martedì 15 maggio 2012

Il registro dei tumori in Campania: una necessità immediata!


Alessandro Citarella, Segretario Provinciale di Napoli del Partito del Sud
E’ necessario occuparsi periodicamente di ambiente, inquinamento e salute perché sono tre argomenti che toccano ogni aspetto del vivere civile, indipendentemente dalla condizione sociale, convinzione politica, religiosa o altra distinzione fra i membri di una società.
Se si volesse formulare una modello grafico, l’ambiente funge da contenitore degli esseri viventi, le materie prime che consumano e gli scarti che producono.  In questo contenitore, l’inquinamento e la salute sono in un rapporto causale, tipo matematico, dove più inquinamento porta a meno salute, e meno inquinamento porta alla protezione del livello di salute raggiunto.
A fronte di un conclamato rapporto di casualità tra il livello d’inquinamento ambientale ed il numero di casi di vari tipi di cancro, è necessario sviluppare e rafforzare il censimento scientifico dei casi di tumore nel territorio, onde evitare di basare analisi e interventi solo sulle denunce dei cittadini e delle associazioni, le indagini della magistratura, e le decisioni dei tribunali.
Tralasciando le agenzie di controllo dell’ambiente, molto legate alla gestione politica e con pochi mezzi a disposizione, uno strumento fondamentale sarebbe, senz’altro, il registro dei tumori gestito dall’Associazione italiana dei registri tumori (AIRTUM).  Dal 1997, l’AIRTUM promuove e coordina l’attività dei registri esistenti, cui fanno parte ricercatori e personale operante territorialmente, raccogliendo le informazioni sui casi di tumore nella popolazione residente nelle diverse aree geografiche, fornendo un quadro epidemiologico aggiornato, perché nessuna struttura ospedaliera è obbligata alla raccolta di tali dati, che invece sembrerebbe indispensabile sia per programmare gli interventi sui territori, sia per assistere la comunità medica responsabile nell’amministrazione della cura dei malati di tumore.
In Campania il registro dei tumori c’è nelle province di Napoli e Salerno, ma non esiste per le altre tre, Avellino, Benevento e Caserta.  A Napoli il registro è stato creato nel 1995 per il territorio servito dall’ASL NA4, finanziato dal 2001 dalla Regione Campania, e oggi copre solo 35 comuni dell’area Nord di Napoli, lasciando sguarniti gli altri 57 comuni della provincia fornendo, pertanto, la copertura a solo 43% dei comuni ed il 17% degli abitanti. I dati attualmente disponibili coprono il periodo dal 1997 al 2007, mentre è stato da poco avviato lo screening dell’anno 2008.
A Salerno il registro è finanziato dalla Provincia, coprendo 100% della popolazione (circa 1.100.000 abitanti ) e tutti i comuni (158 ). I dati attualmente disponibili coprono il periodo dal 1996 al 2003.
In Campania, la verifica attualmente riguarda solo 35% dei comuni e 28% degli abitanti – cifre irrisorie se raffrontante all’altissimo numero di siti di stoccaggio dei rifiuti normali e tossici presenti sul territorio regionale.
Sebbene la V Commissione Regionale Sanità della Campania abbia dato il suo “via libera” il mese scorso, la commissione bilancio della Regione Campania non ha potuto dare il suo consenso perché mancherebbe la copertura finanziaria.  Di fronte a un inspiegabile rallentamento nella creazione dei registri regionali dei tumori in linea con le urgenti necessità ambientali e sanitarie, si registra una puntuale e ferma interrogazione parlamentare del 9 maggio 2012, promossa dalla senatrice del PdL Diana de Feo, che chiede come il governo intenda intervenire per consentire che tutte le regioni italiane siano dotate dell’apposito registro tumori, in maniera proporzionale all’estensione territoriale e al numero di abitanti.  Nella sua interrogazione al Ministro della sanità, la senatrice chiede l’intervento del governo per garantire maggiore efficienza all’AIRTUM, per disporre di maggiori informazioni epidemiologiche utili alla comunità scientifica e alla popolazione.
La senatrice De Feo ha riassunto egregiamente il quadro generale del nostro territorio in una precedente interrogazione parlamentare presentata il 19 aprile 2012: “gli studiosi dell’Università Federico II hanno analizzato e quindi paragonato il DNA di 50 donne sane che vivono nell’area interessata con quello di 50 donne coetanee provenienti da luoghi in cui non sorgono discariche, rilevando che nelle prime il citato DNA è sensibilmente più vecchio. Tale invecchiamento precoce, secondo detta analisi pubblicata sulla rivista Gene, sarebbe causato dalla esposizione a sostanze dannose”.
