lunedì 13 maggio 2013

Lo sbarco di Garibaldi a Marsala e l'Italia dei miti e delle false epopee


di Gigi Di Fiore
Fonte:Il Mattino

E chi se lo ricorda più che, a maggio di 153 anni fa, Garibaldi arrivò in Sicilia. Certo, non è più tempo di feste, celebrazioni, ricordi come nel 2010. Solo 3 anni fa, il presidente Giorgio Napolitano inaugurò le grandi kermesse sui 150 anni di unità. Ora, abbiamo altro per la testa.

I 1089 di Giuseppe Garibaldi sbarcarono a Marsala l'11 maggio del 1860. Meno di due ore, con le distrazioni delle navi della Marina delle Due Sicilie e le imbarcazioni inglesi a ostacolare di fatto qualsiasi intervento armato, per l'abbandono dei piroscafi "Lombardo" e "Piemonte". Oltre ai garibaldini, con le loro barche i pescatori marsalesi trasportarono a terra anche 51 colli e 22 ballotti, armi e munizioni. Sette barche di Stefano Parrinello, una dello stabilimento inglese Ingham e due dell'azienda vinicola Florio. I traghettatori furono ricompensati dal Comune, otto mesi dopo, con 20 tarì ciascuno.

Quale spedizione fu più eroica di quella nel nostro Risorgimento? Quale impresa si prestò, più della conquista del Mezzogiorno d'Italia, a farsi epopea dell'unità italiana?. Senza i francesi, cosa sarebbe stata la Seconda guerra d'indipendenza? E la Terza senza i prussiani? Non restava che la spedizione di Garibaldi a dare corpo all'epica del Risorgimento di cui avevamo bisogno, per sentirci orgogliosi.

In quell'impresa, c'erano tutte le caratteristiche belle e pronte per creare un mito: pochi contro molti, barbarie contro civiltà, buoni contro cattivi. Nacque l'incredibile Spedizione dei Mille.

Italiani contro gli stranieri che occupavano il Sud? Con i garibaldini c'erano 800 volontari inglesi, francesi, ungheresi. Nell'esercito di Francesco II di Borbone c'erano 4000 Esteri, in gran parte bavaresi, su 50mila uomini. Ma nelle corrispondenze garibaldine, si parla quasi sempre e solo di "odiati bavari". La storia è così.

E noi avevamo tanto bisogno di un mito, una religione laica che ci unisse in un'identità italiana allora inesistente: epopee, giorni celebrativi, inni, luoghi di culto patriottico. Simbologie, insomma, forme per riempire un sentire limitato a pochi. Lo sostenne anche Francesco Crispi, nel motivare il no alla cremazione del corpo di Garibaldi nel 1882, contro le sue volontà.

Di rituali ci siamo poi cibati molto in 152 anni. L'idea di Nazione, lontana ai più, venne imposta con più convinzione dal fascismo. C'è chi, come il professore inglese Duggan, nega che esista un'unica identità italiana. Siamo diventati Nazione unitaria, per interessi soprattutto inglesi e francesi. Dall'alto e con irripetibili contingenze internazionali. Da Marsala, in quel maggio fatale, cominciò l'annessione più controversa: quella delle regioni meridionali, per 7 secoli regno autonomo.

Tutto iniziò con quei 1089. Anche se, in una lettera affidata al vice console inglese Cossins a Marsala, il 15 maggio 1860 Stefano Turr scriveva: "Abbiamo più di 15mila uomini". Ma a scuola ci hanno sempre detto che i nostri eroi, biondi, alti e belli, erano solo mille contro 50mila. E' la nostra storia.


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di Gigi Di Fiore
Fonte:Il Mattino

E chi se lo ricorda più che, a maggio di 153 anni fa, Garibaldi arrivò in Sicilia. Certo, non è più tempo di feste, celebrazioni, ricordi come nel 2010. Solo 3 anni fa, il presidente Giorgio Napolitano inaugurò le grandi kermesse sui 150 anni di unità. Ora, abbiamo altro per la testa.

I 1089 di Giuseppe Garibaldi sbarcarono a Marsala l'11 maggio del 1860. Meno di due ore, con le distrazioni delle navi della Marina delle Due Sicilie e le imbarcazioni inglesi a ostacolare di fatto qualsiasi intervento armato, per l'abbandono dei piroscafi "Lombardo" e "Piemonte". Oltre ai garibaldini, con le loro barche i pescatori marsalesi trasportarono a terra anche 51 colli e 22 ballotti, armi e munizioni. Sette barche di Stefano Parrinello, una dello stabilimento inglese Ingham e due dell'azienda vinicola Florio. I traghettatori furono ricompensati dal Comune, otto mesi dopo, con 20 tarì ciascuno.

Quale spedizione fu più eroica di quella nel nostro Risorgimento? Quale impresa si prestò, più della conquista del Mezzogiorno d'Italia, a farsi epopea dell'unità italiana?. Senza i francesi, cosa sarebbe stata la Seconda guerra d'indipendenza? E la Terza senza i prussiani? Non restava che la spedizione di Garibaldi a dare corpo all'epica del Risorgimento di cui avevamo bisogno, per sentirci orgogliosi.

In quell'impresa, c'erano tutte le caratteristiche belle e pronte per creare un mito: pochi contro molti, barbarie contro civiltà, buoni contro cattivi. Nacque l'incredibile Spedizione dei Mille.

Italiani contro gli stranieri che occupavano il Sud? Con i garibaldini c'erano 800 volontari inglesi, francesi, ungheresi. Nell'esercito di Francesco II di Borbone c'erano 4000 Esteri, in gran parte bavaresi, su 50mila uomini. Ma nelle corrispondenze garibaldine, si parla quasi sempre e solo di "odiati bavari". La storia è così.

E noi avevamo tanto bisogno di un mito, una religione laica che ci unisse in un'identità italiana allora inesistente: epopee, giorni celebrativi, inni, luoghi di culto patriottico. Simbologie, insomma, forme per riempire un sentire limitato a pochi. Lo sostenne anche Francesco Crispi, nel motivare il no alla cremazione del corpo di Garibaldi nel 1882, contro le sue volontà.

Di rituali ci siamo poi cibati molto in 152 anni. L'idea di Nazione, lontana ai più, venne imposta con più convinzione dal fascismo. C'è chi, come il professore inglese Duggan, nega che esista un'unica identità italiana. Siamo diventati Nazione unitaria, per interessi soprattutto inglesi e francesi. Dall'alto e con irripetibili contingenze internazionali. Da Marsala, in quel maggio fatale, cominciò l'annessione più controversa: quella delle regioni meridionali, per 7 secoli regno autonomo.

Tutto iniziò con quei 1089. Anche se, in una lettera affidata al vice console inglese Cossins a Marsala, il 15 maggio 1860 Stefano Turr scriveva: "Abbiamo più di 15mila uomini". Ma a scuola ci hanno sempre detto che i nostri eroi, biondi, alti e belli, erano solo mille contro 50mila. E' la nostra storia.


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