno sempre pagato il decurionato di Gaeta, cioè il Comune di Gaeta per poter alloggiare le truppe nella città. Quindi, il Comune era florido perché i sovrani, per tenere qui le guarnigioni, pagavano, addirittura per ogni singolo soldato. Cosa è successo dopo il 13 febbraio 1861? Ce l’hanno fatta pagare. E non ci hanno dato più niente. Siamo stati noi a pagare allo Stato e a noi non è arrivato nulla. Anzi, Gaeta è stata presa, dopo l’assedio, è diventata città militare per
eccellenza, senza nulla dare in cambio a questa città. Gaeta, ancora oggi, soffre una demanializzazione incredibile, senza precedenti nelle città italiane. Quindi, Gaeta ha sofferto durante i tre mesi d’assedio ma Gaeta sta continuando a soffrire ancora oggi. Da Sindaco di questa città vi posso dire che oggi iscritti all’anagrafe, a Gaeta, ci sono meno di 22 mila persone. Nel 1861 iscritti all’anagrafe di Gaeta c’erano quasi 17 mila persone.
Dopo quasi 150 anni, praticamente Gaeta non è cresciuta. Perché? Perché ancora oggi continua l’emorragia dei nostri giovani, l’emorragia dei giovani che sono costretti a migrare da questa città. Ancora oggi, dopo quasi 150 anni. La beffa. Abbiamo ricevuto il danno ed ecco perché fino al 1914... l’ultimo appello fu quello del 1914, quindi per quasi quaranta anni il decurionato di Gaeta chiese i danni di guerra. Quindi, non è la prima volta. Si chiesero 2 milioni e 14 mila lire dell’epoca, quindi la cifra di 220 milioni non è stata presa a
caso, si sono fatte semplicemente le rivalutazioni. Ebbene, questi 2 milioni e 14 mila lire dell’epoca chiesti ripetutamente già ai tempi in cui la capitale era a Torino e, successivamente, quando era a Firenze fino a quando, alla fine, era Roma. Questi soldi non sono mai stati dati. Ripeto, per quaranta anni i Sindaci di Gaeta, fino ad arrivare all’ultimo, nel 1914... se non ricordo male fu il Sindaco Migiarra a chiedere questi danni... non furono mai dati. Al danno, la beffa. I cento anni di Unità d’Italia si festeggiano a Gaeta, 1961... io dico alle concittadine e ai concittadini di andare ancora oggi a rileggersi lo storico discorso dell’allora Sindaco Corbo che, se da un lato certamente poteva dire che
l’Unità d’Italia... che il popolo italiano certamente stava diventando uno solo, però puntava ancora il dito sul fatto che Gaeta era stata presa e, diciamo, in un certo senso violentata non solo fisicamente ma soprattutto moralmente ed economicamente. E lui questo lo ricordava nel 1961, 13 febbraio del ’61 qui a Gaeta, alla presenza dell’allora Presidente del
Consiglio, Amintore Fanfani, e altri politici dell’epoca. Ebbene, pensate che quarantotto anni fa si celebrò a Gaeta e adesso, nei 150 anni, dobbiamo leggere che il Governo

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italiano finanzierà le seguenti opere. Finanzierà Torino, con la realizzazione del Parco Dora nelle aree industriali; Novara, con l’ampliamento del Broletto; Venezia, con la costruzione del nuovo Palazzo del Cinema; la provincia di Imperia, con il completamento del Parco Costiera del Ponente Ligure; Firenze, con la realizzazione del Parco della Musica; Perugia, con trasformazione dell’aeroporto nazionale in internazionale; Isernia, con la costruzione di un auditorium; Reggio Calabria, con la sistemazione territoriale e
l’ampliamento del museo. Non sentite il nome di Gaeta all’interno di quello che il Governo ha deciso di stanziare. La domanda è: perché? Probabilmente, perché i signori che sono appena usciti, quando avevano la possibilità, non hanno fatto nulla, non hanno richiesto nulla. D’altra parte, in quattro anni e mezzo di amministrazione non hanno fatto nulla, per cui è chiaro che il nulla, diceva il Re Lear, porta al nulla. Allora, noi abbiamo già fatto una
delibera sui 150 anni dell’Unità d’Italia, e l’abbiamo mandata al Governo, alla Regione e alla Provincia. Oggi, giustamente, l’ordine del giorno dice: I 150 anni dell’Unità d’Italia:provvedimenti. Perché Gaeta non vuole essere trattata in questa maniera.

Il Video

Vado verso la conclusione, Signor Presidente, e le chiedo scusa se ho abusato del tempo. Noi qui non siamo dei nostalgici, questo deve essere molto chiaro. Non siamo dei nostalgici, noi semplicemente vogliamo che la verità storica possa trionfare. Giampaolo Pansa... si può condividere o non condividere... ha scritto un libro, Il sangue dei vinti, parlando della repubblichina di Salò. Io ho chiesto a Pansa che, tra l’altro è un piemontese di origine, della provincia di Cuneo, gli ho detto: perché, caro Pansa, lei che ha scritto Il sangue dei vinti, proprio lei che è piemontese, perché non scrive il sangue dei vinti dell’assedio del1860-61 a Gaeta? Perché quel sangue forse era meno prezioso di quello dei repubblichini di Salò? Mi disse che, in effetti, avevo ragione. E, infatti, ha comprato il giorno dopo diversi libri sull’assedio di Gaeta e su quel periodo storico. Chissà se questo giornalista farà un libro su questo? Ma noi, quindi, oggi, vogliamo il riconoscimento della verità storica.
Ovviamente, la richiesta di 220 milioni di euro non è fuori luogo. Oggi, questa città ha bisogno di un rilancio economico, sociale, culturale e per fare questo, inevitabilmente, c’è bisogno anche di soldi. Qualcuno, ultimamente, ci criticava per la mancanza di opere pubblico di un certo livello. Ma dalle nostre parti, penso in tutto il sud, si dice che, ahimè, senza denari non si cantano le messe. Senza i soldi non si cantano le messe, non si celebrano le messe. Quindi, il problema economico non è secondario. Però, non è l’aspetto principale della nostra richiesta. Noi vogliamo verità storica e vogliamo dire che, secondo noi, il vero Risorgimento italiano è stato quando in quel momento, sì, abbiamo
cacciato dal suolo patrio, dal suolo italiano abbiamo cacciano i nazifascisti e quando il 2 giugno abbiamo, finalmente, nel ’46, votato per la Repubblica. Quello è stato il nostro Risorgimento. Il Risorgimento, a Gaeta, è avvenuto il giorno 19 maggio 1944, giorno in cui l’ultimo tedesco lasciò questa città e di cui questa piazza qui davanti a noi porta ancora oggi il suo nome. Quello è il nostro vero Risorgimento. Il sottoscritto è il Sindaco della città di Gaeta, di una città con una storia antichissima, fiera della sua cultura, del suo passato, delle sue tradizioni. Questo è un Sindaco, questa è una Giunta, questo è un Consiglio
Comunale dell’Italia repubblicana, di quella Repubblica, appunto, nata il 2 giugno del ’46.
E quindi non ci sono venature nostalgiche o tifi per gli uni o gli altri. Non c’è il discorso del caro cugino, perché tale Vittorio Emanuele II... si rivolgeva a Francesco II, lo chiamava:caro cugino. Soltanto ricordando che sua mamma, Maria Cristina di Savoia, appunto, era anche lei una Savoia. Lo chiamava caro cugino, e poi lo bombardava nella maniera in cui lo ha bombardato. Qui non si tratta né di esaltare qualcuno e né di deprecare altri, ma certamente i Savoia sono stati nefasti per la nostra storia, per la storia italiana perché non ci dimentichiamo... e questo a prescindere da Gaeta...

FINE LATO A 1a CASSETTA
INIZIO LATO B 1a CASSETTA

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INTERVENTO DEL SINDACO – (Antonio Raimondi)
... il popolo italiano nelle mani dei nazifascisti. Tutto questo non va dimenticato. E allora, chiudo in mio intervento dicendo che sono fiero di essere Sindaco di questa città, ancor più stasera perché stiamo scrivendo, come Consiglio Comunale, una pagina storica. Grazie, Signor Presidente.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – (Pasqualino Magliuzzi)
È iscritto il Consigliere Guerra.

