domenica 17 marzo 2013

NON CI PUO' ESSERE UNITA' SE NON C'E' UGUAGLIANZA - IL 17 MARZO C'E' POCO DA FESTEGGIARE




Non ci può essere unità se non c’è uguaglianza.
 Il 17 Marzo c’è poco da festeggiare

Ci accingiamo a rievocare il 17 marzo l’Unità d’Italia e ancora una volta, purtroppo, il rischio (molto concreto) è che la retorica prenda il sopravvento sulla sostanza.

L’Unità d’Italia acquista valore se gli italiani sono messi in condizioni di unità davanti alle sfide del futuro e del presente.

Non ci può essere unità se non c’è uguaglianza. E’ per questo motivo che il Partito del Sud invita istituzioni e cittadini a riflettere su quanto della sbandierata unità oggi è stato attuato a 155 anni dalla proclamazione (in francese) del Regno d’Italia.

Quello che oggi sappiamo è:
       Che la storia che viene raccontata e fatta studiare nelle scuole non è ciò che è veramente accaduto 155 anni fa.
       Che il Sud non era così arretrato così come lo si è voluto dipingere
       Che l’emigrazione dalle nostre terre  è iniziata dopo 1861
       Che la chiusura delle fabbriche, fiore all’occhiello del sud, si sono avute dopo l’Unità d’Italia
       Che il Brigantaggio non è stato un evento di delinquenza comune, ma è stato anche, e soprattutto, rivolta ai soprusi degli occupanti e dei signori subito passati con i vincitori.
       Che al Sud, ancora oggi, non ci sono ferrovie degne di questo nome
       Che al Sud, non ci sono investimenti infrastrutturali degni di questo nome
       Che al Sud, gli interessi bancari sono più elevati che al nord
       Che al Sud, le assicurazioni costano di più e che non è vero che al sud ci sono più truffe che in altre parti d’Italia (dati ISVAP)
       Che le assicurazioni auto sono obbligatorie e che quindi i cittadini del Sud onesti non possono essere discriminati rispetto a quelli del nord. (articolo 3 della Costituzione)
       Che l’agricoltura e l’agroalimentare sono l’ossatura portante della nostra economia e che invece vengono considerati come un elemento secondario del PIL.
       Che ciò che nei decenni è stato spacciato come intervento straordinario al sud da parte dello stato, si è rivelato in realtà un intervento sostituivo di quanto l’Italia doveva al Sud.
       Che non è vero che il Sud vive alle spalle del Nord.
       Che non è vero che il sistema universitario del Sud sia peggiore di quello del nord pur in presenza di investimenti minori, di forte discriminazione e di un’infima propaganda. 
       Che quasi la totalità degli interventi per favorire le imprese al Sud sono finiti alle imprese del nord che sono venute, hanno intercettato i finanziamenti e poi sono scappate via.
       Che il Sud è visto solo come un grande immenso mercato.
       Che il Sud non deve intraprendere.
       Che al Sud è concesso, per disperazione, di subire solo  il ricatto o lavoro o salute
       Che il Sud è visto, grazie a una connivenza vomitevole tra malavita, politica e imprese senza scrupoli (quasi sempre del nord), come una grande discarica.
       Che sulle scuole del Sud si investe molto meno (quasi nulla) rispetto alle scuole del nord
       Che le risorse del sud, petrolio, energie alternative, risorse varie del suolo e del sottosuolo, sono prelevate al sud per arricchire aziende del nord o del resto d’Europa per lasciare al sud solo l’inquinamento
       Che il Sud non merita una classe politica pronta a cedere tutto per un piatto di lenticchie
       Che tutti gli italiani hanno il diritto, con le preferenze, di votare gli uomini e le donne che li rappresentano.


Allora, se è vero tutto questo, chiediamo quanto meno di festeggiare la verità.

L’Unità si costruisce con i fatti e l’attenzione alle persone, ai cittadini,
non con la retorica.




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Non ci può essere unità se non c’è uguaglianza.
 Il 17 Marzo c’è poco da festeggiare

Ci accingiamo a rievocare il 17 marzo l’Unità d’Italia e ancora una volta, purtroppo, il rischio (molto concreto) è che la retorica prenda il sopravvento sulla sostanza.

L’Unità d’Italia acquista valore se gli italiani sono messi in condizioni di unità davanti alle sfide del futuro e del presente.

Non ci può essere unità se non c’è uguaglianza. E’ per questo motivo che il Partito del Sud invita istituzioni e cittadini a riflettere su quanto della sbandierata unità oggi è stato attuato a 155 anni dalla proclamazione (in francese) del Regno d’Italia.

Quello che oggi sappiamo è:
       Che la storia che viene raccontata e fatta studiare nelle scuole non è ciò che è veramente accaduto 155 anni fa.
       Che il Sud non era così arretrato così come lo si è voluto dipingere
       Che l’emigrazione dalle nostre terre  è iniziata dopo 1861
       Che la chiusura delle fabbriche, fiore all’occhiello del sud, si sono avute dopo l’Unità d’Italia
       Che il Brigantaggio non è stato un evento di delinquenza comune, ma è stato anche, e soprattutto, rivolta ai soprusi degli occupanti e dei signori subito passati con i vincitori.
       Che al Sud, ancora oggi, non ci sono ferrovie degne di questo nome
       Che al Sud, non ci sono investimenti infrastrutturali degni di questo nome
       Che al Sud, gli interessi bancari sono più elevati che al nord
       Che al Sud, le assicurazioni costano di più e che non è vero che al sud ci sono più truffe che in altre parti d’Italia (dati ISVAP)
       Che le assicurazioni auto sono obbligatorie e che quindi i cittadini del Sud onesti non possono essere discriminati rispetto a quelli del nord. (articolo 3 della Costituzione)
       Che l’agricoltura e l’agroalimentare sono l’ossatura portante della nostra economia e che invece vengono considerati come un elemento secondario del PIL.
       Che ciò che nei decenni è stato spacciato come intervento straordinario al sud da parte dello stato, si è rivelato in realtà un intervento sostituivo di quanto l’Italia doveva al Sud.
       Che non è vero che il Sud vive alle spalle del Nord.
       Che non è vero che il sistema universitario del Sud sia peggiore di quello del nord pur in presenza di investimenti minori, di forte discriminazione e di un’infima propaganda. 
       Che quasi la totalità degli interventi per favorire le imprese al Sud sono finiti alle imprese del nord che sono venute, hanno intercettato i finanziamenti e poi sono scappate via.
       Che il Sud è visto solo come un grande immenso mercato.
       Che il Sud non deve intraprendere.
       Che al Sud è concesso, per disperazione, di subire solo  il ricatto o lavoro o salute
       Che il Sud è visto, grazie a una connivenza vomitevole tra malavita, politica e imprese senza scrupoli (quasi sempre del nord), come una grande discarica.
       Che sulle scuole del Sud si investe molto meno (quasi nulla) rispetto alle scuole del nord
       Che le risorse del sud, petrolio, energie alternative, risorse varie del suolo e del sottosuolo, sono prelevate al sud per arricchire aziende del nord o del resto d’Europa per lasciare al sud solo l’inquinamento
       Che il Sud non merita una classe politica pronta a cedere tutto per un piatto di lenticchie
       Che tutti gli italiani hanno il diritto, con le preferenze, di votare gli uomini e le donne che li rappresentano.


Allora, se è vero tutto questo, chiediamo quanto meno di festeggiare la verità.

L’Unità si costruisce con i fatti e l’attenzione alle persone, ai cittadini,
non con la retorica.




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