giovedì 25 luglio 2013

Il diluvio prossimo venturo



Di Natale Cuccurese


Ultimamente ci chiediamo, ormai quasi quotidianamente, a cosa serva questo Stato oltre che a eseguire pedissequamente e prontamente gli ordini di ambasciatori kazaki, statunitensi, tedeschi, diktat della BCE, di agenzie di rating o di ogni altra origine forte o presunta tale, sempre inevitabilmente con atteggiamento servile e passivo pur di veder comunque soddisfatta la necessità di restare a galla.
Sembrerebbe quasi che l’unico scopo evidente di questo Stato e soprattutto di larga parte di questa classe politica sia ormai solo quello della conservazione del potere fine a se stesso, in modo autoreferenziale, e di non tollerare intralci ai programmi di grande opere previste, alle commesse militari e a tutto quel che porti alla conseguente distribuzione di danaro e prebende a grandi imprese e poteri forti, anche in barba alla grave crisi finanziaria, la quale peraltro è usata ormai solo come pretesto, al grido taumaturgico “ce lo chiede l’Europa”, per smantellare quel poco di Stato sociale ancora presente e progettare liquidazioni in grande stile del residuo patrimonio, anche industriale, italiano con la connivenza di quasi tutte le forze politiche, e vari comitati privati d’affari, presenti in parlamento, dediti ormai solo a blindare e conservare la loro quota inalienabile di potere contro tutto e tutti, pronti a svendere al miglior offerente i rimanenti gioielli di famiglia come già accadde, ovviamente senza risultati positivi, nel 1993.
Per fare questo non si pone nessun argine alla trasformazione dello Stato, della sua Costituzione e delle sue regole e costumi in semplice apparato, anche repressivo, al servizio dei potenti contro i deboli, sia sul piano interno che internazionale pronti ora anche a modificare, in modo presumibilmente settario e a solo uso e consumo di questi interessi e poteri, la Costituzione repubblicana. 
Che nel processo di revisione della Costituzione abbia voce in capitolo l’esecutivo è una novità assoluta. Come scrive infatti Aldo Giannuli " questa procedura eccezionale consisterebbe in una sorta di deroga una tantum, per sveltire i lavori finalizzati ad una limitatissima riforma costituzionale, come l’abolizione del voto di fiducia da parte del Senato, così da evitare un blocco come quello seguito alle elezioni di febbraio. Ma, come fa notare il costituzionalista Alessandro Pace (Repubblica 8 giugno 2013), la proposta governativa dovrebbe essere approvata con procedura ordinaria, per cui faremmo passare il principio per cui una legge ordinaria può derogare alla Costituzione e questo potrebbe essere ripetuto per qualsiasi altra revisione. Di fatto stiamo aprendo la porta alla disarticolazione dell’art. 138 e, con esso, della stessa attuale Costituzione. Il dubbio che sorge è che si voglia preparare una revisione organica della Costituzione e che la “deroga” attuale sia solo la legittimazione di ben più sostanziose prossime deroghe. Anzi, ad essere proprio maliziosi, sorge il sospetto è che il testo della nuova Costituzione sia già pronto e giaccia in qualche cassetto…"
Già in precedenza si era proceduto, senza che nessuno o quasi trovasse da ridire, con la modifica dell’art. 81 della Costituzione introdotta dal governo Monti e giudicata ora contraria ad alcuni fondamenti della Costituzione italiana, come da sentenza n. 186 della Corte Costituzionale di pochi giorni fa che prevede l'impignorabilità dei beni delle ASL (e quindi di tutte le pubbliche amministrazioni), sancite dalle norme (98/2011 e 158/2012) a supporto del patto di stabilità, definendole contrarie all'articolo 111 della nostra Costituzione, fatto che ora apre la strada ad un possibile ricorso complessivo contro il patto di stabilità .
Ora che da un governo d' emergenza o di salute pubblica , che dir si voglia, che aveva fra i pochi punti da realizzare principalmente quello della riforma della legge elettorale si voglia passare ad un governo di lungo periodo, come da recenti esternazioni a mezzo stampa, che abbia invece come suo primario obiettivo quello di modificare in modo sostanziale la Costituzione nata dalla Resistenza, fra l’altro, ma sarà un caso, così come da programma della loggia P2, non ci pare proprio cosa accettabile e soprattutto il PD dovrà prima o poi necessariamente rispondere ai propri elettori di questa sponda così controversa.
Quel che ci preme sottolineare è soprattutto la deriva sempre più nebulosa, autoritaria e antidemocratica che questo governo, o meglio questo coacervo di interessi, sta assumendo sempre più chiaramente giorno dopo giorno, quasi si voglia lentamente ma inesorabilmente seppellire la democrazia in Italia, il dissenso, il diritto alla protesta, il diritto all'informazione e il rispetto di tutti i diritti dei cittadini garantiti dall'attuale Costituzione, primo fra tutti il diritto al lavoro e il diritto alla salute.
I politici dovrebbero per prima cosa pensare al bene del popolo non al bene delle banche, allo spred e alle altre diavolerie finanziarie e non solo atte al mantenimento dello status quo, in una situazione che,data la legge elettorale, ha già poco di democratico, in un quadro dove inoltre il debito pubblico, malgrado le politiche recessive e la tassazione ormai folle, raggiunge, mese dopo mese, nuovi record negativi. 
D’altra parte inutile meravigliarsi di questo, il meccanismo in atto, così come studiato dagli ideatori della moneta unica, non può che portare a questi disastri ed è inarrestabile, la matematica, si sa, non è un'opinione e prima o poi questo meccanismo perverso travolgerà con effetto domino anche altri Stati che ora si sentono forti e al sicuro dalla speculazione.
Forse anche per questo si vuole modificare, presumibilmente in senso repressivo e verticistico, la Costituzione, per prepararsi a reprimere adeguatamente, con la legge dalla propria parte, le inevitabili proteste popolari, così come recentemente paventato e previsto da alcuni.Si sa, pensar male è peccato ma spesso ci si prende, d'altra parte pare poco probabile che una classe politica in parte così corrotta, come giornalmente ci raccontano le cronache, possa autoemendarsi da sola.

