giovedì 11 dicembre 2008

Berlusconi: cambiamo la Costituzione




Berlusconi arriva al Tempio di Adriano per la presentazione del libro di Bruno Vespa «Viaggio in un'Italia diversa», caricatissimo. Lo precedono i fidi Giacomoni e Bonaiuti ma anche le sue deputate «preferite» dalla Anna Grazia Calabria a Maria Rosaria Rossi.

Con uno strato doppio di fondotinta che sotto le luci della sala gli conferiscono un colorito mattone, il premier sfodera tutto il suo buonumore.

Sarà che non fa che ripetere l'importanza di mostrarsi ottimisti «perchè la crisi si combatte anche con la fiducia», sarà per gli ultimi dati dei sondaggi che dopo la leggera flessione a causa del caso Iva-Sky, lo vedono in risalita, ebbene ieri il Cavaliere era veramente in palla. Sorrisi e battute a raffica, compresa l'immmancabile storiella con la quale, rivela, ha cercato di convincere Bush a non avviare la guerra in Iraq.

Ma il buonumore non gli impedisce di chiudere la porta al centrosinistra e di mostrare tutta la sua insofferenza verso i continui attacchi di quei «marxisti e leninisti» che continuano a dipingerlo come «un diavolo o un nuovo Hitler o un dittatore argentino». Ma costoro se la devono vedere con i sondaggi che lo danno al 68% e che gli fanno dire sorridendo, «il mio governo è il Paradiso».

Ma dopo la gag lancia un messaggio esplicito: «La Costituzione non può essere un ostacolo alla riforma della giustizia. Siamo pronti a cambiare la Costituzione e poi l'ultima parola spetta ai cittadini. Ci sono due votazioni con 6 mesi di tempo l'una dall'altra poi a decidere se la riforma sarà giusta saranno i cittadini.

Questa è la democrazia».

L'intervento alla presentazione del libro di Vespa è il secondo round della maratona mediatica cominciata la mattina con una intervista al mensile free press Pocket. Una strategia che, non lo nasconde affatto, vuole riequilibrare almeno la mala informazione che il centrosinistra sta facendo sull'azione del governo. Il premier è un fiume in piena e il suo intervento è a tutto campo, spaziando dalal giustizia, alla scuola, ai provvedimenti contro la crisi finanziaria. Non lesina pure un'amara riflessione sull'Italia che vista dall'estero appare molto «provinciale». Ricorda che reduce da un tour di venti giorni in Medioriente si è accorto che «c'è una grande distanza tra loro e noi. Siamo una piccola cosa, non la caput mundi che ha ispirato l'impero romano, e dovremmo imparare da altre realtà del mondo».

La giustizia - Berlusconi ha ribadito che il governo ha ben chiaro dove vuole andare. «Siamo per la separazione degli ordini. Questo significa che chi giudica farà parte di un ordine e chi rappresenta la pubblica accusa farà parte di un altro ordine e deve avere gli stessi diritti e doveri dell'avvocato e cioè andare dal giudice, bussare alla porta e prendere un appuntamento. In questo modo i cittadini sono garantiti». Quanto ai tempi per la presentazione della riforma, il premier lascia intendere che non saranno immediati. «Difficile entro Natale».
«Il mio governo? È il Paradiso» - Discutendo del nuovo libro di Vespa, Berlusconi ha detto che gli ha ricordato «il passo del poema dantesco, anche qui c'è un nuovo inizio: c'è l'Inferno, il Purgatorio e il Paradiso». Poi la battuta: «Il Paradiso sarebbe il governo attuale che promette all'Italia quel cambiamento che è davvero necessario». E sfodera i dati dell'ultimo sondaggio: «ho il 68% della fiducia degli italiani dopo che le polemiche sull'Iva a Sky mi avevano fatto perdere alcuni punti».

La politica estera - Berlusconi ha anche affrontato temi di politica estera precisando che «non è previsto un aumento delle truppe italiane in Afghanistan». «L'Italia - ha detto - non ha partecipato alla guerra. Le bombe sulle Serbia le ha autorizzate D'Alema. In Iraq l'Italia ha partecipato alla costruzione di una nuova democrazia insieme ad altri 35 Paesi.

