mercoledì 19 novembre 2008

Gaeta e i Savoia: Il Comune e Ciano al contrattacco


Gaeta: Ieri abbiamo pubblicato integralmente il resoconto della trasmissione televisiva di Canale 5 'Striscia la notizia' nel corso della quale sono state ridicolizzate le istanze di Gaeta con un Emanuele Filiberto di Savoia che 'giocava' a Roma tra giardinetti pubblici, circolo per anziani e una cucina di ristorante.


L'assessore al demanio Antonio Ciano è categorico: «Lo porteremo in Tribunale, nessuno può diffamare la nostra città. Non si gioca con la storia. Tra quindici giorni abbiamo il consiglio comunale e sono d'accordo con il sindaco Antonio Raimondi e con il presidente dell'assise civica Lino Magliuzzi di inserire tra i vari punti all'ordine del giorno le iniziative da intraprendere contro tale diffamazione per il risarcimento danni.

I Savoia, padre e figlio, chiedono all'Italia repubblicana un indennizzo per il loro esilio e noi non possiamo chiedere il risarcimento dei danni subiti durante un assedio feroce e distruttivo senza alcuna dichiarazione di guerra».

Vi sono state già in passato richieste di risarcimento danni?

Ciano replica prontamente: «Certamente si, subito dopo nel 1861 il sindaco Raffaele Ianni, di ideali borbonici, chiese 2.047.000 lire del 1861.
Nel maggio dello stesso anno venne eletto primo cittadino il liberale Domenico Vellucci e la sua istanza al governo centrale è ancora più intransigente.

Quindi successivamente una delegazione guidata dal senatore Elia Della Croce si recò a Napoli dal governatore Luigi Carlo Farini che fece loro presente che si doveva intervenire con un finanziamento frutto della solidarietà nazionale e che dovevano recarsi a Torino.

Chiesero quindi ed ottennero udienza dal re Vittorio Emanuele II che disse in due minuti che avrebbe fatto qualcosa per loro, ma in sostanza furono presi in giro. Ancora dopo la prima guerra mondiale fu reiterata la richiesta di un risarcimento alla città dall'amministrazione locale. Abbiamo i precedenti storici e intendiamo rivalerci sui beni ereditati dagli attuali esponenti di Casa Savoia.

E poi non si scherza sulle nostre ferite.

Io ho incontrato Emanuele Filiberto di Savoia a Lenola e gli chiesi di scusarsi con Gaeta per quanto era accaduto e lui fu evanescente e non disponibile.

Ben diverso l'atteggiamento del duca d'Aosta Amedeo.

Rivedremo anche la toponomastica cittadina, legando di nuovo la nostra città alla tradizione borbonica. Cancelleremo anche via Emanuele Filiberto».

Chi scrive comprende bene Antonio Ciano, persona onesta e corretta e sostenuta da alti ideali, ma gli chiede di non proporre la cancellazione di via Emanuele Filiberto di Savoia. Due Savoia hanno portato tale nome: l'invitto comandante della Terza Armata durante la prima guerra mondiale e il duca denominato testa di ferro, decimo duca di Savoia, nel 1500.

Nulla a che vedere con il presente grottesco e crepuscolare dei discendenti diretti di un grande re in esilio che fu Umberto II.

Si deve essere superiori anche in questo, nessuna 'damnatio memoriae'.

Fonte: Il Nuovo Territorio del 18/11/2008
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Gaeta: Ieri abbiamo pubblicato integralmente il resoconto della trasmissione televisiva di Canale 5 'Striscia la notizia' nel corso della quale sono state ridicolizzate le istanze di Gaeta con un Emanuele Filiberto di Savoia che 'giocava' a Roma tra giardinetti pubblici, circolo per anziani e una cucina di ristorante.


L'assessore al demanio Antonio Ciano è categorico: «Lo porteremo in Tribunale, nessuno può diffamare la nostra città. Non si gioca con la storia. Tra quindici giorni abbiamo il consiglio comunale e sono d'accordo con il sindaco Antonio Raimondi e con il presidente dell'assise civica Lino Magliuzzi di inserire tra i vari punti all'ordine del giorno le iniziative da intraprendere contro tale diffamazione per il risarcimento danni.

I Savoia, padre e figlio, chiedono all'Italia repubblicana un indennizzo per il loro esilio e noi non possiamo chiedere il risarcimento dei danni subiti durante un assedio feroce e distruttivo senza alcuna dichiarazione di guerra».

Vi sono state già in passato richieste di risarcimento danni?

Ciano replica prontamente: «Certamente si, subito dopo nel 1861 il sindaco Raffaele Ianni, di ideali borbonici, chiese 2.047.000 lire del 1861.
Nel maggio dello stesso anno venne eletto primo cittadino il liberale Domenico Vellucci e la sua istanza al governo centrale è ancora più intransigente.

Quindi successivamente una delegazione guidata dal senatore Elia Della Croce si recò a Napoli dal governatore Luigi Carlo Farini che fece loro presente che si doveva intervenire con un finanziamento frutto della solidarietà nazionale e che dovevano recarsi a Torino.

Chiesero quindi ed ottennero udienza dal re Vittorio Emanuele II che disse in due minuti che avrebbe fatto qualcosa per loro, ma in sostanza furono presi in giro. Ancora dopo la prima guerra mondiale fu reiterata la richiesta di un risarcimento alla città dall'amministrazione locale. Abbiamo i precedenti storici e intendiamo rivalerci sui beni ereditati dagli attuali esponenti di Casa Savoia.

E poi non si scherza sulle nostre ferite.

Io ho incontrato Emanuele Filiberto di Savoia a Lenola e gli chiesi di scusarsi con Gaeta per quanto era accaduto e lui fu evanescente e non disponibile.

Ben diverso l'atteggiamento del duca d'Aosta Amedeo.

Rivedremo anche la toponomastica cittadina, legando di nuovo la nostra città alla tradizione borbonica. Cancelleremo anche via Emanuele Filiberto».

Chi scrive comprende bene Antonio Ciano, persona onesta e corretta e sostenuta da alti ideali, ma gli chiede di non proporre la cancellazione di via Emanuele Filiberto di Savoia. Due Savoia hanno portato tale nome: l'invitto comandante della Terza Armata durante la prima guerra mondiale e il duca denominato testa di ferro, decimo duca di Savoia, nel 1500.

Nulla a che vedere con il presente grottesco e crepuscolare dei discendenti diretti di un grande re in esilio che fu Umberto II.

Si deve essere superiori anche in questo, nessuna 'damnatio memoriae'.

Fonte: Il Nuovo Territorio del 18/11/2008

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