martedì 12 aprile 2011

L'Europa di Maroni


di Battista Gardoncini

Come era chiaro fin dall'inizio, l'Europa ha rispedito al mittente le astute proposte del ministro Maroni per non pagare il dazio di una disastrosa gestione della crisi dei rifugiati. Troppo tardi, e con troppe ambiguità, si è mosso un governo che da qualche tempo ha in testa l'unico obiettivo di sopravvivere insieme alla maggioranza parlamentare che lo sostiene. In Italia, grazie anche a una opposizione inesistente e a un controllo quasi assoluto dei mezzi di comunicazione di massa, sembra riuscirci piuttosto bene. Ma incontra qualche difficoltà quando cerca di imporre gli stessi metodi al resto del mondo, dove la logica tutto sommato ha ancora un senso.
In quale altro paese sarebbe possibile trovare una consistente fetta di opinione pubblica disposta a dare retta a un anziano signore con il cervello bruciato dagli stravizi, che si difende dall'accusa di aver fatto sesso a pagamento con una marocchina minorenne sostenendo di averla sì pagata, ma soltanto per redimerla? In quale altro paese una maggioranza di parlamentari gli crederebbe, quando dice di averla fatta uscire dalla questura perché convinto che fosse la nipote di Mubarak, e quindi per evitare una crisi diplomatica con l'Egitto?
In Lussemburgo Maroni ha scoperto che i cialtroni non la fanno sempre franca, e ha avuto una reazione a dir poco singolare. E' passata la linea secondo cui l'Italia deve fare da sola - ha spiegato indignato lo storico campione del secessionismo autarchico - e subito dopo si è esibito in una denuncia degna del più intransigente dei terzomondisti : "l'Unione Europea si attiva subito per salvare le banche e dichiarare le guerre, ma quando si tratta di esprimere solidarietà a un paese come l'Italia si nasconde". Dopodiché, senza neppure rendersi conto della contraddizione, è tornato al repertorio abituale: "mi domando che cosa ci stiamo a fare in Europa. Meglio soli che male accompagnati".
Dal che si deduce che l'Europa ideale di Maroni è quella che gli dà ragione anche quando ha torto, e per di più paga tutti i conti. Come insegna l'ignobile vicenda delle quote latte, è quello che i padani vogliono, e a volte ottengono, dall'Italia. Ma un conto è l'Italia, un conto è l'Europa, che tra l'altro in questo momento guarda ai fatti di casa nostra con qualche legittimo sospetto.
Così Maroni si è dovuto accontentare della solidarietà del nostro presunto ministro degli esteri Frattini, e del pugnace Calderoli, che ha lanciato la geniale idea di un blocco navale per fermare i rifugiati. E' stato a quel punto che gli è venuto mal di testa.

Fonte:NuovaSocietà


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di Battista Gardoncini

Come era chiaro fin dall'inizio, l'Europa ha rispedito al mittente le astute proposte del ministro Maroni per non pagare il dazio di una disastrosa gestione della crisi dei rifugiati. Troppo tardi, e con troppe ambiguità, si è mosso un governo che da qualche tempo ha in testa l'unico obiettivo di sopravvivere insieme alla maggioranza parlamentare che lo sostiene. In Italia, grazie anche a una opposizione inesistente e a un controllo quasi assoluto dei mezzi di comunicazione di massa, sembra riuscirci piuttosto bene. Ma incontra qualche difficoltà quando cerca di imporre gli stessi metodi al resto del mondo, dove la logica tutto sommato ha ancora un senso.
In quale altro paese sarebbe possibile trovare una consistente fetta di opinione pubblica disposta a dare retta a un anziano signore con il cervello bruciato dagli stravizi, che si difende dall'accusa di aver fatto sesso a pagamento con una marocchina minorenne sostenendo di averla sì pagata, ma soltanto per redimerla? In quale altro paese una maggioranza di parlamentari gli crederebbe, quando dice di averla fatta uscire dalla questura perché convinto che fosse la nipote di Mubarak, e quindi per evitare una crisi diplomatica con l'Egitto?
In Lussemburgo Maroni ha scoperto che i cialtroni non la fanno sempre franca, e ha avuto una reazione a dir poco singolare. E' passata la linea secondo cui l'Italia deve fare da sola - ha spiegato indignato lo storico campione del secessionismo autarchico - e subito dopo si è esibito in una denuncia degna del più intransigente dei terzomondisti : "l'Unione Europea si attiva subito per salvare le banche e dichiarare le guerre, ma quando si tratta di esprimere solidarietà a un paese come l'Italia si nasconde". Dopodiché, senza neppure rendersi conto della contraddizione, è tornato al repertorio abituale: "mi domando che cosa ci stiamo a fare in Europa. Meglio soli che male accompagnati".
Dal che si deduce che l'Europa ideale di Maroni è quella che gli dà ragione anche quando ha torto, e per di più paga tutti i conti. Come insegna l'ignobile vicenda delle quote latte, è quello che i padani vogliono, e a volte ottengono, dall'Italia. Ma un conto è l'Italia, un conto è l'Europa, che tra l'altro in questo momento guarda ai fatti di casa nostra con qualche legittimo sospetto.
Così Maroni si è dovuto accontentare della solidarietà del nostro presunto ministro degli esteri Frattini, e del pugnace Calderoli, che ha lanciato la geniale idea di un blocco navale per fermare i rifugiati. E' stato a quel punto che gli è venuto mal di testa.

Fonte:NuovaSocietà


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