Lo scenario poi per il Sud è ancora più desolante, l'attuale Costituzione infatti sancisce una serie di diritti che mai sono stati applicati nella loro interezza e che avrebbero potuto, se applicati, evitare la deriva di degrado a cui stiamo assistendo e che ha colpito da sempre principalmente il Sud. La giusta protesta della popolazione che sale sempre più pressante dai nostri territori causata dalla crisi sistemica che attraversa lo Stato e dalle emergenze, non solo economiche, che si vivono ormai in maniera sempre meno tollerabile sui territori, sta prendendo corpo e consapevolezza grazie anche ad un lavoro pluriennale di denuncia e ricerca storica sulle origini dell'attuale disastro e dalla loro diffusione virale grazie ad internet , e fanno prevedere come molto probabile , da qui a poco, un voto di protesta che si andrà a concretizzare con la crescita di quei movimenti territoriali che sapranno più e meglio interpretare questo bisogno di riscatto e affrancamento. L'attuale Costituzione ci permette di rivendicare parità di diritti e finalmente la loro concreta realizzazione, ponendo le nostre giuste recriminazioni all'interno della legalità e della normativa, permettendoci quindi non la richiesta ma la pretesa di vedere finalmente puntuale e pronta applicazione di quanto sancito dalla Costituzione e dalle sue norme non appena avremo una rappresentanza parlamentare non "asservita"  come sempre avvenuto in passato, a parte poche lodevoli ma isolate eccezioni. Ecco perchè il sistema vuole blindare le sue prerogative e i suoi privilegi in una visione come sempre monoculare delle necessità popolari e di sviluppo, noncurante delle possibili derive antidemocratiche che questo possa comportare.
Dobbiamo perciò impedire e contrastare questo scenario in modo democratico, garantire anche per il futuro il diritto di libera espressione, di pacifica protesta, di assoluta uguaglianza, in altre parole tutti quei diritti oggi garantiti dall' attuale Costituzione la cui difesa è nostro dovere e diritto, in caso contrario la catastrofe sarà presto inevitabile.


