giovedì 10 novembre 2011

"L'Italia è fisicamente e istoricamente federale." (Carlo Cattaneo)




di Giovanni Cutolo

Credo si possa essere d'accordo sul fatto che se la geografia di un paese ne definisce il territorio la storia ne rappresenta la memoria. In tal senso mi sembra condivisibile che, mentre da un punto di vista geografico l'Italia è un paese ben identificato da millenni grazie a una conformazione territoriale assai caratterizzata e riconoscibile, dal punto di vista storico invece l'Italia potrebbe apparire come un paese di poca memoria per essere pervenuto all'unità politica da soltanto centocinquanta anni.
Ma non è così perché la memoria del territorio italiano si arricchisce anche dei fatti e dei misfatti avvenuti negli anni che hanno preceduto l'unità, in quegli eventi che raccontano le varie storie dei vari stati e staterelli - in Veneto, Lombardia, Piemonte, Emilia, Romagna, Toscana, nel Centro e nel Sud - frammenti geografici di quel territorio che oggi si chiama Italia. Tante storie tutte affluenti dal 1861 alla costituzione di un territorio unificato che proprio in queste storie ritrova la sua memoria collettiva. Con l'unita' politica la Storia e la Geografia italiane si ritrovano finalmente coincidenti e convergenti all'interno di un tempo e in uno spazio che sono quelli nei quali da un secolo e mezzo si va faticosamente costruendo l'identità del nostro paese.

Con una grande fatica, ma anche con estrema lentezza e soprattutto con la sensazione di costruire sulla sabbia a causa del modo come fu condotto il processo unitario. E più ancora per come lo si è voluto raccontare e tramandare. Se e'vero che un popolo senza memoria non sarà mai padrone del proprio futuro, è vero altresì che un popolo che ha una memoria artefatta e falsa del suo passato assai difficilmente potrà vivere in pace il presente e meno ancora potràcostruirsi un futuro condiviso. Ed è proprio questa la situazione in cui oggi ci troviamo, per uscire dalla quale occorre innanzitutto che si completi il necessario e propedeutico lavoro di revisionismo storico già iniziato con i testi e gli scritti di numerosi autori, non solo meridionali.

Occorre quindi che il Partito del Sud cresca e diventi capace di comunicare con decisione che il Sud non è più fermo, che il Sud si è messo politicamente in marcia, che il Sud è partito e ha un suo partito, uno e uno solo. Per fare, anzi per rifare l'Italia, per rifarla più forte e più unita, per rifondarla sui valori della verità storica, quella verità che non si ritrova nei libri delle scuole elementari e nemmeno in quelli delle Università. Solo dopo aver ripristinato la verità storica, senza nessuna nostalgia per lo stato pontificio o per quello borbonico, ma anche senza nessuna soggezione per i falsi eroi di questo e di altri mondi; dopo avere rivisitato e riscritto la lunga lista degli errori e delle inutili atrocità commesse tanto dai vincitori come dai vinti, italiani, non dimentichiamolo, gli uni come gli altri. Solo allora potremo sederci intorno a un grande tavolo ideale per riprendere in mano il bandolo della matassa e ricominciare a tessere la vera storia di un'Italia unita e solidale.

Secondo noi questa nuova Italia dovrà essere federalista, di un federalismo capace di coniugare fra loro le riflessioni del borghese lombardo Carlo Cattaneo, del socialista pugliese Gaetano Salvemini, del meridionalista campano Guido Dorso, del comunista sardo Antonio Gramsci.

Questa nuova Italia dovrà lasciarsi alle spalle le vecchie categorie del linguaggio politico, nella convinzione che oramai destra e sinistra sono termini che possono al massimo servire a rendere più ordinato e scorrevole il traffico automobilistico; forse quello delle grandi città, ma non quello dei Comuni, che Cattaneo immaginava come nucleo essenziale quanto la famiglia della coesistenza sociale, nei quali per circolare potrebbe probabilmente bastare il buon senso. Questa nuova Italia infine dovrà riconoscere che, vista la composizione del nostro parlamento, la gestione dei limiti che separano la legalità dal malcostume e dal crimine non possono essere lasciati alla giustizia dei tribunali e al giudizio dei magistrati essendo oramai divenuti problemi cruciali della vita politica del paese.
Probabilmente al tavolo della nuova Italia dovremo sedere, incontrarci e scontrarci con gli "amici" della Lega Nord.
Se sarà necessario lo faremo, magari seguendo il saggio consiglio di Indro Montanelli.