La crisi - Ha ribadito che il governo è alle prese «con un bilancio stretto» e con una «eredità difficile» fatta di alto debito pubblico, ritardi nelle infrastrutture». Ammette che «le misure varate riguardano chi la cassa integrazione ce l'ha. Sappiamo che i lavoratori del commercio ed i precari non hanno benefici ed è a loro che dobbiamo pensare per fare qualcosa anche se bisogna ricordare che i soldi a disposizione sono pochi».

La scuola - Berlusconi torna a difendere la riforma della Gelmini. Nessun licenziamento, nessuna abolizione del tempo pieno e anche il maestro unico in realtà sarà affiancato da altri insegnanti come quello di religione e di educazione fisica. Poi la critica alla sinistra che «per decenni ha fatto della scuola un ammortizzatore sociale e trasformando i titoli in pezzi di carta senza nessun valore». Con la riforma Gelmini invece ci saranno «meno privilegi ai baroni, più spazio agli studi e alle ricerche di qualità e alle lauree che aiutano davvero a trovare un lavoro».

L'Udc - Berlusconi lancia la sfida a Casini. «Le porte del Popolo della libertà non sono aperte, sono spalancate».

La battuta su Veronica - Non perde l'occasione per replicare alla battuta della moglie Veronica sulla sua assenza alla prima della Scala. «Sono tornato a casa e mi sono ritrovato da solo. Erano andati via tutti, si erano portati anche il cane. Volevo fare una sorpresa, non pensando che mia moglie rimanesse alla cena di gala. Ero tornato a casa per accoglierla al suo ritorno». Poi il commento galante: «Ho visto ed ho anche molto apprezzato l'eleganza di mia moglie».

L'eredità in politica - «I miei figli in politica? Io basto e avanzo». Poi tira fuori dal cassetto il suo sogno: «portare fino a 120 anni l'aspettativa di vita media in Italia, un progetto avveniristico di medicina predittiva nel quale sono stato coinvolto da don Luigi Verzè».

Fonte:
Il Tempo del 11/12/08

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Il piano di rinascita di Liceo Gelli

Quando Gelli parla di Berlusconi, è lapidario:

"Ha preso il nostro Piano di rinascita e lo ha copiato quasi tutto", dichiara all'Indipendente nel febbraio 1996. Il Piano di rinascita democratica era il programma politico della P2. Fu sequestrato all’aeroporto di Fiumicino nel sottofondo malamente camuffato di una valigia di Maria Grazia Gelli, figlia di Licio, che stava tornando in Italia da Nizza.

Il documento è databile attorno al 1976. Dopo averli fatti rinvenire, Gelli ha avuto cura di introdurre nuovi elementi di confusione precisando, nel giugno del 1984, che il Piano di rinascita non è mai esistito. Esso era solo un insieme di appunti che dovevano servire da scaletta per una serie di articoli e relazioni.

"Non era altro – dirà lo stesso Gelli - che un'esposizione sullo stato della nazione, lecita per qualsiasi cittadino che voglia esprimere il suo punto di vista sull'andamento generale del paese".

Sta di fatto che, rileggendo oggi questo piano, esso risulta profetico.

Prevede, infatti, di "usare gli strumenti finanziari per l'immediata nascita di due movimenti l'uno sulla sinistra e l'altro sulla destra". Tali movimenti "dovrebbero essere fondati da altrettanti club promotori". Nell'attesa, il Piano suggerisce che con circa 10 miliardi è possibile "inserirsi nell'attuale sistema di tesseramento della Dc per acquistare il partito". Con "un costo aggiuntivo dai 5 ai 10 miliardi" si potrebbe poi "provocare la scissione e la nascita di una libera confederazione sindacale".

