martedì 5 luglio 2011

EMERGENZA CAMPANIA: I rifiuti speciali , il Sud come pattumiera del Nord ed il silenzio dei politici meridionali

Di Erasmo Venosi
Fonte: Agorà magazine

La strumentale opposizione leghista nei confronti dell’emergenza di Napoli, dovrebbe indurre a una profonda riflessione sulla politica dei rifiuti in Italia, valutando obiettivi programmati, strumenti adottati e risultati conseguiti. Sono trascorsi 26 anni dalla direttiva 75/442, recepita in Italia con il dpr 915/82 e che rappresenta la prima norma organica in tema di rifiuti. Quattordici sono gli anni trascorsi dal decreto 22/97 che, riordinava e innovava tutta la normativa sui rifiuti. In ultimo il Codice Ambiente, che ha introdotto alcune modifiche.


Le priorità fissate nella normativa erano e sono: ridurre la produzione di rifiuti, riciclare ovvero recuperare i materiali recuperabili e infine recuperare il potenziale energetico contenuto nel materiale non recuperabile. L’obiettivo primario di riduzione dei rifiuti è stato mancato!

Siamo passati da una produzione di rifiuti solidi urbani procapite all’anno di 450 Kg nel 1996 a 541 nel 2008.I rifiuti speciali da 70 milioni di tonnellate del 1997 ai 120 di oggi! Il valore medio della raccolta differenziata è pari a circa il 31% con forti differenze tra nord , centro e sud. E proprio sui rifiuti speciali voglio fare delle osservazioni. Nelle province di Napoli e Caserta sono state scaricate nell’ultimo triennio , dieci milioni di rifiuti speciali pericolosi.

Dai Rapporti di Ispra e da quelli della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti emerge che, sono scomparsi 31 milioni di tonnellate di rifiuti speciali nel 2006. Trentuno milioni di tonnellate sono quasi l’equivalente annuo di rifiuti solidi urbani prodotti oggi in Italia. Per avere un’idea “visiva “ possiamo dire che, in termini volumetrici equivalgono a un solido alto 3000 metri con una base di 30.000 metri quadrati. L’incessante susseguirsi di indagini relative alla gestione illegale dei rifiuti speciali : indagine “Emelie” della procura di Pescara su scorie ferrose, “Eurotess” della Procura di Prato , “Terazzamento” della Procura di Reggio Calabria.

La procura di Grosseto ha scoperto che il gruppo Mercegaglia e Lucchinii ha utilizzato una società toscana per “trasformare” un milione di tonnellate di rifiuti speciali in rifiuti normali. E’ stato il Nucleo Ecologico dei Carabinieri a interrompere questa criminale pratica. A Pianura (NA) sono finiti i rifiuti dell’ACNA di Cengio (SV) la industria chimica che ha trasportato al Sud un miliardo e mezzo di fanghi tossici a base di cianuro. Ad Acerra sono stati sversati un milione di tonnellate di fanghi industriali provenienti da Porto Marghera.Tonnellate di toner esausti provenienti da Lombardia e Toscana sono finiti tra Villa Literno e Castelvolturno.

E ancora in Campania sono finiti gli scarti industriali delle industrie siderurgiche di Udine e Brescia. Allora si pone il problema di abolire nella normativa la comoda ed economica distinzione tra rifiuti solidi urbani che , possono essere smaltiti solo nella regione e rifiuti speciali che possono essere smaltiti su tutto il territorio nazionale. Le argomentazioni che confutano tale necessità , come l’esistenza d’impianti dedicati e la difficoltà di monitoraggio dei rifiuti speciali sono superabili e solo una interessata ottica di parte che, antepone una presunta competitività messa in discussione rispetto al diritto ad un ambiente salubre può accampare tali motivazioni.

