giovedì 26 giugno 2008

Una battaglia in sintesi


Di Ida Magli


La mia battaglia contro l’unione europea è cominciata molti anni fa; per essere più precisi è cominciata da quando è stato firmato il trattato di Maastricht. Mi resi conto, studiandolo, della volontà dei governanti di ridurre all’uguaglianza i costumi, i valori, la cultura, la “personalità di base” dei cittadini d’Europa attraverso il condizionamento di uguali programmi scolastici e di uguali leggi. Feci allora molte cose: giri di conferenze nelle città e nei paesi dal sud al nord d’Italia; contatti con i più importanti esponenti politici sia italiani che stranieri; scrissi il libro Contro l’Europa nel quale indicavo i maggiori pericoli insiti nella realizzazione del progetto di Maastricht; cercai la collaborazione con i movimenti esistenti all’estero contro l’unione europea. Questi movimenti venivano chiamati, con sovrana irrisione, “euroscettici” in quanto si poteva accettare che qualcuno avesse dei dubbi sulla fattibilità del progetto ma era ritenuto impensabile, o meglio nefando e inammissibile, che qualcuno si dichiarasse “contro”. Mi era rimasta soltanto una persona da interpellare e dalla quale ricevere l’ennesimo no: il Presidente della Repubblica. Scrissi allora una lettera a Scalfaro. Mi rispose subito molto gentilmente che non avevo motivo di preoccuparmi perché “l’Europa è ormai nel sangue degli italiani ”.Sono passati oltre dieci anni. Diversi presidenti della Repubblica si sono succeduti da allora. Ma la loro convinzione che l’Europa sia nel sangue degli Italiani è rimasta sempre la stessa.Il dubbio che si potesse o si dovesse chiederne agli Italiani la conferma, non li ha mai sfiorati.


LETTERA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICAOSCAR LUIGI SCALFARO
Roma, 2 Aprile 1998

Gentile Presidente,
se mi rivolgo a lei con una semplice lettera da cittadino italiano al Presidente della Repubblica, è perché non posso e non voglio lasciare nulla di intentato, davanti alla mia coscienza e alla sua, davanti ai miei concittadini di oggi e davanti a quelli di domani e alla Storia. Lei è il custode della Costituzione ma anche un magistrato. Dunque sa, e può capire meglio di molti altri, quale dialettica ci sia fra forma e contenuto, lettera e spirito, nell’amministrazione della giustizia nella verità, e che è la “finzione” il loro maggiore pericolo. Il trattato di Maastricht è questa finzione . Non “politica estera” ma trasformazione radicale dell’assetto di vita degli italiani, ossia il tradimento della Costituzione. La perdita di tutti i punti fermi politici dai quali i cittadini credono, attraverso la Costituzione, di essere tutelati e ai quali obbediscono. La perdita della libertà, della democrazia, del territorio, della patria, della lingua… In altri paesi dell’Unione si stanno presentando eccezioni alle Corti Costituzionali. Io ho fatto, viceversa, parlando, incontrando gran parte di coloro che dirigono il nostro paese, un’esperienza terribile, dalla quale ho tratto questa conclusione: in Italia c’è oggi lo stesso muro di silenzio, di ottusità, di esaltazione di simboli privi di realtà che ha fatto dire ai tedeschi, dopo la guerra, che essi “ non sapevano”. Per questo le scrivo questa lettera: perché nessuno possa dire domani che “non sapeva”.

Grazie
Ida Magli
Roma, 2 Aprile 1998

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Di Ida Magli


La mia battaglia contro l’unione europea è cominciata molti anni fa; per essere più precisi è cominciata da quando è stato firmato il trattato di Maastricht. Mi resi conto, studiandolo, della volontà dei governanti di ridurre all’uguaglianza i costumi, i valori, la cultura, la “personalità di base” dei cittadini d’Europa attraverso il condizionamento di uguali programmi scolastici e di uguali leggi. Feci allora molte cose: giri di conferenze nelle città e nei paesi dal sud al nord d’Italia; contatti con i più importanti esponenti politici sia italiani che stranieri; scrissi il libro Contro l’Europa nel quale indicavo i maggiori pericoli insiti nella realizzazione del progetto di Maastricht; cercai la collaborazione con i movimenti esistenti all’estero contro l’unione europea. Questi movimenti venivano chiamati, con sovrana irrisione, “euroscettici” in quanto si poteva accettare che qualcuno avesse dei dubbi sulla fattibilità del progetto ma era ritenuto impensabile, o meglio nefando e inammissibile, che qualcuno si dichiarasse “contro”. Mi era rimasta soltanto una persona da interpellare e dalla quale ricevere l’ennesimo no: il Presidente della Repubblica. Scrissi allora una lettera a Scalfaro. Mi rispose subito molto gentilmente che non avevo motivo di preoccuparmi perché “l’Europa è ormai nel sangue degli italiani ”.Sono passati oltre dieci anni. Diversi presidenti della Repubblica si sono succeduti da allora. Ma la loro convinzione che l’Europa sia nel sangue degli Italiani è rimasta sempre la stessa.Il dubbio che si potesse o si dovesse chiederne agli Italiani la conferma, non li ha mai sfiorati.


LETTERA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICAOSCAR LUIGI SCALFARO
Roma, 2 Aprile 1998

Gentile Presidente,
se mi rivolgo a lei con una semplice lettera da cittadino italiano al Presidente della Repubblica, è perché non posso e non voglio lasciare nulla di intentato, davanti alla mia coscienza e alla sua, davanti ai miei concittadini di oggi e davanti a quelli di domani e alla Storia. Lei è il custode della Costituzione ma anche un magistrato. Dunque sa, e può capire meglio di molti altri, quale dialettica ci sia fra forma e contenuto, lettera e spirito, nell’amministrazione della giustizia nella verità, e che è la “finzione” il loro maggiore pericolo. Il trattato di Maastricht è questa finzione . Non “politica estera” ma trasformazione radicale dell’assetto di vita degli italiani, ossia il tradimento della Costituzione. La perdita di tutti i punti fermi politici dai quali i cittadini credono, attraverso la Costituzione, di essere tutelati e ai quali obbediscono. La perdita della libertà, della democrazia, del territorio, della patria, della lingua… In altri paesi dell’Unione si stanno presentando eccezioni alle Corti Costituzionali. Io ho fatto, viceversa, parlando, incontrando gran parte di coloro che dirigono il nostro paese, un’esperienza terribile, dalla quale ho tratto questa conclusione: in Italia c’è oggi lo stesso muro di silenzio, di ottusità, di esaltazione di simboli privi di realtà che ha fatto dire ai tedeschi, dopo la guerra, che essi “ non sapevano”. Per questo le scrivo questa lettera: perché nessuno possa dire domani che “non sapeva”.

Grazie
Ida Magli
Roma, 2 Aprile 1998

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