sabato 24 aprile 2010

Gli accordi franco-italiani e l’uso strategico del piano di salvataggio della Grecia

Gli accordi franco-italiani e l’uso strategico del piano di  salvataggio della Grecia

Fonte: http://www.mondialisation.ca/PrintArticle.php?articleId=18740

19 Aprile 2010. Articolo originale in inglese, pubblicato su WSWS il 12 aprile 2010

Il vertice franco-italiano a Parigi, il 9 aprile, tra il primo ministro italiano Silvio Berlusconi e il presidente francese Nicolas Sarkozy, ha portato i due leader a firmare una serie di accordi militari e industriali e a dichiarazioni congiunte sulla crisi politica in Europa. I due leader hanno manifestato a favore degli aiuti alla Grecia e messo in guardia contro gli sforzi per sviluppare un asse tedesco-russo.

Si è concluso, in questo vertice, un accordo di ampia portata in materia di energia nucleare. Il gruppo dell’energia nucleare francese Areva, ha siglato un accordo con la società italiana Ansaldo Nucleare (società controllata dal gruppo industriale italiano Finmeccanica) nell’ingegneria nucleare e nella fabbricazione di componenti di reattori di progettazione francese. Areva e il governo francese hanno, inoltre, accettato di formare i tecnici nucleari italiani. L’impresa di proprietà statale EDF (Electricité de France) e il gruppo energetico italiano Enel, hanno creato una joint venture per costruire, a partire dal 2013, quattro centrali nucleari.

L’Italia non ha fatto ricorso all’energia nucleare dal disastro nucleare di Chernobyl nel 1986. Il quotidiano italiano La Repubblica ha osservato che Berlusconi “ha riconosciuto la necessità di convincere l’opinione pubblica circa la sicurezza delle future centrali nucleari“.

L’Italia importa l’80 per cento del suo fabbisogno energetico, compresa una notevole quantità di energia elettrica dai 58 impianti nucleari francesi. Berlusconi spera di migliorare la competitività producendo energia più economica nel paese. Ha assicurato che gli accordi permetteranno all’Italia di “risparmiare molti anni” nella ricerca in materia di competenze tecnologiche nella progettazione nucleare. Roma punta a produrre il 25 per cento del suo fabbisogno con l’energia nucleare entro il 2030, e ridurre la dipendenza dal petrolio e dal gas importato dalla Russia o dal Medio Oriente.

Per Parigi è stata l’occasione per vendere l’industria dell’energia nucleare francese, dopo aver perso il contratto con gli Emirati Arabi Uniti, del valore di 20 miliardi di dollari, in favore della compagnia pubblica sud-coreana Kepco.

La casa automobilistica francese Renault ha firmato un accordo con l’Enel per la costruzione di terminali per la ricarica dei veicoli elettrici. L’ENEL ha firmato un accordo, nel 2008, con la ditta tedesca Daimler che sta preparando un progetto di alleanza strategica con Renault-Nissan, per installare 400 stazioni di ricarica per le batterie dei veicoli elettrici a Roma, Milano e Pisa. Renault prevede di vendere veicoli elettrici in Europa a partire dalla fine di quest’anno.

Azienda nazionale francese delle ferrovie, SNCF, ha accettato di aprire la sua rete ferroviaria alla concorrenza delle Ferrovie dello Stato Italiane. La SNCF aveva suscitato preoccupazioni in Italia, con l’acquisizione di una partecipazione dell’operatore privato italiano NTV, che ha acquistato il suo materiale rotabile dal gruppo industriale francese Alstom.

Il vertice ha anche consentito alla Francia e l’Italia di sostenere un piano di salvataggio della Grecia indebitata, che la Germania, finora, ha fortemente contrastato. Un processo in corso, mentre la preoccupazione cresce circa la bancarotta dello stato greco, e per l’aumento dei tassi di interesse sul debito greco che superano il 7,5 per cento, più del doppio del tasso pagato dalla Germania.