Resta inoltre chiaro che, difficoltà nel trovare nuove siti per discariche e illusione tipo, quelle del dentista di Bergamo che , si trova a fare il ministro ,” bruciamo tutto” confligge con la realtà e con un minimo di serietà scientifica. Il bilancio di massa del ciclo combustibile da rifiuti/ inceneritore ovvero il rapporto tra il volume di rifiuti che entra nelle varie fasi di trattamento e il volume che, ne esce da stoccare in discarica dice che l’equivalente trasformato in CDR che entra in tre anni nell’inceneritore è restituito in rifiuto nel tempo di quattro anni. L’art 199 del Codice ambiente (dlgs 152/2006) recita che le misure da adottare devono essere tese “ alla riduzione delle quantità, dei volumi e della pericolosità dei rifiuti” e questo è tanto più vero per i rifiuti speciali specialmente quelli pericolosi che provengono dal settore industriale.

Evidente che la norma che rende i rifiuti speciali smaltibili in tutta Italia ha come “utilizzatori finali” il settore manifatturiero e consente di tessere le lodi per i Comuni che presentano altre percentuali di raccolta differenziata ma gli effetti negativi sono trasferiti prevalentemente su altre aree territoriali. L’indagine della Procura di Grosseto dimostra che anche i grandi gruppi guardano unicamente al costo di smaltimento pagando 150 euro a tonnellate alla società toscana per lo smaltimento illegale in luogo dei 500 normalmente richiesti.

Sempre la comoda normativa sui rifiuti speciali consente che il compost e il CDR proveniente dal ciclo degli RSU e rimasto invenduto , diventa rifiuto speciale da smaltire su tutto il territorio nazionale. Il Sud trasformato come pattumiera del Nord attraverso l’esternalizzazione dei costi di smaltimento consente a settori industriali del Nord di restare competitivi. La polemica leghista appare ancora più inaccettabile e forse sarebbe ora che la rappresentanza del sud presente in Parlamento iniziasse dalla modifica della normativa sui rifiuti speciali (regionalizzazione rifiuti speciali, tracciabilità attraverso l’uso delle tecnologie informatiche e bilancio di massa ) per ricondurre in un ambito di equità sociale.

Fonte: Agorà magazine


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Di Erasmo Venosi
Fonte: Agorà magazine

La strumentale opposizione leghista nei confronti dell’emergenza di Napoli, dovrebbe indurre a una profonda riflessione sulla politica dei rifiuti in Italia, valutando obiettivi programmati, strumenti adottati e risultati conseguiti. Sono trascorsi 26 anni dalla direttiva 75/442, recepita in Italia con il dpr 915/82 e che rappresenta la prima norma organica in tema di rifiuti. Quattordici sono gli anni trascorsi dal decreto 22/97 che, riordinava e innovava tutta la normativa sui rifiuti. In ultimo il Codice Ambiente, che ha introdotto alcune modifiche.


Le priorità fissate nella normativa erano e sono: ridurre la produzione di rifiuti, riciclare ovvero recuperare i materiali recuperabili e infine recuperare il potenziale energetico contenuto nel materiale non recuperabile. L’obiettivo primario di riduzione dei rifiuti è stato mancato!

Siamo passati da una produzione di rifiuti solidi urbani procapite all’anno di 450 Kg nel 1996 a 541 nel 2008.I rifiuti speciali da 70 milioni di tonnellate del 1997 ai 120 di oggi! Il valore medio della raccolta differenziata è pari a circa il 31% con forti differenze tra nord , centro e sud. E proprio sui rifiuti speciali voglio fare delle osservazioni. Nelle province di Napoli e Caserta sono state scaricate nell’ultimo triennio , dieci milioni di rifiuti speciali pericolosi.

Dai Rapporti di Ispra e da quelli della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti emerge che, sono scomparsi 31 milioni di tonnellate di rifiuti speciali nel 2006. Trentuno milioni di tonnellate sono quasi l’equivalente annuo di rifiuti solidi urbani prodotti oggi in Italia. Per avere un’idea “visiva “ possiamo dire che, in termini volumetrici equivalgono a un solido alto 3000 metri con una base di 30.000 metri quadrati. L’incessante susseguirsi di indagini relative alla gestione illegale dei rifiuti speciali : indagine “Emelie” della procura di Pescara su scorie ferrose, “Eurotess” della Procura di Prato , “Terazzamento” della Procura di Reggio Calabria.