La senatrice De Feo ha anche menzionato i dati pubblicati dall’autorevole rivista medica Lancet, che nel 2003 impiegò poco tempo per definire l’area tra Acerra, Nola e Marigliano come “il triangolo della morte”, dove per i tumore del fegato c’è un tasso record rispetto ai dati nazionali, riconducibile all’endemia di epatiti croniche, mentre per il cancro alla vescica, al sistema nervoso e alla prostata i dati sembrano collegabili alla generale e progressiva compromissione dell’ambiente.  Nell’interrogazione parlamentare del 19 aprile 2012,  la senatrice ricorda che nel  triangolo della morte”sorgono circa 1.230 discariche abusive contenenti rifiuti tossici.”
E’ doveroso denunciare che la senatrice De Feo è stata lasciata praticamente da sola nella sua battaglia per sostenere l’AIRTUM, perché i parlamentari eletti al Sud non sembrano interessati alla questione ambientale e le ripercussioni sulla salute dei cittadini (elettori).  Anzi, si registra, invece, il loro voto a sostegno di misure per la tutela finanziaria e legale degli inquinatori abituali dei territori campani che sono, normalmente, ditte del nord Italia.
Il numero dei morti per tumore in Campania sembra un dato preso da un bollettino di guerra – una guerra combattuta in particolare da medici per l’ambiente, oncologi, ricercatori, cittadini e associazioni, lasciati completamente soli dalla maggioranza dei politici eletti nel Sud.  Oggi è necessario sostenere chi opera per rendere efficiente e aggiornato il registro dei tumori in Campania, chi vuole aumentare lo staff dalle dieci unità attualmente in servizio, al numero adeguato per servire una regione di quasi sei milioni di abitanti.  Poi verrà il momento per far partire le necessarie iniziative politiche e legali per colpire chi ha inquinato la Campania e chi ha permesso il disastro.  Verrà il momento per punire le ditte del Nord che hanno smaltito i loro rifiuti tossici in Campania. E verrà il momento per punire chi ha permesso il disastro –  quei politici e politicanti locali, di diverso colore ma di uguale essenza criminale, che hanno chiuso alle volte un occhio, e in altre occasioni entrambi gli occhi, o partecipato agli utili del malaffare. E’ solo una questione di tempo.

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Alessandro Citarella, Segretario Provinciale di Napoli del Partito del Sud
E’ necessario occuparsi periodicamente di ambiente, inquinamento e salute perché sono tre argomenti che toccano ogni aspetto del vivere civile, indipendentemente dalla condizione sociale, convinzione politica, religiosa o altra distinzione fra i membri di una società.
Se si volesse formulare una modello grafico, l’ambiente funge da contenitore degli esseri viventi, le materie prime che consumano e gli scarti che producono.  In questo contenitore, l’inquinamento e la salute sono in un rapporto causale, tipo matematico, dove più inquinamento porta a meno salute, e meno inquinamento porta alla protezione del livello di salute raggiunto.
A fronte di un conclamato rapporto di casualità tra il livello d’inquinamento ambientale ed il numero di casi di vari tipi di cancro, è necessario sviluppare e rafforzare il censimento scientifico dei casi di tumore nel territorio, onde evitare di basare analisi e interventi solo sulle denunce dei cittadini e delle associazioni, le indagini della magistratura, e le decisioni dei tribunali.
Tralasciando le agenzie di controllo dell’ambiente, molto legate alla gestione politica e con pochi mezzi a disposizione, uno strumento fondamentale sarebbe, senz’altro, il registro dei tumori gestito dall’Associazione italiana dei registri tumori (AIRTUM).  Dal 1997, l’AIRTUM promuove e coordina l’attività dei registri esistenti, cui fanno parte ricercatori e personale operante territorialmente, raccogliendo le informazioni sui casi di tumore nella popolazione residente nelle diverse aree geografiche, fornendo un quadro epidemiologico aggiornato, perché nessuna struttura ospedaliera è obbligata alla raccolta di tali dati, che invece sembrerebbe indispensabile sia per programmare gli interventi sui territori, sia per assistere la comunità medica responsabile nell’amministrazione della cura dei malati di tumore.
In Campania il registro dei tumori c’è nelle province di Napoli e Salerno, ma non esiste per le altre tre, Avellino, Benevento e Caserta.  A Napoli il registro è stato creato nel 1995 per il territorio servito dall’ASL NA4, finanziato dal 2001 dalla Regione Campania, e oggi copre solo 35 comuni dell’area Nord di Napoli, lasciando sguarniti gli altri 57 comuni della provincia fornendo, pertanto, la copertura a solo 43% dei comuni ed il 17% degli abitanti. I dati attualmente disponibili coprono il periodo dal 1997 al 2007, mentre è stato da poco avviato lo screening dell’anno 2008.