L’8 aprile, i valori di alcune banche francesi, fortemente esposti al debito greco, e con le loro filiali in Grecia, sono crollati alla Borsa di Parigi. Il governatore della Banca di Francia, Christian Noyer, ha detto che le autorità francesi non avevano “alcuna particolare preoccupazione“, ma dato che le banche francesi sono esposte per un importo di circa 50 miliardi di euro del debito pubblico greco, hanno osservato “da vicino” la situazione.

Alla conferenza stampa dopo il vertice, Sarkozy e Berlusconi hanno chiesto un piano di aiuti alla Grecia, in conformità ai piani approvati dal vertice UE del 25-26 marzo, a Bruxelles. Berlusconi ha detto: “Siamo pienamente d’accordo sulla partecipazione della Grecia nella zona euro e sulla necessità di dare il nostro pieno sostegno, altrimenti ci saranno molte conseguenze negative per la nostra moneta“.

Sarkozy ha detto che “un [piano di sostegno era] stato approvato da tutti gli Stati della zona euro. Siamo pronti ad attivarci in qualsiasi momento per aiutare la Grecia.” Ha insistito: “è compito della Grecia e degli Stati dell’area dell’euro [...] decidere se sussistano le condizioni per attivarlo.” Ha poi aggiunto: “Ogni volta che l’Europa stava affrontando una crisi – la crisi finanziaria, la crisi ungherese, la crisi lettone – ogni volta l’Europa era in grado di rispondere in modo tempestivo. Che nessuno dubiti che sarà lo stesso nel caso della Grecia“.

Le osservazioni di Sarkozy sono arrivate quando molti funzionari europei premevano per un piano di assistenza per la Grecia. L’8 aprile, in una conferenza stampa, il presidente della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet, ha dichiarato: “Il default della Grecia è fuori discussione“.

In un’intervista congiunta, rilasciata il 9 aprile, ai principali giornali europei, il Frankfurter Allgemeine Zeitung, De Standaard, El Pais e Le Monde, il Presidente del Consiglio europeo, Herman van Rompuy, aveva richiesto un piano di assistenza e aveva precisato di “non aver chiesto il permesso a nessuno.”

Nell’intervista dell’8 aprile con Le Figaro, il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, ha dichiarato il punto di vista del suo governo sull’agenda del Vertice. Alla domanda se la Grecia era inserita nell’ordine del giorno della riunione, Frattini ha risposto: “Noi dobbiamo proclamare che il nostro sostegno sarà totale, non solo politicamente ma anche economicamente. Se vogliamo lasciare la Grecia al suo destino, i mercati potrebbero dedurne che la cosa toccherebbe altri paesi, a loro volta. Ciò indebolirebbe l’area dell’euro“.

Frattini non l’ha detto, ma l’Italia è a sua volta preoccupata per i suoi debiti. Questo è uno dei paesi con il più alto debito nella zona euro, pari al 116 per cento del PIL. Ha avuto delle difficoltà nel competere con le importazioni tedesche, da quando i due paesi condividono la stessa moneta. Nel 2005, dopo il fallito referendum sulla Costituzione europea, il ministro italiano degli affari sociali, Roberto Maroni, aveva preteso che l’Italia abbandonasse l’euro per tornare alla Lira.

Frattini e Le Figaro hanno parlato della crescente tensione strategica in Europa, compresa la gestione della guerra in Georgia nel 2008, quando il governo del presidente georgiano Mikhail Saakashvili, sostenuto dagli Stati Uniti, aveva attaccato le truppe russe in Ossezia del Sud, e teme che la Germania potrebbe sviluppare uno stretto rapporto con la Russia.

Alla domanda se era d’accordo con gli analisti che vedono “la Germania prendere le distanze nei confronti di Parigi“, Frattini ha dichiarato: “Francamente no. Non sarebbe, inoltre, nel suo interesse. Invece, la Germania, come l’Italia e la Francia, è interessata a fare di tutto per portare la Russia verso l’Europa. Ciò si è già verificato in crisi come quella della Georgia, dove Silvio Berlusconi e Nicolas Sarkozy hanno lavorato mano nella mano. Francia e Italia sono, così, d’accordo nel mantenere il Consiglio NATO-Russia, che ha dato ottimi risultati.”

