lunedì 29 agosto 2011

L'ANCI IN PIAZZA, NAPOLI C'È

Oggi a Milano scendono in piazza i comuni per protestare contro la manovra economica del governo.

Si tratta di una manifestazione indetta dall'Anci con l'obiettivo di raggiungere una revisione del decreto legge, attualmente al centro del confronto parlamentare, verso cui i sindaci hanno sempre palesato tutte le loro preoccupazioni.

Preoccupazioni che hanno spinto a mantenere aperto il dialogo e il confronto con l'esecutivo nell'interesse dei cittadini e delle cittadine sulle cui spalle finiranno per pesare i quasi 6 miliardi di euro di tagli previsti dalla manovra verso gli enti locali (1,7 miliardi solo per i comuni nel 2012). Scendere in piazza è una scelta frutto di una responsabile e attenta riflessione compiuta da noi amministratori, forse figlia anche delle ragioni storiche più recenti che hanno visto in passato gli enti locali ridotti al ruolo di ammortizzatori sociali e di parafulmine della politica economica nazionale e delle sue necessità di fare cassa, pur avendo contribuito solo per il 5 per cento al debito pubblico. La miopia di questo atteggiamento, però, appare evidente: tagliare a regioni, province e comuni significa infatti una crescita delle tasse e delle tariffe oppure una diminuzione dei servizi offerti ai cittadini da questi stessi.

Settori come welfare, sanità, trasporti vedranno una contrazione dell'offerta e un danno per l'intera comunità.

La domanda che da amministratori ci poniamo è allora la seguente: è possibile che questa sia l'unica strada percorribile per rispondere alla crisi economica in atto?

La risposta è no, un'altra via si può costruire e va percorsa. Si tratta di una manovra che preveda un vero e drastico abbattimento dei costi della politica e una lotta altrettanto drastica e vera all'evasione fiscale, perché sia finalmente strutturale e duratura.

Una manovra che preveda forme di tassazione sui grandi patrimoni in rispetto del principio della giustizia sociale, in particolare in periodi di crisi durante i quali dovrebbe predominare il senso del sacrificio da parte di chi più guadagna o possiede.

Evitando di toccare i diritti dei lavoratori (art 8 della manovra), di scaricare sul pubblico impiego, di contrarre il welfare, di investire nelle spese militari a sostegno di operazioni senza respiro diplomatico, senza un chiaro quadro e un definito obiettivo politico.

Per quanto riguarda Napoli, quest'anno il Comune ha subito un taglio di 130milioni di euro e la manovra in discussione ne dovrebbe apportare un altro della stessa entità. Complessivamente si tratta di una sforbiciata del 20 per cento dell'entrate correnti del Comune, alla quale si devono aggiungere i tagli in merito ai trasferimenti di fondi dalla Regione Campania e i 100 milioni di spesa di giugno.

Una situazione finanziaria che ci ha spinti ad approvare un bilancio difficile e che non definirei tanto nostro quanto figlio dell'amministrazione precedente, la quale ha determinato una condizione al limite del dissesto che ci ha obbligati a sacrifici impegnativi, che abbiamo cercato di tradurre in un taglio ai costi della politica (no auto blu, stipendi sotto i 3mila euro per gli assessori e di poco più di 4mila per il sindaco), nell'accorpamento delle partecipate e nella diminuzione del numero e dello stipendio dei membri dei loro cda, nella creazione di una task force per contrastare l'evasione fiscale.

Per questo, proprio in ragione di tali sacrifici e di tali decisioni, speriamo il governo possa rivedere il decreto, come pare orientato a fare in queste ultime ore prevedendo il dimezzamento del taglio agli enti locali e cancellando l'accorpamento dei piccoli comuni, che presentano costi minimi ma sono un patrimonio storico, turistico e politico che va difeso, diversamente dalle province che credo debbano essere abolite integralmente.

Oggi non potrò prendere parte alla manifestazione di Milano, rispetto alla quale ho delegato alla partecipazione un mio assessore, ma voglio manifestare l'appoggio di tutta la mia amministrazione e affermare chiaramente che Napoli c'è, è in piazza, è mobilitata con le altre città a difesa dei diritti dei suoi cittadini.