Per quanto riguarda la stampa, "occorrerà redigere un elenco di almeno due o tre elementi per ciascun quotidiano e periodico in modo tale che nessuno sappia dell'altro"; "ai giornalisti acquisiti dovrà essere affidato il compito di simpatizzare per gli esponenti politici come sopra". Poi bisognerà: "acquisire alcuni settimanali di battaglia", "coordinare tutta la stampa provinciale e locale attraverso un'agenzia centralizzata", "coordinare molte tv via cavo con l'agenzia per la stampa locale", "dissolvere la Rai in nome della libertà d'antenna"; "punto chiave è l'immediata costituzione della tv via cavo da impiantare a catena in modo da controllare la pubblica opinione media nel vivo del Paese".

La giustizia va ricondotta "alla sua tradizionale funzione di equilibrio della società e non già di eversione". Per questo, è necessaria la separazione delle carriere del pubblico ministero e dei giudici, "l'istruzione pubblica dei processi nella dialettica fra pubblica accusa e difesa di fronte ai giudici giudicanti", la "riforma del Consiglio superiore della magistratura che deve essere responsabile verso il Parlamento".

Molto è già stato realizzato. Per il resto si vedrà. Che fine hanno fatto gli altri "fratelli" di loggia? Alcuni hanno fatto proprio una brutta fine. Sindona, dopo essere stato condannato per l'omicidio di Giorgio Ambrosoli, è morto in carcere, per una tazzina di caffè al veleno. Il suo successore nella finanza d'avventura, Roberto Calvi, tessera numero 1624, ha gettato la più grande banca italiana, il Banco Ambrosiano, nelle braccia della P2 che gli ha sottratto un fiume di miliardi e lo ha fatto finire in bancarotta; alla fine, il 18 giugno 1982, è stato trovato penzolante sotto il ponte dei Frati neri, a Londra. Mino Pecorelli, tessera 1750, giornalista in contatto con i servizi segreti, direttore di Op e piduista anomalo che voleva giocare in proprio, è stato crivellato di colpi nella sua automobile, il 20 marzo 1979.

Ecco il piano di rinascita di Gelli (da www.misteriditalia.com)

Fonte: Berlusconi Silvio

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Berlusconi arriva al Tempio di Adriano per la presentazione del libro di Bruno Vespa «Viaggio in un'Italia diversa», caricatissimo. Lo precedono i fidi Giacomoni e Bonaiuti ma anche le sue deputate «preferite» dalla Anna Grazia Calabria a Maria Rosaria Rossi.

Con uno strato doppio di fondotinta che sotto le luci della sala gli conferiscono un colorito mattone, il premier sfodera tutto il suo buonumore.

Sarà che non fa che ripetere l'importanza di mostrarsi ottimisti «perchè la crisi si combatte anche con la fiducia», sarà per gli ultimi dati dei sondaggi che dopo la leggera flessione a causa del caso Iva-Sky, lo vedono in risalita, ebbene ieri il Cavaliere era veramente in palla. Sorrisi e battute a raffica, compresa l'immmancabile storiella con la quale, rivela, ha cercato di convincere Bush a non avviare la guerra in Iraq.

Ma il buonumore non gli impedisce di chiudere la porta al centrosinistra e di mostrare tutta la sua insofferenza verso i continui attacchi di quei «marxisti e leninisti» che continuano a dipingerlo come «un diavolo o un nuovo Hitler o un dittatore argentino». Ma costoro se la devono vedere con i sondaggi che lo danno al 68% e che gli fanno dire sorridendo, «il mio governo è il Paradiso».

Ma dopo la gag lancia un messaggio esplicito: «La Costituzione non può essere un ostacolo alla riforma della giustizia. Siamo pronti a cambiare la Costituzione e poi l'ultima parola spetta ai cittadini. Ci sono due votazioni con 6 mesi di tempo l'una dall'altra poi a decidere se la riforma sarà giusta saranno i cittadini.

Questa è la democrazia».