Al vertice di Parigi Italia e Francia hanno annunciato l’intenzione di intensificare la cooperazione miliare, con la creazione di un comune Brigata alpina”. L’Eliseo l’ha descritta come uno “stato maggiore integrato” in grado di “pianificare e condurre operazioni nelle regioni di montagna”, [...] in particolare in Afghanistan.” Alcune notizie di stampa hanno suggerito che sarebbe basata sul modello della brigata franco-tedesca, che ha 5.000 effettivi.

Italia e Francia già collaborano nello sviluppo di una nave da guerra di superficie di prossima generazione, la cosiddetta FREMM (Fregata Europea Multi-Missione) il cui varo è previsto per il 2012. I due paesi hanno inoltre firmato un accordo per sviluppare navi rifornimento di carburante delle navi della Marina.

Dei progetti volti ad aumentare la partecipazione franco-italiana all’occupazione dell’Afghanistan, a rafforzare la loro cooperazione con l’imperialismo statunitense e britannico, nonostante l’elevata impopolarità dell’occupazione della NATO, sia in Afghanistan che negli stessi paesi della NATO. Il governo olandese è caduto, in febbraio, sulla questione delle sue trattative segrete per mantenere le truppe in Afghanistan oltre la scadenza, prevista per la fine del 2010.

Un Libro verde pubblicato il 7 aprile dal Ministero della Difesa britannico, aveva chiesto una più stretta cooperazione miliare tra Gran Bretagna e gli altri paesi dell’Unione europea. Osservava che “Il ritorno della Francia nelle strutture integrate della NATO [nel 2009] ha permesso di moltiplicare una serie di opportunità di avocazioni nella cooperazione militare con un partner chiave“.

Bastian Giegerich, uno specialista della difesa europea dell’IISS (International Institute for Strategic Studies) di Londra, ha detto a Le Figaro: “Il Regno Unito e la Francia sono i due paesi europei che investono di più nella difesa, in percentuale del loro PIL, e sono gli unici ad avere una capacità di intervento strategico nel mondo. Entrambi i paesi sono nella posizione migliore per approfittare di una migliore cooperazione militare in Europa e dello sviluppo dei comuni programmi degli armamenti“.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

http://www.aurora03.da.ru

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Fonte: http://www.mondialisation.ca/PrintArticle.php?articleId=18740

19 Aprile 2010. Articolo originale in inglese, pubblicato su WSWS il 12 aprile 2010

Il vertice franco-italiano a Parigi, il 9 aprile, tra il primo ministro italiano Silvio Berlusconi e il presidente francese Nicolas Sarkozy, ha portato i due leader a firmare una serie di accordi militari e industriali e a dichiarazioni congiunte sulla crisi politica in Europa. I due leader hanno manifestato a favore degli aiuti alla Grecia e messo in guardia contro gli sforzi per sviluppare un asse tedesco-russo.

Si è concluso, in questo vertice, un accordo di ampia portata in materia di energia nucleare. Il gruppo dell’energia nucleare francese Areva, ha siglato un accordo con la società italiana Ansaldo Nucleare (società controllata dal gruppo industriale italiano Finmeccanica) nell’ingegneria nucleare e nella fabbricazione di componenti di reattori di progettazione francese. Areva e il governo francese hanno, inoltre, accettato di formare i tecnici nucleari italiani. L’impresa di proprietà statale EDF (Electricité de France) e il gruppo energetico italiano Enel, hanno creato una joint venture per costruire, a partire dal 2013, quattro centrali nucleari.

L’Italia non ha fatto ricorso all’energia nucleare dal disastro nucleare di Chernobyl nel 1986. Il quotidiano italiano La Repubblica ha osservato che Berlusconi “ha riconosciuto la necessità di convincere l’opinione pubblica circa la sicurezza delle future centrali nucleari“.

L’Italia importa l’80 per cento del suo fabbisogno energetico, compresa una notevole quantità di energia elettrica dai 58 impianti nucleari francesi. Berlusconi spera di migliorare la competitività producendo energia più economica nel paese. Ha assicurato che gli accordi permetteranno all’Italia di “risparmiare molti anni” nella ricerca in materia di competenze tecnologiche nella progettazione nucleare. Roma punta a produrre il 25 per cento del suo fabbisogno con l’energia nucleare entro il 2030, e ridurre la dipendenza dal petrolio e dal gas importato dalla Russia o dal Medio Oriente.