La procura di Grosseto ha scoperto che il gruppo Mercegaglia e Lucchinii ha utilizzato una società toscana per “trasformare” un milione di tonnellate di rifiuti speciali in rifiuti normali. E’ stato il Nucleo Ecologico dei Carabinieri a interrompere questa criminale pratica. A Pianura (NA) sono finiti i rifiuti dell’ACNA di Cengio (SV) la industria chimica che ha trasportato al Sud un miliardo e mezzo di fanghi tossici a base di cianuro. Ad Acerra sono stati sversati un milione di tonnellate di fanghi industriali provenienti da Porto Marghera.Tonnellate di toner esausti provenienti da Lombardia e Toscana sono finiti tra Villa Literno e Castelvolturno.

E ancora in Campania sono finiti gli scarti industriali delle industrie siderurgiche di Udine e Brescia. Allora si pone il problema di abolire nella normativa la comoda ed economica distinzione tra rifiuti solidi urbani che , possono essere smaltiti solo nella regione e rifiuti speciali che possono essere smaltiti su tutto il territorio nazionale. Le argomentazioni che confutano tale necessità , come l’esistenza d’impianti dedicati e la difficoltà di monitoraggio dei rifiuti speciali sono superabili e solo una interessata ottica di parte che, antepone una presunta competitività messa in discussione rispetto al diritto ad un ambiente salubre può accampare tali motivazioni.

Resta inoltre chiaro che, difficoltà nel trovare nuove siti per discariche e illusione tipo, quelle del dentista di Bergamo che , si trova a fare il ministro ,” bruciamo tutto” confligge con la realtà e con un minimo di serietà scientifica. Il bilancio di massa del ciclo combustibile da rifiuti/ inceneritore ovvero il rapporto tra il volume di rifiuti che entra nelle varie fasi di trattamento e il volume che, ne esce da stoccare in discarica dice che l’equivalente trasformato in CDR che entra in tre anni nell’inceneritore è restituito in rifiuto nel tempo di quattro anni. L’art 199 del Codice ambiente (dlgs 152/2006) recita che le misure da adottare devono essere tese “ alla riduzione delle quantità, dei volumi e della pericolosità dei rifiuti” e questo è tanto più vero per i rifiuti speciali specialmente quelli pericolosi che provengono dal settore industriale.

Evidente che la norma che rende i rifiuti speciali smaltibili in tutta Italia ha come “utilizzatori finali” il settore manifatturiero e consente di tessere le lodi per i Comuni che presentano altre percentuali di raccolta differenziata ma gli effetti negativi sono trasferiti prevalentemente su altre aree territoriali. L’indagine della Procura di Grosseto dimostra che anche i grandi gruppi guardano unicamente al costo di smaltimento pagando 150 euro a tonnellate alla società toscana per lo smaltimento illegale in luogo dei 500 normalmente richiesti.

Sempre la comoda normativa sui rifiuti speciali consente che il compost e il CDR proveniente dal ciclo degli RSU e rimasto invenduto , diventa rifiuto speciale da smaltire su tutto il territorio nazionale. Il Sud trasformato come pattumiera del Nord attraverso l’esternalizzazione dei costi di smaltimento consente a settori industriali del Nord di restare competitivi. La polemica leghista appare ancora più inaccettabile e forse sarebbe ora che la rappresentanza del sud presente in Parlamento iniziasse dalla modifica della normativa sui rifiuti speciali (regionalizzazione rifiuti speciali, tracciabilità attraverso l’uso delle tecnologie informatiche e bilancio di massa ) per ricondurre in un ambito di equità sociale.

Fonte: Agorà magazine


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