L'intervento alla presentazione del libro di Vespa è il secondo round della maratona mediatica cominciata la mattina con una intervista al mensile free press Pocket. Una strategia che, non lo nasconde affatto, vuole riequilibrare almeno la mala informazione che il centrosinistra sta facendo sull'azione del governo. Il premier è un fiume in piena e il suo intervento è a tutto campo, spaziando dalal giustizia, alla scuola, ai provvedimenti contro la crisi finanziaria. Non lesina pure un'amara riflessione sull'Italia che vista dall'estero appare molto «provinciale». Ricorda che reduce da un tour di venti giorni in Medioriente si è accorto che «c'è una grande distanza tra loro e noi. Siamo una piccola cosa, non la caput mundi che ha ispirato l'impero romano, e dovremmo imparare da altre realtà del mondo».

La giustizia - Berlusconi ha ribadito che il governo ha ben chiaro dove vuole andare. «Siamo per la separazione degli ordini. Questo significa che chi giudica farà parte di un ordine e chi rappresenta la pubblica accusa farà parte di un altro ordine e deve avere gli stessi diritti e doveri dell'avvocato e cioè andare dal giudice, bussare alla porta e prendere un appuntamento. In questo modo i cittadini sono garantiti». Quanto ai tempi per la presentazione della riforma, il premier lascia intendere che non saranno immediati. «Difficile entro Natale».
«Il mio governo? È il Paradiso» - Discutendo del nuovo libro di Vespa, Berlusconi ha detto che gli ha ricordato «il passo del poema dantesco, anche qui c'è un nuovo inizio: c'è l'Inferno, il Purgatorio e il Paradiso». Poi la battuta: «Il Paradiso sarebbe il governo attuale che promette all'Italia quel cambiamento che è davvero necessario». E sfodera i dati dell'ultimo sondaggio: «ho il 68% della fiducia degli italiani dopo che le polemiche sull'Iva a Sky mi avevano fatto perdere alcuni punti».

La politica estera - Berlusconi ha anche affrontato temi di politica estera precisando che «non è previsto un aumento delle truppe italiane in Afghanistan». «L'Italia - ha detto - non ha partecipato alla guerra. Le bombe sulle Serbia le ha autorizzate D'Alema. In Iraq l'Italia ha partecipato alla costruzione di una nuova democrazia insieme ad altri 35 Paesi.

La crisi - Ha ribadito che il governo è alle prese «con un bilancio stretto» e con una «eredità difficile» fatta di alto debito pubblico, ritardi nelle infrastrutture». Ammette che «le misure varate riguardano chi la cassa integrazione ce l'ha. Sappiamo che i lavoratori del commercio ed i precari non hanno benefici ed è a loro che dobbiamo pensare per fare qualcosa anche se bisogna ricordare che i soldi a disposizione sono pochi».

La scuola - Berlusconi torna a difendere la riforma della Gelmini. Nessun licenziamento, nessuna abolizione del tempo pieno e anche il maestro unico in realtà sarà affiancato da altri insegnanti come quello di religione e di educazione fisica. Poi la critica alla sinistra che «per decenni ha fatto della scuola un ammortizzatore sociale e trasformando i titoli in pezzi di carta senza nessun valore». Con la riforma Gelmini invece ci saranno «meno privilegi ai baroni, più spazio agli studi e alle ricerche di qualità e alle lauree che aiutano davvero a trovare un lavoro».

L'Udc - Berlusconi lancia la sfida a Casini. «Le porte del Popolo della libertà non sono aperte, sono spalancate».

La battuta su Veronica - Non perde l'occasione per replicare alla battuta della moglie Veronica sulla sua assenza alla prima della Scala. «Sono tornato a casa e mi sono ritrovato da solo. Erano andati via tutti, si erano portati anche il cane. Volevo fare una sorpresa, non pensando che mia moglie rimanesse alla cena di gala. Ero tornato a casa per accoglierla al suo ritorno». Poi il commento galante: «Ho visto ed ho anche molto apprezzato l'eleganza di mia moglie».

L'eredità in politica - «I miei figli in politica? Io basto e avanzo». Poi tira fuori dal cassetto il suo sogno: «portare fino a 120 anni l'aspettativa di vita media in Italia, un progetto avveniristico di medicina predittiva nel quale sono stato coinvolto da don Luigi Verzè».