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Di Natale Cuccurese


Ultimamente ci chiediamo, ormai quasi quotidianamente, a cosa serva questo Stato oltre che a eseguire pedissequamente e prontamente gli ordini di ambasciatori kazaki, statunitensi, tedeschi, diktat della BCE, di agenzie di rating o di ogni altra origine forte o presunta tale, sempre inevitabilmente con atteggiamento servile e passivo pur di veder comunque soddisfatta la necessità di restare a galla.
Sembrerebbe quasi che l’unico scopo evidente di questo Stato e soprattutto di larga parte di questa classe politica sia ormai solo quello della conservazione del potere fine a se stesso, in modo autoreferenziale, e di non tollerare intralci ai programmi di grande opere previste, alle commesse militari e a tutto quel che porti alla conseguente distribuzione di danaro e prebende a grandi imprese e poteri forti, anche in barba alla grave crisi finanziaria, la quale peraltro è usata ormai solo come pretesto, al grido taumaturgico “ce lo chiede l’Europa”, per smantellare quel poco di Stato sociale ancora presente e progettare liquidazioni in grande stile del residuo patrimonio, anche industriale, italiano con la connivenza di quasi tutte le forze politiche, e vari comitati privati d’affari, presenti in parlamento, dediti ormai solo a blindare e conservare la loro quota inalienabile di potere contro tutto e tutti, pronti a svendere al miglior offerente i rimanenti gioielli di famiglia come già accadde, ovviamente senza risultati positivi, nel 1993.
Per fare questo non si pone nessun argine alla trasformazione dello Stato, della sua Costituzione e delle sue regole e costumi in semplice apparato, anche repressivo, al servizio dei potenti contro i deboli, sia sul piano interno che internazionale pronti ora anche a modificare, in modo presumibilmente settario e a solo uso e consumo di questi interessi e poteri, la Costituzione repubblicana. 
Che nel processo di revisione della Costituzione abbia voce in capitolo l’esecutivo è una novità assoluta. Come scrive infatti Aldo Giannuli " questa procedura eccezionale consisterebbe in una sorta di deroga una tantum, per sveltire i lavori finalizzati ad una limitatissima riforma costituzionale, come l’abolizione del voto di fiducia da parte del Senato, così da evitare un blocco come quello seguito alle elezioni di febbraio. Ma, come fa notare il costituzionalista Alessandro Pace (Repubblica 8 giugno 2013), la proposta governativa dovrebbe essere approvata con procedura ordinaria, per cui faremmo passare il principio per cui una legge ordinaria può derogare alla Costituzione e questo potrebbe essere ripetuto per qualsiasi altra revisione. Di fatto stiamo aprendo la porta alla disarticolazione dell’art. 138 e, con esso, della stessa attuale Costituzione. Il dubbio che sorge è che si voglia preparare una revisione organica della Costituzione e che la “deroga” attuale sia solo la legittimazione di ben più sostanziose prossime deroghe. Anzi, ad essere proprio maliziosi, sorge il sospetto è che il testo della nuova Costituzione sia già pronto e giaccia in qualche cassetto…"
Già in precedenza si era proceduto, senza che nessuno o quasi trovasse da ridire, con la modifica dell’art. 81 della Costituzione introdotta dal governo Monti e giudicata ora contraria ad alcuni fondamenti della Costituzione italiana, come da sentenza n. 186 della Corte Costituzionale di pochi giorni fa che prevede l'impignorabilità dei beni delle ASL (e quindi di tutte le pubbliche amministrazioni), sancite dalle norme (98/2011 e 158/2012) a supporto del patto di stabilità, definendole contrarie all'articolo 111 della nostra Costituzione, fatto che ora apre la strada ad un possibile ricorso complessivo contro il patto di stabilità .
Ora che da un governo d' emergenza o di salute pubblica , che dir si voglia, che aveva fra i pochi punti da realizzare principalmente quello della riforma della legge elettorale si voglia passare ad un governo di lungo periodo, come da recenti esternazioni a mezzo stampa, che abbia invece come suo primario obiettivo quello di modificare in modo sostanziale la Costituzione nata dalla Resistenza, fra l’altro, ma sarà un caso, così come da programma della loggia P2, non ci pare proprio cosa accettabile e soprattutto il PD dovrà prima o poi necessariamente rispondere ai propri elettori di questa sponda così controversa.
Quel che ci preme sottolineare è soprattutto la deriva sempre più nebulosa, autoritaria e antidemocratica che questo governo, o meglio questo coacervo di interessi, sta assumendo sempre più chiaramente giorno dopo giorno, quasi si voglia lentamente ma inesorabilmente seppellire la democrazia in Italia, il dissenso, il diritto alla protesta, il diritto all'informazione e il rispetto di tutti i diritti dei cittadini garantiti dall'attuale Costituzione, primo fra tutti il diritto al lavoro e il diritto alla salute.
I politici dovrebbero per prima cosa pensare al bene del popolo non al bene delle banche, allo spred e alle altre diavolerie finanziarie e non solo atte al mantenimento dello status quo, in una situazione che,data la legge elettorale, ha già poco di democratico, in un quadro dove inoltre il debito pubblico, malgrado le politiche recessive e la tassazione ormai folle, raggiunge, mese dopo mese, nuovi record negativi. 
D’altra parte inutile meravigliarsi di questo, il meccanismo in atto, così come studiato dagli ideatori della moneta unica, non può che portare a questi disastri ed è inarrestabile, la matematica, si sa, non è un'opinione e prima o poi questo meccanismo perverso travolgerà con effetto domino anche altri Stati che ora si sentono forti e al sicuro dalla speculazione.
Forse anche per questo si vuole modificare, presumibilmente in senso repressivo e verticistico, la Costituzione, per prepararsi a reprimere adeguatamente, con la legge dalla propria parte, le inevitabili proteste popolari, così come recentemente paventato e previsto da alcuni.Si sa, pensar male è peccato ma spesso ci si prende, d'altra parte pare poco probabile che una classe politica in parte così corrotta, come giornalmente ci raccontano le cronache, possa autoemendarsi da sola.

