lunedì 30 maggio 2011

Castellammare, Fincantieri, solito magna-magna sulle spalle del SUD



Nuovo sit in degli operai che manifestano contro la chiusura dello stabilimento stabiese. Traffico paralizzato. Ieri avevano occupato la stazione della Vesuviana di Pompei.
Di nuovo gli operai della Fincantieri di Castellammare di Stabia hanno sbarrato la statale sorrentina per reclamare i propri diritti contro i provvedimenti dell’azienda di chiudere lo stabilimento.
Non è affatto la prima volta!
Questa straordinaria industria, patrimonio di storica imprenditorialità e di ricchissime e sorprendenti risorse per l’eccezionale artigianalità, ereditata da una colta e competente tecnologia cantieristica avanzata che andava via, via sempre più migliorandosi, - parimenti a tante altre aziende produttive del territorio - venne sottratta al Sud!
La prima fu proprio determinata direttamente dal massacratore Bixio che nel 1864 fece bloccare l’attività produttiva. Con un suo progetto presentò alla Camera la richiesta di chiusura del cantiere di Castellammare e l’arsenale di Napoli a cui fecero seguito una marea di licenziamenti.
E, … poi si dice il povero meridione incapace!
Infatti, la stesso scellerato fatto accadde, praticamente nello stesso anno, alle Officine Ferroviarie diPietrarsa, degradata a Officine di riparazioni e allaFonderia e Fabbrica d’Armi di Mongiana, sottratta e venduta, per quattro lire, all’ex garibaldino Achille Fazzariy che la mandò letteralmente in rovina chiudendola nel 1872. Questo fu il destino di tantissime industrie meridionali che furono chiuse o distrutte o abbandonate dalle “commesse commerciali” pilotate al Nord.
È da allora che iniziò la “questione Castellammare” parte emblematica e significante presa ad esempio dagli storici per datare quella più famosa e fiaccamente dibattuta “questione meridionale”.
Ci furono decine e decine di petizioni firmate da politici meridionali, continue interpellanze e discussioni parlamentari e mille proposte per la cessione dei cantieri a privati mentre, in un assordante silenzio e indifferenza, le commissioni ministeriali già decidevano del destino sempre più sospeso di Castellammare (e,... da allora tale è rimasto) potenziando i cantieri liguri e veneti fino a fondare, per giusta elemosina, ma solo nell’84 quella di Taranto.
Nessuno o pochi sanno che Ferdinando IV incaricò, già nel 1778, il proprio ministro John Acton di rifondare un altro cantiere, dopo quello di Napoli, a Castellammare per la realizzazione delle Reali navi con un proprio Dipartimento della “Reale Marina”. La prima costruzione fu il vascello Partenope varato nel 1786. Da allora l’industria ebbe un veloce e straordinario successo fino a quel maledetto 1860, dimostrando uno sviluppo economico strabocchevole perfino dopo il periodo postunitario, avendo inizialmente avviato la propria attività con pirocorvette: Archimede, Carlo III, Ercole e Sannita.

Riuscì, poi, con opere egregie per via dei suoi insuperabili “maestri d’ascia” famosi in tutti il mondo e già conosciutissimi durante l’epoca degli Svevi. Vennero impiegati con tutto l’indotto specialistico quasi tutti gli abitanti maschi di Castellammare; famosa la sua“tartana grande latina” stabile in mare quanto famosa nel mondo. Solo di spese, durante il periodo di Ferdinando II, si raggiunse oltre tre milioni trecentomila di ducati d’oro. I guadagni il quintuplo delle uscite.
L’ultimo pirofregata o vascello, denominata “Borbona” venne varata inconsapevolmente proprio da Francesco II il 18 gennaio del 1859. La Storia dei vinti sostiene che sia stata varata nello stesso giorno e nello stesso mese ma del 1860 con il nome di Giuseppe Garibaldi., acquisendo così un prestigioso evento spostando di un anno la vera data.
Nel corso degli anni gli stabilimenti assunsero altri nomi fino ai Bacini & Scali Napoletani venne assorbita della Società Esercizio Bacini Napoletani fondata nel 1954. Nel 1966 rientrò nella fondazione di Italcantieri del gruppo IRI con sede a Trieste ma facente capo all'Ansaldo di Genova e ai Cantieri Riuniti dell'Adriatico. Da primi al Sud si divenne solo dei dipendenti del Nord.
È inutile dilungarsi per raccontare delle mille trasformazioni e travestimenti societari che i Regi Cantieri negli anni hanno dovuto subire; è inutile dir delle meraviglie lasciate solcare tutti i mari del mondo e i loro nomi; è inutile dire di aver subito, negli ultimi anni, il solito “metodoBanconapoli”; basta sapere che oggi si parla di 2500 esuberi;
Basta sapere che continua la scellerata spoliazione colonialista del Nord da quel 21 Ottobre del 1860 a Napoli con un suffragio universale che fu la pagina più vergognosa che Italia Unita abbia mai scritto. Basta sapere che Marta Vincenzi, sindaco di Genova, sostiene che il governo voglia salvaguardare, cose sussurrate ma che già tutti sapevano” i cantieri del Nord Est, ovvero abbandonare il Tirreno per l’Adriatico. Mentre Il presidente della Regione Campania, Caldoro si dichiara disposto; “a sostenere opere di ammodernamento e riconversione di carattere produttivo per difendere il lavoro, la professionalità e il prodotto” dei cantieri di Castellammare di Stabia.
“Caldò, ma che vvuò ammodernà quanno nun te vonne dà manco ‘o sasiccio”