INTERVENTO DEL CONSIGLIERE – (Domenico Guerra)
Grazie, Signor Presidente. Buona sera al Signor Sindaco, ai Consiglieri, agli Assessori ed a tutti gli intervenuti. Intanto, ringrazio il Sindaco, il Consigliere Saccone e l’Assessore Ciano per l’iniziativa che ci vede qui raccolti, questo pomeriggio, che a mio avviso rappresenta un’occasione storica per la nostra città il cui sacrificio ed il cui ruolo, determinante nel processo unitario del nostro Paese, è stato prima travisato dalla storia, scritta dai vincitori e poi completamentedimenticato. Tant’è che le nuove generazioni nulla sanno al riguardo. A mio avviso, lo spirito dell’ordine del giorno oggi posto alla nostra approvazione va visto proprio nel sacrosanto diritto – dovere da parte delle istituzioni pubbliche, nazionali e locali, di tramandare nel maniera più fedele possibile le nostre radici storiche, senza temere di rimettere in discussione, se del caso, e far valere anche a distanza di tempo, le ragioni che hanno contribuito a determinare la nostra storia più recente. Il documento che pongo alla vostra attenzione quale contributo all’odierna assemblea è un’ulteriore testimonianza chel’iniziativa assunta con coraggio dai citati colleghi di maggioranza non è affatto bizzarra o cervellotica, come alcuni ironicamente voglio far credere, ma si riallaccia addirittura ad una richiesta di risarcimento avanzata già negli anni immediatamente successivi alla caduta di Gaeta. E, badate bene, ritenuta giusta e accoglibile dalla stessa Casa Savoia, come è documentato. Trattasi, infatti, di una memoria inviata nel 1865 dall’allora Sindaco della Città di Gaeta, Domenico Vellucci, ai vertici della seconda legislatura italiana, da cui si legge: durante l’armistizio 12 – 19 gennaio, il generale Cialdini inviò, a nome del Principe di Carignano, una lettera al Sindaco di Mola... perché lì si erano rifugiati molti gaetani dopo la distruzione totale della città... leggo testualmente, è un documento originale dell’epoca, stampato nel 1866: “Sua Altezza Reale, il Principe di Carignano, visitando ieri le posizioni occupate dalle truppe, vide i gravi ed inevitabili guasti della guerra prolungata in questo paese. Sensibile al danno di tanta parte della popolazione, Sua Altezza Reale, mi incarica
di assicurare la Signoria Vostra Illustrissima, e per di Lei mezzo, questi abitanti che a guerra ultimata il Governo di Sua Maestà provvederà all’equo e maggiore possibile risarcimento. Le trasmetto, frattanto, lire mille, di Sua cassetta privata, destinate ai poveri di questo paese più bisognosi di soccorso. Prego la Signoria Vostra Illustrissima di aggradire i sensi della mia più distinta considerazione.” Il Sindaco, lieto di obbedire ai voleri di Sua Altezza Reale, il Principe di Carignano, fece subito affiggere un manifesto, dal quale si leggeva: “Cittadini, il prolungato assedio di Gaeta che, in breve, coronerà la gloriosa rivoluzione operata nelle Due Sicilie, si procurò il contento di vedere qui approdare Sua Altezza Reale il Principe di Carignano, un membro della Casa Savoia da noi tanto amata. Sua Altezza Reale si portò a visitare le posizioni occupate dalle truppe
italiane e sensibile ai guasti causati dalla guerra a danno di tanta parte della popolazione, Sua Altezza Reale si degnò di incaricare Sua Eccellenza, il generale Cialdini, di per mio mezzo questi abitanti che a Guerra ultimata il Governo di Sua Maestà provvederà all’equo e maggior possibile risarcimento. E Sua Eccellenza, nell’adempiere a tale incarico, con ufficio di questa data, mi ha trasmesso lire mille, di proprio peculio dell’Altezza Serenissima destinate a distribuirsi ai poveri di questo paese, più bisognosi di soccorso. E benché avessi avuto a lordarmi continuamente della rassegnazione con cui ciascuno di voi
tollerava qualsiasi guasto nei propri beni, pure ho creduto sempre mio debito confortare con la speranza dell’indennizzo chi fra voi ha risentito il peso dei danni. Questi speranza che a me veniva dalla lealtà del Governo di Sua Maestà è consolidata oggi in certezza per le assicurazioni che a voi vengono in nome di Sua Altezza Reale. Confidate adunque nel

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Governo del Re Galantuomo e continuate sempre più col vostro disinteresse ed
abnegazione a mostrarvi degni italiani.” Continua il Sindaco Vellucci nella memoria controfirmata anche dalla Giunta del tempo: “Le perizie successive all’assedio stabilirono che i danni ammontavano a lire 898.463 per i fondi urbani ed a lire 1.149.238 per i fondi rustici, per un totale di lire 2.047.702,15. Il risarcimento non fu mai pagato, nonostante i documentati rinnovi della richiesta più volte reiterata, fino a tutto il 1914.” Non lo dico io, sto leggendo dal documento del Sindaco Vellucci. Che concludeva la sua memoria in
maniera molto dignitosa, come appare da alcune di queste frasi che vi sintetizzo per motivi di tempo. Si legge: “Comprendiamo la grande difficoltà, l’erario è esausto e siamo pronti a fare i necessari sacrifici. Ma questi sacrifici abbiano un confine e non vorremmo estenderli fino al suicidio. Non risarcì la nazione molti danneggiati dalle vicende del 1848 e, addirittura, fin del 1820? Né si ha l’ardire a pretendere un indennizzo a titolo legale ed equivalente al danno, cosa che menerebbe a cifra enorme. Ma chiedesi almeno un sollievo diretto alla eccessività di quel danno, senza pregiudicare le ragioni e le riserve della Camera sulla questione generale. Fortunatamente – dice ancora il Sindaco Vellucci
ai vertici di quella legislatura – abbiamo il vantaggio di sottoporre le nostre ragioni al fior fiore della nazione che può e sa ben ponderarle. Sicché noi, affidati in decreti e promesse ufficiali nelle assicurazioni di Sua Altezza il Principe di Carignano nella dignità della corona, della giustizia ed umanità del Parlamento, ci lusinghiamo di vedere una volta coronate le nostre modeste e legittime aspettative.” Ebbene... e qui sono io che intervengo... Gaeta, dopo 150 anni, sta ancora aspettando. E noi crediamo, al di là della via dell’azione risarcitoria che si intende riprendere, che almeno nella programmazione già in corso delle celebrazioni nel prossimo 2011 del 150° anniversario dell’Unità d’Italia
Gaeta debba essere compresa a giusto titolo, prima fra le città protagoniste dell’evento, come già richiesto con delibera qui approvata il 14 febbraio scorso. È questo che noi ci teniamo a ribadire oggi nell’approvare l’ordine del giorno propostoci, in maniera che il sacrificio della nostra città, ultimo baluardo caduto per l’unità del nostro Paese non venga ulteriormente dimenticato e trascurato proprio nel momento in cui si vogliono esaltare e riconoscere i valori e gli eventi che hanno portato alla nascita della nostra Patria. Grazie.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – (Pasqualino Magliuzzi)
C’era Consigliere Gallinaro.Prego.

Il Video

INTERVENTO DEL CONSIGLIERE – (Luca Salvatore Gallinaro)
Grazie, Presidente. Il Sindaco ha detto che entrando qui, in quest’aula, gli è stato chiesto come si sentiva. E lui diceva: benissimo. Io, a differenza del Sindaco, oggi sono molto triste. Sono molto triste perché oggi è in gioco la dignità di questa città, una città che non nasce nel 1861, una città che già esisteva, che ha oltre trenta secoli di dignità, di storia, di tradizioni, che è fiera dei
suoi avi e di chi oggi ci risiede e crede nel suo futuro. Noi non abbiamo bisogno di
riscoprire il 1861 per la dignità della nostra città. Però, dobbiamo dare onore alla nostra città, dobbiamo creare una memoria di quello che è accaduto. Ed è per questo che oggi siamo qui. E mi dispiace vedere che oggi... sì, l’aula è gremita, ma di pochissimi cittadini di Gaeta. E dove è l’orgoglio di essere cittadini di Gaeta? È questo quello che io mi domando. Ma chi ama veramente questa città? Chi fugge? Chi non ne difende la sua dignità? Ho sentito parlare di strumentalizzazione, tribunale politico per fare un processo alla storia, grave responsabilità nei confronti dell’intera città, ponderare bene le conseguenze dell’azione giuridica, città alla berlina, derisa dal resto del mondo. Una città piena di cultura, di tradizioni, che batteva propria moneta, aveva codici e leggi quando gli
altri neanche se le sognavano. Ma di che cosa stiamo parlando? Allora, perché oggi siamo riuniti in quest’aula? Vogliamo fare causa a qualcuno? Vogliamo vedere se riusciamo a portare soldi nelle casse comunali, inventandoci una nuova forma di finanza creativa per nostalgia di un passato che non tornerà mai? Per strategie televisive o tattiche politiche?
No, signori, non è nulla di tutto questo. Né abbiamo la presunzione di voler riscrivere la storia. Anche perché nella nostra città la storia la viviamo ogni giorno, camminiamo