Per Parigi è stata l’occasione per vendere l’industria dell’energia nucleare francese, dopo aver perso il contratto con gli Emirati Arabi Uniti, del valore di 20 miliardi di dollari, in favore della compagnia pubblica sud-coreana Kepco.

La casa automobilistica francese Renault ha firmato un accordo con l’Enel per la costruzione di terminali per la ricarica dei veicoli elettrici. L’ENEL ha firmato un accordo, nel 2008, con la ditta tedesca Daimler che sta preparando un progetto di alleanza strategica con Renault-Nissan, per installare 400 stazioni di ricarica per le batterie dei veicoli elettrici a Roma, Milano e Pisa. Renault prevede di vendere veicoli elettrici in Europa a partire dalla fine di quest’anno.

Azienda nazionale francese delle ferrovie, SNCF, ha accettato di aprire la sua rete ferroviaria alla concorrenza delle Ferrovie dello Stato Italiane. La SNCF aveva suscitato preoccupazioni in Italia, con l’acquisizione di una partecipazione dell’operatore privato italiano NTV, che ha acquistato il suo materiale rotabile dal gruppo industriale francese Alstom.

Il vertice ha anche consentito alla Francia e l’Italia di sostenere un piano di salvataggio della Grecia indebitata, che la Germania, finora, ha fortemente contrastato. Un processo in corso, mentre la preoccupazione cresce circa la bancarotta dello stato greco, e per l’aumento dei tassi di interesse sul debito greco che superano il 7,5 per cento, più del doppio del tasso pagato dalla Germania.

L’8 aprile, i valori di alcune banche francesi, fortemente esposti al debito greco, e con le loro filiali in Grecia, sono crollati alla Borsa di Parigi. Il governatore della Banca di Francia, Christian Noyer, ha detto che le autorità francesi non avevano “alcuna particolare preoccupazione“, ma dato che le banche francesi sono esposte per un importo di circa 50 miliardi di euro del debito pubblico greco, hanno osservato “da vicino” la situazione.

Alla conferenza stampa dopo il vertice, Sarkozy e Berlusconi hanno chiesto un piano di aiuti alla Grecia, in conformità ai piani approvati dal vertice UE del 25-26 marzo, a Bruxelles. Berlusconi ha detto: “Siamo pienamente d’accordo sulla partecipazione della Grecia nella zona euro e sulla necessità di dare il nostro pieno sostegno, altrimenti ci saranno molte conseguenze negative per la nostra moneta“.

Sarkozy ha detto che “un [piano di sostegno era] stato approvato da tutti gli Stati della zona euro. Siamo pronti ad attivarci in qualsiasi momento per aiutare la Grecia.” Ha insistito: “è compito della Grecia e degli Stati dell’area dell’euro [...] decidere se sussistano le condizioni per attivarlo.” Ha poi aggiunto: “Ogni volta che l’Europa stava affrontando una crisi – la crisi finanziaria, la crisi ungherese, la crisi lettone – ogni volta l’Europa era in grado di rispondere in modo tempestivo. Che nessuno dubiti che sarà lo stesso nel caso della Grecia“.

Le osservazioni di Sarkozy sono arrivate quando molti funzionari europei premevano per un piano di assistenza per la Grecia. L’8 aprile, in una conferenza stampa, il presidente della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet, ha dichiarato: “Il default della Grecia è fuori discussione“.

In un’intervista congiunta, rilasciata il 9 aprile, ai principali giornali europei, il Frankfurter Allgemeine Zeitung, De Standaard, El Pais e Le Monde, il Presidente del Consiglio europeo, Herman van Rompuy, aveva richiesto un piano di assistenza e aveva precisato di “non aver chiesto il permesso a nessuno.”

