sabato 5 ottobre 2013

Lutto nazionale, ma non basta!


Di Armando Melodia

E' stato già detto tutto sulla tragedia di Lampedusa. 

Tutti, a cominciare dal Papa, al Presidente della Repubblica, dall'eroica sindaca dell'isola Giusi Nicolini e ai suoi eroici concittadini, piangiamo gli oltre TRECENTO morti di questo ennesimo disastro. 
Tutti, sappiamo che non sarà l'ultima volta che conteremo morti innocenti. Tutti sappiamo che ciò continuerà ad accadere finché i motivi che spingono queste donne e questi uomini a rischiare la propria vita nella speranza di un futuro migliore, non saranno rimossi.

Povertà, miseria, violenza, guerra queste sono le cause di un fenomeno di migrazione, o meglio, di fuga dai paesi di origine verso una Europa chiusa, sorda e cieca di fronte al dolore.
La commozione, il lutto nazionale non bastano più. Occorre agire con un obbiettivo ben preciso: creare le condizioni per un vero sviluppo economico e sociale del SUD del mondo.
Certo bisogna lottare contro i trafficanti di uomini, ma bisogna combattere contro una politica dell'Europa e dell'Occidente che preferisce chiudere le proprie frontiere agli emigranti ed aprirle ai mercanti di armi, veri e propri venditori di morte.

Non ci si deve chiudere dentro i propri confini, pensando di mantenere cosi un benessere economico, che oltretutto si sta dimostrando sempre più effimero. Dobbiamo aprirci sempre più alla cooperazione, all'integrazione vera, attivando ad esempio un'area di libero scambio di merci, di capitali e soprattutto di persone tra i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo.

Dobbiamo lottare contro ogni l'integralismo, a cominciare da quello nostrano, contro ogni razzismo, a cominciare da quello di casa nostra, contro ogni egoismo a cominciare da quello di ciascuno di noi.
Il grido "vergogna" di Papa Francesco certamente è rivolto a chi può molto, ma nulla o poco fa. Tuttavia dobbiamo sentirlo rivolto a tutti: alle persone e alle istituzioni locali, nazionali ed europee.
Va bene la proposta di conferire a Lampedusa il premio Nobel per la pace. Ma soltanto se questo serve a far diventare la questione della emigrazione-fuga dai Paesi dell'Africa e del vicino oriente una questione mondiale.

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Di Armando Melodia

E' stato già detto tutto sulla tragedia di Lampedusa. 

Tutti, a cominciare dal Papa, al Presidente della Repubblica, dall'eroica sindaca dell'isola Giusi Nicolini e ai suoi eroici concittadini, piangiamo gli oltre TRECENTO morti di questo ennesimo disastro. 
Tutti, sappiamo che non sarà l'ultima volta che conteremo morti innocenti. Tutti sappiamo che ciò continuerà ad accadere finché i motivi che spingono queste donne e questi uomini a rischiare la propria vita nella speranza di un futuro migliore, non saranno rimossi.

Povertà, miseria, violenza, guerra queste sono le cause di un fenomeno di migrazione, o meglio, di fuga dai paesi di origine verso una Europa chiusa, sorda e cieca di fronte al dolore.
La commozione, il lutto nazionale non bastano più. Occorre agire con un obbiettivo ben preciso: creare le condizioni per un vero sviluppo economico e sociale del SUD del mondo.
Certo bisogna lottare contro i trafficanti di uomini, ma bisogna combattere contro una politica dell'Europa e dell'Occidente che preferisce chiudere le proprie frontiere agli emigranti ed aprirle ai mercanti di armi, veri e propri venditori di morte.

Non ci si deve chiudere dentro i propri confini, pensando di mantenere cosi un benessere economico, che oltretutto si sta dimostrando sempre più effimero. Dobbiamo aprirci sempre più alla cooperazione, all'integrazione vera, attivando ad esempio un'area di libero scambio di merci, di capitali e soprattutto di persone tra i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo.

Dobbiamo lottare contro ogni l'integralismo, a cominciare da quello nostrano, contro ogni razzismo, a cominciare da quello di casa nostra, contro ogni egoismo a cominciare da quello di ciascuno di noi.
Il grido "vergogna" di Papa Francesco certamente è rivolto a chi può molto, ma nulla o poco fa. Tuttavia dobbiamo sentirlo rivolto a tutti: alle persone e alle istituzioni locali, nazionali ed europee.
Va bene la proposta di conferire a Lampedusa il premio Nobel per la pace. Ma soltanto se questo serve a far diventare la questione della emigrazione-fuga dai Paesi dell'Africa e del vicino oriente una questione mondiale.

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