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letteralmente su tesori inestimabili, questi sempre senza comprenderne la portata e la valenza. Questa è la realtà. Questa è, e deve essere, solo un’occasione di condivisione affinché tutti siano consapevoli del grande ruolo che ebbe Gaeta nella storia dell’unità
nazionale e quanto questo i cittadini di Gaeta, dal 1861 ad oggi, hanno dovuto pagare e continueranno a pagare. Perché questa è la verità. La storia dell’Italia è segnata da secolari divisioni che hanno fatto prevalere le identità locali su una comune identità nazionale. L’unificazione del 1861, riunendo queste molteplici anime, ha dato vita a un’esperienza di confronto e scambio unica nella storia europea. Oggi vogliamo capire se una volta fatta l’Italia, 150 anni sono bastati a rendere la massimo del torinese D’Azeglio finalmente compiuta. Il concetto di nazionale venne definito da... (il nome non è comprensibile) in una celebre conferenza del 1882 “un plebiscito di tutti i giorni”.Non è un
dato prodotto solo dalla storia, dalla natura, ma è il frutto della consapevolezza di un popolo di costituire una comunità di valori. Questo concetto di nazione, proprio per il contenuto di valori che lo animano, non conduce all’isolamento ma all’apertura. In primo luogo verso le genti, le nazioni vicine che di quegli stessi valori si sono alimentate, scambiandosi esperienze reciproche attraverso relazioni, talora anche burrascose che, comunque, le hanno coinvolte in vicende storiche comuni. In questo senso, per l’Italia il significato della parola nazione è indissolubilmente legato all’idea di libertà e dell’integrazione in un’Europa di popoli liberi. Oggi l’assedio del 1860-61 rappresenta un pezzo di memoria cittadina, una porzione di coscienza nella quale riaffiorano le sofferenze
del passato. Leggere i diari dell’assedio di Gaeta non è diverso dal leggere le cronache di una guerra di quelle che vediamo tutti i giorni nei nostri telegiornali, purtroppo. Perché la sofferenza e la violenza di una guerra non cambia nel tempo, cambiano soltanto le armi. Ma le sofferenze che impone al popolo sono sempre le stesse, non variano assolutamente. E allora, forse, è opportuno che oggi vengano ricordate alcune cose... e vi leggero soltanto due passi, secondo me importanti, di alcuni documenti che molte volte vengono richiamati ma che, secondo me, pochi conoscono. Uno è il testo della resa della piazzaforte di Gaeta, che ha un’autorevole importanza anche per la popolazione di Gaeta,
un documento spesso citato ma veramente noto a pochi, ed è quindi opportuno
sottolineare il valore ed evidenziare gli aspetti positivi che può avere in alcuni passi. Il testo della resa si compone di 23 articoli, dei quali solamente i primi due rilevano la durezza di una capitolazione vera e propria e che è espressa nei due principali articoli che sottolineano il passaggio di proprietà della piazza e la presa di possesso integrale di essa da parte dei vincitori. Ma quello che mi piace ricordare sono gli articoli 19 e 20. Il 19 dice:
“Tutti gli abitanti di Gaeta non saranno molestati nelle persone e proprietà per le opinioni passate.” L’articolo 20 recita: “Le famiglie dei militari di Gaeta e che trovansi nella piazza, sono poste sotto la protezione dell’esercito di Re Vittorio Emanuele.” Ma tutto questo si è veramente verificato? Secondo me, no. E l’altra cosa che invece mi piace ricordarvi è l’ordine del giorno emanato dal generale Cialdini il 17 febbraio 1861, il giorno in cui proprio qui, sull’istmo di Monte Secco, dove è eretta questa Casa Comunale, fu celebrata una solenne messa funebre per ricordare entrambi i caduti... di tutte le parti, perché la guerra
non fa distinzione tra nessuno. Soldati, Gaeta è caduta. Il vessillo italiano e la ***vittrice Croce di Savoia sventola sulla Torre di Orlando. Quanto io presagiva il 13 dello scorso gennaio, voi compiste il 13 del corrente mese. Chi comanda soldati, quali voi siete, può farsi sicuramente profeta di vittoria. Voi riduceste in novanta giorni una piazza celebre per sostenuti assedi e accresciute difese, una piazza che nel principio del secolo seppe resistere per quasi sei mesi ai primi soldati d’Europa. La storia dirà le fatiche e i disagi che patiste, l’abnegazione, la costanza e il valore che dimostraste. La storia narrerà i giganteschi lavori da voi eseguiti in breve tempo. Il Re, la Patria, applaudono al vostro trionfo, le Re e la Patria vi ringraziano. Soldati, noi combattemmo contro italiani, questa è
la verità, non c’erano fazioni diverse, erano tutti italiani. E fu questo necessario, ma doloroso ufficio e perciò non potrei invitarvi a dimostrazione di gioia, non potrei invitarvi

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agli insultanti tripudi del vincitore. Stimo più degno di voi e di me il radunarvi quest’oggi sull’istmo e sotto le mura di Gaeta, dove verrà celebrata una gran messa funebre. Là pregheremo pace ai prodi che durante questo memorabile assedio perirono combattendo tanto sulle nostre linee, quanto sui baluardi nemici. La morte copre di un mesto velo le discordie umane e gli estinti sono tutti uguali agli occhi dei generosi. Le ire nostre, d’altronde, non sanno sopravvivere alla... (la parola che segue non è comprensibile) il soldato di Vittorio Emanuele combatte e perdona. Ma la domanda che mi pongo è questa:
ma che cosa c’è da perdonare? E, se eventualmente, ci fosse stato qualcosa da
perdonare, questo perdono è mai giunto? Questa è la verità. Che a Gaeta viene ancora fatto pagare qualcosa, come se fosse stata una città che non voleva l’unità d’Italia ma era contro l’unità d’Italia. Questo non è vero, assolutamente. Noi siamo fieri di essere cittadini della Repubblica Italiana. In quel contesto storico si è vissuta la fine di un regno. Non dimentichiamoci una cosa, che il Regno delle Due Sicilie è finito, è finito perché la maggior parte dell’esercito si consegnò e si arrese spontaneamente perché l’esercito del Regno delle Due Sicilie era superiore agli invasori. Nella piazzaforte di Gaeta, prima dell’assedio, c’erano 22 mila soldati, 11 mila si andarono a consegnare volontariamente a Terracina. La
flotta borbonica si arrese, non venne nella rada della città di Gaeta, che fu difesa soltanto dalle navi francesi. Che poi salparono, e ci fu il blocco della flotta piemontese, questa è la verità.