A Salerno il registro è finanziato dalla Provincia, coprendo 100% della popolazione (circa 1.100.000 abitanti ) e tutti i comuni (158 ). I dati attualmente disponibili coprono il periodo dal 1996 al 2003.
In Campania, la verifica attualmente riguarda solo 35% dei comuni e 28% degli abitanti – cifre irrisorie se raffrontante all’altissimo numero di siti di stoccaggio dei rifiuti normali e tossici presenti sul territorio regionale.
Sebbene la V Commissione Regionale Sanità della Campania abbia dato il suo “via libera” il mese scorso, la commissione bilancio della Regione Campania non ha potuto dare il suo consenso perché mancherebbe la copertura finanziaria.  Di fronte a un inspiegabile rallentamento nella creazione dei registri regionali dei tumori in linea con le urgenti necessità ambientali e sanitarie, si registra una puntuale e ferma interrogazione parlamentare del 9 maggio 2012, promossa dalla senatrice del PdL Diana de Feo, che chiede come il governo intenda intervenire per consentire che tutte le regioni italiane siano dotate dell’apposito registro tumori, in maniera proporzionale all’estensione territoriale e al numero di abitanti.  Nella sua interrogazione al Ministro della sanità, la senatrice chiede l’intervento del governo per garantire maggiore efficienza all’AIRTUM, per disporre di maggiori informazioni epidemiologiche utili alla comunità scientifica e alla popolazione.
La senatrice De Feo ha riassunto egregiamente il quadro generale del nostro territorio in una precedente interrogazione parlamentare presentata il 19 aprile 2012: “gli studiosi dell’Università Federico II hanno analizzato e quindi paragonato il DNA di 50 donne sane che vivono nell’area interessata con quello di 50 donne coetanee provenienti da luoghi in cui non sorgono discariche, rilevando che nelle prime il citato DNA è sensibilmente più vecchio. Tale invecchiamento precoce, secondo detta analisi pubblicata sulla rivista Gene, sarebbe causato dalla esposizione a sostanze dannose”.
La senatrice De Feo ha anche menzionato i dati pubblicati dall’autorevole rivista medica Lancet, che nel 2003 impiegò poco tempo per definire l’area tra Acerra, Nola e Marigliano come “il triangolo della morte”, dove per i tumore del fegato c’è un tasso record rispetto ai dati nazionali, riconducibile all’endemia di epatiti croniche, mentre per il cancro alla vescica, al sistema nervoso e alla prostata i dati sembrano collegabili alla generale e progressiva compromissione dell’ambiente.  Nell’interrogazione parlamentare del 19 aprile 2012,  la senatrice ricorda che nel  triangolo della morte”sorgono circa 1.230 discariche abusive contenenti rifiuti tossici.”
E’ doveroso denunciare che la senatrice De Feo è stata lasciata praticamente da sola nella sua battaglia per sostenere l’AIRTUM, perché i parlamentari eletti al Sud non sembrano interessati alla questione ambientale e le ripercussioni sulla salute dei cittadini (elettori).  Anzi, si registra, invece, il loro voto a sostegno di misure per la tutela finanziaria e legale degli inquinatori abituali dei territori campani che sono, normalmente, ditte del nord Italia.
Il numero dei morti per tumore in Campania sembra un dato preso da un bollettino di guerra – una guerra combattuta in particolare da medici per l’ambiente, oncologi, ricercatori, cittadini e associazioni, lasciati completamente soli dalla maggioranza dei politici eletti nel Sud.  Oggi è necessario sostenere chi opera per rendere efficiente e aggiornato il registro dei tumori in Campania, chi vuole aumentare lo staff dalle dieci unità attualmente in servizio, al numero adeguato per servire una regione di quasi sei milioni di abitanti.  Poi verrà il momento per far partire le necessarie iniziative politiche e legali per colpire chi ha inquinato la Campania e chi ha permesso il disastro.  Verrà il momento per punire le ditte del Nord che hanno smaltito i loro rifiuti tossici in Campania. E verrà il momento per punire chi ha permesso il disastro –  quei politici e politicanti locali, di diverso colore ma di uguale essenza criminale, che hanno chiuso alle volte un occhio, e in altre occasioni entrambi gli occhi, o partecipato agli utili del malaffare. E’ solo una questione di tempo.

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