Giovanni Cutolo - Partito del Sud

-
Leggi tutto »



di Giovanni Cutolo

Credo si possa essere d'accordo sul fatto che se la geografia di un paese ne definisce il territorio la storia ne rappresenta la memoria. In tal senso mi sembra condivisibile che, mentre da un punto di vista geografico l'Italia è un paese ben identificato da millenni grazie a una conformazione territoriale assai caratterizzata e riconoscibile, dal punto di vista storico invece l'Italia potrebbe apparire come un paese di poca memoria per essere pervenuto all'unità politica da soltanto centocinquanta anni.
Ma non è così perché la memoria del territorio italiano si arricchisce anche dei fatti e dei misfatti avvenuti negli anni che hanno preceduto l'unità, in quegli eventi che raccontano le varie storie dei vari stati e staterelli - in Veneto, Lombardia, Piemonte, Emilia, Romagna, Toscana, nel Centro e nel Sud - frammenti geografici di quel territorio che oggi si chiama Italia. Tante storie tutte affluenti dal 1861 alla costituzione di un territorio unificato che proprio in queste storie ritrova la sua memoria collettiva. Con l'unita' politica la Storia e la Geografia italiane si ritrovano finalmente coincidenti e convergenti all'interno di un tempo e in uno spazio che sono quelli nei quali da un secolo e mezzo si va faticosamente costruendo l'identità del nostro paese.

Con una grande fatica, ma anche con estrema lentezza e soprattutto con la sensazione di costruire sulla sabbia a causa del modo come fu condotto il processo unitario. E più ancora per come lo si è voluto raccontare e tramandare. Se e'vero che un popolo senza memoria non sarà mai padrone del proprio futuro, è vero altresì che un popolo che ha una memoria artefatta e falsa del suo passato assai difficilmente potrà vivere in pace il presente e meno ancora potràcostruirsi un futuro condiviso. Ed è proprio questa la situazione in cui oggi ci troviamo, per uscire dalla quale occorre innanzitutto che si completi il necessario e propedeutico lavoro di revisionismo storico già iniziato con i testi e gli scritti di numerosi autori, non solo meridionali.

Occorre quindi che il Partito del Sud cresca e diventi capace di comunicare con decisione che il Sud non è più fermo, che il Sud si è messo politicamente in marcia, che il Sud è partito e ha un suo partito, uno e uno solo. Per fare, anzi per rifare l'Italia, per rifarla più forte e più unita, per rifondarla sui valori della verità storica, quella verità che non si ritrova nei libri delle scuole elementari e nemmeno in quelli delle Università. Solo dopo aver ripristinato la verità storica, senza nessuna nostalgia per lo stato pontificio o per quello borbonico, ma anche senza nessuna soggezione per i falsi eroi di questo e di altri mondi; dopo avere rivisitato e riscritto la lunga lista degli errori e delle inutili atrocità commesse tanto dai vincitori come dai vinti, italiani, non dimentichiamolo, gli uni come gli altri. Solo allora potremo sederci intorno a un grande tavolo ideale per riprendere in mano il bandolo della matassa e ricominciare a tessere la vera storia di un'Italia unita e solidale.

Secondo noi questa nuova Italia dovrà essere federalista, di un federalismo capace di coniugare fra loro le riflessioni del borghese lombardo Carlo Cattaneo, del socialista pugliese Gaetano Salvemini, del meridionalista campano Guido Dorso, del comunista sardo Antonio Gramsci.

Questa nuova Italia dovrà lasciarsi alle spalle le vecchie categorie del linguaggio politico, nella convinzione che oramai destra e sinistra sono termini che possono al massimo servire a rendere più ordinato e scorrevole il traffico automobilistico; forse quello delle grandi città, ma non quello dei Comuni, che Cattaneo immaginava come nucleo essenziale quanto la famiglia della coesistenza sociale, nei quali per circolare potrebbe probabilmente bastare il buon senso. Questa nuova Italia infine dovrà riconoscere che, vista la composizione del nostro parlamento, la gestione dei limiti che separano la legalità dal malcostume e dal crimine non possono essere lasciati alla giustizia dei tribunali e al giudizio dei magistrati essendo oramai divenuti problemi cruciali della vita politica del paese.
Probabilmente al tavolo della nuova Italia dovremo sedere, incontrarci e scontrarci con gli "amici" della Lega Nord.
Se sarà necessario lo faremo, magari seguendo il saggio consiglio di Indro Montanelli.


Giovanni Cutolo - Partito del Sud

-

Nessun commento:

 
[Privacy]
Design by Free WordPress Themes | Bloggerized by Lasantha - Premium Blogger Themes | Hot Sonakshi Sinha, Car Price in India