Il Video

Su quel gonfalone voi vedete che c’è una medaglia d’argento, l’unica decorazione che è stata data a quel gonfalone, data quasi cinquanta anni fa in concomitanza del Centenario dell’Unità d’Italia. Ma la sapete quale è la motivazione gloriosa, condivisibile,
valida per la quale fu data quella decorazione? Io, nel 1961 non ero ancora nato, l’ho appreso adesso perché mi sono andato a documentare. Mi sarei aspettato che in occasione del Centenario dell’Unità d’Italia fosse riconosciuto il giusto merito a questa città. Ma gli fu riconosciuto per tutt’altra cosa, per i bombardamenti aerei e navali subiti durante la seconda guerra mondiale? E quelli subiti nel 1861 che cosa furono, acqua fresca? È questa la verità, che ancora non si ha il coraggio di riconoscere che Gaeta era una città che ha voluto l’unità d’Italia, non era contro l’unità d’Italia. E allora è arrivato il momento di chiedere onore per questa città. È questo il vero valore dell’ordine del giorno che noi andiamo oggi ad approvare. E proprio perché non voglio mettere timore in nessun
cittadino e non voglio lasciare debiti a nessuno, probabilmente è opportuno che chi ha presentato l’ordine del giorno lo subemendi e inserisca che non sia previsto operi per l’avvocato che, eventualmente, dovrà andare a valutare e tutelare il ruolo della città di Gaeta, ma che abbia una percentuale, eventualmente, se ci sarà un risarcimento. Ma il riconoscimento deve essere, prima di tutto, come ha detto il Sindaco, morale per la città. E i risarcimenti possono essere anche simbolici. Né posso condividere le illazioni e le ingiurie che, secondo me, sono state rivolte in questi giorni sulla stampa alla città di Gaeta.
Sei anni fa il popolo italiano, attraverso i suoi rappresentanti al Governo, ha mostrato enorme saggezza andando a modificare la Costituzione Italiana e consentendo agli eredi di una dinastia di sesso maschile di rientrare nel nostro suolo. Perché la monarchia, oggi, non fa paura più a nessuno, oggi viviamo in un mondo aperto, non abbiamo più frontiere, è caduto il muro di Berlino, le dimensioni, i valori sono molto più forti. Non crediamo più in un
passato che, molto probabilmente, non ritornerà mai più. E questo è segno di estrema maturità. Ma mi sarei aspettato più fierezza e più dignità nelle parole di chi rappresenta i discendenti di una dinastia, mentre nelle loro parole c’è soltanto il terreno timore di chi vede soltanto la possibilità che venga intaccato il loro patrimonio. Ma stiano tranquilli, non li vogliamo i loro soldi. Noi chiediamo soltanto un riconoscimento al nostro Stato, perché noi siamo la periferia delle istituzioni e dobbiamo muoverci nei canali delle istituzioni.
Questa è la coerenza di chi amministra. E chiudo ricordandovi la motivazione di quella medaglia: sopportava con dignitosa fierezza ripetuti, violenti bombardamenti aerei e navali che arrecavano gravi distruzioni agli abitanti e uccidevano numerosi suoi figli; subiva stoicamente crudeli rappresaglie dal nemico invasore, mai piegando la sua fede in un’Italia

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migliore. E noi questa fede un’Italia migliore ce l’abbiamo, continuiamo ad averla perché abbiamo la consapevolezza del nostro passato, la certezza del nostro presente e la fiducia nel nostro futuro. Grazie.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – (Pasqualino Magliuzzi)
Sono iscritti il Consigliere Ciccariello e la Consigliera Costabile. Costabile, prego.

INTERVENTO DEL CONSIGLIERE – (Marina Costabile)
Grazie, Presidente, e buona sera a tutti. Rivivendo il passato attraverso il doloroso percorso storico che ha portato all’Unità d’Italia, vorrei sottolineare che le truppe piemontesi massacrarono non solo soldati, ma
anche donne e bambini, molte delle quali si immolarono per l’estrema difesa del regno.
Nelle cronache dell’epoca e nei documenti ufficiali, si legge di donne guerrigliere checombatterono al fianco degli uomini. Catturate, esse furono torturate, subirono sevizie,violenze e morte. Nell’eccidio di Pontelandolfo e Casalduni, trattato nel libro moltodocumentato dal titolo “1861, un massacro dimenticato” è descritta la violenza ad unadonna. Dopo averle ucciso il marito e il figlioletto, viene legata ad un albero, violentata euccisa con un colpo di baionetta nel ventre. E l’eccidio non finisce qui, vengono trucidatepure trenta donne che si erano rifugiate intorno alla croce eretta sulla piazza del mercato,nella speranza di trovarvi scampo agli oltraggi e alla morte. Queste le testuali parole del
libro, che riporta le violenze e le barbarie delle truppe savoiarde: Non c’era spazio per lapietà. Le orecchie dei bersaglieri erano sorde ai lamenti e i loro occhi cercavanoesclusivamente sangue. Videro alcuni bambini pregare all’ingresso di una casa, lifucilarono tutti senza pietà, mentre quelli piangevano. È giusto che il mondo sappia, non sipuò tacere di fatti tristi e orrendi come questi, le cui vittime indifese, donne e bambini,furono uccisi non solo nel corpo, ma soprattutto nella loro dignità di essere umani.
Fedelissima del Regno delle Due Sicilie, anche Gaeta, nel 1860-1861, subì da parte delletruppe savoiarde un lungo bombardamento che seppellì tra le macerie soldati, donne,bambini e persino i malati e i feriti nei loro letti. Durante l’assedio, preziosa fu l’opera delledonne che, sebbene fossero in mezzo ad ogni privazione e sofferenza, non furono mai prese dallo scoraggiamento e dalla viltà. Tra esse, c’era la giovane regina Sofia, che detteprova di coraggio superiore al suo sesso, dividendo col consorte i pericoli e sollevandocon la sua opera gli infelici malati e feriti. L’assedio si concluse il 13 febbraio 1861, in un orrendo bagno di sangue.
I Savoia fucilarono i contadini, chiamati briganti, torturarono i
bambini, stuprarono le donne e, alcune di esse, accusate di procurare viveri a briganti,furono processate e condannate alla reclusione. Oggi, questa richiesta di danni ai Savoia ha l’intento di difendere la purezza della memoria storica, di sancire diritti umani che sonostati orrendamente violati, dando la possibilità alla città di Gaeta di ottenere non solo un riconoscimento economico, ma soprattutto un riconoscimento morale affinché tutte quellemorti di soldati, di donne e bambini possano vivere una vita più gloriosa nella mente dei posteri. Grazie.

INTERVENTO DEL VICE PRESIDENTE VICARIO – (Marzio Padovani)
Grazie alConsigliere Costabile. La parola al Consigliere Ciccariello.

INTERVENTO DEL CONSIGLIERE – (Fabrizio Ciccariello)
Gli eventi storici connessi alperiodo risorgimentale, che hanno visto protagonista la città di Gaeta, sono statiampiamente ed egregiamente riportati all’attenzione dei presenti dal Sindaco,dall’Assessore e dai Consiglieri che prima di me sono intervenuti. Dunque, non misoffermerò sulle rievocazioni storiche. Ma mi chiedo come, alla luce di tutto ciò, unarevisione sistematica della nostra storiografia sia oggi ancora curiosamente osteggiata dagli storiografi. Mi preme notare come nell’ambito delle valutazioni e delle interpretazionistoriche connesse all’unità di Italia si è spesso sacrificata la verità all’esigenza di creare un supporto mitologico all’ideale dell’unità nazionale. Questo, ovviamente, a discapito diquelle città che, come nel caso di Gaeta, hanno dovuto pagare e continuano ancora oggi a
scontare gli eventi di quelle circostanze passate. Entrando nel merito di quello che èl’argomento all’ordine del giorno di Consiglio Comunale, ovvero il 150° Anniversario

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dell’Unità d’Italia, e i suoi festeggiamenti, non si può non evidenziare la disparità di trattamento mostrata nei confronti della città di Gaeta, e di altre città, nelle quali si èpraticamente fatta l’Italia. Non con carte, atti burocratici, accordi, ma con il sangue dellepersone che hanno combattuto o sono morte per i loro ideali, dall’uno e dall’altro fronte.
L’Art. 36 del decreto legge 159, del primo ottobre 2007 prevede che nell’ambito delladefinizione del programma generale degli interventi e delle manifestazioni per la ricorrenzadel 150° Anniversario dell’Unità d’Italia si debba prestare particolare attenzione alle città che hanno avuto maggior rilievo nel processo di unificazione della nazione e se le stragi,le battaglie, il sangue versato e le migliaia di morti non debbano essere ricordate edonorate da queste celebrazioni, ditemi voi noi cosa andiamo a festeggiare e a celebrare.
Andiamo avanti... andando avanti, mi preme ricordare un’altra questione spinosa che dasempre attanaglia la nostra città, questione legata direttamente a quegli eventi del 1861, laquestione demaniale. Gaeta era, fino al 1861, padrona del suo territorio. Ad oggi, invece,gran parte del nostro territorio non è di proprietà della città di Gaeta e dei cittadini,espropriato proprio in occasione dell’assedio del 1861, successivamente passato aldemanio. Demanio che lo amministra non certo a favore dei cittadini di questa città. Negli ultimi anni si è sentito parlare di vendita dei beni demaniali, da una parte si vende un faro,da un’altra si vende una caserma, si vende una montagna e un castello. Ma mi chiedocome si possano svendere i pezzi della nostra storia e della nostra città, chiedendo in
cambio un compenso economico. Vorrei ricordare ai presenti che la città di Gaeta hadovuto ricomprare, con soldi dei cittadini, Monte Orlando, dall’allora Sindaco Corbo; l’areadei Cappuccini ed altri beni presenti nella nostra città. Mentre, altri ancora, a causa diindisponibilità economiche di Codesto Ente, non si sono potute acquistare, come – adesempio – il Castello Angioino. Chiedo dunque, come riportato dall’emendamento che lamaggioranza ha presentato in aggiunta all’ordine del giorno, che si richieda ufficialmentela restituzione alla città di Gaeta di tutti i beni demaniali presenti sul nostro territorio, che cisono stati sottratti con la forza e che, ad oggi, oltre a non essere utilizzati, versano in uno
stato di abbandono e, paradossalmente, in uno stato di pericolosità per gli stessi cittadinidi Gaeta. Infine, un’ultima considerazione: gli eredi di Casa Savoia, Vittorio Emanuele e iltelegenico figliolo, nonostante la cortesia fattagli dall’allora Governo Berlusconi di poterrientrare in Italia e nonostante aver giurato, in cambio di rimpatrio, fedeltà alla Costituzione e alla Repubblica Italiana, rinunciando esplicitamente a qualsiasi pretesa dinastica, hanno
avuto il coraggio di chiedere alla nostra Repubblica 260 milioni di euro di risarcimento per idanni causati dall’esilio. Sulla base di quanto chiesto, mi chiedo come possa sembrare strano che per alcuni, addirittura una pagliacciata la richiesta di risarcimento rivolta acoloro che hanno causato i danni per questa città, e altre città, che nel 1861 hanno dovuto subire feroci massacri. Concludo con una speranza, la speranza che questa città, comealtre, vengano ripagate dei danni subiti e che in futuro potremo riavere quel patrimonio che
i nostri concittadini, in passato, hanno concorso a realizzare e che è stato sottratto aglistessi e ai loro figli. Grazie.

