lunedì 6 febbraio 2012

Caritas: in Campania la povertà è raddoppiata in ultimi tre anni

NAPOLI - In tre anni la povertà in Campania è raddoppiata. Il dato emerge dal dossier regionale realizzato dalla Caritas Campania che fotografa la situazione al 2010 sulla base delle richieste giunte ai 27 Centri di ascolto Caritas presenti sul territorio a cui si sono rivolti circa 7mila persone e che, in modo diretto o indiretto, hanno fornito aiuto a circa 25mila individui.

Dall'analisi emerge che se nel 2007 l'utenza dei Centri di ascolto si attestava attorno alle 3mila unità, a distanza di tre anni, il numero è raddoppiato arrivando a toc care quota 6.925, con un incremento nell'ultimo anno pari al 15,1 per cento. Vive in condizioni di povertà relativa in Campania il 23,2 per cento della popolazione a fronte di un dato relativo al Mezzogiorno del 23 per cento e nazionale dell'11 per cento. Numeri frutto anche della mancata crescita economica della regione che, rispetto al resto d'Italia, mostra le «peggiori» performance: il Pil 2010 ha registrato un meno 0,6 per cento, mentre il Pil nazionale si attesta sul l'1,3 per cento. Mancata crescita cui si associano i dati sull'occupazione: il 65,5 per cento degli utenti dei Centri campani è disoccupato.

La povertà è, in evitabilmente, legata all'assenza o alla perdita di lavoro: dal 2004 in regione sono stati 'bruciatì 177mila posti di lavoro. Negativi i dati sul tasso di occupazione: 32,7 per cento in Campania a fronte del 35 per cento del Mezzogiorno; e anche i dati sul tasso di disoccupazione secondo cui in Campania è disoccupato il 14 per cento della popolazione, mentre nel Sud il 13 e in Italia l'8 per cento. Assenza di lavoro e di introiti che costringono le famiglie campane a indebitarsi. Cresce, infatti, il debito familiare soprattutto nelle province di Caserta e di Napoli che, in una graduatoria nazionale, si attestano rispettivamente al secondo e al terzo posto. Condizioni che incrementano il flusso migratorio dei giovani campani verso altre regioni italiane o verso l'estero. In dieci anni, la sola provincia di Napoli ha 'persò 108mila giovani. «È arrivato il momento - ha detto il direttore della Caritas diocesana Enzo Cozzolino - che chi ha deve da re e chi non ha deve chiedere e avere delle risposte. Noi - ha aggiunto - non ci possiamo sostituire alle istituzioni con cui abbiamo bisogno di poter interloquire». Secondo l'analisi, la povertà 'unisce' italiani e migranti che equamente si rivolgono ai Centri, ma dal 2008 a oggi, è cresciuta di circa il 10 per cento la fetta di cittadini campani. Utente dei Centri sono prevalentemente le donne (63,5 per cento) che chiedono aiuto per la propria famiglia e per il 73,7 per cento l'utenza è composta da persone di età compresa tra i 25 e i 54 anni, trattandosi, è stato evidenziato, «prevalentemente di nuclei familiari».

Cresce la percentuale di vedovi e genitori separati che si rivolgono ai Centri (27,5 per cento), ma sono i componenti di nuclei familiari a chiedere più aiuto (65 per cento), mentre i fissa dimora nel 2010 sono stati 464 e in prevalenza migranti. I bisogni degli utenti riguardano prevalentemente problemi lavorativi (60,6 per cento) ed economici (60,2 per cento) per cui è mutato l'intervento offerto che si è focalizzato soprattutto nel fornire beni materiali e sussidi.

Fonte: Il Mattino
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NAPOLI - In tre anni la povertà in Campania è raddoppiata. Il dato emerge dal dossier regionale realizzato dalla Caritas Campania che fotografa la situazione al 2010 sulla base delle richieste giunte ai 27 Centri di ascolto Caritas presenti sul territorio a cui si sono rivolti circa 7mila persone e che, in modo diretto o indiretto, hanno fornito aiuto a circa 25mila individui.

Dall'analisi emerge che se nel 2007 l'utenza dei Centri di ascolto si attestava attorno alle 3mila unità, a distanza di tre anni, il numero è raddoppiato arrivando a toc care quota 6.925, con un incremento nell'ultimo anno pari al 15,1 per cento. Vive in condizioni di povertà relativa in Campania il 23,2 per cento della popolazione a fronte di un dato relativo al Mezzogiorno del 23 per cento e nazionale dell'11 per cento. Numeri frutto anche della mancata crescita economica della regione che, rispetto al resto d'Italia, mostra le «peggiori» performance: il Pil 2010 ha registrato un meno 0,6 per cento, mentre il Pil nazionale si attesta sul l'1,3 per cento. Mancata crescita cui si associano i dati sull'occupazione: il 65,5 per cento degli utenti dei Centri campani è disoccupato.

La povertà è, in evitabilmente, legata all'assenza o alla perdita di lavoro: dal 2004 in regione sono stati 'bruciatì 177mila posti di lavoro. Negativi i dati sul tasso di occupazione: 32,7 per cento in Campania a fronte del 35 per cento del Mezzogiorno; e anche i dati sul tasso di disoccupazione secondo cui in Campania è disoccupato il 14 per cento della popolazione, mentre nel Sud il 13 e in Italia l'8 per cento. Assenza di lavoro e di introiti che costringono le famiglie campane a indebitarsi. Cresce, infatti, il debito familiare soprattutto nelle province di Caserta e di Napoli che, in una graduatoria nazionale, si attestano rispettivamente al secondo e al terzo posto. Condizioni che incrementano il flusso migratorio dei giovani campani verso altre regioni italiane o verso l'estero. In dieci anni, la sola provincia di Napoli ha 'persò 108mila giovani. «È arrivato il momento - ha detto il direttore della Caritas diocesana Enzo Cozzolino - che chi ha deve da re e chi non ha deve chiedere e avere delle risposte. Noi - ha aggiunto - non ci possiamo sostituire alle istituzioni con cui abbiamo bisogno di poter interloquire». Secondo l'analisi, la povertà 'unisce' italiani e migranti che equamente si rivolgono ai Centri, ma dal 2008 a oggi, è cresciuta di circa il 10 per cento la fetta di cittadini campani. Utente dei Centri sono prevalentemente le donne (63,5 per cento) che chiedono aiuto per la propria famiglia e per il 73,7 per cento l'utenza è composta da persone di età compresa tra i 25 e i 54 anni, trattandosi, è stato evidenziato, «prevalentemente di nuclei familiari».

Cresce la percentuale di vedovi e genitori separati che si rivolgono ai Centri (27,5 per cento), ma sono i componenti di nuclei familiari a chiedere più aiuto (65 per cento), mentre i fissa dimora nel 2010 sono stati 464 e in prevalenza migranti. I bisogni degli utenti riguardano prevalentemente problemi lavorativi (60,6 per cento) ed economici (60,2 per cento) per cui è mutato l'intervento offerto che si è focalizzato soprattutto nel fornire beni materiali e sussidi.

Fonte: Il Mattino

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