venerdì 1 agosto 2014

Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur… mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata

senatoromanoIl rapporto SVIMEZsull’economia del mezzogiorno e sull’Italia che continua a essere sempre più spaccata in due con una parte del Paese sostanzialmente abbandonata a sè stessa deve porre una tabella di marcia diversa alla politica.
Passano i governi e la situazione è sempre la stessa, cioè si va di male in peggiocon un Sud che non appare in alcuna agenda politica se non citato con passione da qualche isolato politico (oggi da Introna presindete del consiglio regionale di Puglia) che si rende conto che la nave va a fondo e che in plancia si balla. Ma sono interventi isolati che si spengono presto come un bengala sparato in mare aperto.
Nessuna parola è venuta fuori dal premier su questa cosa, nessuna dai partiti di Governo e opposizione, l’unica preoccupazione è la continuità e la salvezza della specie (quella dei deputati e senatori).
Nessun qualunquismo, nessuna antipolitica per carità, ma l’incoscienza della nostra classe dirigente vecchia e nuova è senza scuse ed ha raggiunto apici inimmaginabili da anni.
A fronte di una fotografia tanto disastrosa di un’autorevole voce come lo “SVIMEZ” non è possibile pensare che si possa rispondere con un “Salva Italia” qualsiasi.
Lo aspetteremo questo documento e lo valuteremo, ma il tempo dell’attesa del miracolo è finito.
Bisogna cambiare passo, visione modo di pensare e progettare. Bisogna cominciare a dire con chiarezza in Italia e in Europa che il nostro Paese (sia pure con 153 anni di ritardo) ha bisogno di una politica come quella concessa alla Germania dopo la riunificazione con uno sforzo titanico di investimenti pubblici in deroga a tutti i patti, in tutto il mezzogiorno e in tutte le aree disastrate. E’ stato concesso alla Germania di andare in deroga, dopo la caduta del Muro, deve essere concesso all’Italia e a tutti i Paesi che hanno le stesse difficoltà fino a quando in 10/15 anni la situazione non cominci a stabilizzarsi. Se non si fa così si uccide ipocritamente una parte del Paese, che non può più stare a guardare.
Andando avanti la secessione sarà realizzata nei fattisarà economica, in pratica:“Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur… mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata”
E l’area progressista nella quale ci riconosciamo pensa a leggi elettorali e a riforme pensate per tagliare fuori le voci diverse, quelle che difendono i territori, quelle che difendono i diritti, quelle che difendono l’ambiente e le nostre bellezze naturalistiche e culturali.
Dov’è il progresso ci chiediamo se non nella capacità di rendere tutti i cittadini uguali, giustamente uguali, e i territori con pari opportunità in ogni angolo del Paese ?
Le prossime regionali, da quello che si comincia a vedere saranno ancora una volta una possibile sterile lotta di potere prima interna ai partiti maggiori e poi alle coalizioni. Ci chiediamo se non sia il caso di cominciare a mettere nero su bianco e a dare le gambe a un progetto di cambiamento.
Noi ne siamo convinti: “Con il Sud si riparte“, lo abbiamo scritto, lo porteremo avanti con tenacia alle prossime elezioni regionali.
Muoviamoci, usciamo dalle nostre mura (lo diciamo a liste civiche, movimenti e associazioni progressiste) e proviamo a mettere su un progetto che salvi noi e questo Paese così unificato, ma così diviso.

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senatoromanoIl rapporto SVIMEZsull’economia del mezzogiorno e sull’Italia che continua a essere sempre più spaccata in due con una parte del Paese sostanzialmente abbandonata a sè stessa deve porre una tabella di marcia diversa alla politica.
Passano i governi e la situazione è sempre la stessa, cioè si va di male in peggiocon un Sud che non appare in alcuna agenda politica se non citato con passione da qualche isolato politico (oggi da Introna presindete del consiglio regionale di Puglia) che si rende conto che la nave va a fondo e che in plancia si balla. Ma sono interventi isolati che si spengono presto come un bengala sparato in mare aperto.
Nessuna parola è venuta fuori dal premier su questa cosa, nessuna dai partiti di Governo e opposizione, l’unica preoccupazione è la continuità e la salvezza della specie (quella dei deputati e senatori).
Nessun qualunquismo, nessuna antipolitica per carità, ma l’incoscienza della nostra classe dirigente vecchia e nuova è senza scuse ed ha raggiunto apici inimmaginabili da anni.
A fronte di una fotografia tanto disastrosa di un’autorevole voce come lo “SVIMEZ” non è possibile pensare che si possa rispondere con un “Salva Italia” qualsiasi.
Lo aspetteremo questo documento e lo valuteremo, ma il tempo dell’attesa del miracolo è finito.
Bisogna cambiare passo, visione modo di pensare e progettare. Bisogna cominciare a dire con chiarezza in Italia e in Europa che il nostro Paese (sia pure con 153 anni di ritardo) ha bisogno di una politica come quella concessa alla Germania dopo la riunificazione con uno sforzo titanico di investimenti pubblici in deroga a tutti i patti, in tutto il mezzogiorno e in tutte le aree disastrate. E’ stato concesso alla Germania di andare in deroga, dopo la caduta del Muro, deve essere concesso all’Italia e a tutti i Paesi che hanno le stesse difficoltà fino a quando in 10/15 anni la situazione non cominci a stabilizzarsi. Se non si fa così si uccide ipocritamente una parte del Paese, che non può più stare a guardare.
Andando avanti la secessione sarà realizzata nei fattisarà economica, in pratica:“Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur… mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata”
E l’area progressista nella quale ci riconosciamo pensa a leggi elettorali e a riforme pensate per tagliare fuori le voci diverse, quelle che difendono i territori, quelle che difendono i diritti, quelle che difendono l’ambiente e le nostre bellezze naturalistiche e culturali.
Dov’è il progresso ci chiediamo se non nella capacità di rendere tutti i cittadini uguali, giustamente uguali, e i territori con pari opportunità in ogni angolo del Paese ?
Le prossime regionali, da quello che si comincia a vedere saranno ancora una volta una possibile sterile lotta di potere prima interna ai partiti maggiori e poi alle coalizioni. Ci chiediamo se non sia il caso di cominciare a mettere nero su bianco e a dare le gambe a un progetto di cambiamento.
Noi ne siamo convinti: “Con il Sud si riparte“, lo abbiamo scritto, lo porteremo avanti con tenacia alle prossime elezioni regionali.
Muoviamoci, usciamo dalle nostre mura (lo diciamo a liste civiche, movimenti e associazioni progressiste) e proviamo a mettere su un progetto che salvi noi e questo Paese così unificato, ma così diviso.

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