INTERVENTO DEL VICE PRESIDENTE VICARIO – (Marzio Padovani)
Grazie alConsigliere Ciccariello. Si è prenotato il Consigliere Vaudo.

INTERVENTO DEL CONSIGLIERE – (Valerio Vaudo)

Il Video

Grazie, Presidente. L’essere stati dimenticati nel programma dei festeggiamenti per il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia è sicuramente sconcertante, ma non solo per gli eventi storici accaduti nella nostra città,importanti per l’unità d’Italia, del nostro Paese o per i danni materiali subiti dalla città.
Infatti, centodue giorni di assedio, di cui settantacinque sotto il fuoco nemico... forse la motivazione di tanta ferocia scaturiva dal fatto che bisognava fare in fretta, perché lo spettacolo di un re italiano che combatteva un suo fratello, che nulla gli aveva fatto di male, al quale aveva offerto solo pochi mesi prima alleanza e collaborazione, era certamente penoso e non andava prolungato. Io mi voglio soffermare soprattutto sugli aspetti che sono stati forse un po’ meno evidenziati, gli aspetti culturali e psicologici che

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hanno... sono danni che hanno profondamente influito sulla nostra autostima, non come individui ma soprattutto come popolo, come popolo meridionale. L’aver studiato e interiorizzato per generazioni la storia patria scritta dai vincitori, dove l’esercito piemontese e i garibaldini sbaragliavano l’esercito borbonico e liberavano un sud dall’assoluta arretratezza culturale, sociale ed economica ci ha posto in una condizione di inferiorità. Ma la verità con il tempo, spesso, emerge. E, grazie al lavoro di persone che hanno dedicato
energia e tempo alle ricerche storiche... e qui ringrazio il nostro Assessore Ciano... si scopre che il sud non era più arretrato del nord. Anzi, in molti settori era certamente più sviluppato. L’aver sottomesso culturalmente ed economicamente il sud ci ha danneggiato anche psicologicamente, influendo fortemente sui nostri avi, su di noi e sicuramente sulle future generazioni. L’averci collocato nello stereotipo di fannulloni inefficienti ha influito enormemente sull’autostima del popolo del sud. Ed è per questo che ritengo che la partecipazione agli eventi del 150° Anniversario de ll’Unità d’Italia sia qualcosa di dovuto.
Anzi, aggiungo che la città deve essere risarcita adeguatamente per quanto riguarda i danni subiti dall’assedio. E dovrà riavere i beni ingiustamente di proprietà demaniale.
Voglio, comunque, concludere positivamente, sperando che al di là degli aspetti legati alla succitata questione il nostro Mezzogiorno d’Italia possa conquistare la condizione più consona alle nostre menti, al nostro saper operare, che ci hanno posto per secoli in una condizione di assoluto vantaggio nei confronti di molti Paesi europei. Potrei citare molto situazioni che confermano tutto ciò, però mi piace partire da lontano, perché la nostra storia inizia da molto lontano. Nel 312 a.C. nella costruzione della Via Appia... la strada più importante di Roma, viene costruita verso sud perché Capua e Taranto erano le città più importanti d’Italia. Grazie.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – (Pasqualino Magliuzzi)
È iscritto a parlare l’Assessore Ciano, al quale viene data la parola quale Assessore al Demanio. Prego.

INTERVENTO DELL’ASSESSORE – (Antonio Ciano)
Signor Presidente, la ringrazio. Signor Sindaco, Signori Consiglieri, voi siete degli eroi perché questa città maltrattata per centocinquanta anni sta riprendendo la sua dignità. Dignità che ci era stata tolta proprio dopo l’assedio. Ebbene, io ritengo questi nostri fratelli, questi che sono andati via, qui, non
li ritengo piemontesi nostrani, come avevo pensato in un primo tempo. Penso che la loro fede partitica, che fa capo al Risorgimento, li abbia indotti a queste escandescenze. Uno di loro ha detto che... la storia lasciatela fare agli storici. È quello che stiamo facendo. Molti di noi si sono cimentati a riscrivere quella storia; molti di noi sono stati processati anche da tribunali italiani. Il sottoscritto è stato processato per quattro anni per un fatto avvenuto il 5 agosto del 1861. Quattro anni di processi in quelle aule grigie, accompagnato da nessuno.
Veniva con me il qui presente Alessandro Romano, il Vice Prefetto di Roma e il compianto Lucio Barone. Ebbene, il sottoscritto, per un libro ha dovuto... non solo il sottoscritto, anche altri, per i Savoia e il massacro del sud ho dovuto subire un processo. Era una mia opinione, naturalmente. Ma quel libro, penso, abbia un po’ inciso fortemente sul pensare dei meridionali. Non è un libro di storia, quello. È un richiamo, diciamo, alla nostra identità. Ma io, prima di tutto, voglio salutare questi ragazzi che vedete qui dentro, venuti da tanto lontano. C’è chi viene da Genova... ho visto la Signora Costanza Castellano, che è la sorella di quel Castellano che fu gambizzato dalle Brigate Rosse. La sua origine
meridionale l’ha portata qui; vedo Duccio Malamaci... ho visto qui, tra la folla, che viene da Torino, emigrato calabrese, come tanti calabresi. Forse la Calabria l’hanno ridotta allo stato larvale dove la ‘ndrangheta oggi fa da padrone. Vedo tanti napoletani che sono arrivati qui, con i loro simboli. Napoli assalita dalla camorra, dai casalesi, dalla “monnezza”. Ecco, hanno bistrattato il sud in centoquarantasette anni di storia. Il sud che era molto ricco, molto ricco, era la terza nazionalizzazione più industrializzata d’Europa.
Ebbene, ieri sera, ho visto lì, a TV7, e mi sono meravigliato, un programma... insomma, il Riotta lì parlava di un libro scritto da un inglese. Ma è possibile che gli inglesi debbano scrivere libri sul Risorgimento che non c’è stato? E parlava di massacri compiuti dai

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piemontesi qui, nel sud, massacri veramente orrendi. Ci sono stati un milione di morti, qua giù. E quel 13 febbraio ha determinato, appunto, come diceva il Sindaco, la questione meridionale. Sono emigrati 25 milioni, 30 milioni di meridionali in ottantatre, ottantacinque anni di regno sabaudo. Ecco, ma io qui forse vedo l’anima di Don Paolo Capobianco al quale io bambino, diciamo... frequentavo la quinta elementare... ho chiesto del Risorgimento perché a scuola mi insegnavano, mi dicevano che Gaeta aveva resistito ai nostri liberatori. Mio nonno mi diceva che non era così. Mio nonno Pasquale mi diceva che
questi ci avevano massacrati. E Don Paolo che mi spiegava, diceva: guarda che non è come ti insegnano a scuola, la storia è un’altra. Mio nonno era un vecchio socialista, di quelli di una volta, non i socialisti di oggi che vanno a braccetto con gli avversari di un tempo. Ebbene, qui vedo l’anima di Angelo Manna, che era di destra, ma che in un’interpellanza feroce nel Parlamento italiano dissacrò totalmente Casa Savoia, li chiamo... (la parola che segue non è comprensibile) a Cavour. Ma non voglio raccontare in questo Consiglio Comunale quel... tutti possono andare al Parlamento, leggere sui nostri libri ciò che Angelo Manna... voglio ricordare Gramsci. Gramsci, ragazzi, era originario di
questa città, non c’è una strada intitolata. Noi gliela intitoleremo, perché il papà di Gramsci era di Gaeta, la nonna di Gramsci era di Gaeta; il nonno di Gramsci, don Gennaro Gramsci, era capitano della gendarmeria borbonica, qui, nella fortezza. E tutti sapete cosa...