27 maggio 2011, di Bruno Pappalardo VOXSUD

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Nuovo sit in degli operai che manifestano contro la chiusura dello stabilimento stabiese. Traffico paralizzato. Ieri avevano occupato la stazione della Vesuviana di Pompei.
Di nuovo gli operai della Fincantieri di Castellammare di Stabia hanno sbarrato la statale sorrentina per reclamare i propri diritti contro i provvedimenti dell’azienda di chiudere lo stabilimento.
Non è affatto la prima volta!
Questa straordinaria industria, patrimonio di storica imprenditorialità e di ricchissime e sorprendenti risorse per l’eccezionale artigianalità, ereditata da una colta e competente tecnologia cantieristica avanzata che andava via, via sempre più migliorandosi, - parimenti a tante altre aziende produttive del territorio - venne sottratta al Sud!
La prima fu proprio determinata direttamente dal massacratore Bixio che nel 1864 fece bloccare l’attività produttiva. Con un suo progetto presentò alla Camera la richiesta di chiusura del cantiere di Castellammare e l’arsenale di Napoli a cui fecero seguito una marea di licenziamenti.
E, … poi si dice il povero meridione incapace!
Infatti, la stesso scellerato fatto accadde, praticamente nello stesso anno, alle Officine Ferroviarie diPietrarsa, degradata a Officine di riparazioni e allaFonderia e Fabbrica d’Armi di Mongiana, sottratta e venduta, per quattro lire, all’ex garibaldino Achille Fazzariy che la mandò letteralmente in rovina chiudendola nel 1872. Questo fu il destino di tantissime industrie meridionali che furono chiuse o distrutte o abbandonate dalle “commesse commerciali” pilotate al Nord.
È da allora che iniziò la “questione Castellammare” parte emblematica e significante presa ad esempio dagli storici per datare quella più famosa e fiaccamente dibattuta “questione meridionale”.
Ci furono decine e decine di petizioni firmate da politici meridionali, continue interpellanze e discussioni parlamentari e mille proposte per la cessione dei cantieri a privati mentre, in un assordante silenzio e indifferenza, le commissioni ministeriali già decidevano del destino sempre più sospeso di Castellammare (e,... da allora tale è rimasto) potenziando i cantieri liguri e veneti fino a fondare, per giusta elemosina, ma solo nell’84 quella di Taranto.
Nessuno o pochi sanno che Ferdinando IV incaricò, già nel 1778, il proprio ministro John Acton di rifondare un altro cantiere, dopo quello di Napoli, a Castellammare per la realizzazione delle Reali navi con un proprio Dipartimento della “Reale Marina”. La prima costruzione fu il vascello Partenope varato nel 1786. Da allora l’industria ebbe un veloce e straordinario successo fino a quel maledetto 1860, dimostrando uno sviluppo economico strabocchevole perfino dopo il periodo postunitario, avendo inizialmente avviato la propria attività con pirocorvette: Archimede, Carlo III, Ercole e Sannita.

Riuscì, poi, con opere egregie per via dei suoi insuperabili “maestri d’ascia” famosi in tutti il mondo e già conosciutissimi durante l’epoca degli Svevi. Vennero impiegati con tutto l’indotto specialistico quasi tutti gli abitanti maschi di Castellammare; famosa la sua“tartana grande latina” stabile in mare quanto famosa nel mondo. Solo di spese, durante il periodo di Ferdinando II, si raggiunse oltre tre milioni trecentomila di ducati d’oro. I guadagni il quintuplo delle uscite.
L’ultimo pirofregata o vascello, denominata “Borbona” venne varata inconsapevolmente proprio da Francesco II il 18 gennaio del 1859. La Storia dei vinti sostiene che sia stata varata nello stesso giorno e nello stesso mese ma del 1860 con il nome di Giuseppe Garibaldi., acquisendo così un prestigioso evento spostando di un anno la vera data.
Nel corso degli anni gli stabilimenti assunsero altri nomi fino ai Bacini & Scali Napoletani venne assorbita della Società Esercizio Bacini Napoletani fondata nel 1954. Nel 1966 rientrò nella fondazione di Italcantieri del gruppo IRI con sede a Trieste ma facente capo all'Ansaldo di Genova e ai Cantieri Riuniti dell'Adriatico. Da primi al Sud si divenne solo dei dipendenti del Nord.
È inutile dilungarsi per raccontare delle mille trasformazioni e travestimenti societari che i Regi Cantieri negli anni hanno dovuto subire; è inutile dir delle meraviglie lasciate solcare tutti i mari del mondo e i loro nomi; è inutile dire di aver subito, negli ultimi anni, il solito “metodoBanconapoli”; basta sapere che oggi si parla di 2500 esuberi;
Basta sapere che continua la scellerata spoliazione colonialista del Nord da quel 21 Ottobre del 1860 a Napoli con un suffragio universale che fu la pagina più vergognosa che Italia Unita abbia mai scritto. Basta sapere che Marta Vincenzi, sindaco di Genova, sostiene che il governo voglia salvaguardare, cose sussurrate ma che già tutti sapevano” i cantieri del Nord Est, ovvero abbandonare il Tirreno per l’Adriatico. Mentre Il presidente della Regione Campania, Caldoro si dichiara disposto; “a sostenere opere di ammodernamento e riconversione di carattere produttivo per difendere il lavoro, la professionalità e il prodotto” dei cantieri di Castellammare di Stabia.
“Caldò, ma che vvuò ammodernà quanno nun te vonne dà manco ‘o sasiccio”


27 maggio 2011, di Bruno Pappalardo VOXSUD

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