Lo scenario poi per il Sud è ancora più desolante, l'attuale Costituzione infatti sancisce una serie di diritti che mai sono stati applicati nella loro interezza e che avrebbero potuto, se applicati, evitare la deriva di degrado a cui stiamo assistendo e che ha colpito da sempre principalmente il Sud. La giusta protesta della popolazione che sale sempre più pressante dai nostri territori causata dalla crisi sistemica che attraversa lo Stato e dalle emergenze, non solo economiche, che si vivono ormai in maniera sempre meno tollerabile sui territori, sta prendendo corpo e consapevolezza grazie anche ad un lavoro pluriennale di denuncia e ricerca storica sulle origini dell'attuale disastro e dalla loro diffusione virale grazie ad internet , e fanno prevedere come molto probabile , da qui a poco, un voto di protesta che si andrà a concretizzare con la crescita di quei movimenti territoriali che sapranno più e meglio interpretare questo bisogno di riscatto e affrancamento. L'attuale Costituzione ci permette di rivendicare parità di diritti e finalmente la loro concreta realizzazione, ponendo le nostre giuste recriminazioni all'interno della legalità e della normativa, permettendoci quindi non la richiesta ma la pretesa di vedere finalmente puntuale e pronta applicazione di quanto sancito dalla Costituzione e dalle sue norme non appena avremo una rappresentanza parlamentare non "asservita"  come sempre avvenuto in passato, a parte poche lodevoli ma isolate eccezioni. Ecco perchè il sistema vuole blindare le sue prerogative e i suoi privilegi in una visione come sempre monoculare delle necessità popolari e di sviluppo, noncurante delle possibili derive antidemocratiche che questo possa comportare.
Dobbiamo perciò impedire e contrastare questo scenario in modo democratico, garantire anche per il futuro il diritto di libera espressione, di pacifica protesta, di assoluta uguaglianza, in altre parole tutti quei diritti oggi garantiti dall' attuale Costituzione la cui difesa è nostro dovere e diritto, in caso contrario la catastrofe sarà presto inevitabile.


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