FINE LATO B 1a CASSETTA
INIZIO LATO A 2a CASSETTA

INTERVENTO DELL’ASSESSORE – (Antonio Ciano)
... proprio perché aveva resistito... la Chiesa, con Pio IX, alle orde piemontesi, alla massoneria. Per me Pio IX è il più grande Papa che ha avuto la Chiesa. Ecco, vedo qui l’anima di Lucio Barone che ci ha accompagnato, per tanto popolo. Vedo qui l’anima di Silvio Vitale che ogni anno veniva qui a ricordare i nostri morti, sopra la Montagna Spaccata.

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Ricordo tante, tante persone.Ricordo Cosmo Ciaramaglia che, prima di morire, era malato, gravemente malato, ma voleva conoscere la storia. Ciaramaglia era veramente un genio della politica, della cultura, della storia. Cosmo Ciaramaglia è colui il quale ha scritto Razza caina, un libro forse tra i più belli che io mia mai letto. Ebbene, quando l’ho accompagnato a San Leucio, una volta, ha detto: ma è possibile che questa roba l’hanno fatta duecentocinquanta anni fa? Era una comunità cattolica, socialista, con case popolari costruite addirittura duecentosessanta anni fa. Con la migliore, la più bella seteria del mondo. Guardate, la Casa Ovale della Casa Bianca è tappezzata con la seta di San Leucio. Ma uno che ci ha lasciato, qui, poco fa, ha detto: la storia lasciatela fare agli storici. Noi ci siamo provando,
ma soprattutto io ci tengo a dire che siamo repubblicani, che la nostra patria è nata il 2 giugno del 1946 sulle ceneri di Casa Savoia e del fascismo. E chi non riconosce questo è traditore della nostra repubblica. Io non sono... io sono un pacifista, io non voglio fucilare nessuno, ma storicamente li condanno. La storia, però ci ha tolto la dignità, ci ha tolto la nostra città, ci ha tolto la memoria, la storia ci ha tolto i nostri figli che sono costretti ad emigrare perché non trovano case, non trovano lavoro. La storia ci ha tolto la libertà perché noi qui in Consiglio Comunale, eletti democraticamente dai cittadini, non siamo liberi di decidere sul nostro territorio. L’80% del nostro territorio è demaniale. Che significa
demaniale? Cioè, lo stato l’ha rubato alla libera fruizione dei nostri concittadini. Significa che noi non possiamo decidere su questo territorio per far lavorare i nostri figli. L’80%del nostro territorio è demanializzato. Ma demanio non significa soltanto caserme, scuole, chiese che hanno sequestrato, che hanno requisito, conventi, piazze. Demanio significa lespiagge, per esempio. Ma lo sapete che i nostri concittadini pagano allo Stato 500 mila euro solo per le spiagge, di demanio. Allo Stato. Un altro 15% lo pagano alla Regione e a
Gaeta non rimane niente. Noi dobbiamo pulire le spiagge con i soldi dei nostri cittadini,dobbiamo portarci e servizi, l’acqua, la luce, le fogne. Ecco, questo significa demanio,

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anche. Come demanio significa il porto, il porto commerciale che quello che è di Gaeta non è di Gaeta, una parte è di Civitavecchia e un’altra parte è dello Stato. Tutte le tasse dei noli, delle concessioni a Gaeta non rimane niente. Guardate, solo l’Agip, per il pontile, paga 250 mila euro. Però, noi ci dobbiamo fare le strade, dobbiamo asfaltarle, le dobbiamo andare a pulire, etc. etc. Ecco, una volta non era così. Io qui vi voglio dire che cosa era Gaeta prima del 1861, quando eravamo padroni del nostro territorio, quando il Consiglio Comunale di Gaeta poteva legiferare sul territorio, perché Gaeta era molto ricca.
Ecco, fino al 13 febbraio del 1861 Gaeta era capoluogo di circondario. Appena dopo l’assedio del 1860-61 si pensò a smantellare la piazzaforte per farla diventare luogo di pena. Il detto: ti mando a Gaeta... non so, chi ha fatto il militare te lo dicevano cento volte al giorno, tanto che ti facevano odiare Gaeta, insomma, questo era il proposito delle istituzioni di allora, perché Gaeta aveva difeso con onore l’orgoglio del sud, la libertà del sud. In Gaeta vi erano i seguenti uffici: due rappresentanze di stati esteri, quelli della Francia e dell’Inghilterra per il grande commercio che c’era qui; il comando militare della
fortezza e del distretto... comando di circondario marittimo; due camere di assicurazione marittima, di gaetani, non del nord, oggi sono tutte del nord le compagnie di assicurazioni, le banche, le industrie. Non ci appartiene più niente. L’ultimo, il Banco di Napoli, è stato asservito ai torinesi, sette o otto anni fa. Un ufficio postale di prima classe, l’ispettorato di distretto e luogotenenza delle dogane e gabelle. La dogana, oggi, piglia soldi e la porta a Roma, diciamo, che poi vanno a Milano, di questo si tratta. Un fondaco con ricevitoria
delle privative, ricevitoria del registro, cioè l’ufficio del registro. Agenzia delle tasse dirette e del catasto; un ispettorato di circondario delle scuole primarie, una pretura dipendente dal tribunale civile e correzionale di Cassino. Ma ci pagava lo Stato. Oggi sapete quanto ci costa il tribunale di Gaeta? A voi cittadini di Gaeta costa 560 mila euro all’anno; lo Stato non ci dà una lira. Io voglio sapere se siamo una colonia e facciamo parte di questa Italia repubblicana. Qui l’Italia deve fare i conti con queste realtà, non solo con Gaeta. Deve fare
i conti con Venezia. L’altra mattina sentivo Cacciari, in televisione, diceva le stesse cose che sto dicendo io, da anni. Perché i Comuni non ce la fanno più a resistere all’assalto, praticamente, del sistema fiscale, che non è nostro, è dello Stato. Siamo stati criticati per l’Ici, per altre cose. Sono tasse che hanno messo loro, tasse di successione. Ai nostri tempi, quelli buoni di una volta, non esistevano queste tasse, ce n’erano quattro, più la fondiaria. E lo Stato era ricco. C’era una delegazione di pubblica sicurezza, la verifica dei pesi e delle misure, un ufficio telegrafico di terza classe, ufficio di sanità marittima, un consorzio agrario circondariale. Tutti questi uffici oggi non ci sono più. La città perse la sua
importanza, sia militare che civile. Qui c’erano trecento navi. I nostri armatori, di cui un Consigliere, Matarazzo, era discendente di uno di questi. C’erano i Leboffe, i Cicconardi. Avevano trecento navi che solcavano i mari di tutto il mondo. Oggi non ne abbiamo una. C’erano sessantaquattro paranze, oggi sono ridotte a venti. C’erano industrie di cordame, di sapone, di vele.