Nell’intervista dell’8 aprile con Le Figaro, il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, ha dichiarato il punto di vista del suo governo sull’agenda del Vertice. Alla domanda se la Grecia era inserita nell’ordine del giorno della riunione, Frattini ha risposto: “Noi dobbiamo proclamare che il nostro sostegno sarà totale, non solo politicamente ma anche economicamente. Se vogliamo lasciare la Grecia al suo destino, i mercati potrebbero dedurne che la cosa toccherebbe altri paesi, a loro volta. Ciò indebolirebbe l’area dell’euro“.

Frattini non l’ha detto, ma l’Italia è a sua volta preoccupata per i suoi debiti. Questo è uno dei paesi con il più alto debito nella zona euro, pari al 116 per cento del PIL. Ha avuto delle difficoltà nel competere con le importazioni tedesche, da quando i due paesi condividono la stessa moneta. Nel 2005, dopo il fallito referendum sulla Costituzione europea, il ministro italiano degli affari sociali, Roberto Maroni, aveva preteso che l’Italia abbandonasse l’euro per tornare alla Lira.

Frattini e Le Figaro hanno parlato della crescente tensione strategica in Europa, compresa la gestione della guerra in Georgia nel 2008, quando il governo del presidente georgiano Mikhail Saakashvili, sostenuto dagli Stati Uniti, aveva attaccato le truppe russe in Ossezia del Sud, e teme che la Germania potrebbe sviluppare uno stretto rapporto con la Russia.

Alla domanda se era d’accordo con gli analisti che vedono “la Germania prendere le distanze nei confronti di Parigi“, Frattini ha dichiarato: “Francamente no. Non sarebbe, inoltre, nel suo interesse. Invece, la Germania, come l’Italia e la Francia, è interessata a fare di tutto per portare la Russia verso l’Europa. Ciò si è già verificato in crisi come quella della Georgia, dove Silvio Berlusconi e Nicolas Sarkozy hanno lavorato mano nella mano. Francia e Italia sono, così, d’accordo nel mantenere il Consiglio NATO-Russia, che ha dato ottimi risultati.”

Al vertice di Parigi Italia e Francia hanno annunciato l’intenzione di intensificare la cooperazione miliare, con la creazione di un comune Brigata alpina”. L’Eliseo l’ha descritta come uno “stato maggiore integrato” in grado di “pianificare e condurre operazioni nelle regioni di montagna”, [...] in particolare in Afghanistan.” Alcune notizie di stampa hanno suggerito che sarebbe basata sul modello della brigata franco-tedesca, che ha 5.000 effettivi.

Italia e Francia già collaborano nello sviluppo di una nave da guerra di superficie di prossima generazione, la cosiddetta FREMM (Fregata Europea Multi-Missione) il cui varo è previsto per il 2012. I due paesi hanno inoltre firmato un accordo per sviluppare navi rifornimento di carburante delle navi della Marina.

Dei progetti volti ad aumentare la partecipazione franco-italiana all’occupazione dell’Afghanistan, a rafforzare la loro cooperazione con l’imperialismo statunitense e britannico, nonostante l’elevata impopolarità dell’occupazione della NATO, sia in Afghanistan che negli stessi paesi della NATO. Il governo olandese è caduto, in febbraio, sulla questione delle sue trattative segrete per mantenere le truppe in Afghanistan oltre la scadenza, prevista per la fine del 2010.

Un Libro verde pubblicato il 7 aprile dal Ministero della Difesa britannico, aveva chiesto una più stretta cooperazione miliare tra Gran Bretagna e gli altri paesi dell’Unione europea. Osservava che “Il ritorno della Francia nelle strutture integrate della NATO [nel 2009] ha permesso di moltiplicare una serie di opportunità di avocazioni nella cooperazione militare con un partner chiave“.

Bastian Giegerich, uno specialista della difesa europea dell’IISS (International Institute for Strategic Studies) di Londra, ha detto a Le Figaro: “Il Regno Unito e la Francia sono i due paesi europei che investono di più nella difesa, in percentuale del loro PIL, e sono gli unici ad avere una capacità di intervento strategico nel mondo. Entrambi i paesi sono nella posizione migliore per approfittare di una migliore cooperazione militare in Europa e dello sviluppo dei comuni programmi degli armamenti“.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

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