mercoledì 8 aprile 2015

Tagliare sempre alle periferie e alle istituzioni locali è un grave errore strategico

IMG_20150328_101422Ho partecipato, lo scorso 28 marzo a Foggia, allaSagra del Programma di Michele Emiliano e in particolare al tavolo “le Puglie 1″ dove si è ragionato di riforme istituzionali, regione, Città metropolitane, Aree vaste, Comuni.
Ho avuto la fortuna e il privilegio di partecipare a “un tavolo” al quale erano seduti amministratori ed ex amministratori di Comuni grandi come Foggia, ma anche di comuni piccoli come quelli dei Monti Dauni.
Uno dei disagi che gli amministratori hanno subito tirato fuori è la mancanza di contatto, dopo l’abolizione delle province, con un ente di livello superiore in grado di dare chiarimenti e supporto alle decisioni e alle interpretazioni di legge che poi si vanno a prendere in periferia. Si sente dire, sempre da più parti, a cominciare dalle parti del Governo, anzi dei Governi, visto che da sempre si taglia in periferia e in particolare al Sud e nei piccoli comuni, che è necessario tagliare, risparmiare negli enti locali.
Possiamo dire e formulare tutte le visioni politiche che vogliamo, ma l’Italia è il Paese degli oltre 8000 comuni con i quali il cittadino è da secoli abituato a interfacciarsi,non per capriccio, ma per morfologia e storia del nostro Paese e il tutto (questo modo di vivere) non può essere “tagliato” e abolito per legge. I Sindaci, gli uffici e i servizi comunali e territoriali svolgono un ruolo fondamentale tra cittadini e Stato, ruolo che è folle andare a cancellare o andare a tarpare attraverso tagli percentuali e lineari senza alcuna logica e conoscenza delle singole realtà.
Il Def che il Governo sta varando in queste ore, ancora una volta, dice di non voler aumentare le tasse, ma nella realtà taglia sempre più i servizi e i “collegamenti” con i territori rendendoli sempre più isole da desertificare a favore della fuga verso i grandi centri, follia per un Paese come l’Italia e follia anche per le Città Metropolitane che, a loro volta, vedranno tagliati i loro fondi e quindi non in grado né di gestire l’esistente né di gestire ulteriori flussi di possibili nuovi cittadini nelle aree urbane.
Eppure i piccoli comuni stanno dimostrando in Puglia e non solo in Puglia (ho visto comuni del Cilento o della Calabria fare miracoli con pochissimo, con nulla, anzi con molto entusiasmo) grande vitalità, una voglia di essere linfa vitale e non di sopravvivere con una nuova generazione di amministratori che sta dando tra mille difficoltà una svolta innovativa e costruttiva nel modo di amministrare.
Per concludere posso dire che i numeri dicono che i tagli maggiori colpiranno ancora una volta il Sud, NON E’ POSSIBILE ! 
Si sente poi parlare di “fabbisogni standard”, c’è da preoccuparsi. Perché, se significa portare tutto il territorio nazionale alla pari e cioè favorire la crescita delle zone “deboli” e i servizi relativi per portarle tutti agli stessi standard di qualità va bene, ma se significa che fatta la foto ad oggi la Calabria deve rimanere così com’è e quindi accontentarsi di 5 e la Lombardia o altri di 20, allora dico che non ci sto, non ci possiamo stare.
Questo modo di procedere con il machete come in una giungla, è una vergogna e una provocazione al tempo stesso. Mi auguro intanto che la Puglia che nascerà dopo il 31 maggio possa essere in grado di far sentire “forte” la sua voce a Roma e indurre le altre regioni del Sud a fare altrettanto. Ogni rinvio o delega in bianco a governi miopi di qualsiasi colore è impossibile ormai.
Spero inoltre che la richiesta degli amministratori locali, di avere una sorta di Ufficio di contatto in regione con diramazioni territoriali per tenere in rete la periferia con il centro della regione, venga accolta perché è una richiesta molto intelligente e lungimirante. Noi come Partito del Sud, nell’ambito delle nostre possibilità, ce ne faremo carico.