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C’erano trecento frantoi, cantieri navali che davano lavoro a duemila operai, maestri d’ascia, calafati, velai, bozzellai, stivettai, falegnami. Centoquarantasette anni ci hanno massacrato la città, ci hanno debellato le nostre strutture. Ma io non sto qui per fare politica, non è il mio compito. Qui faccio l’Assessore al Demanio. Il Sindaco
Raimondi, durante la campagna elettorale, vedendo questa situazione drammatica di Gaeta, drammatica per questi beni demaniali che hanno invaso il nostro Comune mi ha detto: Antonio, tu devi fare l’Assessore al Demanio. Io sto qui solo per questo. Io, una volta che sono riuscito a recuperare alla città questi beni demaniali che sono nostri, li hanno costruiti i nostri padri con enormi sacrifici, io me ne posso andare a casa, il mio compito sarà finito. Luca, non me l’hai detto tu di rimanere qui... tu sei il mio medico ideale, mi hai
curato molte volte. Ma lì non mi può curare, me ne andrò perché darò spazio ai giovani, io ho una certa età. Questa città ha bisogno di giovani, ha bisogno di case popolari, di lavoro.
L’altro giorno sono stato al Consorzio Industriale, il sottoscritto è stato sempre contrario a questo Consorzio Industriale, perché non facevano in questa città, non realizzavano

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niente. Quando siamo arrivati qui, il Sindaco Raimondi ha incontrato il Presidente Forte,che è di un’altra parte politica, si sono guardati in faccia come due galantuomini. Raimondi gli ha detto: guardate, se non fate qualcosa, noi ce ne usciamo dal Consorzio. E si sono messi a lavorare per il Distretto del polo nautico internazionale. Sono stato lì, la prima pietra l’hanno messa l’altro giorno, stanno costruendo i primi quattro capannoni e fra sei mesi li consegneranno, 50 milioni di investimenti privati. Andranno a lavorare i primi cento giovani, penso. Sono cento giovani che o rimarranno qui, nella nostra città e non saranno
costretti ad emigrare. Ecco, io finisco con i beni demaniali perché i beni demaniali sono il futuro di questa città, e non solo di Gaeta. Io penso di Formia, del circondario. Anche Napoli potrebbe avere l’influsso da questi benefici. Perché? Perché noi siamo... sì, siamo della Regione Lazio però storicamente e culturalmente siamo la propaggine dell’ex Regno di Napoli. E, vuoi o non vuoi, la storia ci ritorna e senza storia un popolo è morto, non ha futuro. Pare che la Provincia di Caserta voglia riattivare la ferrovia Caserta – Sparanise,
fino a Gaeta. Che significa? Significa che quei tre milioni di turisti che vanno a Caserta verranno pure a Gaeta. Non dico 3 milioni, ma trecentomila ci verranno a visitare una fortezza che è rimasta abbandonata da centoquarantasette anni e che noi vorremmo riattare e vorremmo rendere fruibile non solo ai turisti, ma anche ai gaetani perché i gaetani non conoscono il proprio territorio. Ecco, Gaeta dal 110 dopo Cristo era padrona del suo territorio, sia dentro che fuori le mura. Dal 1861, con la vittoria della Casa Savoia sul Regno delle Due Sicilie, in una guerra mai dichiarata Gaeta, in quanto bottino di guerra, ha dovuto consegnare il proprio territorio al generale Cialdini e quindi al Regno del Piemonte. E quindi, poi, al Regno d’Italia che, a sua volta, lo ha consegnato alla Repubblica Italiana. Ecco, per risanare il debito pubblico hanno messo in vendita questi
beni. E ciò non è bello per la nostra dignità, per la nostra storia e per l’avvenire dei nostri figli. Io ho dedicato il 90 per cento del mio tempo a questa questione demaniale, la questione demaniale della nostra città. Col Sindaco andiamo spesso a litigare col demanio del Lazio, col demanio centrale. Oddio, quelli fanno il loro mestiere. Noi andiamo lì, dicendo con protervia, forse pure, che quei beni sono nostri, ce li vogliono far pagare. Ma, ad oggi, siamo la prima città del Lazio ad esprimere, praticamente, un disegno concreto per questi beni. Noi abbiamo chiesto istituzionalmente la Gran Guardia Borbonica, che è un po’ il simbolo della Gaeta Medioevale; abbiamo chiesto il convento e la chiesa di San Domenico; abbiamo chiesto tutto il complesso della caserma Sant’Angelo, che noi
cederemo alla Parco Riviera di Ulisse perché hanno a disposizione la legge 40 e possono finanziare... la Regione può finanziare quei beni. In tutto, la Regione Lazio investirà 36 milioni di euro per questi beni. Inoltre, abbiamo chiesto l’area di sedime della caserma Gattola... Casa Tosti, dove costruiremo case per giovani coppie. Ma ci è costata tanta fatica questa cosa. Immaginate quante volte siamo dovuti andare a Roma, io e il Sindaco.
Dobbiamo ringraziare il dottor Raniero De Filippis, che ci sta dando una mano, che è di Fondi, che oggi è Commissario dell’Ipab dell’Annunziata e che sta facendo arrivare tanti soldi anche per l’Annunziata, per la Sorresca, 200 mila euro, per la facciata esterna dell’Annunziata, 250 mila euro; per il pavimento, altri 200 mila euro. Io lo ringrazio da quest’aula. Come ringrazio il dottor Marrazzo, che ci è molto vicino. Io ho fatto parte della Lista Marrazzo, ma lui è di Minturno, la mamma è di Minturno, di Marrazzo... facciamo valere, come si dice, il peso politico. E vorrei che questo peso politico si rafforzasse. Ecco, vedete, avevano messo in vendita l’ex Batteria Duca di Genova, per 140 milioni; l’ex Batteria dello Spirito Santo, che abbiamo comprato per 3000 euro, pochi mesi fa. Dice:
perché l’avete comprata? Perché l’avevano messo all’asta e aveva vinto l’asta un privato.
E noi non possiamo permettere che i privati detengano la nostra storia. Hanno messo in vendita tutti i beni, i bastioni, addirittura, le strade, le piazze. Questa estate il Governo Tremonti che, devo dire la verità, adesso sta cedendo, con la legge sul federalismo fiscale.
Io ho premuto sulla Lega, su un deputato della Lega, si chiama Giacomo Chiappori e ho fatto introdurre in questo articolo l’Art. 16 della legge 3 ottobre 2008, il fatto che i beni

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demaniali devono tornare ai Comuni. Ci ho lavorato un anno, però ci siamo riusciti. Adesso, ci vuole tempo, devono dare le disposizioni a questa legge, e va bene. Però, voglio... e finisco, perché voi venite da lontano, avete fatto chilometri, chi viene dalla Calabria, chi viene dalla Sicilia, chi dalle Marche, chi dal Veneto, chi dal Piemonte... è successo nel 1999... qui inizia la storia delle devoluzioni di questo Stato, qui inizia la storia dei 150 anni dell’Unità d’Italia, praticamente, che come ci ha ricordato il Sindaco, nel 1961 è stato è stato festeggiato a Gaeta. Noi, lo ricorderemo, ricorderemo quello che è successo qui. Perché ognuno deve festeggiare i propri eroi. Quelli non sono i miei eroi.
I miei eroi sono i miei partigiani, sono Ninco Nanco, Passannante, a cui è stata mozzata la testa e messa in un museo, a Roma, criminologico e un milione di morti, che ci stanno sentendo, qui. Un milione di fucilati, trucidati, donne, bambini. Io sono stato a Roma una volta all’Archivio dello Stato, schifato me ne sono andato. C’era la fotografia di un bambino di dodici anni, fucilato dai bersaglieri piemontesi. Si chiamava Antonio Orsolino, 12 anni,
brigante. Ecco, questo stato ha elargito la somma ragguardevole di 1000 miliardi, cioè 500 milioni di oggi, per la riattazione e la conservazione dei beni demaniali dei Savoia, in Piemonte. L’ex Ministro del centrosinistra, Signora Melandri, ha elargito, Enzo Ghigo, del centrodestra, ha ringraziato. Volete sapere dove sono finiti questi soldi? Guardate, è stata un’operazione bellissima, io non sono contro la riattazione dei beni dei Savoia, io l’ho appoggiata, subito. Ho detto: magari, adesso ci danno pure a noi 500 milioni di euro. Ma qua non è arrivato niente. Ebbene, alla Mandria, hanno dato 46 miliardi di lire; 122 miliardi
a Venaria; 67 miliardi a Stupinigi; 14 miliardi ad Aglié; a Moncalieri, per aggiustare la villa dove Cavour, diciamo avrò usava ricevere il pubblico... non mi voglio dilungare; altri 9 per l’arredo urbano; a Rivoli, 2 miliardi; al Museo del Risorgimento, 15 miliardi; al Museo Egizio, 3 miliardi; alla Galleria Sabauda, 16 miliardi; 30 miliardi per Palazzo Madama; a Palazzo Reale, 10 miliardi; miliardi per l’Armeria Reale; 37 miliardi per la villa della Regina; 6 miliardi per il Parco del Valentino; a Racconigi ben 29 miliardi; a Valcasotto 14 miliardi; 3
a Govone; 6 miliardi per il Forte delle Fenestrelle, trasformato nel 1861 a lager dei soldati napoletani che non vollero tradire il loro giuramento. Ne morirono 56 mila, certi infoibati nella calce viva. Questa è una storia che deve essere portata all’attenzione del sud, del mondo, come ha fatto quello scrittore inglese che ieri sera stava da Riotta. Oltre a svariati miliardi da spendere per, ancora oggi, per la valorizzazione dei beni culturali... (seguono alcune parole incomprensibili). Ebbene, noi abbiamo una fortezza che ha fatto la storia d’Italia e non siamo stati calcolati. Il Sindaco è andato a Somerville, un paese vicino Boston, vi sono forse 50, 60 mila gaetani, qui siamo rimasti in 20 mila. Altri gaetani stanno
a Puerto la Cruz, in Francia, in alta Italia, a Roma, a Latina, a Milano, a Torino. Vorremmo che finisse questa emorragia mortale per la nostra città. E chiediamo, come ha detto Fabrizio Ciccariello, nell’emendamento che aveva presentato, chiediamo fin da ora la restituzione di questi beni alla nostra città perché è stata martire del risorgimento, assieme ad altre città completamente rase al suolo. Parlo di Ponte Laldolfo, Calsalduni... ma non solo al sud questi hanno fatto le stragi. Nel sud hanno seppellito sotto gli incendi e le macerie centinaia di paesi. Io qua ne ho documentati una parte, su questo libro. Ma sono
state messe al sacco città del nord. Torino ha avuto due stragi, nel 1853, quando c’era carestia di grano, Cavour usò i fucili e i cannoni per sgombrare la piazza, non si sa quanti furono i morti. E, nel 1864 falcidiò cinquecento torinesi, perché stava passando la capitale da Torino a Firenze. Ma queste cose non si leggono sui libri di storia. A Genova... e questa è forse la costa che a tutti voi, a tutti noi deve far pensare... a Genova massacrarono settecento genovesi. Nel 1849, il generale La Marmora, con i suoi bersaglieri, massacrò settecento repubblicani. Ebbene, La Marmora ha una statua a Genova, come ce l’ha Vittorio Emanuele. Cioè, questi genovesi dovrebbero far festa ai loro massacratori. È come se gli ebrei intitolassero la strada a Hitler, principale, di Tel Aviv, e quelle laterali a Kappler a... questo è successo. Ma un po’ di dignità la dobbiamo cacciare fuori, noi del sud. Che si incensassero i loro eroi, fanno bene, gli hanno dato