Fonte:
Il Tempo del 11/12/08

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Il piano di rinascita di Liceo Gelli

Quando Gelli parla di Berlusconi, è lapidario:

"Ha preso il nostro Piano di rinascita e lo ha copiato quasi tutto", dichiara all'Indipendente nel febbraio 1996. Il Piano di rinascita democratica era il programma politico della P2. Fu sequestrato all’aeroporto di Fiumicino nel sottofondo malamente camuffato di una valigia di Maria Grazia Gelli, figlia di Licio, che stava tornando in Italia da Nizza.

Il documento è databile attorno al 1976. Dopo averli fatti rinvenire, Gelli ha avuto cura di introdurre nuovi elementi di confusione precisando, nel giugno del 1984, che il Piano di rinascita non è mai esistito. Esso era solo un insieme di appunti che dovevano servire da scaletta per una serie di articoli e relazioni.

"Non era altro – dirà lo stesso Gelli - che un'esposizione sullo stato della nazione, lecita per qualsiasi cittadino che voglia esprimere il suo punto di vista sull'andamento generale del paese".

Sta di fatto che, rileggendo oggi questo piano, esso risulta profetico.

Prevede, infatti, di "usare gli strumenti finanziari per l'immediata nascita di due movimenti l'uno sulla sinistra e l'altro sulla destra". Tali movimenti "dovrebbero essere fondati da altrettanti club promotori". Nell'attesa, il Piano suggerisce che con circa 10 miliardi è possibile "inserirsi nell'attuale sistema di tesseramento della Dc per acquistare il partito". Con "un costo aggiuntivo dai 5 ai 10 miliardi" si potrebbe poi "provocare la scissione e la nascita di una libera confederazione sindacale".

Per quanto riguarda la stampa, "occorrerà redigere un elenco di almeno due o tre elementi per ciascun quotidiano e periodico in modo tale che nessuno sappia dell'altro"; "ai giornalisti acquisiti dovrà essere affidato il compito di simpatizzare per gli esponenti politici come sopra". Poi bisognerà: "acquisire alcuni settimanali di battaglia", "coordinare tutta la stampa provinciale e locale attraverso un'agenzia centralizzata", "coordinare molte tv via cavo con l'agenzia per la stampa locale", "dissolvere la Rai in nome della libertà d'antenna"; "punto chiave è l'immediata costituzione della tv via cavo da impiantare a catena in modo da controllare la pubblica opinione media nel vivo del Paese".

La giustizia va ricondotta "alla sua tradizionale funzione di equilibrio della società e non già di eversione". Per questo, è necessaria la separazione delle carriere del pubblico ministero e dei giudici, "l'istruzione pubblica dei processi nella dialettica fra pubblica accusa e difesa di fronte ai giudici giudicanti", la "riforma del Consiglio superiore della magistratura che deve essere responsabile verso il Parlamento".

Molto è già stato realizzato. Per il resto si vedrà. Che fine hanno fatto gli altri "fratelli" di loggia? Alcuni hanno fatto proprio una brutta fine. Sindona, dopo essere stato condannato per l'omicidio di Giorgio Ambrosoli, è morto in carcere, per una tazzina di caffè al veleno. Il suo successore nella finanza d'avventura, Roberto Calvi, tessera numero 1624, ha gettato la più grande banca italiana, il Banco Ambrosiano, nelle braccia della P2 che gli ha sottratto un fiume di miliardi e lo ha fatto finire in bancarotta; alla fine, il 18 giugno 1982, è stato trovato penzolante sotto il ponte dei Frati neri, a Londra. Mino Pecorelli, tessera 1750, giornalista in contatto con i servizi segreti, direttore di Op e piduista anomalo che voleva giocare in proprio, è stato crivellato di colpi nella sua automobile, il 20 marzo 1979.

Ecco il piano di rinascita di Gelli (da www.misteriditalia.com)

Fonte: Berlusconi Silvio

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