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IMG_20150328_101422Ho partecipato, lo scorso 28 marzo a Foggia, allaSagra del Programma di Michele Emiliano e in particolare al tavolo “le Puglie 1″ dove si è ragionato di riforme istituzionali, regione, Città metropolitane, Aree vaste, Comuni.
Ho avuto la fortuna e il privilegio di partecipare a “un tavolo” al quale erano seduti amministratori ed ex amministratori di Comuni grandi come Foggia, ma anche di comuni piccoli come quelli dei Monti Dauni.
Uno dei disagi che gli amministratori hanno subito tirato fuori è la mancanza di contatto, dopo l’abolizione delle province, con un ente di livello superiore in grado di dare chiarimenti e supporto alle decisioni e alle interpretazioni di legge che poi si vanno a prendere in periferia. Si sente dire, sempre da più parti, a cominciare dalle parti del Governo, anzi dei Governi, visto che da sempre si taglia in periferia e in particolare al Sud e nei piccoli comuni, che è necessario tagliare, risparmiare negli enti locali.
Possiamo dire e formulare tutte le visioni politiche che vogliamo, ma l’Italia è il Paese degli oltre 8000 comuni con i quali il cittadino è da secoli abituato a interfacciarsi,non per capriccio, ma per morfologia e storia del nostro Paese e il tutto (questo modo di vivere) non può essere “tagliato” e abolito per legge. I Sindaci, gli uffici e i servizi comunali e territoriali svolgono un ruolo fondamentale tra cittadini e Stato, ruolo che è folle andare a cancellare o andare a tarpare attraverso tagli percentuali e lineari senza alcuna logica e conoscenza delle singole realtà.
Il Def che il Governo sta varando in queste ore, ancora una volta, dice di non voler aumentare le tasse, ma nella realtà taglia sempre più i servizi e i “collegamenti” con i territori rendendoli sempre più isole da desertificare a favore della fuga verso i grandi centri, follia per un Paese come l’Italia e follia anche per le Città Metropolitane che, a loro volta, vedranno tagliati i loro fondi e quindi non in grado né di gestire l’esistente né di gestire ulteriori flussi di possibili nuovi cittadini nelle aree urbane.
Eppure i piccoli comuni stanno dimostrando in Puglia e non solo in Puglia (ho visto comuni del Cilento o della Calabria fare miracoli con pochissimo, con nulla, anzi con molto entusiasmo) grande vitalità, una voglia di essere linfa vitale e non di sopravvivere con una nuova generazione di amministratori che sta dando tra mille difficoltà una svolta innovativa e costruttiva nel modo di amministrare.
Per concludere posso dire che i numeri dicono che i tagli maggiori colpiranno ancora una volta il Sud, NON E’ POSSIBILE ! 
Si sente poi parlare di “fabbisogni standard”, c’è da preoccuparsi. Perché, se significa portare tutto il territorio nazionale alla pari e cioè favorire la crescita delle zone “deboli” e i servizi relativi per portarle tutti agli stessi standard di qualità va bene, ma se significa che fatta la foto ad oggi la Calabria deve rimanere così com’è e quindi accontentarsi di 5 e la Lombardia o altri di 20, allora dico che non ci sto, non ci possiamo stare.
Questo modo di procedere con il machete come in una giungla, è una vergogna e una provocazione al tempo stesso. Mi auguro intanto che la Puglia che nascerà dopo il 31 maggio possa essere in grado di far sentire “forte” la sua voce a Roma e indurre le altre regioni del Sud a fare altrettanto. Ogni rinvio o delega in bianco a governi miopi di qualsiasi colore è impossibile ormai.
Spero inoltre che la richiesta degli amministratori locali, di avere una sorta di Ufficio di contatto in regione con diramazioni territoriali per tenere in rete la periferia con il centro della regione, venga accolta perché è una richiesta molto intelligente e lungimirante. Noi come Partito del Sud, nell’ambito delle nostre possibilità, ce ne faremo carico.




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