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prosperità, quelli si puzzavano di fame, emigravano in tutto il mondo. Ma pigliamoci la nostra dignità, cominciamo anche noi in tutto il sud... io ho sentito, l’altra sera, che il Sindaco di Capo di Orlando ha tagliato la testa della statua di Garibaldi, ha fatto bene.
Perché in Sicilia Garibaldi e i Savoia hanno fatto stragi inimmaginabili. La prima l’ha fatta a Bronte, fucilando degli innocenti. L’hanno chiamato Re Bomba a Ferdinando II perché ha buttato tre cannonate a salve su Messina. Sapete quanti morti ci sono stati nel 1866 a Palermo? Nella guerra del Sette e mezzo non si sa, pare otto o dieci mila. Per sette giorni è stata cannoneggiata, sono morti vecchi, bambini, uomini che si erano rivoltati contro Casa Savoia. Ma io voglio finire perché l’ora è tarda e voi venite da tanto lontano. Vi ringrazio tutti. Ringrazio, ripeto, il Sindaco e il Presidente del Consiglio, il Capogruppo
Luca Gallinaro, il Capogruppo Guerra, il Capogruppo di Riprendiamoci Gaeta, Corrado Saccone ma, soprattutto, ringrazio questi Consiglieri che da oggi sono i nuovi eroi di Gaeta e del sud.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – (Pasqualino Magliuzzi)
Allora, se non ci sono più interventi, penso che potremo passare alle dichiarazioni di voto, in maniera sintetica. I Capigruppo. Prego, prima il Capogruppo Guerra.

INTERVENTO DEL CONSIGLIERE – (Domenico Guerra)
Già ho detto nel mio intervento che approviamo con ampio favore l’ordine del giorno che ci è stato sottoposto. Grazie.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – (Pasqualino Magliuzzi)
Capogruppo Saccone.

INTERVENTO DEL CONSIGLIERE – (Corrado Saccone) Io ho presentato, chiaramente, l’ordine del giorno – insieme al Sindaco. Ovviamente, voteremo favorevolmente questo ordine del giorno, sottolineando un aspetto di soddisfazione particolare per la lista Riprendiamoci Gaeta, il cui programma sta proprio nel suo nome, appunto, Riprendiamoci Gaeta. E stiamo, appunto, in trattative per avere questi beni demaniali e oggi abbiamo più
forza per ottenere questo risultato e sono veramente soddisfatto. Grazie.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – (Pasqualino Magliuzzi)
Capogruppo Gallinaro.

INTERVENTO DEL CONSIGLIERE – (Luca Salvatore Gallinaro)
Non si può che votare favorevolmente a questa iniziativa perché va nel senso del riconoscimento della dignità dei valori che oggi ci spingono ad amministrare la nostra città.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – (Pasqualino Magliuzzi)
Grazie. Sindaco, vuole concludere?

INTERVENTO DEL SINDACO – (Antonio Raimondi)
Grazie, Presidente. Più che una dichiarazione di voto... hanno già parlato i Capigruppo e la maggioranza è compatta e cosa e credo che questa votazione sia una delle votazioni più importanti, in assoluto, che abbiamo fatto finora in questo primo anno e mezzo di amministrazione e credo che, comunque, anche fine dei cinque anni resterà una delle votazioni più importanti. Sono
d’accordo con l’Assessore Ciano quando dice merito a questi Consiglieri che hanno voluto oggi scrivere, con la loro dignità, con la loro fierezza, una pagina memorabile, storica della nostra città. Aggiungo soltanto, alla giusta preoccupazione del Consigliere Gallinaro, quando si riferiva alle spese legali, prendo l’impegno... non scritto, perché non è nell’ordine del giorno, ma prendo l’impegno io, insieme a tutta la Giunta, che come vedete qui oggi è tutta presente, tutta coinvolta non soltanto politicamente ma soprattutto emotivamente in quello che stiamo facendo... ebbene, prendo l’impegno a fare in modo
tale... e questo è un atto che si può fare benissimo, perché è un atto legale... che qualora dovessimo adire le vie legali... perché non è detto, può darsi pure che si riesca ad ottenere quanto richiesto anche senza adire le vie legali, ma qualora dovessimo adire le vie legali, ovviamente il compenso al legale sarà solo ed esclusivamente legato al buon esito, al buon fine della azione risarcitoria. Quindi, non avrà nulla a pretendere se questa azione risarcitoria non dovesse andare in porto. E quindi, con questa mia dichiarazione voglio anche... se ce ne fosse stato mai bisogno, era evidente ancora una volta la strumentalizzazione di bassa, bassissima politica ma, in ogni caso, anche di fronte a queste strumentalizzazioni di bassa politica voglio tranquillizzare ancora una volta che i

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cittadini di Gaeta che nessun euro sarà loro chiesto per eventualmente questa causa. Continuo a dire eventualmente. Quindi, questo – spero – Consigliere Gallinaro, che possa essere...

INTERVENTO DEL CONSIGLIERE – (Luca Salvatore Gallinaro)
La sua parola non è mai stata in discussione.

INTERVENTO DEL SINDACO – (Antonio Raimondi)
Grazie, Consigliere. E quindi, chiudo ringraziando tutti e un ringraziamento particolare, se mi è concesso... un ringraziamento particolare all’Assessore Ciano.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – (Pasqualino Magliuzzi)
Grazie. Allora, possiamo passare alla votazione, ricordando che – naturalmente – l’ordine del giorno lo votiamo così come è stato emendato, ritenendo l’emendamento il punto 2 dell’impegno. Per cui... non credo che ci sia bisogno di appello, ci siamo tutti, per cui...

INTERVENTO DEL SEGRETARIO GENERALE – (Alessandro Izzi) All’atto della
votazione, 13 presenti; 8 assenti. I Consiglieri assenti sono: Erbinucci, Matarazzo,
Coscione, Magliozzi, Ranucci, Laselva, Rosato, Vecchio.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – (Pasqualino Magliuzzi) Allora, chi è favorevole all’approvazione dell’ordine del giorno, così come emendato, alzi la mano.
13 Consiglieri, approvato all’unanimità.
La seduta è tolta alle ore 18.38.
Buona sera a tutti
.

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