Fonte: Luigi de Magistris


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Oggi a Milano scendono in piazza i comuni per protestare contro la manovra economica del governo.

Si tratta di una manifestazione indetta dall'Anci con l'obiettivo di raggiungere una revisione del decreto legge, attualmente al centro del confronto parlamentare, verso cui i sindaci hanno sempre palesato tutte le loro preoccupazioni.

Preoccupazioni che hanno spinto a mantenere aperto il dialogo e il confronto con l'esecutivo nell'interesse dei cittadini e delle cittadine sulle cui spalle finiranno per pesare i quasi 6 miliardi di euro di tagli previsti dalla manovra verso gli enti locali (1,7 miliardi solo per i comuni nel 2012). Scendere in piazza è una scelta frutto di una responsabile e attenta riflessione compiuta da noi amministratori, forse figlia anche delle ragioni storiche più recenti che hanno visto in passato gli enti locali ridotti al ruolo di ammortizzatori sociali e di parafulmine della politica economica nazionale e delle sue necessità di fare cassa, pur avendo contribuito solo per il 5 per cento al debito pubblico. La miopia di questo atteggiamento, però, appare evidente: tagliare a regioni, province e comuni significa infatti una crescita delle tasse e delle tariffe oppure una diminuzione dei servizi offerti ai cittadini da questi stessi.

Settori come welfare, sanità, trasporti vedranno una contrazione dell'offerta e un danno per l'intera comunità.

La domanda che da amministratori ci poniamo è allora la seguente: è possibile che questa sia l'unica strada percorribile per rispondere alla crisi economica in atto?

La risposta è no, un'altra via si può costruire e va percorsa. Si tratta di una manovra che preveda un vero e drastico abbattimento dei costi della politica e una lotta altrettanto drastica e vera all'evasione fiscale, perché sia finalmente strutturale e duratura.

Una manovra che preveda forme di tassazione sui grandi patrimoni in rispetto del principio della giustizia sociale, in particolare in periodi di crisi durante i quali dovrebbe predominare il senso del sacrificio da parte di chi più guadagna o possiede.

Evitando di toccare i diritti dei lavoratori (art 8 della manovra), di scaricare sul pubblico impiego, di contrarre il welfare, di investire nelle spese militari a sostegno di operazioni senza respiro diplomatico, senza un chiaro quadro e un definito obiettivo politico.

Per quanto riguarda Napoli, quest'anno il Comune ha subito un taglio di 130milioni di euro e la manovra in discussione ne dovrebbe apportare un altro della stessa entità. Complessivamente si tratta di una sforbiciata del 20 per cento dell'entrate correnti del Comune, alla quale si devono aggiungere i tagli in merito ai trasferimenti di fondi dalla Regione Campania e i 100 milioni di spesa di giugno.

Una situazione finanziaria che ci ha spinti ad approvare un bilancio difficile e che non definirei tanto nostro quanto figlio dell'amministrazione precedente, la quale ha determinato una condizione al limite del dissesto che ci ha obbligati a sacrifici impegnativi, che abbiamo cercato di tradurre in un taglio ai costi della politica (no auto blu, stipendi sotto i 3mila euro per gli assessori e di poco più di 4mila per il sindaco), nell'accorpamento delle partecipate e nella diminuzione del numero e dello stipendio dei membri dei loro cda, nella creazione di una task force per contrastare l'evasione fiscale.

Per questo, proprio in ragione di tali sacrifici e di tali decisioni, speriamo il governo possa rivedere il decreto, come pare orientato a fare in queste ultime ore prevedendo il dimezzamento del taglio agli enti locali e cancellando l'accorpamento dei piccoli comuni, che presentano costi minimi ma sono un patrimonio storico, turistico e politico che va difeso, diversamente dalle province che credo debbano essere abolite integralmente.

Oggi non potrò prendere parte alla manifestazione di Milano, rispetto alla quale ho delegato alla partecipazione un mio assessore, ma voglio manifestare l'appoggio di tutta la mia amministrazione e affermare chiaramente che Napoli c'è, è in piazza, è mobilitata con le altre città a difesa dei diritti dei suoi cittadini.


Fonte: Luigi de Magistris


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