sabato 10 settembre 2016

La nuova Costituzione è “anticostituzionale” e sancirà la morte delle autonomie locali e del Sud.

Potevo sintetizzare questa mia riflessione con un semplice e saggio detto: “Senza soldi non si cantano messe”.
In effetti la nuova formulazione dell’articolo 119 della Costituzione (Renzi – Boschi) sancisce che si riservano a leggi dello stato le questioni legate ai tributi, le compartecipazioni, le entrate. Lo Stato quindi interviene e decide da solo  ai fini del coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario”.
Sempre nello stesso nuovo articolo 119 si dice: “Le risorse derivanti dalle fonti di cui ai commi precedenti assicurano il finanziamento integrale delle funzioni pubbliche attribuite ai Comuni, alle Città metropolitane e alle Regioni.Con legge dello Stato sono definiti indicatori di riferimento di costo e di fabbisogno che promuovono condizioni di efficienza nell’esercizio delle medesime funzioni”.
Se apparentemente questo articolo indica che le risorse derivanti da entrate territoriali siano (decise e) destinate agli enti locali, si dice anche che con “legge dello Stato” saranno definiti “gli indicatori di riferimento di costo e di fabbisogno”. Quindi in realtà nessun territorio potrà decidere cosa tassare e come e su cosa in effetti investire per rendere efficienti e strategici i servizi da mettere in campo. In pratica è lo Stato che si arroga ogni decisione in materia. Inoltre, se apparentemente in Costituzione viene riconosciuta alle autonomie locali una capacità impositiva (e poco progettuale) e poi si delega, nella stessa Costituzione, la funzione a una legge dello stato in pratica vorrà dire che quel “diritto” dei territori potrà essere ampliato, ristretto o cancellato a piacimento dei Governi e del Parlamento (Camera dei Deputati ?). Un disastro !
Ora, visto che ci si riempie la bocca del fatto che i “sacri principi costituzionali” (la prima parte della Carta Costituzionale) non vengono toccati, come si concilia un tale restringimento dei poteri delle autonomie locali tutelati, invece, in modo deciso (dai padri costituenti) nell’attuale articolo 5 che resta invariato ?
Articolo 5 – “La Repubblica,  una  e  indivisibile,  riconosce  e  promuove  le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio  decentramento  amministrativo;  adegua  i principi ed i metodi della   sua   legislazione   alle   esigenze   dell’autonomia  e  del decentramento”.
Ecco, mi chiedo a questo punto:  come sarà attuata questa parte dell’articolo 5 ? “attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio  decentramento  amministrativo;  adegua  i principi ed i metodi della   sua   legislazione   alle   esigenze   dell’autonomia  e  del decentramento” .
La riforma Renzi, Boschi, Verdini & soci ci restituisce una Costituzione repubblicana che enuncia dei principi, ma ne attua altri.

Sarà la prima costituzione anticostituzionale al mondo !

Ma se oggi è vero come è vero che lo stato fa fatica a vedere nel Sud e nelle autonomie locali un luogo dal quale far ripartire il Paese, e se oggi si fa fatica ad immaginare uno stato che investa in Calabria ciò che investe in Liguria, in Campania ciò che investe in Veneto, in Puglia ciò che investe in Emilia Romagna (vedi sanità a parità di abitanti), come possiamo pensare che il Sud possa finalmente integrarsi in questo Paese con un Governo e un premier (e non mi riferisco solo a Renzi, ma anche ai suoi successori) che avranno in mano le leve del potere per decidere senza vincoli ?
E cosa potranno opporre parlamentari “nominati” dalle segreterie di Partito a difesa e a sostegno delle loro terre ?
Nulla di nulla !
Se abbiamo ancora un minimo di amor proprio e di amore per questa terra e per questo Paese votiamo NO !
di Michele Dell’Edera

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Potevo sintetizzare questa mia riflessione con un semplice e saggio detto: “Senza soldi non si cantano messe”.
In effetti la nuova formulazione dell’articolo 119 della Costituzione (Renzi – Boschi) sancisce che si riservano a leggi dello stato le questioni legate ai tributi, le compartecipazioni, le entrate. Lo Stato quindi interviene e decide da solo  ai fini del coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario”.
Sempre nello stesso nuovo articolo 119 si dice: “Le risorse derivanti dalle fonti di cui ai commi precedenti assicurano il finanziamento integrale delle funzioni pubbliche attribuite ai Comuni, alle Città metropolitane e alle Regioni.Con legge dello Stato sono definiti indicatori di riferimento di costo e di fabbisogno che promuovono condizioni di efficienza nell’esercizio delle medesime funzioni”.
Se apparentemente questo articolo indica che le risorse derivanti da entrate territoriali siano (decise e) destinate agli enti locali, si dice anche che con “legge dello Stato” saranno definiti “gli indicatori di riferimento di costo e di fabbisogno”. Quindi in realtà nessun territorio potrà decidere cosa tassare e come e su cosa in effetti investire per rendere efficienti e strategici i servizi da mettere in campo. In pratica è lo Stato che si arroga ogni decisione in materia. Inoltre, se apparentemente in Costituzione viene riconosciuta alle autonomie locali una capacità impositiva (e poco progettuale) e poi si delega, nella stessa Costituzione, la funzione a una legge dello stato in pratica vorrà dire che quel “diritto” dei territori potrà essere ampliato, ristretto o cancellato a piacimento dei Governi e del Parlamento (Camera dei Deputati ?). Un disastro !
Ora, visto che ci si riempie la bocca del fatto che i “sacri principi costituzionali” (la prima parte della Carta Costituzionale) non vengono toccati, come si concilia un tale restringimento dei poteri delle autonomie locali tutelati, invece, in modo deciso (dai padri costituenti) nell’attuale articolo 5 che resta invariato ?
Articolo 5 – “La Repubblica,  una  e  indivisibile,  riconosce  e  promuove  le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio  decentramento  amministrativo;  adegua  i principi ed i metodi della   sua   legislazione   alle   esigenze   dell’autonomia  e  del decentramento”.
Ecco, mi chiedo a questo punto:  come sarà attuata questa parte dell’articolo 5 ? “attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio  decentramento  amministrativo;  adegua  i principi ed i metodi della   sua   legislazione   alle   esigenze   dell’autonomia  e  del decentramento” .
La riforma Renzi, Boschi, Verdini & soci ci restituisce una Costituzione repubblicana che enuncia dei principi, ma ne attua altri.

Sarà la prima costituzione anticostituzionale al mondo !

Ma se oggi è vero come è vero che lo stato fa fatica a vedere nel Sud e nelle autonomie locali un luogo dal quale far ripartire il Paese, e se oggi si fa fatica ad immaginare uno stato che investa in Calabria ciò che investe in Liguria, in Campania ciò che investe in Veneto, in Puglia ciò che investe in Emilia Romagna (vedi sanità a parità di abitanti), come possiamo pensare che il Sud possa finalmente integrarsi in questo Paese con un Governo e un premier (e non mi riferisco solo a Renzi, ma anche ai suoi successori) che avranno in mano le leve del potere per decidere senza vincoli ?
E cosa potranno opporre parlamentari “nominati” dalle segreterie di Partito a difesa e a sostegno delle loro terre ?
Nulla di nulla !
Se abbiamo ancora un minimo di amor proprio e di amore per questa terra e per questo Paese votiamo NO !
di Michele Dell’Edera

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